I Dieci Comandamenti

Secondo Comandamento


2) Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il Signore, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.

Commento:

Chi adora il sole, una stella, un monte, un fiume o qualcos'altro. Pensiamo che questi popoli siano primitivi; ma non più di quanto non lo siano oggi moltissimi di noi: "Non avere altri dii nel mio cospetto", ma noi siamo colpevoli di aver violato questo comandamento. 

Per idolatria (dal greco “eídolon”, idolo, e “latréia”, culto) tendiamo generalmente a intendere solamente l’adorazione delle sculture o immagini di divinità. Ma idolatria non è solo questo. Idolatra è anche chi di Dio si fa un’immagine mentale a proprio piacimento in contrapposizione a ciò che Dio stesso ha rivelato a proprio riguardo. Tutto ciò che per noi diventa più importante di Dio, diventa un idolo. Un idolo potrebbe essere qualunque cosa. Potremmo essere noi stessi che ci ergiamo a “signori di noi stessi”; o potrebbe essere qualcosa di materiale che possediamo: il nostro lavoro, la nostra famiglia, le nostre passioni, il cibo, un personaggio famoso, un’auto, una barca, una casa di vacanze, dei gioielli, dei vestiti o cose come queste. Il nostro stile di vita potrebbe essere un idolo, uno stile di vita in cui diamo tutte le nostre energie per conservare un certo livello di prosperità. Potrebbe essere un idolo anche la nostra religiosità!

Non siamo però mai soddisfatti di quello che possiamo ragionevolmente arrivare ad avere e questa smania ci fa deviare dalla nostra ricerca di Dio. Interessarsi così intensamente a ciò che abbiamo e siamo, porta a dimenticare gli altri, ai loro bisogni, a relegare in un angolo la fratellanza, la carità, l'amore.

Portiamo sempre con noi, consapevolmente o inconsapevolmente, il desiderio di essere notati, di essere sotto i riflettori della ribalta; di avere o essere sempre qualche cosa in più degli altri. E questo conduce sempre, come conseguenza, all'innalzamento dell' Io nei confronti di Dio. Non c'è niente di più che Dio gradisca se non l'umiltà, l'humus che genera grazia.

Come le antiche popolazioni, potremmo noi stessi commettere questo grave peccato, quello di servire Dio e servire anche altri dèi;  ricordiamo Elia che disse: «Fino a quando zoppicherete dai due lati? Se il Signore è Dio, seguitelo; se invece lo è Baal, seguite lui»