Il Vangelo di Saulo di Tarso

Il quinto Vangelo

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LEGGENDA


  • Amorei. Rabbini della seconda generazione. Si veda la voce Rabbini
  • Apocalisse di Esdra. Scritto apocalittico, composto poco dopo il 70 d.C. Ne è conservata la traduzione dal greco (a sua volta traduzione dall'ebraico o dall'aramaico) in diverse lingue antiche, di cui la più importante è quella latina. Il nome biblico di Esdra è dato al protagonista che riceve dall'alto sette visioni. Nelle prime sei si affrontano i dolorosi problemi sollevati dalla distruzione di Gerusalemme: l'origine del peccato e della sofferenza, l'abbandono del popolo eletto da parte di Dio, il giudizio universale, la difficoltà di conciliare la misericordia di Dio con la perdizione dei peccatori, la salvezza finale, la venuta del Figlio dell'uomo. L'ultima visione, la più importante, presenta Esdra che riscrive la Bibbia, sia i testi canonici (24), che devono essere letti da tutti, che quelli apocrifi (70), riservati solo ai più sapienti del popolo.
  • Apocalisse di Mosè. L'opera, composta probabilmente in ebraico verso la fine del I sec. d.C., è stata conservata in una traduzione greca. Vi è anche una traduzione latina, in gran parte parallela ad essa, intitolata “Vita di Adamo ed Eva”. Narra in modo romanzato la vita di Adamo ed Eva: la cacciata dal paradiso, le vicende di Caino e Abele, la nascita di Set e infine la morte dei progenitori.
  • Apocalisse siriaca di Baruc. Scritto giudaico composto poco dopo il 70 d.C. e conservato in una versione siriaca, fatta da un originale scritto direttamente in greco o tradotto in questa lingua dall'ebraico o dall'aramaico. Si tratta di uno scritto apocalittico in cui l'autore prende in considerazione la caduta di Gerusalemme per opera dei babilonesi, ma in realtà si riferisce alla sua distruzione per opera dei romani e riflette sui problemi teologici che essa pone. Il libro contiene un alternarsi di preghiere e di domande circa diversi problemi: significato della rovina di Gerusalemme, equità del giudizio di Dio, principio della retribuzione individuale, venuta del Messia, sorte finale degli uomini. Le risposte assumono spesso la forma di visioni, una delle quali, la sesta (2Bar 53-76), contiene una presentazione simbolica della storia di Israele fino al ritorno dall'esilio, a cui fa seguito la fine del mondo.
  • Apocalittica. Corrente religiosa e letteraria giudaica sviluppatasi tra l'inizio del II secolo a.C. e la fine del I secolo d.C. Essa annunzia l'imminente fine di questo mondo, la creazione di un nuovo mondo sottomesso alla sovranità divina, la risurrezione dei morti e il giudizio universale. Nella Bibbia sono apocalittici solo il libro di Daniele e l'Apocalisse di Giovanni, ma brani e concezioni pocalittiche si trovano in numerosi altri libri.
  • Apocrifi (nascosti). Questo termine venne usato nell'antichità per indicare i libri che non sono stati riconosciuti come canonici. Oggi sono spesso designati con questo nome quegli scritti che non appartengono al canone, agli scritti di Qumran, alla letteratura rabbinica e neppure ad autori noti come Filone o Giuseppe Flavio. Alcuni di essi furono composti in ebraico o aramaico, altri in greco, e sono stati conservati in diverse lingue antiche. Tra essi si trovano apocalissi, nuove narrazioni della storia biblica, testamenti, opere della diaspora giudaica. Queste opere contengono a volte aggiunte e correzioni cristiane. I protestanti riservano invece l'appellativo di “apocrifi” a quegli scritti che i cattolici chiamano “deuterocanonici”.
  • Aristea. Scritto giudeo-ellenistico, composto ad Alessandria nel II secolo a.C. in forma di lettera inviata a un personaggio di nome Filocrate. Narra le circostanze (leggendarie) in cui è stata fatta la traduzione greca del Pentateuco detta dei Settanta (LXX). Il re d'Egitto Tolomeo II Filadelfo (285-245 a.C.) avrebbe chiesto l'invio da Gerusalemme di 72 (70) saggi, i quali in 72 (70) giorni portarono a termine la traduzione del Pentateuco. Secondo una leggenda posteriore (attestata da Ireneo, Clemente Alessandrino, Epifanio) ciascuno di essi preparava la versione di un testo che risultava poi uguale a quello elaborato dagli altri: di qui la concezione secondo cui la versione dei LXX sarebbe stata ispirata da Dio.
  • Asmonei. Discendenti dei Maccabei.
  • Assunzione di Mosè. Opera giudaica, chiamata anche “Testamento di Mosè”, composta probabilmente in ebraico al più tardi agli inizi del I secolo d.C. e conservata soltanto in una versione latina fatta nel sec. VI da una traduzione greca. È nota per essere citata in Gd 9 e rivela stretti contatti con i documenti di Qumran. In essa si racconta che Mosè, prima di morire, affida a Giosuè l'incarico di condurre il popolo d'Israele nella terra promessa. Poi è narrata la morte di Mosè e la successione di Giosuè.
