Quinta Stagione

Più natura, meno medicine

La vita oltre la pensione

C’è vita dopo la pensione?

Quando una persona smette di sognare e perde il suo buonumore è già vecchia, indipendentemente dagli anni che ha. Quanta gente è vecchia e non lo sa! Le persone che si annoiano dopo la pensione sono quelle che guardano al passato con rimpianto e pensano che non ci sia più niente da fare. In realtà, il modo migliore per non annoiarci è riuscire a godersi il presente essendo consapevoli di quello che siamo.


La pensione rappresenta un cambiamento molto importante nelle nostre vite, e sta a noi decidere come vogliamo che sia questo cambiamento. Al lavoro, dunque: iniziamo subito a fare qualcosa per stare bene da subito e trovare il modo migliore di convivere con gli altri!

Finalmente vado in pensione:… un’esperienza comune a molti, che può tuttavia, avere risvolti stressanti nella vita delle persone …è proprio l’uscita dal mondo del lavoro con il pensionamento, soprattutto per il fatto che, la nostra civiltà ha misurato il “valore degli individui, con il valore di mercato del loro lavoro”, così come dice Jeremy Rifkin nel suo libro “La fine del lavoro.”

Il passaggio dalla vita lavorativa alla pensione può essere un momento difficile: un giorno si fa parte di una squadra, il giorno seguente se va bene dopo aver ricevuto (ma forse avveniva in altri tempi) in dono un orologio (…per misurare ore felici di tranquillità e riposo) nonché una festa d’addio… ci si ritrova a casa, senza un impegno lavorativo che ogni giorno portava a uscirne fuori. E’ innegabile che la condizione di lavoratore conferisce un ruolo e uno status socialmente e culturalmente riconosciuti e valorizzati, anche nell’ambito familiare, mentre la cessazione degli impegni professionali, la mancanza spesso forzata, di una valida occupazione può indurre sensazioni di disagio, di vuoto relazionale e affettivo che possono in alcuni casi condurre a una vera e propria crisi d’identità personale. Poiché l’influenza del ruolo lavorativo si estende di solito anche alle relazioni di amicizia, agli interessi culturali, oltre che al modo di passare il tempo libero, il lungo periodo libero a disposizione si può trasformare in infinita monotonia e ripetizioni di gesti, con conseguente impoverimento di sentimenti e pensieri.

Se non vi è stata congrua preparazione al pensionamento, se prima del termine lavorativo non si erano coltivati personali interessi ricreativi e sviluppate attitudini creative, il tempo libero davanti a sé rischia di assumere significati negativi d’inutilità, inadeguatezza e disorientamento. A volte si tratta di ristrutturare il tempo ricercando nuovi progetti e motivazioni; talora è necessario ridisegnare e ricucire la propria identità e il suo senso, specie se il lavoro svolto polarizzava interessi e pensieri. La vita scandita sul tempo è più positiva di quella dominata dal tempo. Solo scandendo il proprio tempo il soggetto rimane il protagonista ed il conduttore della propria vita, altrimenti rischia di perdersi nel tempo restandone succube e sperimentando spesso un conseguente senso di sconfitta, delusione e …a volte di depressione. Ecco perché dopo la pensione è importante non restare sopraffatti dal tempo libero, poiché spesso l’uomo non sa essere libero, mentre il tempo e la libertà vanno inseriti bene nel nostro contesto esistenziale e gestiti con intelligenza.

Da quanto detto possiamo comprendere quanto il lavoro condizioni le vite individuali più di qualsiasi altro fattore non ereditario, infatti, da esso o dalla sua mancanza, dipendono strettamente il tenore di vita, le abitudini quotidiane, l’esposizione ai rischi ambientali, e in ultima analisi lo stato di salute. Inoltre sappiamo che il pensionamento obbligatorio è diventato problematico e il disimpegno dell’anziano è oramai considerato uno dei maggiori ostacoli per invecchiare bene e con successo. Tuttavia, per quanto disagio possa comportare il cambiamento dovuto al pensionamento, non è mai stato dimostrato empiricamente che ci sia un’influenza diretta del pensionamento sul livello di salute… al contrario, ci sono ricerche che dimostrano come dopo il pensionamento lo stato di salute dei soggetti possa migliorare, soprattutto se il lavoro precedente presentava un elevato carico di stress. Ad esempio nel caso della maggior parte delle donne, il tradizionale ruolo femminile, sembra rendere meno problematica la realtà del pensionamento; infatti terminato il periodo del lavoro esse possono dedicarsi a tempo pieno a quelle attività domestiche e amicali da sempre interpretate.

Cos’è che rende allora, per alcuni soggetti il pensionamento una realtà difficile alla quale adattarsi?

Io credo che il problema stia nel fatto che il processo di “pensionamento” inteso come idea, fantasia o prefigurazione del passaggio “dal mondo del lavoro” al “mondo del non lavoro”, il più delle volte non venga né analizzato, né esaminato. Difficilmente infatti, viene data la possibilità di elaborare un cambiamento come questo, che pure rappresenta uno dei passaggi più importanti nella vita di una persona. Personalmente credo che si debba partire dal presupposto che il pensionamento è un cambiamento, e in quanto tale comporta dubbi, sentimenti d’ansia, e quant’altro, che spingono il soggetto ad aggrapparsi alle cose nuove e familiari per evitare quelle nuove e il più delle volte ignote.

E’ necessario quindi, abituarsi a pensare che esso non rappresenta la fine, ma l’inizio di una nuova era. Non è certo il pensionamento, ma la mancanza di opportunità che crea l’esclusione e l’indifferenza. In un ambiente favorevole e stimolante si possono infatti ancora sviluppare e mantenere la maggior parte delle attività e interessi. Fortunatamente la gran parte delle persone non ritiene il pensionamento un evento negativo, ma una sfida positiva e un’occasione di crescita personale.

Molti pensionati si mettono infatti, a viaggiare, si iscrivono ad associazioni a tutela dell’ambiente, tornano a fare sport o si iscrivono all’Università della Terza Età. Esperienze pluriennali condotte in realtà urbane, rurali, istituzionali, territoriali, hanno mostrato che programmi per il tempo libero rivolti a chi invecchia sono efficaci per combattere condizioni comuni nell’anziano, quali depressione, sfiducia, isolamento o solitudine.

La difficoltà principale da superare per chi ha deciso di “vivere” il suo tempo libero, trasformandolo da tempo vuoto a tempo ritrovato, è scoprire cosa può essere più adatto e gratificante per sé. A loro spetta il non facile compito di tracciare nuovi percorsi, avendo la convinzione che la terza età può essere finalmente il momento della realizzazione personale, la fase della vita in cui, dopo aver contribuito alla produzione ed alla riproduzione sociale, si possono anche rivolgere le proprie energie alla soddisfazione delle aspirazioni soggettive che aiutino a conservare buone condizioni fisiche, economiche e alloggiative…

A queste persone: voglio ricordare che: “voi siete unici”. Siete voi che potete decidere come organizzare e utilizzare i giorni, le settimane, i mesi e gli anni che avete davanti, provando a immaginare che con il pensionamento la vostra vita sarà diversa e ugualmente bellissima.