Vangelo secondo Tommaso

Un prequel dei 4 Vangeli

I Detti

Incipit

Questi sono i detti segreti che Gesù il vivente ha proferito e Giuda, che è chiamato anche Tommaso, ha scritto.

Nell’incipit i nomi “Tommaso” e “Didimo” qualificano chi è il depositario di questi detti segreti, “gemello” spirituale di Gesù. Nel dichiarare Gesù come “Il Vivente”, implicitamente qui Tommaso dichiara che i detti seguenti sono di Gesù, il Risorto.

 

N.1–Interpretazione

Egli disse: "Chi troverà l’interpretazione di questi detti non gusterà la morte".

“Egli” è sicuramente Gesù poiché ha l’autorità di affermare che chi sa interpretare i detti, non “gusterà la morte”. Questa espressione la troveremo frequentemente nei detti, una frase che ai tempi in cui il Vangelo fu scritto aveva il significato di “vedere la morte”. Quindi Gesù promette che chi capirà il senso profondo (spirituale) di quanto dirà, non vedrà la morte (spirituale?).

 

N.2–Re su tutto

Dice Gesù: "Colui che cerca non smetta di cercare fino a quando abbia trovato, e quando avrà trovato sarà turbato, e quando sarà turbato sarà meravigliato e regnerà sopra il tutto”.

È indicato il percorso verso la Conoscenza: cercare, trovare, rimanere sorpresi-turbati, meravigliarsi e alla fina regnare insieme a Dio. Gesù anticipa questo stupore misto a turbamento in riferimento a quanto poi sarà maggiormente spiegato nei detti che seguono.

 

N.3–Il regno è dentro di voi

Dice Gesù: "Se coloro che vi guidano vi dicono: ‘Ecco, il regno è nel cielo’, allora gli uccelli del cielo vi precederanno; se essi vi dicono che è nel mare, allora i pesci vi precederanno. Ma il regno è dentro di voi e fuori di voi. Quando conoscerete voi stessi allora sarete conosciuti e comprenderete che siete i figli del Padre vivente. Se invece non conoscete voi stessi allora siete nella povertà e voi siete la povertà”.

È il primo invito di Gesù a considerare il Regno come già presente nel mondo. Viene altresì raccomandato a non dare credito a figure che si presentano come guide religiose o spirituali, attraverso il paradosso secondo cui gli uccelli e i pesci supererebbero gli esseri umani nel raggiungimento del regno se questo fosse nel cielo o nelle acque. L’insegnamento di tali maestri viene bollato come fuorviante.

 

N.4–Luogo della vita

Dice Gesù: "Nei suoi giorni l’uomo anziano non esiterà a interrogare un bambino piccolo di sette giorni sul luogo della vita ed egli vivrà; poiché molti dei primi saranno gli ultimi e diventeranno uno solo”.

Il neonato indica la purezza a cui aspira l’uomo nella sua tarda età. (La circoncisione in Israele avveniva l’ottavo giorno, quindi un bambino di sette giorni, sinonimo di purezza, indicherebbe una velata critica di questa pratica, esplicitamente rifiutata da Gesù in uno dei detti successivi). La vera vita è il Regno di Dio a cui aspira l’uomo anziano; Regno in cui tornerà ad essere un’unica unità, antecedente alla dolorosa separazione dei sessi dovuta al peccato di Adamo ed Eva. Il tema dell’unità tornerà spesso nei detti che seguono e tutti fanno riferimento all’originale progetto di Dio che creò l’Uno, “uomo e donna lo creò”. Quindi la separazione è un male e l’unione è un bene. Adamo ed Eva erano un Uno, con la componente maschile e la componente femminile, che fu successivamente separata come due entità differenziate a causa del peccato. Il matrimonio, come coppia, come unione, è il primo passo verso questa ricomposizione.

 

N.5–Riconosci ciò che sta davanti al tuo volto

Dice Gesù: "Riconosci ciò che sta davanti al tuo volto e ciò che ti è nascosto ti sarà rivelato. Perché non c’è nulla di nascosto che non sarà rivelato”.

È la promessa, in forma di paradosso, della rivelazione di ciò che è nascosto e l’invito a riconoscere ciò che è già visibile attraverso occhi nuovi in grado di percepire i segni del Regno, presente ancora in maniera seminascosta. Gesù promette che Dio concederà di riconoscere il suo Regno che è già intorno a noi a condizione che riusciamo a vederlo con i suoi occhi, ovvero con gli occhi dell’amore.

 

N.6–Non mentite

Lo interrogano i suoi discepoli e dicono: “Come digiuneremo? Come pregheremo? Come faremo l’elemosina? E che cosa osserveremo riguardo ai cibi?” Dice Gesù: “Non mentite e non fate ciò che è odiato, poiché tutto si rivela di fronte alla verità. Infatti non c'è nulla di nascosto che non sarà manifesto”.

Gesù non risponde direttamente alle domande poste, ma coglie l’occasione per spostare la risposta a livello morale rimarcando la necessità di un comportamento sincero di fronte al Padre e il suggerimento che solo a lui, e non agli uomini, bisogna render conto del nostro comportamento. Le regole difronte al Padre non valgono nulla, ma solo i comportamenti sinceri. Chiaro riferimento ai “sepolcri imbiancati” che vivono la religione solamente per l’apparenza.

 

N.7–Il leone e l’uomo

Dice Gesù: "Beato il leone che l’uomo mangerà, e il leone diventerà uomo. E maledetto l’uomo che il leone mangerà e il leone diventerà uomo”.

Gioco di parole incentrato sull’antica credenza che chi mangia un cibo, interiorizza le qualità dell’animale che ha mangiato. Così l’uomo che magia il leone, ne acquisisce le doti (forza, coraggio, etc.) mentre se viene mangiato dal leone, è quest’ultimo che acquisisce le doti dell’uomo il quale perde le sue proprie caratteristiche umane. Potrebbe essere anche interpretato con il leone che rappresenta le passioni; quindi l’uomo che doma le passioni (mangia il leone) è beato mentre è maledetto se le passioni s’impossessano di lui (il leone mangia l’uomo).

 

N.8–Il pescatore saggio

E disse: " L'uomo è simile a un pescatore esperto che gettò la sua rete nel mare e la trasse fuori dal mare piena di pesci piccoli. In mezzo a loro il pescatore esperto trovò un pesce bello e grande. Egli gettò via nel mare tutti i pesci piccoli e scelse quello grande senza difficoltà. Colui che ha orecchie per intendere intenda!”.

Potrebbe sembrare una parabola identica a quella dei Vangeli, sui pescatori e la rete; tuttavia in questo detto è l’uomo che sceglie un solo pesce, il più grande, e getta via tutti gli altri. Gesto coraggioso perché anche gli altri pesci più piccoli avrebbero potuto contribuire al suo reddito. Gesù è il pesce più grande (“ichthys” il primo simbolo cristiano); una volta trovato, dovremmo gettare via tutto il superfluo che invece il mondo ci propina in continuazione come indispensabile. Un solo grosso pesce, ovvero unicamente e solamente “Gesù nel cuore”.