  • Bar Kokhba (Simone). Il suo vero nome era Bar Koziba. Nel 132 d.C. si mette a capo di una seconda ribellione contro i romani. Viene riconosciuto come messia da Rabbi Aqiba. L'imperatore Adriano interviene e dopo tre anni di lotta (135) riconquista la regione. A tutti i circoncisi viene allora vietato l'ingresso in Gerusalemme, che diventa una colonia romana con il nome di Aelia Capitolina. Sul luogo del tempio viene innalzato un tempio a Giove, all'interno del quale viene posta una statua equestre dell'imperatore.
  • Deuterocanonici. Libri giudaici scritti negli ultimi due secoli a.C. e/o conservati solo in greco nella Bibbia dei LXX (1-2Maccabei, Tobia, Giuditta, Siracide, Sapienza, Baruc, nonché parti aggiunte a Daniele e a Ester); essi sono riconosciuti come canonici dai cattolici e non dai rabbini e dai protestanti, i quali li chiamano “Apocrifi”. Tra i libri del Nuovo Testamento alcuni (Ebrei, Giacomo, 2Pietro, 2- Giovanni, Giuda e Apocalisse) sono detti deuterocanonici in quanto il loro inserimento nel canone è stato per qualche tempo negato o messo in dubbio.
  • Diaspora. Dispersione di Israele, iniziata con l'esilio babilonese (587-538 a. C.). Al termine dell'esilio non tutti i giudei ritornano effettivamente nella loro terra, ma si formano importanti comunità giudaiche sia in Mesopotamia che in Egitto. La diaspora costituisce una dimensione costante della storia successiva del popolo giudaico e sarà causa sia di chiusure difensive che di ardite aperture nei confronti delle altre nazioni e culture.
  • Diciotto benedizioni. Antica preghiera giudaica, chiamata anche hattefillah (la preghiera) o 'Amidah (perché è recitata in piedi), i cui echi si trovano già in Sir 51,12; deve il suo nome al fatto che consiste in diciotto benedizioni. Essa è recitata da tutti tre volte al giorno. È stata conservata in due recensioni, una palestinese, più breve, e una babilonese, più lunga. Nella prima recensione la XII benedizione contiene la scomunica contro i “nazareni (cristiani) e gli eretici”, mentre la XI benedizione è una preghiera per l'avvento del regno di Dio.
  • Documento di Damasco. La sigla CD con cui è indicato significa “Covenant of Damascus” oppure “Cairo Document”; il libro fu scoperto infatti nella Geniza del Cairo; successivamente numerose copie sono state trovate a Qumran. Esso contiene esortazioni e direttive per i giudei fuggiti in esilio a Damasco, i quali formano la comunità della “nuova alleanza” che attende l'imminente fine del mondo. Questo gruppo può essere identificato con gli esseni di Qumran. Per la sua dipendenza dalla Regola della comunità, il libro potrebbe essere stato composto verso l'80 a.C.
  • Ellenismo. Cultura greca diffusa nel Medio Oriente e in Egitto in seguito alle conquiste di Alessandro Magno. In forza di questo processo essa assume diversi elementi delle culture locali. Il greco, in una forma semplificata e arricchita di semitismi (koiné), diventa allora la lingua franca di tutta questa area. Tutti i giudei, sia residenti in Giudea che dispersi in Mesopotamia ed Egitto, si trovano immersi nella cultura ellenistica, di cui assumono diversi elementi, pur reagendo negativamente nei confronti della sua religione e dei suoi costumi. Diverse opere giudaiche di questo periodo sono composte in greco e rivelano l'influsso della cultura ellenistica.
  • Erode Antipa. Figlio di Erode il Grande, alla morte del quale riceve il titolo di tetrarca della Galilea e della Perea.
  • Erode il Grande. Di origine idumea, era figlio di Antipatro, ministro di Ircano II. Nel 40 a.C. ottiene dal senato romano il titolo di "re della Giudea", e tre anni dopo (37 a.C.) entra in possesso del regno dopo aver soppiantato l'asmoneo Antigono, figlio di Aristobulo II, che nel 40 era diventato sommo sacerdote con l'aiuto dei parti. Erode estende poi il suo potere sull'Idumea, la Samaria, la Galilea, la Perea e la Traconitide. Egli è noto per le sue capacità diplomatiche e amministrative, che gli hanno valso il titolo di "grande", ma anche per la sua crudeltà. Grande costruttore, egli fece restaurare il tempio di Gerusalemme (19-11 a.C.). Alla sua morte (4 a.C.), il suo regno fu diviso fra tre dei suoi figli: Archelao (etnarca della Giudea, deposto dai romani nel 6 d.C.), Erode Antipa e Filippo.
  • Erodiani. Sostenitori del re Erode e della sua famiglia.
