La Sacra Sindone

L'uomo più buono del mondo

Il Telo Sindonico








Che cosa è la Sindone? Un lenzuolo di lino puro (con tracce di cotone), a trama spigata, tessuta in diagonale 3 a 11, ingiallito nel tempo, ma ancora morbido, lungo m. 4,36 e largo 1,10, su cui è impressa l’immagine frontale e dorsale di un corpo umano. Le impronte sono di due colori: marrore-rossiccio (sangue rappreso); giallo-seppia (impronta del corpo). Il lenzuolo reca tracce di bruciature recenti, rappezzate, e di macchie d’acqua. Si conserva in una teca d’argento nella cappella barocca del Guarini nella Cattedrale di Torino.

La storia della Sindone è complessa ed a tratti malsicura. Comparve per la prima volta in modo documentato nel 1353, quando fu esposta in una piccola chiesa di Lirey, un villaggio a 160 km a sud-est di Parigi. Ne era proprietario il conte di Goffredo di Charny, che poi sarà ucciso dagli inglesi nella battaglia di Poitiers.

La vedova ne continuò l’esposizione nella speranza di trarne un utile, considerando l’epoca particolarmente sensibile al culto delle reliquie. Circolavano almeno trenta Sindoni, ma quella di Lirey ebbe certo il successo maggiore. Che sia la stessa di Torino lo prova un amuleto di piombo, miracolosamente restituito dalla Senna, che reca incise le sembianze dell’Uomo del Sacro Telo, nonché le insegne di Goffredo e di sua moglie.

La Sindone ritorna in scena qualche decennio più tardi, quando il vescovo di Troyes, Pietro di Arcis vietò di mostrare a chiunque la reliquia. Ma il suo ordine fu disatteso, cosicché egli, pur di averla vinta, non esitò a dichiararla falsa, adducendo come prova la confessione, ricevuta nel sacramento della penitenza, di colui che l’aveva dipinta. La questione fu risolta dall’antipapa Clemente VII, il quale, con bolla del 1390, autorizzava l’ostensione, purché la famiglia di Charny dichiarasse trattarsi di una riproduzione del vero sudario di Cristo (pictura seu tabula).

Nel 1453 l’ultima erede dei Charny (scomunicata per non aver restituito alla chiesa la Sindone) consegnò (o vendette) la reliquia ai Savoia, presso cui rimase sino alla morte di Umberto II, che la lasciò al Vaticano.I Savoia per essa fecero costruire una cappella a Chambery. Qui nel 1532 un violento incendio fuse il reliquiario d’argento in cui era custodita la tela, lasciandola miracolosamente intatta, se si escludono i danni non gravi provocati da una goccia d’argento liquefatto e dai secchi d’acqua che le suore le versarono sopra.


Nel 1578 Emanuele Filiberto portò la Sindone a Torino e la sistemò in Cattedrale nella cappella barocca del Guarini. Nell’800 venne esposta sei volte in occasione di importanti eventi; nel ‘900 solo tre: quella del 1973 avvenne in televisione di fronte a non meno di 200.000.000 di spettatori. Le esposizioni pubbliche della Sindone sono chiamate ostensioni (dal latino ostendere, "mostrare"). Le ultime sono state nel 1978, 1998, 2000, 2010 (iniziata il 10 aprile, e si è conclusa il 23 maggio) e 2013 (ostensione accompagnata da un videomessaggio esclusivo di Papa Francesco).










Oggi è conservata dal 2002 nella teca a fianco riportata. Questa è la storia recente della Sindone.


E quella antica?