N.9–Il seminatore

Dice Gesù: "Ecco che uscì il seminatore. Egli riempì la sua mano e gettò una manciata di semi. Alcuni caddero sulla strada; gli uccelli arrivarono e li presero. Altri caddero sulla roccia; non presero radice nella terra e non poterono elevarsi le spighe verso il cielo. Altri caddero sui rovi; essi soffocarono la semenza e il verme li divorò. Altri caddero sulla terra buona ed essa diede un frutto buono verso l’altro: e diede sessanta e centoventi per una misura".

Molto simile alla stessa parabola dei Vangeli, tuttavia non essendo legata alla successiva spiegazione di Gesù che definisce come il seme sia la parola di Dio, potremmo interpretare questa parabola in maniera diversa ovvero che il seminatore possa essere chiunque dovrebbe annunciare la Buona Novella. Si potrebbe allora notare una certa enfasi, o rimprovero, sulla “distrazione” del contadino che fa cadere i semi in posti non adatti alla crescita del grano. Considerando che in molti di questi detti spesso Gesù ci sollecita a un maggiore sforzo nel seguirlo, si potrebbe intravedere qui un ammonimento nei confronti del seminatore che avrebbe potuto avere un raccolto migliore se si fosse maggiormente concentrato nel gettare i semi solo sul terreno adatto, il terreno fertile, il terreno ricco di “humus” cioè di umiltà.

 

N.10–Fuoco sul mondo

Dice Gesù: "Io ho gettato il fuoco sul mondo ed ecco che lo custodisco fino a che esso bruci”.

Diverse interpretazioni a seconda che “lo custodisce” si riferisca al mondo o al fuoco: 1. “Custodisco il fuoco fino a che esso bruci”; 2. “Custodisco il fuoco fino a che il mondo bruci”; 3. “Custodisco il mondo fino a che il fuoco bruci”; 4. “Custodisco il mondo fino a che questo bruci”. Tuttavia è molto probabile che sia esatta la prima versione, cioè il decisivo ruolo di Gesù nel controllare il fuoco fino a quando questo non abbia esaurito la sua funzione. La durata più o meno lunga di questo fuoco dipenderà da come l’umanità si convertirà a Dio più o meno velocemente come annunciato moltissime volte dalla Madonna nei suoi messaggi all’umanità.

 

N.11–Questo cielo passerà

Dice Gesù: "Questo cielo passerà e quello al di sopra di esso passerà; e quelli che sono morti non sono in vita, e quelli che sono vivi non moriranno. Nei giorni in cui voi mangiavate ciò che è morto, ne facevate qualcosa di vivo; quando voi siete nella luce che cosa farete? Il giorno in cui eravate uno, voi diventaste due; ma, una volta diventati due, che cosa farete?".

Questo mondo e il mondo al disopra di questo mondo, passeranno (come nei sinottici “Il cielo e la terra passeranno…”) che fa presagire non solo lo sconvolgimento della terra ma anche dell’universo intero. Quelli che hanno creduto in Gesù vivranno, al contrario di quelli che non gli avranno creduto. Il probabile significato della frase che segue potrebbe essere: ”Se ora mangiate ciò che è morto (Gesù, eucarestia) per essere vivi, a maggior ragione cosa diventerete quando sarete nella luce?”. La spiegazione all’ultima domanda potrebbe essere un richiamo al ritorno allo stato di armonia dell'essere umano nell'unità (“Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.”), condizione che si realizza con l'annullamento della divisione tra maschio e femmina, per ripristinare l’Uno originario.

 

N.12–Giacomo il Giusto

I discepoli dicono a Gesù: «Noi sappiamo che tu ci lascerai: chi sarà grande sopra noi?” Dice Gesù a loro: “Da qualunque parte voi veniate, andrete da Giacomo il giusto, per il quale sono stati fatti il cielo e la terra”.

Giacomo, fratello di Gesù, ha rivestito tra i fedeli della prima generazione un ruolo molto più importante di quanto lasciano trasparire gli Atti degli Apostoli, dove la sua figura rimane di secondo piano rispetto a quella di Pietro e Paolo il quale lo definisce una “colonna” accanto a quella di Cefa e di Giovanni, e lo nomina prima di questi. Oltre ad annoverarlo tra gli apostoli, Paolo lo indica come destinatario di un'apparizione personale di Gesù risorto.

 

N.13–A chi sono simile?

Dice Gesù ai suoi discepoli: “Fate un paragone e ditemi a chi sono simile”. Gli disse Simon Pietro: “Tu sei simile a un angelo giusto”. Gli disse Matteo: “Tu sei simile a un saggio filosofo”. Gli disse Tommaso: “Maestro, la mia bocca è del tutto incapace di dire a chi tu sei simile”  Dice Gesù: “Io non sono più il tuo maestro, poiché hai bevuto e ti sei inebriato alla sorgente effervescente che io ho misurato”. E lo prese, indietreggiò, e gli disse tre parole. Quando Tommaso tornò dai suoi compagni questi gli chiesero: “Che cosa ti ha detto Gesù?”. Tommaso disse loro: “Se vi dico una sola delle parole che egli mi ha detto, prenderete delle pietre e le lancerete contro di me, quindi un fuoco uscirà dalle pietre e vi brucerà”.

Mentre le risposte degli altri Apostoli riflettono più o meno i racconti dei vangeli sinottici, in questo detto la risposta di Tommaso sembra essere quella più adeguata poiché è impossibile definire l’identità di Gesù utilizzando riferimenti e schemi umani. La sorgente identifica la sapienza di Dio e, in questo detto, Gesù dichiara implicitamente Tommaso suo gemello spirituale poiché entrambi hanno bevuto alla stessa fonte. Mentre è ovviamente impossibile conoscere le tre parole rivelate a Tommaso, tuttavia si può ipotizzare che, poiché la lapidazione è la pena stabilita nella Torah per la bestemmia del nome divino, possa essere stato rivelato quel nome; per essere stato tenuto segreto questo nome non poteva essere un riferimento classico, noto, di Dio; ma qualche cosa di estremamente sconvolgente (per esempio: “Io, tu, tutta l’umanità, tutto l’universo è compreso in Dio; tutti noi ne siamo parte così come Dio è parte di noi”). Mentre l'immagine del fuoco che esce dalle pietre può essere la metafora della sorte di colui che vuole conoscere ciò a cui non può avere accesso: la rivelazione di Gesù che lui e il Padre sono una persona sola.

 

N.14–Ciò che esce dalla bocca rende impuri

Dice Gesù a loro: “Se digiunare, darete origine dentro di voi a un peccato; se pregate, sarete condannati; se fate l’elemosina, nuocerete ai vostri spiriti. E quando entrate in qualsiasi terra e camminate nelle campagne, se vi ricevono, mangiate ciò che vi metteranno davanti e guarite tra loro i malati. Poiché ciò che entra nella vostra bocca non vi renderà impuri, ma è ciò che esce dalla vostra bocca che vi rende impuri!”.

Gesù condanna di nuovo il forzato formalismo di alcune pratiche religiose di tradizione vetero testamentaria: digiuno, preghiera ed elemosine. Anzi, con la loro solo pratica, si corre il rischio di distoglierci dall’obbiettivo della ricerca interiore di Gesù. Segue l’invito a non seguire le norme alimentari giudaiche quando sono invitati a casa da non osservati o stranieri, poiché il male non è ciò che entra ma ciò che esce dal nostro cuore. Nasciamo con due semi nell’anima, quello del bene e quello del male: spetta a noi far crescere la piantina del bene e rendere infruttuosa quella del male.