  • Esilio. Periodo trascorso in Mesopotamia dagli abitanti del regno di Giuda, deportati in quella regione dai babilonesi dopo la conquista e la distruzione di Gerusalemme (587 a.C.). Dopo l'esilio (587-538 a.C.) i giudei ritornano in Giudea, dove restano sottomessi ai persiani fino al 333, quando passano sotto Alessandro Magno. Alla morte di quest'ultimo la Giudea passa prima sotto i Lagidi d'Egitto (301) e poi, dopo la battaglia di Paneion (198 a.C.), sotto il dominio dei Seleucidi di Siria (Antioco III). Nel 63 a.C. essa è conquistata dai romani guidati da Pompeo.
  • Esseni. Gruppo religioso giudaico del tempo di Gesù. Esso non è nominato nel Nuovo Testamento. Ne parlano Giuseppe Flavio, Plinio il Vecchio e Filone. Mentre quest'ultimo li paragona ai terapeuti dell'Egitto, Giuseppe li accosta ai pitagorici. Dalle loro informazioni risulta che praticavano una vita di tipo monastico, guidata da regole molto rigide, rifiutando la proprietà privata e il matrimonio. Coloro che aderivano al gruppo passavano attraverso un periodo di prova, al termine del quale prendevano i seguenti impegni: praticare la pietà verso Dio, osservare la giustizia, odiare gli ingiusti e amare i giusti, obbedire alle autorità, evitare la menzogna e il furto, non rivelare le dottrine del gruppo. Oggi si pensa generalmente che essi derivassero dagli “asidei” (pii), un gruppo di rigidi osservanti della legge (cfr. 1Mac 2,42; 7,13; 2Mac 14,6) e che ad essi appartenesse il gruppo residente a Qumran, di cui è stata trovata la biblioteca nelle grotte sovrastanti il sito.
  • Farisei. Il loro nome deriva probabilmente dall'ebraico parushîm, che significa "separati" (forse a motivo della loro preoccupazione per la purità rituale). Essi riconoscono non solo la Torah scritta (accanto alla quale ponevano i Profeti e gli Scritti), ma anche la Torah orale, costituita delle spiegazioni dei dottori, che secondo loro risale anch'essa alla rivelazione sinaitica. Nella Torah orale essi fanno rientrare idee nuove, come l'esistenza degli angeli e alcune dottrine di origine apocalittica, come la risurrezione dei morti (cfr. Dn 12,2-3). Secondo loro la fine del mondo è ritardata dai peccati di Israele e può essere affrettata solo mediante un'esatta osservanza della legge. I farisei provengono da tutte le classi sociali e sono uniti in haburot (gruppi) con capi, assemblee, pasti comuni, e rigide regole di ammissione. Nell'interpretazione della legge si dividono in due scuole, una rigorista che fa capo a Shammai e una più liberale che si rifà a Hillel. Perseguitati dal re asmoneo Giovanni Ircano, che criticavano perché aveva assunto illegalmente il sommo sacerdozio, godono il favore della regina Alessandra, che assegna loro un ruolo predominante nel sinedrio. Si ritiene che anch'essi, come gli esseni, derivassero dal gruppo degli “asidei” (cfr. 1Mac 2,42; 7,13; 2Mac 14,16), del quale rappresentavano l’ala laicale, mentre gli esseni erano prevalentemente sacerdoti.
  • Filippo. Figlio di Erode il Grande. Alla morte del padre riceve il titolo di tetrarca delle regioni a est del Giordano (Gaulanitide, Iturea, Batanea, Traconitide e Auranitide).
  • Filone di Alessandria. Filosofo giudeo vissuto ad Alessandria tra il 25 a.C. e il 50 d.C. Egli è autore di numerose opere, che si possono così dividere: a) Scritti storici (“misccllanea”), di carattere non biblico; b) Esposizione della legislazione mosaica; c) Commenti allegorici a brani della Genesi; d) Esposizioni catechetiche. In questi scritti Filone cerca di conciliare la rivelazione ebraica con la cultura greca. La sua concezione di Dio è quella della Bibbia, ma insiste sulla mediazione del Logos tra Dio e gli uomini. Filone illustra il pensiero giudaico con la filosofia greca di Platone e di Aristotele. Nei commenti biblici, in cui usa la traduzione greca dei LXX, egli comincia con un'esegesi letterale, poi passa all'esegesi allegorica, ritrovando così nel testo biblico tutta una serie di concetti filosofici, specialmente di origine platonica. Filone cerca nella Bibbia indicazioni non solo morali, ma anche spirituali, capaci di avvicinare il lettore al mistero di Dio.
  • Geniza. Questo nome designa un locale della sinagoga adibito a ripostiglio dei libri usati e ormai logori. Nel 1896 fu scoperta la geniza qaraita della sinagoga di Ben Ezra, nella vecchia città del Cairo, che prima dell'882 era una chiesa cristiana dedicata a S. Michele. In essa fu trovato un blocco di manoscritti, di cui alcuni risalenti al sec. VIII d.C., comprendente poemi liturgici, scritti privati, ma soprattutto frammenti di libri biblici. Tra i testi più preziosi si annoverano ampi frammenti del testo ebraico del Siracide e due copie del Documento di Damasco, ritrovato successivamente anche tra i rotoli di Qumran.
