La Sacra Sindone

L'uomo più buono del mondo

L'impronta

Come si formò l’immagine sulla Sindone? È il problema più delicato. Prima di affrontarlo bisogna accennare all’ultima e più sensazionale scoperta. Nel 1976 per merito di scienziati americani si sottoposero a valorizzazione computerizzata ed ad analisi elettronica le fotografie della Sindone. 

Sono procedimenti che servono a ricavare il massimo d’informazione visiva dalle fotografie, specialmente quelle che vengono trasmesse a terra dai veicoli spaziali. Si scoprì che l’immagine conteneva informazioni tridimensionali. 

E' da notare che le fotografie normali non possono essere trasformate in corpi tridimensionali, a meno di fotografare due volte lo stesso oggetto da diversa distanza (foto stereoscopiche).



La rielaborazione tridimensionale è possibile solo quando il grado di illuminazione ricevuta dall’oggetto dipende in qualche maniera dalla sua distanza (foto stellari). 

L’intensità della immagine sindonica e, quindi, la sua prominenza sono in relazione con la distanza fra il corpo e la stoffa. È un fatto che anche le parti del corpo che non toccavano il lino appaiono nell’immagine tridimensionale.






Fu così che, tra l’altro, si scoprì il sottogola (sudario) e le monete sugli occhi. Altra scoperta relativamente recente (1973): le macchie del tessuto sono risultate all’analisi microscopica del tutto superficiali e non hanno affatto impregnato la tela. Ancora: l’impronta è assolutamente indelebile. Ma torniamo al problema di come si formò l’immagine, esaminando le teorie sino ad oggi formulate.