 

N.15–Colui che non è stato generato da donna

Dice Gesù: "Quando vedrete colui che non è stato generato da donna prosternatevi con la faccia a terra e adoratelo. Egli è il vostro Padre”.

Colui che non è nato da donna è Dio in contrapposizione con quelli “nati da donna” che identificavano l’umanità. È la raccomandazione di prostrarsi per non vedere chi non può essere visto direttamente. È una raccomandazione relativa al viaggio dell'anima verso Dio quando, al termine di questo viaggio, vivremo quell’incontro salvifico.

 

N.16–Sono venuto a portare divisioni

Dice Gesù: "Forse gli uomini pensano che io sia venuto a gettare pace nel mondo; ed essi non sanno che è la divisione che sono venuto a gettare sulla terra: fuoco, spada e guerra. Poiché saranno cinque in una casa: tre contro due e due contro tre; il padre contro il figlio e il figlio contro il padre; ed essi saranno saldi, essendo solitari”.

Questo è un detto simile ai racconti dei Vangeli; Gesù è venuto per rompere il falso equilibrio, il lacerante “status quo” che tutto congela e non permette la crescita, come i legami umani quando si interpongono alla chiamata di Gesù. Colui o colei che mette al centro della propria vita Gesù e si allontana dai rumori e dalle attrazioni del mondo, è destinato alla solitudine spirituale ma è proprio questo distacco dal superfluo che lo rende saldo.

 

N.17–Io vi darò

Dice Gesù: "Io vi darò quello che l’occhio non ha visto, e quello che l’orecchio non ha inteso, e quello che la mano non ha toccato, e quello che non è mai salito dal cuore dell’uomo”.

Qui Gesù rivela la promessa di svelare cose che non sono state mai dette né viste né udite prima. Gesù afferma con chiarezza che la sua Buona Novella è il superamento del Vecchio Testamento. Ci svelerà anche tutto ciò che è ancora racchiuso nel nostro cuore, anzi ci aiuterà a farlo sgorgare fuori, perché la “nuova legge” è stata scolpita, già dalla nascita, dentro di noi.

 

N.18–Beato colui che sarà saldo all’inizio

Dicono i discepoli a Gesù: “Dicci come sarà la nostra fine”. Dice Gesù: “Avete dunque scoperto l’inizio, che cercate la fine? Poiché dove è l’inizio, là sarà la fine. Beato colui che sarà saldo all’inizio: egli conoscerà la fine e non gusterà la morte”.

In questo interessante detto, più che interessati alla fine del mondo, i discepoli sono interessati a “come” sarà la loro fine. La risposta è l’affermazione che il mondo celeste e quindi anche la nostra essenza (il nostro vero Io) è senza tempo, è una sequenza di stati diversi ma non di tempi diversi. Quindi la fine è l’inizio e l’inizio è la fine. Quando non esiste il tempo, tutto è contemporaneo; cambia lo “stato” del nostro essere immortale, il cero Io, che potrà aver speso bene l’esperienza terrena (si sarà quindi avvicinato alla perfezione di Dio innalzando il suo stato spirituale) oppure sprecata l’opportunità del passaggio terreno nel non essere stati saldi nell’amore verso il Padre.

 

N.19–Beato colui che era prima di essere

Dice Gesù: "Beato colui che era prima di essere. Se diventate miei discepoli e ascoltate le mie parole queste pietre vi serviranno. Infatti voi avete cinque alberi nel paradiso che non cambiano né d’estate né d’inverno e le loro foglie non cadono. Chiunque li conoscerà non gusterà la morte”.

L’uomo e la donna Celesti preesistevano fin dall’inizio della creazione. Gesù quindi incoraggia i discepoli a perseverare anche quando le pietre saranno loro d’inciampo. È nelle difficoltà che si riconosce il vero discepolo. La tradizione giudaica identifica i cinque alberi nell'olivo, il melo, il noce, il melone e la vite; mentre una elaborazione più sofistica indicherebbe i cinque alberi come simboli di vita, immortalità, conoscenza, intelligenza, discernimento.  Alberi che non muoiono mai come immutabili sono le parole del Padre. Beato è colui che scopre che già era prima di essere e che sfrutta la vita per migliorare colui che sarà.


N.20–Il granello di senape

I discepoli dissero a Gesù: "Dicci a cosa è simile il regno dei cieli”. Egli disse loro: “È simile ad un granello di senape, che è il più piccolo di tutte le semenze, ma, quando cade sulla terra lavorata, produce un grande ramo e diviene un riparo per gli uccelli del cielo”.

In questo detto molto semplice e ripreso dai sinottici, Gesù indica la realtà sorprendente del Regno dei Cieli, paragonato al piccolo seme che genera invece un abbondante e sicuro riparo per gli uccelli. Ma il Regno dei Cieli è già intorno a noi se lo potessimo vedere con gli occhi dello spirito. Sforziamoci di vederlo perché anche da un piccolissimo seme, noi, potrà nascere un immenso bene.

 

N.21–A chi assomigliano i tuoi discepoli?

Dice Maria a Gesù: “A chi assomigliano i tuoi discepoli?”. Egli dice: “Essi sono simili a bambini che si sono messi in un campo che non è il loro. Quando i padroni del campo arriveranno, essi diranno: Lasciateci il nostro campo”. Essi si svestono davanti a loro per lasciarlo, consegnando il loro campo a quelli. Per questo io vi dico: se il padrone di una casa sa che arriverà il ladro, veglierà, prima che questo arrivi, e non permetterà che irrompa nella sua casa, parte del suo possedimento, e che porti via le sue cose. Quanto a voi, siate vigilanti nei confronti del mondo. Cingetevi i fianchi con grande forza, affinché i ladri non trovino la via per giungere a voi, poiché il profitto che voi custodite lo troveranno. Tra voi vi sia un uomo assennato! Quando il frutto maturò egli giunse rapidamente, prendendo in mano la falce, e lo mieté. Colui che ha orecchie per intendere intenda!”.

L’interpretazione potrebbe essere duplice a seconda che i pronomi personali e possessivi si possono riferire tanto ai bambini quanto ai padroni del campo; ne deriva che la narrazione assume un significato differente a seconda a chi si attribuiscono questi pronomi. Non c’è accordo tra i critici moderni sulla reale interpretazione, tuttavia considerando il complessivo dei detti, sembra che qui Gesù voglia sottolineare la necessità della rinuncia verso i beni del mondo (spogliarsi) per accedere al Regno (il campo), mentre i bambini, rappresentando l’ideale di purezza, sono la strada da percorrere per potervi entrare. Nel proseguo del detto, la nota similitudine del padrone che deve stare attento e vegliare affinché il ladro non porti via le sue cose. È un richiamo a essere vigili contro gli attacchi che, dall'esterno, minacciano la nostra salute spirituale, come le passioni e le tentazioni del mondo. Contrariamente ai sinottici, qui non è Dio che prende la falce ma “l’uomo assennato” che quando il grano diventa maturo ha il potere di mieterlo. Un nuovo aspetto interessante sulle possibilità che tutti noi abbiamo.