  • Giubilei. Libro composto in ebraico poco prima del 100 a.C., poi tradotto in greco e da questa in altre lingue antiche. Il testo integrale è stato conservato nella versione etiopica, ma restano frammenti in latino, mentre a Qumran (nelle Grotte 1, 2 e 4) sono stati trovati circa dieci manoscritti ebraici. Nel libro è l'Angelo stesso della Presenza che, per ordine di Dio, narra a Mosè, salito sul monte per ricevere le tavole della legge, tutta la storia precedente a partire dalla creazione del mondo (Gen 1,1- Es 12,50). Il racconto della morte di Abramo è collegato alla descrizione degli eventi futuri della storia di Israele e del mondo. In questo libro si fa uso di un calendario solare, lo stesso adottato a Qumran, in forza del quale le feste principali hanno sempre una data fissa. Il titolo del libro è dovuto al fatto che il racconto è diviso in 49 periodi, ciascuno di 49 anni: tutta la storia è racchiusa così in un giubileo di giubilei. Lo scopo del libro è quello di mostrare come, attraverso un alternarsi di morte e di vita, il mondo verrà rinnovato per mezzo dello studio della Legge e alla fine l'umanità godrà della pace messianica.
  • Giudei. Abitanti del Regno di Giuda, condotti in esilio da Nabucodonosor nel 587 e ritornati in Giudea nel 538 sotto il re persiano Ciro. A partire da questo momento il nome “giudei” viene utilizzato correntemente per designare i membri del popolo di Israele.
  • Giuseppe Flavio. Storico giudeo, di estrazione farisaica, passato ai romani durante la guerra giudaica. Egli scrive diverse opere con lo scopo di far conoscere l'ebraismo e difendere i suoi connazionali dalle accuse che venivano loro rivolte. Nella Guerra giudaica narra la storia della Palestina dall'intervento di Antioco Epifane (175 a.C.) fino alla caduta di Masada (73/74 d.C.). Le Antichità giudaiche raccontano in venti libri la storia di Israele dalla creazione del mondo al tempo in cui governò in Palestina il procuratore romano Gessio Floro (64 d.C.). L'Autobiografia è un'appendice alla seconda edizione delle Antichità: con essa Giuseppe Flavio intende rispondere alle accuse che gli erano state rivolte per il suo comportamento durante i sei mesi in cui ebbe il comando supremo in Galilea. Infine Contro Apione è un trattato in due volumi in cui difende i giudei nei confronti dei loro avversari.
  • Guerra giudaica. Sollevazione dei giudei contro i dominatori romani. In essa sono coinvolti tutti i movimenti che si contendevano la scena politica e religiosa della Giudea. La rivolta comincia con numerosi incidenti all'inizio del 66, ma il segnale ufficiale viene dato poco dopo dal capitano del tempio, Eleazaro, il quale sospende il sacrificio quotidiano per l'imperatore. Nell'ottobre interviene il governatore della Siria, Cestio Gallo, che però è costretto a ripiegare. Nella primavera del 67 il generale Vespasiano occupa la Galilea. Dopo la morte di Nerone (68) egli viene acclamato imperatore (69) e lascia il comando della spedizione al figlio Tito. Questi nel maggio del 70 conquista Gerusalemme e fa prigionieri i due capi della rivolta, Giovanni di Ghiscala e Simone Bar Ghiora. Il 10 agosto il tempio è occupato e dato alle fiamme. Nell'aprile del 74 cade Masada, ultima fortezza ancora in mano ai rivoltosi. La Giudea viene allora staccata dalla Siria e diventa una provincia autonoma governata da un legato.
  • Legge (Torah). Sono così chiamati i primi cinque libri della Bibbia, che raccontano le origini di Israele e riportano un abbondante materiale legislativo. Compilata dai sacerdoti durante l'esilio, la Legge viene portata a Gerusalemme, con ogni probabilità durante il regno di Artaserse II (404-359), da Esdra, sacerdote giudeo residente a Babilonia: essa diventa così il codice non solo religioso, ma anche civile, riconosciuto dai persiani, a cui tutti i giudei sono tenuti (Esd 7-10). Di qui hanno origine le esenzioni e i privilegi riconosciuti ai giudei della madrepatria e della diaspora anche dagli imperi successivi.
