Madonna           delle Rose

Canada 06/06/2021


“Ira Trudeau, Chiesa chiarisca sugli abusi nelle scuole. Il Papa vede i cardinali canadesi dopo il caso shock dei nativi Kamloops Indian Residential School. Justin Trudeau lo ha definito "un capitolo vergognoso" della storia del suo Paese. Ora il premier canadese torna a rivolgersi con forza alla Chiesa cattolica a cui chiede di fare chiarezza e di "assumersi le responsabilità" per decenni di abusi.

Quelli perpetrati nei collegi in cui generazioni di bambini delle popolazioni indigene sono stati cresciuti con lo scopo di cancellare le loro radici ed assimilarli forzatamente alla cultura dominante.

A riportare in auge la vicenda è stata la scioccante scoperta dei resti di 215 minori sepolti in tombe senza nome presso la Kamloops Indian Residential School, nella Columbia Britannica, scoperta che ha provocato un'ondata di sdegno in Canada e nel resto del mondo. La scuola era uno dei tanti collegi istituiti un secolo fa per accogliere ed educare i figli dei nativi e gestiti nella gran parte dei casi dalla Chiesa. Quest'ultima si occupò di Kamploops per conto del governo dal 1890 al 1969.

I toni di Trudeau, dopo il mea culpa a nome delle istituzioni, sono durissimi: se la Chiesa non collaborerà e non pubblicherà tutti i documenti in suo possesso, il governo di Ottawa è pronto a prendere "misure dure", comprese eventuali azioni legali, per ottenere le carte e le prove richieste dalle famiglie delle vittime. Famiglie che oggi più che mai chiedono giustizia. 

"Come cattolico, sono profondamente deluso dalla posizione che la Chiesa cattolica ha assunto ora e negli ultimi anni", ha affermato senza giri di parole Trudeau nel corso di una conferenza stampa, ricordando anche un suo viaggio in Vaticano del maggio 2017 durante il quale chiese a Papa Francesco le scuse formali per gli abusi sugli studenti, nonché l'accesso ai registri della Chiesa per fare chiarezza su oltre 4.100 studenti che si ritiene siano morti a causa di malattie o malnutrizione. "Stiamo ancora aspettando e assistendo a resistenze da parte della Chiesa", ha denunciato il primo ministro.

Intanto al Palazzo apostolico in Vaticano il Pontefice ha convocato separatamente i due cardinali canadesi che operano negli organismi della Santa Sede. Due udienze che difficilmente sono scollegate dalle feroci polemiche sugli abusi scolastici in Canada. Ad essere ricevuti sono stati il cardinal Michael Czerny, gesuita, sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, e il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi. Il Papa ha anche nominato nuovo nunzio apostolico in Canada l'arcivescovo Ivan Jurkovic, finora osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra.

Sono circa 150.000 i bambini e adolescenti delle popolazioni native, fra cui Inuit e Metis, che furono iscritti nelle 139 scuole residenziali a loro dedicate. Lì, è oramai storia nota, gli studenti hanno subito abusi fisici da presidi e insegnanti il cui compito era uno solo: privarli della loro cultura e della loro lingua.”


Ma cosa succedeva nelle scuole cattoliche canadesi? Per scoprirlo bisogna fare un piccolo viaggio indietro nel tempo. Quello che soltanto negli ultimi anni è stato riconosciuto come un vero e proprio genocidio ha avuto inizio intorno al 1863, per poi terminare intorno al 1998. In quel periodo nelle Scuole residenziali cattoliche del Canada sono stati internati circa 150mila bambini nativi che, per mezzo di alcune leggi razziali imposte dal governo canadese, venivano strappati alla loro famiglie e dalla loro case, per poi non farvi più ritorno. 

L'orrore venne alla luce nel 2008, con l'allora primo ministro Stephen Harper costretto a fornire delle scuse pubbliche. Nonostante questo, le atrocità commesse nei confronti dei nativi canadesi rimasero inascoltate, a volte messe addirittura in dubbio. Eppure, c'è un dato che fa rabbrividire, riportato nel 1907 dal quotidiano canadese Montreal Star: dei circa 150mila bambini internati nelle scuole, circa il 40% persero la vita. Parliamo di più di 50mila vittime. Un genocidio perpetuato in nome delle politiche di assimilazione forzata, fatto di violenze, stupri e omicidi, che avvenivano nelle 118 residential school, di cui 79 erano dipendenti direttamente dal Vaticano.

Uno sterminio a norma di legge. Il tutto a norma di legge, e forse questo è un fattore che fa ancora più orrore. Infatti, il sistema legislativo canadese, trattava i nativi in modo differente: la Federal Indian Act del 1874, ancora in vigore, ribadisce l’inferiorità legale e morale degli indigeni ed ha istituito il sistema delle scuole residenziali., la Gradual Civilization Act del 1857 era invece la norma che obbligava le famiglie a firmare un documento che trasferiva alle scuole residenziali cristiane i diritti di tutela dei loro figli e dei beni dei deceduti. Un sistema che permetteva alle scuole anche di lucrare sui terreni che ottenevano con le eredità. E se qualche genitore si opponeva a questo sopruso, scattavano le manette o importanti sanzioni economiche. 

Inoltre, nella Columbia Britannica, nel 1933 è stata approvata una norma, tutt'ora in vigore, chiamata Sterilization Law, che ha consentito di far sterilizzare in maniera massiccia e pianificata qualsiasi ospite nativo delle scuole residenziali. Sterilizzazioni che avvenivano anche su interi gruppi di bambini, con il Governo che, secondo alcune testimonianze, pagava fior di dollari per ogni donna sterilizzata. Un meccanismo che, insieme alle leggi, ha permesso che questa strage andasse avanti alla luce del sole, come un semplice effetto collaterale delle norme.

Le testimonianze degli ex studenti raccolte nel tempo da media canadesi e internazionali raccolgono tutto il campionario degli orrori: efferati omicidi, torture con scosse elettriche e frustate, e poi sangue, tanto, troppo sangue. Secondo un report realizzato dal dottor Peter Bryce, riportato anche dal Washington Post, la maggior parte dei bambini nativi morì di tubercolosi: una volta infettati, i bimbi non venivano curati, ma lasciati morire. Per questo il tasso di mortalità di nativi all'interno di quelle scuole viene stimato tra il 40 e il 50%: detto in parole povere, su due bambini che entravano in quelle scuole, uno non usciva più.

Un orrore che per i nativi canadesi, costretti a vivere in condizioni di degrado ed esclusione ai livelli del terzo mondo, che continua ancora oggi. Dal governo canadese sono arrivate delle scuse e un piano di risarcimenti e revisione di alcune leggi. Eppure al momento non è stata espressa una parola sui colpevoli: servirebbe un'indagine per consegnare alla giustizia chi ha commissionato e materialmente eseguito quegli omicidi. Crimini terribili che sono tornati alla luce dopo quasi un secolo, centinaia di bambini morti nel silenzio che adesso meritano un nome, meritano una degna sepoltura, e meritano che chi è responsabile di questo orrore paghi.

Maurizio Ammannato