 

N.22–Quando farete di due uno

Gesù vide dei piccoli che succhiavano il latte. E disse ai suoi discepoli: “Questi piccoli che succhiano il latte sono simili a coloro che entrano nel regno”. Essi gli dissero: “Allora diventando piccoli entreremo nel regno?” Gesù disse loro: ”Quando farete di due uno, e farete l’interno come l’esterno, e il superiore come l’inferiore, e quando voi farete il maschio e la femmina un solo e unico essere in modo che il maschio non sia maschio e la femmina non sia femmina, quando farete occhi al posto di un occhio, mano al posto di mano, piede al posto di piede, immagine al posto di immagine, è allora che entrerete nel regno”.

La similitudine dei lattanti (noi) che succhiano il latte (la parola di Gesù) porta al concetto che, per entrare nel Regno, è necessaria la riunificazione degli opposti (interno e esterno, superiore e inferiore) del nuovo essere umano, il modello celeste, mediante l’unificazione dell’uomo e della donna, attraverso la sostituzione delle sue vecchie parti umane e distine, esemplificate negli occhi, nelle mani, nei piedi. Dal vecchio individuo, all’Individuo Celeste.

 

N.23–Scelti tra mille

Dice Gesù: "Io vi sceglierò uno tra mille e due tra diecimila. E saranno saldi, essendo solitari”.

Molti i chiamati ma pochi gli eletti. Il concetto del solitario si ripete con riferimento a chi rinuncia alle attrazioni del mondo che si ritrova, per questo, non in grande compagnia. Simile ai grani di lievito dispersi in mezzo alla farina.

 

N.24–La luce

I suoi discepoli dissero: “Insegnaci il luogo dove tu sei perché è necessario che noi lo cerchiamo”. Disse loro: “Chi ha orecchie intenda. Vi è luce in un uomo di luce, ed essa illumina il mondo intero. Se essa non risplende, c'è la tenebra”.

La richiesta dei discepoli sul luogo dove andrà Gesù per poterlo raggiungere, indica che nel Vangelo di Tommaso non sembra imminente la fine del mondo, contrariamente ai sinottici e alle lettere di Paolo in cui invece sembrava imminente; altrimenti la domanda non avrebbe senso. Gesù non risponde direttamente alla richiesta se non indicando nell’individuo spirituale colui che ha già trovato Gesù. Non c’è bisogno di andarlo a cercare; è già qui dentro di noi se diventiamo “uomini e donne di luce”.

 

N.25–Ama tuo fratello

Dice Gesù: "Ama tuo fratello come la tua anima. Custodiscilo come la pupilla del tuo occhio”.

A differenza dei sinottici “ama il tuo prossimo”, diventa “ama tuo fratello”, cioè il “prossimo” non è colui o colei che ti sta vicino, con cui entri in contatto; ma è addirittura tuo fratello. Poiché siamo tutti figli di Dio, cioè tutti fratelli, questo detto allarga l’amare come la propria pupilla, a tutti gli esseri del mondo. La cecità era ai tempi, così come anche oggi, la menomazione più grave che compromette una normale vita sociale; conferma ne sono i molti miracoli di Gesù proprio nei confronti dei non vedenti.

 

N.26–La pagliuzza e la trave

Dice Gesù: "La pagliuzza nell’occhio di tuo fratello tu la vedi ma la trave nel tuo occhio non la vedi. Quando avrai tolto la trave dal tuo occhio allora tu vedrai e potrai togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello”.

Ammonimento a chi pretende di essere d’insegnamento per gli altri, avendo lui stesso qualche cosa di più grave da farsi perdonare. Non è una “critica alla critica”; è giusto correggere il fratello che sbaglia, tuttavia prima di farlo bisogna toglierci la trave dal nostro occhio. Altrimenti conviene stare zitti e “lavorare” prima su di noi per essere poi d’aiuto agli altri.

  

N.27–Digiunate dal mondo

"Se non digiunate dal mondo, non troverete il Regno. Se non celebrerete il sabato come sabato non vedrete il Padre”.

È una raccomandazione di Gesù a digiunare dal mondo, dalle sue false attrattive così come è necessario astenersi dal festeggiare il sabato solo perché legge. Solo con la sincerità del cuore e non con le leggi, si può vedere il Padre. Anche in questo detto di Gesù c’è il richiamo a conoscere meglio la “nuova legge” scolpita nel nostro cuore, per poter vedere il Padre. Non c’è bisogno di intermediari.

 

N.28–Mi sono manifestato nella carne

Dice Gesù: "Mi sono levato in mezzo al mondo e mi sono manifestato loro nella carne; li ho trovati tutti ubriachi e non ho trovato nessuno tra loro assetato. E la mia anima ha sofferto per i figli degli uomini, poiché essi sono ciechi nel loro cuore e non vedono bene; infatti vuoti sono venuti al mondo e vuoti cercano di uscire dal mondo. Ma in questo momento sono ubriachi; quando scuoteranno via il loro vino, allora si convertiranno”.

Gesù sembra molto deluso dell’umanità che ha trovato; ma non tanto perché non ha capito o voluto capire il suo messaggio, ma, peggio ancora, perché l’ha trovata addirittura incapace di intendere la Buona Novella poiché ubriaca. Sembra che voglia dire che in realtà la sua missione si sia ridotta, in maniera molto deludente, a lasciare per iscritto, agli uomini e alle donne di questo mondo, quello che avrebbe voluto dire loro a voce. Ma il tutto sembrerebbe rimandato a quando ci liberemo dall’ubriacatura delle bollicine del mondo per poi poter scoprire le cose del Cielo. Sembra inoltre, anche in questo detto, che ritorni il tema che l’umanità in realtà sia stata da sempre in mano al Principe del Mondo e che Gesù sia venuto per liberarci da lui. Ovvero che il Principe del Mondo sia stato il seminatore della zizzania e che Gesù sia venuto a seminare di nascosto il grano.

 

N.29–Carne e spirito

Dice Gesù: "Se la carne esiste a causa dello spirito è una meraviglia. Se, al contrario, lo spirito è venuto all’esistenza a causa del corpo, ciò è la meraviglia delle meraviglie. Ma di questo io mi meraviglio: come questa grande ricchezza abbia preso dimora in questa povertà!”.

Se la carne (Gesù) è stata generata dallo Spirito, è una meraviglia; ma se lo Spirito è generato dalla carne (noi) è la meraviglia delle meraviglie. Gesù si meraviglia inoltre come ciò possa essere successo in una umanità così povera spiritualmente. Siamo sempre e comunque figli di Dio, e lui non ci abbandona.

 

N.30–Io sono con lui

Dice Gesù: "Dove sono tre, c’è Elhoim, e dove è uno solo, dico: io sono con lui. Solleva la pietra, e là mi troverai; spezza il legno, e io sono là”.

Dove si riuniscono nel mio nome tre persone, lì c’è Dio; dove c’è una sola persona, allora io sono con lei indicando che colui o colei che cercano l'incontro con Gesù nella solitudine devono saper cogliere la sua presenza in tutto ciò che hanno intorno a loro.

 

N.31–Un profeta non è accettato

Dice Gesù: "Un profeta non è accettato nel suo villaggio. Un medico non cura coloro che lo conoscono”.