  • Libro etiopico di Enoc. Questo scritto deve il suo nome al fatto di essere stato conservato integralmente solo in etiopico. In esso sono contenuti 5 scritti diversi: l) Libro dei vigilanti (cc. 1-36); 2) Libro delle parabole (cc. 37-71); 3) Libro dell'astronomia (cc. 72-82); 4) Libro dei sogni (cc. 83-90); 5) Epistola di Enoc (cc. 91-108). Esso è stato scritto originariamente in aramaico: il testo originale è attestato da numerosi frammenti, ritrovati nelle grotte di Qumran, che coprono tutte le sezioni dell'opera eccetto la seconda (cc. 37-71). Esistono anche lunghi brani in greco e un breve frammento in latino. L'opera è stata composta tra il IV e il I sec. a.C., ad eccezione delle Parabole, che risalgono al I sec. d.C. In esso predomina il genere apocalittico: rivelazione dei misteri del cielo e della terra (compresi quelli del calendario) e dei disegni di Dio sulla storia. Sono affrontati numerosi temi quali la caduta degli angeli, la risurrezione, la venuta del “Figlio dell'uomo”, il giudizio universale, il paradiso per i giusti e la geenna o il grande abisso di fuoco per gli empi.
  • Maccabei. Questo nome è attribuito ai figli di un sacerdote di nome Mattatia che nel 167 a.C. si ribella al re della Siria Antioco IV Epifane. Questo re aveva voluto imporre l'ellenizzazione della Giudea e il culto di Giove Olimpio. Nel 164 Giuda Maccabeo, figlio di Mattatia, conquista Gerusalemme e purifica il tempio dalle contaminazioni pagane. Nel 152 suo fratello Gionata assume il sommo sacerdozio. Nel 140 un altro fratello di Giuda, Simone, assume il titolo di “sommo sacerdote, etnarca e stratega dei giudei”. Il termine “Maccabei” è applicato a quattro libri giudeo-ellenistici, di cui i primi due, deuterocanonici, narrano appunto queste vicende. A Simone succedono Giovanni Ircano (134-104), Aristobulo I (104-103), che assume il titolo di re, Alessandro Janneo (103-76) a cui succede la vedova Alessandra (76-67). Alla morte di costei i suoi due figli Ircano II e Aristobulo II si contendono il trono e il sommo sacerdozio. Approfittando dei loro dissidi i romani, sotto la guida di Pompeo, invadono la regione e conquistano Gerusalemme (63 a.C.). Ircano II viene allora riconosciuto come etnarca e sommo sacerdote, sotto il controllo del governatore romano della Siria. I discendenti dei Maccabei, a partire da Simone, sono chiamati Asmonei.
  • Mekhilta. Commento tannaita (midrash) al libro dell'Esodo (II sec. d.C.). Il materiale in esso contenuto ha carattere prevalentemente halakico, cioè legale.
  • Midrash rabbah, opera dei dottori amorei (successivi al III sec.), copre tutta la Torah e i cinque Meghilloth (Cantico dei cantici, Rut, Lamentazioni, Qohèlet e Ester). Nel commento della Genesi (Genesi rabbah) è riportato molto materiale tannaita relativo a questo libro.
  • Midrash. Con questo nome si indica l'interpretazione giudaica delle scritture, che consiste in una rilettura attualizzante del testo biblico. Se riguarda le norme di comportamento viene chiamato halakah, mentre se ha scopo edificante riceve il nome di haggadah. Il termine midrash è usato anche per designare i commenti rabbinici della Bibbia (Mekhilta, Sifra, Sifre e, più recente, il Midrash rabbah)
  • Mishna. Raccolta delle sentenze di vita pratica trasmesse dai dottori tannaiti (II sec. d.C.) e raccolte da Giuda il patriarca verso il 200 d.C. Redatta in tardo ebraico, la Mishna è suddivisa, in base al contenuto, in 6 ordini (sedarîm), 63 trattati e 523 capitoli.
  • Movimenti giudaici. Nel periodo postesilico il giudaismo non aveva una struttura rigida e uniforme: al suo interno infatti esistevano diversi gruppi e movimenti che, pur essendo d'accordo su alcune cose essenziali, quali il ruolo fondamentale della legge nei rapporti con Dio, differivano anche su punti che a prima vista possono apparire essenziali. Secondo Giuseppe Flavio, nel periodo che precede la distruzione di Gerusalemme esistevano quattro movimenti, che egli chiama “partiti” (haireseis, propriamente “scuole filosofiche”): farisei, sadducei, esseni e infine un quarto gruppo, di cui non dà il nome, che “sotto tutti gli altri aspetti coincide con quello dei farisei, eccetto che i suoi aderenti hanno un'invincibile passione per la libertà, ritenendo Dio come unico capo e padrone. Stimano ben poca cosa subire la morte nelle forme più inusuali e far ricadere la vendetta su parenti e amici, pur di non chiamare nessun uomo loro padrone” (Antichità giudaiche. 18,23).
  • Oracoli Sibillini. Con questo nome si indica una raccolta di testi, diffusi soprattutto in Egitto, in cui si imitano i responsi delle antiche “Sibille”, che erano andati perduti. L'opera comprendeva quindici libri, di cui sono rimasti solo i libri I-VIII e XI-XIV; solo il III è quasi completamente di origine giudaica. Esso è stato composto forse ad Alessandria a partire dal II sec. a.C. Il libro tende a presentare i greci come ammiratori della legge e delle dottrine giudaiche, mostrando di riflesso che la sapienza pagana preannunzia verità autenticamente giudaiche.
