I Dieci Comandamenti

Terzo Comandamento


3) Non pronunciare il nome del Signore, Dio tuo, invano; perché il Signore non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano


Commento:

Il terzo comandamento proibisce di nominare il nome di Dio invano come avviene con la bestemmia e il linguaggio volgare associato al nome di Dio, oppure con un falso giuramento. Si nomina il nome di Dio invano quando si bestemmia, quando si impreca con odio o di sfida contro il cielo, quando si usano contro Dio parole irriverenti e scandalose, oppure semplicemente quando si parla del Signore con leggerezza, ironia, mancanza di rispetto o inutilmente e a sproposito, senza senso, per tornaconto, per rabbia o per disprezzo.

Si nomina il nome di Dio invano anche quando ci comportiamo in modo contrario agli insegnamenti del Vangelo. Infatti come può un figlio dire al padre: "Ti voglio bene, ti onoro, ti servo con amore", se poi lo offende con le opere? Perché non è pronunciando: Signore, Signore, che si ama Dio, ma nel compiere le sue opere: "Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?" (Lc 6,46) Infatti: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore! Entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Mt 7,21).

Il Nome del Signore è Santo, è Potente, Venerabile, Benedetto e Sacro, per questo deve essere pronunciato con fede, amore, rispetto, devozione e riconoscenza. Solo allora quel Nome diventa energia poiché chi colloca Dio a conferma delle proprie azioni, non può commettere comportamenti contro Dio, anzi ne testimonia il suo amore.

Se è vero che chiunque invoca il nome del Signore con fede e segue i suoi insegnamenti sarà salvato, è altrettanto vero che chi bestemmierà il nome di Dio sarà condannato. Non sarà perdonato chi pecca contro lo Spirito Santo, poiché chi rifiuta Dio, rifiuta la vita. Perché è la fede e le opere che ne conseguono, che salva. Ma come può aver fede chi bestemmia Dio con atti e con parole?

È assurdo accusare Dio quando la vita ci offre anche fatiche e sofferenze; perchè Dio ci ha lasciati liberi anche di fare il male ed è questo male che genera quelle fatiche e quelle sofferenze. Dio è Padre Buono, soffre nel vedere chi non accetta il suo amore, ma nonostante tutto accorre in aiuto di tutti, soprattutto a chi ne ha più bisogno.

Anche il falso giuramento è cosa grave verso Dio, in quanto significa prendere Dio come testimone di quello che si afferma. Quando il giuramento è veritiero e legittimo, mette in luce il rapporto della parola umana con la verità di Dio, mentre il falso giuramento, chiama Dio ad essere testimone di una menzogna. "Avete inteso che fu detto agli antichi: Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti. Ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi" (Mt 5,33-35).