Nota profezia di Gesù su come la gente del proprio “villaggio” difficilmente riconosce le capacità di qualcuno uscito dalla propria comunità; sia Maestro o profeta oppure medico in grado di guarigioni miracolose. È una osservazione sulle difficoltà della propria missione, così come una raccomandazione per i suoi discepoli sulla probabilità di incontrare molte difficoltà nella loro predicazione  in ambito della comunità o paese d’origine.

 

N.32–Una città costruita sulla montagna

Dice Gesù: "Una città costruita su un’alta montagna e fortificata non potrà essere presa e non potrà essere nascosta”.

In questo detto molto simile a quelli dei sinottici c’è un forte incoraggiamento di Gesù ai suoi discepoli presenti e futuri ad essere solidi come una fortezza e al di sopra delle ordinarie relazioni sociali e fiduciosi nel successo della propria missione.

 

N.33–La lampada sotto il moggio

Dice Gesù: "Ciò che sentirai con il tuo orecchio, nell’orecchio altrui proclamalo dall’alto dei tetti. Perché nessuno accende una lampada e la mette sotto il moggio, né in un luogo nascosto; al contrario la si mette su un lampadario, in modo che chiunque entra ed esce veda la sua luce”.

Simile ai sinottici, questo detto è come il seguito di quello precedente della città fortificata, invitando nuovamente i discepoli a proclamare apertamente e con coraggio la Buona Novella. Bisogna costruire la nostra personale missione come un lampadario messo nell’ingresso che fa luce sempre, che è impossibile non vedere, anche quando noi non ci saremo più. Una nostra permanente impronta del nostro passaggio.

 

N.34–Se un cieco conduce un altro cieco

Dice Gesù: "Se un cieco conduce un altro cieco, essi cadono entrambi in un fossato”.

L’antico proverbio del cieco che guida un altro cieco è chiaramente in contrapposizione con i due detti precedenti della città ben visibile e della lampada sul lampadario. È ancora un ammaestramento per i suoi discepoli ad essere portatori di luce, a illuminare un mondo di ciechi che conducono ciechi. Cecità di cuore che impedisce la conversione e il riavvicinamento a Dio. Chi è il cieco che conduce un altro cieco se non colui che si è arrogato il diritto di condurre?

 

N.35–Nella casa di una persona forte

Dice Gesù: "Non è possibile che qualcuno entri nella casa di un uomo forte e la prenda con la forza, se non gli ha legato le mani: solo allora gli svuoterà la casa”.

Potrebbe avere una duplice interpretazione; la prima ipotizza che il detto si riferisca alla missione di Gesù stesso, ovvero della necessità, prima di entrare nel mondo, di essere più forte del Principe che lo governa legandogli le mani attraverso l’unica cosa che egli non è in grado di fare: la pratica dell’amore. Mentre la seconda interpretazione ipotizza che il detto sia la continuazione di quelli precedenti (ambito dell’insegnamento) esortando i discepoli a rafforzare la propria preparazione per essere in grado di essere vincitori nei confronti della resistenza e dell’ottusità del mondo. Personalmente propenderei per la prima interpretazione che è simile a quella della zizzania (il campo pieno di zizzania seminata dal Principe del Mondo e Gesù che di nascosto ha seminato il grano).

 

N.36–Non preoccupatevi

Dice Gesù: "Non preoccupatevi da mattina a sera, né da sera a mattina, né, riguardo al vostro cibo, di che cosa mangerete, né, riguardo al vostro vestito, di che cosa indosserete. Siete di gran lunga migliori dei gigli, i quali non filano né tessono. Quando non avete un indumento, che cosa indossate? Chi potrebbe aggiungere qualcosa alla vostra statura? Egli stesso vi darà il vostro indumento”.

Sempre nell’ambito dell’insegnamento ai discepoli, qui Gesù li esorta a non preoccuparsi di cosa mangeranno e di come si vestiranno ma di confidare e affidarsi a Dio per quanto riguarda le necessità quotidiane, in modo da potersi dedicare completamente alla preparazione del regno.

 

N.37–Come bambini piccoli

I suoi discepoli dissero: "In quale giorno tu ci apparirai e in quale giorno noi ti vedremo?”. Disse Gesù: “Quando vi spoglierete senza vergogna e prenderete i vostri vestiti e li metterete ai vostri piedi e li calpesterete come fanno i bambini piccoli; allora vedrete il figlio del Vivente e non proverete timore”.

Anche da questo detto sembra che i discepoli non credano che la venuta del regno sia vicina come invece si deduce dai sinottici e dalle lettere di Paolo. Non avrebbe allora senso questa richiesta di conoscere la data del suo prossimo ritorno. Gesù non risponde direttamente ma indica quel giorno nel momento in cui noi ritorneremo alla semplicità e purezza dei bambini. Dal N.28: ”Ma in questo momento sono ubriachi; quando scuoteranno via il loro vino, allora si convertiranno”.

 

N.38–Mi cercherete e non mi troverete

Dice Gesù: "Molte volte avete desiderato sentire queste parole che vi dico e non c’è altri da cui ascoltarle. Ci saranno giorni in cui mi cercherete e non mi troverete”.

Gesù riafferma il valore straordinario e salvifico di questi detti, insegnamenti vitali mai svelati prima da alcuno. Questo detto sottolinea il forte e costante desiderio dei discepoli di ascoltare le parole di Gesù e di incontrarlo di nuovo di persona. Stesso desiderio e rimpianto che ci pervadono oggi, ma è nostra responsabilità mettere in pratica tutto ciò che dipende da noi perché questo incontro avvenga.

 

N.39–I farisei e gli scribi

Dice Gesù: "I farisei e gli scribi hanno preso le chiavi della conoscenza e le hanno nascoste. Né sono entrati loro stessi né hanno lasciato entrare coloro che lo volevano. Voi al contrario siate prudenti come serpenti e puri come colombe”.

Questo detto, molto esplicito, riflette la situazione conflittuale con i rappresentanti del giudaismo tradizionale, qui identificati nei Farisei e negli Scribi. A loro è imputato un atteggiamento di chiusura e di esclusivismo che peggiora inoltre la loro colpa nel precludere agli altri la capacità della conoscenza di Dio. Ovvero che solo loro sono gli unici intermediari tra la terra e il Cielo. Stesso rischio di tutte le religioni, quindi anche quella cristiana, di interporsi tra noi e Dio e solo seguendo le loro regole e dettami, potremo accedere al Paradiso. La storia che si ripete: noi deleghiamo a loro la gestione della nostra spiritualità e loro ci “garantiscono” l’accesso alla salvezza. Non era ed è un problema di semplice rimpiazzo della vecchia leadership, ma è un’esortazione a sviluppare in sé stessi la necessaria capacità di discernimento e a riconoscere quale unica guida Gesù, che ci dischiude il suo messaggio salvifico.

 

N.40–Una vite

Dice Gesù: "Una vite venne piantata fuori dal Padre e, non essendo forte, sarà estirpata con la sua radice e morirà”.

Una vite non è stata piantata da Dio e sarà estirpata. Stessi simboli, la vite, la vigna, i vignaioli; stesse parole usate da Gesù per indicare invece la strada del Regno. Chi ha piantato allora un’altra vite simile a quella di Dio per ingannare il mondo usando le stesse parole e gli stessi simboli? Se avesse piantato un altro albero, sarebbe stato subito evidente l’autore dell’imbroglio; ma l’uso della vite ci mette in guardia dai falsi profeti e dalle false guide spirituali, chiunque esse siano.