  • Palestina. Questo nome, usato da Erodoto, Filone e Giuseppe, deriva dai filistei, una popolazione indo-europea penetrata nella terra di Canaan dal mar Mediterraneo nello stesso periodo in cui vi entravano da est le tribù israelitiche (1200 a.C.). I romani usano il nome di Syria Palaestina per indicare la provincia a sud del Libano e del monte Hermon.
  • Pesher di Abacuc. Scritto di Qumran in cui il libro di Abacuc viene interpretato in funzione di particolari situazioni della comunità.
  • Procuratore. Funzionario romano responsabile del governo della Giudea. Quando nel 6 d.C. Archelao, figlio di Erode il Grande, per la sua crudeltà è deposto dai romani, al suo posto subentra un “prefetto” dipendente dal governatore della Siria, chiamato in seguito “procuratore”. Il primo di essi è Coponio (6-9 d.C.), il quinto Ponzio Pilato (26-36) e l'ultimo Gessio Floro (65-66). I procuratori avevano come loro sede Cesarea marittima, e solo in occasione delle grandi feste giudaiche si recavano a Gerusalemme, dove risiedevano nel palazzo reale di Erode.
  • Pseudoepigrafi. Libri scritti da autori diversi da quelli a cui sono attribuiti: i protestanti usano spesso questo termine per designare quei libri che i cattolici chiamano “apocrifi”.
  • Pubblicani (telônai). Erano così chiamati nell'amministrazione romana quegli agenti commerciali privati che prendevano in appalto dal governo, per una somma fissa annuale, il diritto di riscuotere le tasse. La somma era valutata in base alla valutazione delle entrate, ed era piuttosto inferiore all'incasso previsto, in modo da offrire all'appaltatore un margine di profitto. In tale sistema le occasioni di disonestà non potevano mancare. Ma il disprezzo popolare per i pubblicani veniva soprattutto dal fatto che essi collaboravano con gli oppressori, per di più gentili, contro il bene dei loro concittadini.
  • Qaddish. Antica preghiera ebraica con cui si conclude la lettura e lo studio della Torah e viene recitata in alcuni momenti del culto sinagogale. Essa era già conosciuta al tempo di Gesù e ampliata successivamente. In alcuni punti è simile al Padre nostro.
  • Qumran. Località sulla riva nord occidentale del Mar Morto, dove sono venuti alla luce alcuni insediamenti, appartenenti ad una comunità monastica, distrutti dopo la conquista di Gerusalemme da parte dei romani. Precedentemente, a partire dal 1948, sono stati trovati nelle grotte prospicienti a questo sito molti manoscritti che erano stati nascosti nelle grotte per sottrarli agli occupanti. Tra essi si trovano testi biblici e apocrifi, nonché i libri della comunità, tra i quali i più importanti sono la “Regola della comunità” [1QS], la “Regola della guerra” [1QM] e gli “Inni” [1QH]. Dai rotoli appare che i suoi membri si erano ritirati nel deserto di Giuda sotto la guida del “Maestro di giustizia” (il vero maestro), che era forse il rappresentante del sacerdozio legittimo estromesso dagli asmonei. Gli abitanti di Qumran si caratterizzano per una severa condanna del sacerdozio di Gerusalemme e il rifiuto radicale del culto del tempio, sostituito da banchetti comunitari, la rigida osservanza della legge mosaica, la vita comune e la condivisione dei beni, la preoccupazione per la purità rituale conseguita mediante frequenti abluzioni; anche il celibato, sebbene non praticato da tutti, era tenuto nella massima considerazione. Essi si definiscono “Comunità della nuova alleanza”, si considerano come l'unico vero Israele e aspettano, accanto al messia davidico e sopra di lui, un messia sacerdote, discendente di Aronne.
  • Rabbini. Dottori della legge. Essi assumono un ruolo fondamentale nella vita del popolo giudaico quando, dopo la caduta di Gerusalemme (70 d.C.), un dottore della legge fariseo di nome Johanan ben Zakkai fonda a Jamnia (detta anche Jabne), vicino all'odierna Tel Aviv, una scuola per la loro formazione, chiamata “Accademia”. A lui succede (verso l'anno 80) Gamaliele II che riceve il titolo di “patriarca”. È lì che si precisa, verso la fine del sec. I, il canone delle Scritture ebraiche, si comincia a fissarne il testo consonantico e viene intrapresa una nuova versione greca della Bibbia in sostituzione della Settanta (LXX), resa ormai sospetta per l'uso che ne facevano i cristiani. Inoltre i dottori dell'accademia danno inizio alla raccolta degli insegnamenti dei loro predecessori, che sfocerà nella Mishna. Al tempo stesso cominciano la compilazione del Targum e dei Midrashîm. È proprio in seno all'accademia che si verifica verso la fine del secolo la rottura con il cristianesimo, assimilato a una setta eretica. I dottori della prima generazione (sec. I-II) sono detti “tannaiti”, mentre quelli della seconda generazione (sec. III-V), che si limitano a commentarne le opere, ricevono l'appellativo di “amorei”.
