Postfazione
Molte volte ci si domanda: ma la Bibbia è vera? La traduzione che leggo è sincera?
Oppure alcune parole sono state tradotte per favorire fondamentalmente lo “status quo” ovvero il rifiuto di
qualunque cambiamento e i privilegi che
ne derivano?
Dobbiamo essere semplici lettori passivi della Bibbia o dobbiamo far notare incongruenze e letture che non sono più attuali e a volte in grado di giustificare maschilismi e guerre da Vecchio Testamento? Dobbiamo accettare vecchi lezionari di storie e misfatti antichi, già superati da Gesù, e definitivamente già condannati da Paolo?
Sorge spesso il dubbio che alla base di certe parole tradotte in un certo modo, utilizzando alcuni verbi al posto di altri, si noti come le dottrine degli uomini, la teologia etc., vogliano modificare la Parola di Dio a proprio vantaggio.
Se i traduttori delle Bibbie moderne non sono più preparati linguisticamente per rendere evidente il pensiero divino, è giusto dirlo oppure tacere? E’ certo che non occorre essere degli esperti delle lingue antiche per conoscere la Verità e per capire la Scrittura, basta un’esperienza di vita con il Signore, anche da autodidatta, per sapere discernere il valore dei termini. Come se ne esce da tutti questi dubbi? Accogliendo Gesù nel nostro cuore. Da un libro apocrifo Joshua ben Joseph “Mentre Gesù passava”:
“Gesù spargeva conforto ovunque andasse. Egli era pieno di grazia e di verità. I suoi discepoli non cessarono mai di meravigliarsi delle parole amorevoli che uscivano dalla sua bocca. Si può coltivare l’amabilità, ma la benevolenza è l’aroma dell’amicizia che emana da un’anima satura d’amore. La bontà induce sempre al rispetto, ma quando è priva di grazia essa respinge spesso l’affetto. La bontà è universalmente attrattiva solo quando è benevola. La bontà è efficace solo quando è attrattiva. Gesù comprendeva realmente gli uomini; per questo egli poteva manifestare una vera simpatia e mostrare una sincera compassione. Ma raramente indulgeva alla pietà. Mentre la sua compassione era illimitata, la sua simpatia era pratica, personale e costruttiva. La sua familiarità con la sofferenza non generò mai indifferenza, e sapeva portare il suo conforto alle anime angosciate senza accrescere la loro autocommiserazione. Gesù poteva aiutare così tanto gli uomini perché li amava sinceramente. Egli amava veramente ogni uomo, ogni donna e ogni bambino. Egli poteva essere un tale vero amico a causa della sua notevole percezione; conosceva pienamente quello che c’era nel cuore e nella mente dell’uomo. Egli era un osservatore interessato ed acuto. Era un esperto nella comprensione dei bisogni umani, abile nello scoprire i desideri umani. Gesù non era mai impaziente. Egli aveva tempo per confortare i suoi simili “mentre passava”. E faceva sempre sentire i suoi amici a proprio agio. Era un ascoltatore affascinante. Egli non s’impegnò mai in un’indagine indiscreta dell’anima dei suoi ascoltatori. Quando confortava delle menti affamate e curava delle anime assetate, i beneficiari della sua misericordia non avevano tanto l’impressione di confessarsi a lui quanto di conferire con lui. Essi avevano una fiducia illimitata in lui perché vedevano che egli aveva così tanta fede in loro. Egli non sembrò mai essere curioso verso la gente e non manifestò mai il desiderio di comandarli, di dirigerli o di approfittare di loro. Egli ispirava una profonda fiducia in sé stessi ed un fermo coraggio in tutti coloro che godevano della sua amicizia. Quando sorrideva ad un uomo, quel mortale sperimentava un’accresciuta capacità di risolvere i suoi molteplici problemi. Gesù amava così tanto e così saggiamente gli uomini che non esitava mai ad essere severo con loro quando la situazione esigeva tale disciplina. Frequentemente egli portava aiuto ad una persona chiedendogli aiuto. In questo modo egli suscitava interesse e faceva appello alle cose migliori della natura umana. Egli era sempre pronto e disposto ad interrompere un discorso o a fare attendere una moltitudine mentre provvedeva ai bisogni di una singola persona, anche di un bambino. Accaddero grandi cose non solo perché le persone avevano fede in Gesù, ma anche perché Gesù aveva così tanta fede in loro. La maggior parte delle cose realmente importanti che Gesù disse o fece sembrarono accadere per caso, ‘mentre egli passava’. Ci fu così poco di professionale, di prestabilito o di premeditato nel ministero terrestre del Maestro. Egli dispensò salute e sparse felicità con naturalezza e grazia mentre viaggiava attraverso la vita. Era letteralmente vero che egli andava in giro facendo del bene”.
Fare del bene non è un obbligo, né un comandamento, né il biglietto d’ingresso al Paradiso; fare del bene è l’atteggiamento naturale, un desiderio impellente da soddisfare, di coloro che hanno Gesù nel cuore così come Gesù aveva Dio nel cuore. Sarebbe bello che anche noi potessimo facilmente “vedere” chi cammina sull’altro marciapiede; ci fosse naturale non voltare lo sguardo a chi ci tende la mano; donassimo con gioia un sorriso gratuito, prendessimo cura dello sconosciuto, mentre “passiamo”; sarebbe bello che riuscissimo a fare del bene mentre ci occupano dei nostri doveri quotidiani.
Cosa chiede infine Dio a ognuno di noi? Essere dei santi? Imboccare la via del sacrificio? Abbandonare tutte le cose materiali a cui siamo abituati? A onorare, santificare, pregare, genufletterci, e cos’altro? No. Ma che, come Maria Maddalena, allontanandosi piangente dal suo sepolcro vuoto, chiamata dolcemente per nome da Gesù, ci voltiamo anche noi e vedendolo negli occhi rispondiamo: “Mio Signore, mio Dio”.
Maurizio