 

N.41–A chi ha sarà dato

Dice Gesù: "A chi ha nella sua mano qualcosa a lui sarà dato. A chi non ha, il poco che ha gli sarà preso”.

Non sono i beni terreni a tenerci lontano da Dio, ma essere a loro legati, dipendenti da loro; chi più si sentirà legato a questi beni, di più ne avrà e di più si allontanerà; chi meno ne avrà, di più si libererà anche da quei pochi legami che ha, e si avvicinerà a Dio.

 

N.42–Passate oltre

Dice Gesù: " Siate capaci di passare oltre!"

Varie interpretazioni, la più probabile, che deriva dal contesto sociologico in cui si sono sviluppati questi detti, è l’invito a seguire la vita di Gesù, ovvero di essere capaci a passare oltre le cose del mondo, di eliminare il superfluo, di elevarsi verso lo Spirito oltre il livello della consuetudine, normalità e tradizione.

 

N.43–Chi sei tu?

Gli dissero i suoi discepoli: “Chi sei tu, per dirci queste cose?”. “Da ciò che io vi dico non avete capito chi sono, ma siete diventati come i Giudei: infatti essi amano l’albero ma odiano il suo frutto o amano il frutto e odiano l’albero!”.

I Giudei sono gli avversari religiosi di Gesù i quali lo contraddicono qualunque cosa dica. È come se dicesse: “Se dico bianco, loro dicono nero; se dico nero, loro dicono bianco” disinteressandosi completamente nel tentare di comprendere il nuovo messaggio di Gesù; è quasi la continuazione del detto precedente di “passare oltre”, quindi un ulteriore invito ai suoi discepoli ad abbandonare questo vecchio modo pensare e di non entrare in una inutile contrapposizione quando si troveranno in situazioni simili. È l’estrema condanna del formalismo che è interessato all’apparenza e non al contenuto.

 

N.44–Bestemmia

Dice Gesù: "A chi bestemmia il Padre sarà perdonato e a chi bestemmia il Figlio sarà perdonato. Ma a chi bestemmia contro lo Spirito Santo non sarà perdonato né in terra né in cielo”.

La bestemmia contro lo Spirito Santo, l’essenza della Divinità, cioè l’Amore incondizionato che tutto pervade, ci allontana per sempre da Dio. È il costituente di tutto l’universo, tenuto insieme da questo immenso Amore che tutto lega con fili invisibili; il mondo animato ed inanimato. Bestemmiare, cioè non amare, questo Spirito Unificatore, significa negare semplicemente il Tutto.

 

N.45–Non sono raccolte uve dalle spine

Dice Gesù: "Non sono raccolte le uve dalle spine né sono colti i fichi dai cardi, perché non danno frutti. Un uomo buono trae il bene dal suo tesoro. Un uomo cattivo trae delle cose cattive dal cattivo tesoro che è nel suo cuore, ed egli dice cose cattive, infatti dall’abbondanza del cuore estrae il male”.

Sia la bontà che la cattiveria sono dentro di noi. Dentro ognuno di noi si svolge la piccola o grande guerra tra il bene e il male. Lo scopo della vita è cercare di estrarre da dentro noi, solo i frutti buoni e lasciare che i frutti cattivi si atrofizzino; alimentare la bontà e annullare la cattiveria. Le spine e i cardi si sono polemicamente gli esseri umani che continuano a seguire i leader religiosi della tradizione, mentre i discepoli di Gesù sono coloro che sono in grado di estrarre tutto il bene possibile dai loro cuori.

  

N.46–Giovanni Battista

Dice Gesù: "Tra i figli di donna da Adamo fino a Giovanni Battista non c’è nessuno più grande di Giovanni Battista, così questo non deve abbassare gli occhi. Ma io ho detto che chi tra voi diventerà piccolo conoscerà il regno e diventerà più grande di Giovanni”.

Da un lato viene ribadita la grandezza di Giovanni quale profeta, ma dall'altro viene definita la sua posizione come inferiore rispetto a quella del più piccolo nel regno di Gesù. Chi infatti si fa piccolo in questo mondo sarà più grande dello stesso Giovanni Battista. Chi è umile (humus) diventa un terreno fertile che raccoglie il seme gettato da Gesù e lo moltiplica; chi è piccolo “vola” basso e vede e condivide la vita dei piccoli di Dio. Chi è orgoglioso “vola” alto e si stacca dalla realtà della vita.

 

N.47–Vino nuovo in otri vecchi

Dice Gesù: "Non è possibile che un uomo monti due cavalli o che tenda due archi. E non è possibile che un servitore serva due padroni perché onorerà l’uno e oltraggerà l’altro. Nessun uomo beve il vino vecchio e desidera subito bere il vino novello. E il vino nuovo non è messo in otri vecchi per paura che si spacchino. E il vino vecchio non è messo in un otre nuovo perché non si guasti. E una vecchia toppa non si cuce su un vestito nuovo perché si produrrebbe uno strappo”.

Eccetto la prima parte del detto, tutte le altre sono simili a quelle dei sinottici. L’insieme di tutti questi proverbi sottolinea la necessità della scelta degli insegnamenti della Buona Novella e non di tenere un atteggiamento ambiguo seguendo nello stesso tempo la vecchia Legge. Di nuovo dunque, nei detti di Tommaso, risulta chiara e forte la richiesta di esclusività da parte di Gesù.

 

N.48–Montagna allontanati

Dice Gesù: "Se due fanno la pace tra loro in questa casa e diranno alla montagna ‘Allontanati’, essa si allontanerà”.

L’armonia e la pace sono le condizioni per ottenere risultati apparentemente impossibili, insperati. Non ci sono luoghi sacri fatti di pietra e mattoni; la casa di Dio è dove ci sono almeno due in pace e in armonia.

  

N.49–Beati i solitari e gli eletti

Dice Gesù: "Beati i solitari e gli eletti, perché voi troverete il regno. Infatti da lì venite e lì ritornerete”.

Chi ama Gesù è come un solitario granello di lievito che fa lievitare la pasta. Chi segue Gesù è votato alla solitudine spirituale perché da sempre l’amore lo costringe a contrapporsi allo “status quo” in ogni luogo ed in ogni tempo. Contrapposizione che isola e rende solitari.

 

N.50–Venuti dalla luce

Dice Gesù: "Se vi chiedono ‘Da dove venite?’, dite loro ‘Noi siamo venuti dalla luce, dal luogo in cui la luce è venuta all’esistenza da sé stessa, si è innalzata e si è manifestata nella loro immagine’. Se vi dicono ‘Chi siete voi?’, dite ‘Siamo i suoi figli e siamo gli eletti del Padre Vivente’. E se vi domandano ‘Qual’è il segno del vostro Padre in voi?’, dite loro ‘È il movimento e il riposo’”.

Sempre come continuazione dell’insegnamento di Gesù ai suoi discepoli, queste sono le risposte che devono dare a chi formula quelle domande: siamo venuti dal cielo, dal luogo dove è nata la stessa esistenza; siamo i figli di Dio, gli eletti del Padre; il segno è il movimento, la predicazione, la costruzione del Regno del Padre, mentre il riposo è trovare il giusto spazio per rendergli grazie.

