Datazione
Uno degli enigmi posti dal Vangelo di Tommaso concerne il suo rapporto con i vangeli canonici. Nello specifico, questo Vangelo ha alcune evidenti somiglianze con tre dei quattro vangeli del NT, quelli di Matteo, Marco e Luca, che hanno in comune buona parte del loro contenuto e che gli studiosi chiamano ‘sinottici”.
Se osserviamo per un istante i sinottici senza prendere in considerazione Tommaso, possiamo notare alcune cose: praticamente tutto il materiale presente nel Vangelo di Marco viene riprodotto sia da Matteo sia da Luca e nello stesso ordine.
Il Vangelo di Marco, dunque, il primo ad essere stato composto, è stata una fonte degli autori dei Vangeli di Matteo e Luca, che lo hanno utilizzato indipendentemente l’uno dall’altro quando hanno raccolto i materiali necessari per le loro composizioni.
Luca e Matteo, però, hanno in comune tante parti che in Marco sono invece assenti, quindi i loro autori devono avere utilizzato anche un’altra fonte accanto a Marco.
In realtà non possediamo una copia di questa presunta o ipotetica fonte, che si chiama fonte “Q", da “Quelle”, il sostantivo tedesco che significa “fonte”.
Questa ipotesi sulle fonti di Matteo e Luca si chiama "teoria delle due fonti”:
Gli studiosi hanno dedicato grandissima attenzione alla questione e hanno prodotto numerosi studi su Q. Alcuni dubitano che sia realmente esistita, ma in realtà il significato della teoria delle due fonti è semplicemente l’insieme dei materiali condivisi da Matteo e Luca che non sono presenti in Marco. In questo senso Q esiste.
Ciò che non esiste, tuttavia, è un manoscritto antico che la contenga: questo, naturalmente, non significa che non sia mai esistita, ma solo che non ne è sopravvissuta alcuna copia. Ciò non deve sorprendere, in quanto non possediamo alcun manoscritto precedente al IV secolo che contenga un Vangelo del Nuovo Testamento in forma integrale.
Inoltre Q dev'essere stata soppiantata, per così dire, dai vangeli canonici molto presto: non vi era alcuna necessità di continuare a utilizzarla, una volta che era confluita nelle composizioni di Matteo e Luca.
È particolarmente interessante il fatto che Q sia costituita di un particolare tipo di materiale, ossia di detti attribuiti a Gesù. In altre parole, tutto ciò che Gesù dice ed è presente tanto in Matteo quanto in Luca (ma non in Marco) fa parte di Q. Volendo è possibile “inventare” questa font Q mettendo insieme questo materiale.
Quando la teoria delle due fonti iniziò a circolare, molti, scettici al riguardo, sostenevano che non poteva esistere nella tradizione cristiana antica una collezione di detti di Gesù e che pertanto l'idea stessa di Q era molto discutibile.
La scoperta del Vangelo di Tommaso ha messo nelle nostre mani, per la prima volta dall’antichità, un Vangelo interamente costituito di detti di Gesù, fornendo così un valido supporto all’ipotesi dell'esistenza di Q.
Il Vangelo di Tommaso e Q sono dunque lo stesso documento? La risposta è no: i detti di Tommaso non sono gli stessi di Q (si ricordi sempre che sebbene non possediamo un manoscritto di Q, identifichiamo il suo contenuto sulla base dei materiali contenenti parole di Gesù comuni a Matteo e Luca e assenti in Marco).
In ogni caso, e qui la cosa si fa particolarmente interessante, alcuni detti di Tommaso si ritrovano anche in Q, quindi evidentemente tra i due testi c’è una relazione. Tutti questi elementi concorrono a mostrare che alla base del Vangelo di Tommaso sta una collezione di detti di Gesù molto antica, che probabilmente esisteva già intorno alla metà del primo secolo e che poi è stata utilizzata nella composizione di diversi scritti.
Poiché tendenzialmente le versioni di questi detti che il Vangelo di Tommaso presenta sono molto semplici dal punto di vista formale e prive di elaborazioni e commenti, alcuni studiosi ritengono che le parole del Vangelo di Tommaso siano in realtà molto più vicine a quelle del Gesù storico rispetto a quelle presentate nei vangeli del NT.