Peripezie della Sindone
A questo punto verrebbe da chiederci se glia analizzatori dei reperti fossero a conoscenza di queste peripezie. Del resto la Sindone ebbe una storia travagliata, che solo nel 1353, quando fu esposta per la prima volta a Lirey, in Francia, possiamo seguire con una certa sicurezza.
Vari e ripetuti fattori avrebbero potuto inquinarla prima e dopo la sua ufficiale comparsa, alterando l’esito del C14: le peregrinazioni, documentate o ipotizzabili in base ai pollini su di essa rinvenuti da Max Frei, che la portarono da Gerusalemme ad Edessa, da Costantinopoli a Lirey, da Chambery a Torino; le oltre 100 ostensioni che la esposero per lunghi periodi al fumo delle candele, alla fuliggine, alle gocce di cera; i funghi vivi, le spore, gli acari presenti in gran copia sul tessuto; la bollitura in olio subita bel 1503, con successivo lavaggio con lisciva; l’incendio del 1532 a Chambery, che la sottopose ad almeno 220° di calore, carbonizzandola in 16 punti; i secchi d’acqua versati per sottrarla al fuoco, i rammendi delle suore ecc. infine la stessa Resurrezione di cui nessuno può verificare gli effetti in relazione al C14.
Ne consegue che la Sindone non è il reperto ideale per l’analisi del C14. Non è, per intenderci, la classica mummia egiziana rimasta sigillata ed incontaminata nel suo sarcofago per millenni. Ma vi è di più. Nel 1982 fu fatto ad opera dell’Università di California un test segreto su un filo sindonico: incredibilmente le estremità del medesimo diedero datazioni diverse, da una parte 200 d. C., dall’altra 1000 d.C. (cfr. Giornale del 29 novembre 1988). Dunque vi sarebbe stato un decadimento differenziato all’interno della stessa Sindone. La conclusione ovvia è che la Sindone, considerando le sue peripezie note ed ignote, abbia avuto tutto il tempo e le opportunità di “ricaricarsi” indirettamente di C14 e quindi di “ringiovanire”.
Inoltre gli analizzatori avrebbero dovuto condurre l’indagine alla “cieca”, senza conoscere, cioè, l’identità del campione sindonico e degli altri di controllo, ed invece alcuni responsabili dei laboratori coinvolti furono in prima fila all’atto del prelievo dei frammenti, vedendo e toccando l’inconfondibile tessuto a trama spigata della Sindone. E' inoltre loro noto che gli altri due campioni di controllo erano rispettivamente di una mummia egiziana del 1° sec. D.C. e di un lenzuolo funerario della Nubia dell’ XI secolo, entrambi non a trama spigata e, quindi, ictu oculi, diversi dal tessuto della Sindone.
Di fronte comunque a questi dati che contesterebbero la veridicità della Sindone, ve ne sono tante altri che invece la sostengono, dalla medicina alla chimica, dalla palinogia alla numismatica, dalla fotografia all’archeologia, dalla filologia alla storia, all’arte.