  • Regola della comunità. Documento fondamentale del gruppo di Qumran, ritrovato quasi completo (11 colonne) nella grotta 1; frammenti di altri dodici manoscritti sono stati trovati nelle grotte 4 e 5. Il libro delinea la vita della comunità e indica le norme da seguire per unirsi ad essa e per partecipare alle sue assemblee. Nella grotta 1 sono stati trovati due manoscritti supplementari: la “Regola dell'assemblea” [1QSa], in due colonne, che prescrive il comportamento da tenersi negli ultimi giorni, soprattutto nell'assemblea e nei banchetti che vi avranno luogo; la “Raccolta di benedizioni” per i capi della comunità [1QSb].
  • Sadducei. Movimento di carattere sacerdotale, presentato da Giuseppe Flavio come il secondo "partito" giudaico. Il nome attribuito ai suoi adepti deriva probabilmente da Saddoq, capostipite della linea sacerdotale legittima di cui si dicevano (forse a torto) gli eredi e i continuatori. Le loro posizioni in campo religioso sono poco note: si sa che negavano non solo la legge orale sostenuta dai farisei, ma anche l'ispirazione dei Profeti e degli altri Scritti, l'immortalità dell'anima, la retribuzione personale, la risurrezione. Essi formavano un'aristocrazia legata al tempio, molto staccata dalla gente e conciliante nei confronti dei romani.
  • Salmi di Salomone. Il libro è una raccolta apocrifa di diciotto inni composti sulla falsariga dei salmi canonici conservati nella Bibbia greca. Essi sono attribuiti a Salomone, ma in realtà risalgono alla seconda metà del I secolo a.C. L'opera è stata composta in ebraico, ma è conservata in otto manoscritti greci dei sec. XI-XV e in tre manoscritti siriaci incompleti. È probabile che sia opera di un unico autore vicino al gruppo farisaico. Nel libro si affrontano gli stessi temi teologici dei salmi canonici.
  • Samaritani. Popolazione residente al nord della Giudea, così chiamata da Samaria, capitale del regno di Israele, fondata da Omri (885-874), conquistata e distrutta nel 722 dagli assiri i quali ne deportano la classe dirigente. Considerati come pagani dai giudei (cfr. 2Re 17,24-41), erano trattati da costoro con sufficienza e disprezzo.
  • Settanta (LXX). Traduzione greca della Bibbia. Il nome, prima applicato al Pentateuco e poi a tutta la Bibbia, deriva dai 70 studiosi che, secondo la lettera di Aristea, hanno portato a termine l'opera. In realtà essa rivela mani diverse, che hanno lavorato in un lungo arco di tempo e con metodi diversi, riversando nel testo biblico sensibilità, interpretazioni, problemi propri dell'ambiente giudeo-ellenistico. Il Pentateuco è stato tradotto nel sec. II a.C., mentre le altre parti hanno visto la luce successivamente.
  • Sifra. Commento tannaita (midrash) al libro del Levitico: esso ha carattere prevalentemente halakico, cioè legale (II sec. d.C).
  • Sifre. Commento tannaita (midrash) ai libri dei Numeri e del Deuteronomio; anch'esso ha carattere prevalentemente halakico, cioè legale (II sec. d.C).
  • Sinagoga. Luogo di preghiera e di studio delle Scritture, sotto la guida di studiosi laici chiamati “dottori della legge”. Dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme, la sinagoga diventa l'unico luogo di culto del giudaismo.
  • Sinedrio. Consiglio composto dai rappresentanti delle grandi famiglie sacerdotali e dell'aristocrazia e dai più influenti dottori della legge (sommi sacerdoti, anziani e scribi) e presieduto dal sommo sacerdote, la cui nomina era di competenza del procuratore romano. Ad esso era demandata l'amministrazione ordinaria della popolazione giudaica. Nelle mani del sinedrio era concentrato anche il potere economico, mentre la popolazione viveva in grande povertà a causa delle tasse eccessive, dell'usura e delle carestie.
  • Talmud. Opera giudaica nella quale sono confluite tre raccolte di scritti: la Mishna, la Ghemara (commento della Mishna elaborato dai dottori amorei del III sec. d.C.) e la Tosefta (raccolta di testi mishnici, chiamati baraitoth, rimasti fuori della Mishna). Il Talmud è stato elaborato in due versioni, quella di Gerusalemme (terminato a Tiberiade verso la fine del IV sec.) e quella di Babilonia (portato a termine dai dottori dell'accademia di Sura nel V sec.).
