Giovanni Diodati

Giovanni Diodati nacque a Ginevra il 3 giugno 1576. La sua famiglia proveniva da Lucca, dove si era convertita al Protestantesimo durante il soggiorno di Pietro Martire Vermigli in quella città. I membri della famiglia Diodati, una delle più antiche famiglie della repubblica, fin dal XIII secolo avevano avuto incarichi pubblici importanti, e si erano distinti tanto nella letteratura quanto nelle scienze.

Michele Diodati, dignitario di Lucca e nonno di Giovanni, nonostante le connessioni con la politica ufficiale del tempo e con il papato si interessò alle nuove idee protestanti tanto che nel 1558, sospettato di eresia, fu rimosso dalle sue cariche ufficiali e citato a comparire a Roma davanti al Sant'Uffizio, il quale lo rilasciò dopo due anni di alterne vicende (1558-1560).

Il figlio, Carlo Diodati, si recò poi a Lione come impiegato di commercio, dove strinse contatto con i pastori riformati. Quando però si accese in Francia una forte persecuzione contro i riformati, decise di rifugiarsi a Ginevra nel 1567. Qui aderì apertamente alla Chiesa Riformata, alla quale avevano già aderito parecchi lucchesi. I Diodati erano profughi benestanti e si distinsero nella città insieme alle altre famiglie lucchesi di esiliati. Nel 1572 gli viene conferita la cittadinanza ginevrina diventandone patrizio, e nel 1573 venne eletto nel Consiglio dei duecento della città. Dal suo secondo matrimonio nacque, il 3 giugno 1576, Giovanni. Carlo Diodati morì a 84 anni nel 1625.

Giovinezza
Giovanni studiò teologia presso l'Accademia di Ginevra e l’ebraico e l’aramaico all'Accademia tedesca di Herborn (Academia Nassauensis), fondata nel 1584 e chiusa da Napoleone nel 1817. Suo insegnante era stato Johann Fischer, rettore dell'Università di Herborn dal 1584 al 1625, traduttore a sua volta della Bibbia ufficiale di Berna. Diventò dottore in teologia all'età di 19 anni, e professore di ebraico all'Accademia di Ginevra all'età di vent'anni. Nel 1600 sposò Maddalena Burlamacchi e dal suo matrimonio nacquero 9 figli, 5 maschi e 4 femmine.

Nel 1608 Diodati divenne rettore e conservò la sua cattedra di ebraico fino al 1618. Fu professore all'Accademia di Ginevra dal 1599 al 1645, quattro anni prima della sua morte. Fu delegato di Ginevra presso il Sinodo di Dordrecht. Nonostante il suo rapporto con Ginevra, che durerà tutta la vita, Diodati sembra essersi sempre considerato come un lucchese che vive a Ginevra. Nella sua prima versione annotata della Bibbia in italiano, pubblicata nel 1607, egli descrisse se stesso come "di nation lucchese". Questa identificazione con Lucca non è solo tipica del giovane Diodati, dato che continuò a identificarsi in questo modo anche nella sua versione italiana della Bibbia del 1640/41, prodotta verso la fine della sua vita.

La carriera del Diodati è stata quella di un pastore al servizio accademico della Chiesa di Ginevra; ma più un linguista che un teologo. Per lui era di grande importanza che le Scritture fossero disponibili a tutti in forma comprensibile. A questo fine dedicò le sue capacità accademiche per la più gran parte della sua vita. Iniziò quindi a tradurre l'Antico e il Nuovo Testamento dagli originali ebraico e greco. Nel 1607 ne pubblicò la prima edizione, corredata di note; poi nel 1641 la seconda, riveduta, annotata più ampiamente dell'altra, con l'aggiunta di una versione metrica dei Salmi. Inevitabilmente, questa sua preoccupazione di rendere accessibile a tutti la Bibbia doveva rendersi evidente nel suo incarico accademico di docente d'ebraico nell'Accademia ginevrina. Prima del suo incarico, la cattedra d'ebraico era stata una creazione degli umanisti, dedicata allo studio della lingua, a livello meramente linguistico. Con Diodati questa impostazione doveva cambiare, portandovi una marcata accentuazione teologica.

I caratteri eccellenti che distinguevano la versione del Diodati erano dunque molti, in primo luogo la fedeltà, qualità essenziale per interpretare il testo sacro; in secondo luogo la chiarezza, dovuta all’integrità dei termini usati dal traduttore ed alle parafrasi che, sebbene molto criticate, non sono meno utili per il significato del senso biblico; in terzo luogo il valore teologico delle note e dei commenti che accompagnano la versione, che testimoniano una profonda conoscenza delle lingue antiche ed una completa comprensione delle Scritture; ed infine grande eleganza di stile.

Il principale coinvolgimento del Diodati negli affari italiani cominciò quando era ancora giovane, nel tempo in cui aveva appena completato la sua prima versione annotata della Bibbia in italiano. Suo primo e più grande desiderio era che la Riforma protestante potesse trionfare e diffondersi in Italia, e vedere l’oppressione papale sempre più rifiutata dagli italiani. Per questo trovò dapprima nella Repubblica veneta un terreno favorevole all'affermazione della Riforma. Ecco che così entrò ben presto a far parte del gruppo di "cospiratori" a Venezia, che aveva coinvolto fra Paolo Sarpi, il teologo ufficiale della repubblica veneta, due ambasciatori inglesi, sir Henry Wotton e Sir Dudley Carleton, George Bedell e il leader ugonotto francese Philippe Duplessis-Mornay. Diodati operò in questo gruppo con l'obiettivo di indebolire il potere papale a Venezia e visitò questa repubblica due volte, nel 1605 e nel 1608, sotto lo pseudonimo di Giovanni Coreglia.