 

N.51–La venuta del mondo nuovo

I suoi discepoli gli dissero: " Quando verrà il giorno del riposo dei morti e in quale giorno il mondo nuovo verrà?”. Egli disse loro: “Ciò che voi aspettate è già venuto ma voi non lo avete riconosciuto”.

Rispunta sempre fuori la domanda di quando il tutto accadrà (la venuta di Gesù, il giudizio, etc.). La risposta di Gesù è disarmante nell’affermare che il Regno è già qui sulla terra ma che loro, con gli occhi del corpo, non riescono a vedere. È una sollecitazione a non guardare passivamente al futuro, sempre con un atteggiamento di attesa, ma ad essere proattivi nel presente (il movimento) perché il Nuovo Mondo comincia a realizzarsi qui; sulla terra.

 

N.52–Il Vivente

Dissero a lui i suoi discepoli: “Ventiquattro profeti hanno parlato in Israele e tutti hanno parlato di te”. Egli disse loro: “Avete ignorato il vivente che è davanti a voi e vi siete messi a parlare dei morti”.

Gesù rimprovera i suoi discepoli che implicitamente vorrebbero che confermasse che lui è il Messia atteso e profetizzato. A Gesù non interessa di essere il Messia, questa discussione le lascia ai morti; Gesù si preoccupa della difficoltà dei discepoli di riconoscerlo come il Dio Vivente, proprio davanti a loro. Riconoscendolo veramente come tale (l’incredibile realtà di Dio in mezzo a loro) tutte le altre cose, comprese le profezie del Vecchio Testamento sono da considerarsi superate, cose morte. Anche oggi corriamo lo stesso pericolo; di correre dietro alle cose morte, riti stantii, vecchie pratiche, miriadi di Santi, Padri ed Dottori e di dimenticarci il cuore della buona Novella: amore, perdono, compassione, fratellanza.

 

N.53–Circoncisione nello spirito

Dissero a lui i suoi discepoli: “La circoncisione è utile o no?”. Egli disse loro: “Se essa fosse utile il padre li genererebbe dalla madre già circoncisi. Invece è la vera circoncisione nello spirito che è utile sotto ogni aspetto”.

È molto simile allo stesso argomento citato nella lettera ai Romani di San Paolo (lettera datata 57 d.C. e quindi più o meno contemporanea a questo Vangelo di Tommaso datato tra il 50 e 60 d.C.) : “Infatti giudeo non è chi appare tale all'esterno, né la circoncisione è quella visibile nella carne; ma giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; la sua lode non viene dagli uomini, ma da Dio. Qual è dunque la superiorità del giudeo o quale l'utilità della circoncisione?”

 

N.54–Beati i poveri

Dice Gesù: " Beati i poveri perché il regno dei cieli è vostro”.

Simile ai sinottici anche se in Tommaso manca l’aggiunta “in spirito” che probabilmente è stata aggiunta successivamente per ragioni di opportunità temporali. Storica disputa se i poveri sono i poveri materiali o i poveri di spirito. Ma dall’insieme dei detti di Gesù l’interpretazione supera questa disputa: è povero colui che non si sente legato ad alcuna attrattiva del mondo ma che ha convertito (cumvergere), ha girato il proprio volto verso Gesù. Il povero è come Maria che allontanandosi dal sepolcro vuoto piangendo per la scomparsa di Gesù, ha sentito chiamare il suo nome, si è girata e ha riconosciuto il suo Signore.

 

N.55–Odiare il padre e la madre

Dice Gesù: "Colui che non odia suo padre e sua madre non potrà divenire mio discepolo. E se egli non odia i suoi fratelli e le sue sorelle e non porta la sua croce come me non sarà degno di me”.

Questo detto rimarca la necessità di allontanarsi dai legami familiari per seguire Gesù in maniera totale. Siamo all’inizio del Cristianesimo, con tante religioni esistenti da “superare”; quindi il lavoro è duro, difficile da cui viene richiesta dedizione assoluta. Lo stesso Tommaso tuttavia, nel successivo detto 101 addolcisce il concetto con “Chi non odierà suo padre e sua madre come me, non potrà diventare mio discepolo. E chi non amerà suo padre e sua madre come me non potrà diventare mio discepolo..”.

 

N.56–Il mondo e il cadavere

Dice Gesù: "Colui che ha conosciuto il mondo troverà un cadavere. E Il mondo non è degno di colui che ha trovato un cadavere”.

Il cadavere veniva considerato immondo e chi lo toccava lo diventava anche lui, necessitando una successiva purificazione. Qui Gesù intende le tentazioni del mondo come cose immonde da cui ci dobbiamo guardare.

 

N.57–La zizzania

Dice Gesù: “Il regno del Padre è simile ad un uomo che possedeva una semenza buona. Il suo nemico venne di notte e seminò la zizzania tra la semenza buona. L’uomo non permise ai suoi operai di sradicare la zizzania. E disse: ‘Per timore che sradicando la zizzania non sradichiate il grano con essa’. Il giorno del raccolto, la zizzania sarà ben visibile: allora sarà strappata e bruciata”.

Questo detto simbolizza la realizzazione del Regno di Dio la cui giustizia non avviene immediatamente ma rimandata al giorno del giudizio. Sembra che Gesù voglia metterci in guardia sul fatto che il male camminerà di pari passo col bene, anzi si mimetizzerà, si confonderà talmente con esso, che solo nel giorno del giudizio potrà essere smascherato. Anticipazione molto attuale anche ai giorni nostri, in cui vorremmo che il male fosse subito smascherato e reso inoffensivo.

 

N.58–Beato chi ha sofferto

Dice Gesù: "Beato l’uomo che ha conosciuto la sofferenza. Ha trovato la vita”.

Non è l’elogio della sofferenza; Gesù infatti è venuto a portare la gioia della Buona Novella, a instaurare la nuova Vita. Ma amare Gesù significa aprire il proprio cuore a tutto il mondo; a tutte le sofferenze del mondo; chi ama soffre. Questo è il suo incoraggiamento a non richiudersi, ma a perseverare nell’amore, a qualunque costo.


N.59–Guardare il Vivente

Dice Gesù: " Guardate il vivente mentre siete vivi, affinché non moriate e cerchiate di vederlo dopo senza riuscirci”.

Il vivente accomuna Gesù e il Padre; vedere Gesù è come vedere Dio; esperienza unica nella storia. È una sollecitazione ai suoi discepoli a non perdere questa unica e irripetibile opportunità di vedere Dio attraverso il Figlio.

 

N.60–L’agnello

Videro un samaritano che portava un agnello ed entrava in Giudea. Egli disse ai suoi discepoli: ”Che cosa intende fare con l’agnello?”. Gli dissero: “Ammazzarlo e mangiarlo”. Disse loro: “Finché l’agnello è vivo non lo mangerà, ma soltanto quando lo avrà ucciso e sarà diventato cadavere”. Dissero: “Non potrebbe fare altrimenti”. Disse loro: “Cercate per voi stessi un luogo per il riposo, perché non diveniate cadaveri e siate mangiati”.