  • Tanakh. Acronimo con cui si designano i testi sacri dell’Ebraismo, che corrispondono, in parte, all'Antico Testamento della Bibbia dei cristiani. Esso è formato dalle tre lettere T N Kh che sono le iniziali dei termini Torah (legge), Nevi’im (profeti), Ketuvim (scritti). Altro termine ebraico per indicare la Bibbia è Miqra’ (lettura, derivato dal fatto che era letto pubblicamente), di origine medievale e oggi diffuso soprattutto in Medioriente.
  • Tannaiti. Prima generazione di dottori rabbini (così detti da una radice aramaica che significa “ripetere, insegnare”), che va da Johanan ben Zakkai fino alla morte di Giuda il Patriarca, avvenuta verso il 217 d.C. La sua morte segnò la fine del periodo veramente creativo del giudaismo rabbinico.
  • Targum. Traduzione aramaica della Bibbia ebraica. Il Targum più antico è quello del Pentateuco, di cui esistono due tipi, uno palestinese e l'altro babilonese. Il primo, molto ricco di parafrasi e aggiunte, è conservato in tre esemplari: Targum Pseudo- Jonathan [TgPsJ], detto anche Jerushalmi I, che risale alla fine del V sec.; Targum frammentario [Tgfrg] o Jerushalmi II; Targum Neofiti I [TgN], ritrovato nella Biblioteca Vaticana nel 1956, che risale con ogni probabilità al II secolo. Il Targum babilonese, detto anche Targum di Onqelos [TgO], rappresenta la versione ufficiale del Pentateuco in aramaico: esso è stato redatto in Babilonia ed è il risultato della revisione di un vecchio Targum palestinese. Da esso sono state eliminate tutte le aggiunte, in modo da ottenere una traduzione piuttosto letterale. Il Targum dei profeti prende il nome da Jonathan ben Uzziel ed è stato redatto in Babilonia nei sec. III-V d.C. a partire da un materiale di origine palestinese. Il Targum degli Scritti è complessivamente di origine palestinese e tardiva (nessuna sezione risale a prima dell'epoca talmudica). Il Targum dei profeti e degli scritti è citato con la sigla Tg, seguita dal nome del libro biblico.
  • Tempio di Gerusalemme. Costruito da Salomone a Gerusalemme su un colle chiamato oggi Haram-esh-Sharif, accanto al palazzo reale. Il re Giosia (622 a.C.) stabilisce che solo nel tempio possono aver luogo i sacrifici prescritti dalla legge. Il tempio viene distrutto da Nabucodonosor nel 587 a.C. Al termine dell'esilio i primi rimpatriati riedificano l'altare e gettano le fondamenta del tempio. I lavori sono portati a termine nel 515, sotto il regno di Dario, da Zorobabele, nipote del re Ioiachin, e dal sommo sacerdote Giosuè (cfr. Esd 5-6). Questo tempio sarà completamente rifatto da Erode il Grande (19-11 a.C.). Nel tempio si svolgevano le grandi feste di Pasqua, Pentecoste e Capanne, che vedono un grande afflusso di pellegrini.
  • Testo Masoretico. Versione ebraica della Bibbia ufficialmente in uso fra gli ebrei e utilizzata anche dai cristiani come base per le traduzioni dell'Antico Testamento. Essa venne composta, edita e diffusa da un gruppo di studiosi noto come Masoreti (da masar, trasmettere) fra il primo e il X secolo d.C. Contiene varianti, alcune significative, rispetto alla più antica versione greca detta dei Settanta. Nell’ambito del "testo masoretico", la parola ebraica mesorah indica le succinte note marginali nei manoscritti (e più tardi a stampa) della bibbia ebraica, nelle quali sono annotate particolarità del testo. Nella prima metà del X secolo Aaron ben Moses ben Asher di Tiberiade e Ben Naphtali, capi di due scuole Masoretiche rivali, scrissero entrambi un codice standard della Bibbia che incarnavano le tradizioni delle rispettive scuole. Fra i due ha avuto il sopravvento il codice di Ben Asher, che venne riconosciuto come testo standard della Bibbia.
  • Testamenti dei Dodici Patriarchi. Opera che contiene i testamenti pronunziati da ciascuno dei dodici figli di Giacobbe; composta forse in aramaico nel sec. I d.C. e conservata nella versione greca. Ogni patriarca mette in guardia i suoi discendenti da qualche vizio in cui possono cadere e di cui egli stesso si è reso colpevole, manifestando loro gli avvenimenti futuri che li riguardano. È discusso se si tratta di un'opera giudaica con interpolazioni cristiane o di un'opera cristiana che usa fonti giudaiche, ma la prima ipotesi è ritenuta oggi più probabile. A Qumran sono stati scoperti frammenti di un Testamento di Levi in aramaico e di un Testamento di Neftali in ebraico.
  • Zeloti. Gruppo di giudei combattenti contro i romani, di cui Giuseppe Flavio segnala la comparsa a Gerusalemme durante la guerra giudaica. Impropriamente il nome di “zeloti” viene attribuito anche ad altri rivoluzionari ricordati in diverse occasioni da Giuseppe, o in genere a quei giudei, solitamente chiamati “briganti”, che si opponevano ai romani.