La cospirazione contro il potere papale, che sul piano politico poteva solo essere promossa e difesa dalla conversione di nobili e influenti autorità, venne ben presto repressa: gli ecclesiastici compromessi con la Riforma furono esiliati, i nobili impauriti facevano marcia indietro, mentre al popolo non restava che sottomettersi alle autorità cattoliche romane o conservare in segreto la fede riformata. Il fallimento dei progetti dei riformati a Venezia prese avvio quando una delle lettere del Diodati cadde nelle mani del gesuita francese Pierre Coton, che a quel tempo era confessore del Re di Francia e che più tardi attaccò la traduzione francese della Bibbia ginevrina.

Diodati però non era un politico che intendesse far trionfare la Riforma con trame politiche, ma soprattutto un genuino evangelista; numerose volte aveva affermato che solo lo Spirito Santo avrebbe potuto far trionfare la causa della Riforma. In una sua lettera a Duplessis-Mournay egli scrive: "Io voglio stare molto attento a non porre il minimo ostacolo alla libera azione dello Spirito Santo, sia per mia incapacità, che per paura di pericoli. Io sono convinto che Dio, che oltre le mie stesse speranze ed in modi a me sconosciuti, mi ha utilizzato nell'opera delle Sue Scritture, in questo stesso tempo e con grande successo, come mi assicura il giudizio di molti uomini d'esperienza e voi fra di essi. Sarà Lui a darmi, se necessario, parole di potenza e di sapienza, per il Suo servizio in questi luoghi per l'avanzamento del Suo regno, e la distruzione della grande Babilonia".

Durante la repubblica romana del 1848–1849, i risorgimentali decisero di stampare il Nuovo Testamento in italiano. Naturalmente, stamparono la versione del Diodati. Tornato papa Pio IX a Roma, grazie ai soldati di Napoleone III, i repubblicani consegnarono i Testamenti all’ambasciatore degli Stati Uniti d’America. Il diplomatico nordamericano rifiutò di farseli requisire dai gendarmi pontifici. Ne nacque un caso diplomatico, risolto con il seguente accordo: il governo papalino avrebbe acquistato i Nuovi Testamenti dall’ambasciatore, pagandoli, e l’ambasciatore li avrebbe consegnati. Così avvenne. I Nuovi Testamenti furono comprati e poi dati alle fiamme in un cortile del Vaticano. Per i repubblicani romani, che non erano certamente protestanti o assimilabili al protestantesimo, la Bibbia del Diodati rappresentava la libertà di conoscenza, di coscienza, di pensiero. Insomma, la libertà spirituale tout-court. Così, l’ironia della sorte fece sì che perfino Pio IX, il papa del Sillabo, del dogma dell’infallibilità papale, ricordato universalmente come la quintessenza dello spirito reazionario, dovette acquistarne tante copie, seppure per mandarle alle fiamme. La statura del Diodati si era già rivelata per la sua associazione con Paolo Sarpi, che conosceva personalmente. Diodati tradusse pure l'opera di Edwin Sandys "Europae Speculum". Diodati era quindi anche molto interessato ai dibattiti culturali del tempo. La sua reputazione era considerevole in Inghilterra, dove l'uso del suo nome si comprovò utile ai propagandisti realisti al tempo della guerra civile.

Giovanni Diodati morì il 13 ottobre del 1649, a 73 anni. Di lui si disse che "era affabile e socievole con gli amici, marito esemplare e cittadino integerrimo, di carattere adamantino, meritò il nome di 'Catone di Ginevra'. La sua pietà era sincera e profonda; la sua carità ampia ed inesauribile". Le sue spoglie vennero tumulate nella cattedrale di Saint Pierre, dove gli fu eretto un monumento a spese della Repubblica.

Le opere principali
Gli eventi spiacevoli non pregiudicano i successi avuti dal Diodati come traduttore della Bibbia in italiano. Come la versione autorizzata inglese del Re Giacomo (King James), anche la versione di Diodati è una traduzione del XVII secolo ancora in uso nel XX secolo. Egli è riuscito a creare lo standard per la Bibbia del Protestantesimo italiano.

Questa propagazione della Bibbia del Diodati è stata talora accompagnata da un certo numero di critiche da diverse fonti, soprattutto cattoliche, ma questo non ha impedito alla Bibbia di conservare la sua posizione come versione più influente delle Scritture in italiano. In secondo luogo, la traduzione della Bibbia italiana da parte del Diodati è rimasta accettabile sia dal punto di vista letterario, quanto accademico.

A differenza della Versione Autorizzata inglese di Re Giacomo, risultato del lavoro di un gruppo di studiosi, Diodati aveva lavorato da solo producendo una versione annotata completa della Bibbia nel 1607 quando aveva solo 31 anni. Le sue annotazioni rivelano un accento non dogmatico.

• La Bibbia italiana. Edizioni principali: 1a edizione del 1607, con apocrifi, introduzione ai libri ed ai capitoli, ed una combinazione di note marginali e a piè di pagina.

• 2a edizione del 1641, "migliorata ed accresciuta", con l'aggiunta dei salmi in rima. Contiene apocrifi, introduzione ad ogni libro e capitolo, riferimenti incrociati a margine, copiose note a piè di pagina più vaste del testo stesso, diverse dalle note dell'edizione precedente.

• La Bibbia francese del 1643. Traduzione delle annotazioni alla Bibbia in diverse lingue.

• La traduzione francese dell'opera del Sarpi, 1621.

• La traduzione francese dell'opera di Sandys, 1626. Lettera all'Assemblea di Westminster, 1646.

• Lettera a Lady Westmoreland, 1648.