Insegnamento di Gesù ai suoi discepoli per non diventare cadaveri ed essere quindi mangiati. Per non diventarlo, essi dovranno ricercare un luogo di riposo (movimento e quiete) dove ritrovare la purezza e la bontà di figli di Dio. La ritrovata armonia col Creatore, ci mette al riparo dal finire come l’agnello della samaritana.

 

N.61–Son venuto da chi è uguale a sé stesso

Dice Gesù: "Due riposeranno su un letto: uno morirà e l’altro vivrà». Dice Salomè: “Chi sei tu, uomo? Sei salito sul mio letto e hai mangiato alla mia tavola”. Le dice Gesù: “Io sono colui che è venuto all’esistenza da colui che rimane uguale a sé stesso. Mi è stato dato di ciò che appartiene al Padre mio”. “Io sono tua discepola”  “Perciò io dico: quando uno è indiviso sarà ricolmo di luce, ma se sarà diviso sarà colmo di tenebra”.

Gesù parla con Salomè in un colloquio amichevole mentre mangiano distesi su un divano (non la Salomè figlia di Erodiade, ma la discepola che, secondo Marco, dopo averlo seguito in Galilea, rimase con lui fino alla passione ed è una delle pie donne che scoprì il sepolcro vuoto). Gesù accenna dapprima alla casualità della vita, uno morirà e l’altro vivrà, insegnamento ai suoi discepoli, di cui Salomè fa parte, ad essere sempre pronti e con la “cintura ben stretta sui fianchi”; insegnamento che preoccupa Salomè tanto da chiederne una spiegazione. Gesù le risponde che proviene direttamente da Dio, colui che rimane sempre sé stesso. Salomè replica con altrettanta fermezza di essere sua discepola e quindi di avere potenzialmente gli stessi suoi attributi divini poiché la sua scelta è una profonda adesione al piano salvifico di Gesù. Il detto termina con l’affermazione di Gesù che per essere suoi discepoli bisogna essere integri, manifestazione dell’unità, che è il bene, e non la divisione che è il male.


N.62–Misteri

Dice Gesù: " Io parlo dei miei misteri a coloro che sono degni dei miei misteri. Ciò che la tua destra farà, che la tua sinistra non sappia ciò che fa”.

Gesù rivelerà i suoi misteri solo a coloro che ne saranno degni, richiedendo loro la segretezza di queste rivelazioni poiché spetta solo a Gesù valutare chi è degno e chi no.

 

N.63–Il ricco e la morte

Dice Gesù: "Un uomo ricco che possedeva una grande fortuna e disse: ‘Utilizzerò la mia fortuna per seminare, mietere, piantare e riempire i miei granai di frutti in modo che non mi manchi nulla’. Questo è ciò che pensava nel suo cuore. Ma quella notte morì.  Chi ha orecchie intenda!"

Questo uomo ricco si improvvisa imprenditore agricolo volendo investire i suoi molti beni in una attività a lungo termine come riempire i suoi granai di tutto ciò che produce la natura, con i suoi tempi, per assicurarsi un futuro senza più la preoccupazione di cosa mangiare.  Ma i tempi di Dio sono spesso molto diversi dai nostri piani. La stessa notte morì. Non vuol dire che non dobbiamo programmare il nostro futuro, ma sempre con la consapevolezza che Dio da e Dio toglie.

 

N.64–L’invito a cena

Dice Gesù: "Un uomo aveva degli ospiti. Quando ebbe preparato la cena inviò il suo servitore affinché chiamasse gli ospiti. Andò dal primo e gli disse: ‘Il mio padrone ti invita’. Egli rispose: ‘Sono creditore di alcuni mercanti. Vengono da me questa sera. Darò loro delle istruzioni. Mi scuso per la cena’. Andò da un altro e gli disse: ‘Il mio padrone ti invita’. Egli rispose: ‘Ho comprato una casa e sono impegnato tutto il giorno. Non sarò disponibile’. Andò presso un altro e gli disse: ‘Il mio padrone ti invita’. Gli rispose: ‘Un mio amico sta per sposarsi e io devo organizzare il banchetto. Non posso venire. Mi scuso per la cena’. Andò da un altro e gli disse: ‘Il mio padrone di invita’. Gli rispose: ‘Ho comprato un terreno. Devo andare a ricevere l’affitto. Non posso venire. Mi scuso’. Il servitore ritornò e disse al suo padrone: ‘Coloro che tu hai invitato a cena si sono scusati’. Il padrone disse al suo servitore: ‘Vai al bordo delle strade. Coloro che incontrerai portali a cena’. I compratori e i commercianti non entreranno nei luoghi del Padre mio”.

Questa nota “parabola del banchetto” non contiene allegorie sofisticate come quelle dei Vangeli; è più grezza, più diretta e quindi conferma la precedenza storica sulle successive versioni dei canonici. Le scuse addotte furono tutte molto ragionevoli anche per il fatto che l’invito arrivò all’ultimo, dopo che il banchetto era stato già preparato e questo ci permette di essere abbastanza solidali con i relativi comprensivi rifiuti. Tra l’altro tre di queste situazioni che generarono il rifiuto degli invitati, permettevano secondo la Legge per quanto queste ragioni fossero importanti, di non andare in guerra; ed erano: l'inaugurazione di una casa appena acquistata, la vendemmia di una vigna e il matrimonio. Non sembra quindi che originariamente questa parabola si riferisse a anticipazioni del Regno dei Cieli, quanto piuttosto a far notare che quando Gesù chiama, non ci sono attività più importanti che possano giustificare il rifiuto al suo invito. Se la risposta, anche se supportata da valide ragioni, fosse no, Gesù semplicemente rivolge la sua chiamata ad altri.

 

N.65–I cattivi vignaioli

Egli disse: “Un uomo buono aveva una vigna. Egli la diede a dei coltivatori perché la lavorassero ed egli potesse ricevere il frutto delle loro mani. Egli inviò il suo servitore perché i coltivatori gli dessero il frutto della vigna. Essi si impadronirono del servitore e lo malmenarono fin quasi ad ucciderlo. Il servitore ritornò e lo disse al suo padrone. Il suo padrone si disse: Forse non l’hanno riconosciuto. Inviò un altro servitore. I coltivatori malmenarono anche lui. Allora il padrone mandò suo figlio dicendosi: Forse rispetteranno mio figlio. I coltivatori, sapendo che era l’erede della vigna, lo presero e lo uccisero. Chi ha orecchi intenda”.

Anche in questa nota parabola ripresa dai sinottici, non si sono specifiche allegorie frutto di successive rielaborazioni; è più diretta e forse con una interpretazione che capovolgerebbe quella dei sinottici. In quei tempi infatti era molto frequente il possesso di proprietà terriere in mano a stranieri o comunque conniventi con l'autorità straniera, che avevano comportamenti molto duri nei confronti dei contadini locali tanto da generare aperte conflittualità derivate da un mix di motivazioni nazionalistiche e religiose. Lo farebbe pensare quell’incipit: ”ed egli potesse ricevere il frutto delle loro mani“. Quindi in questo detto, Gesù potrebbe aver preso le parti dei contadini, ammonendo chi è alla continua ricerca di una ricchezza smodata, vivendo sulle spalle del lavoro dei altri.

 

N.66–La pietra angolare

Dice Gesù: "Mostratemi la pietra che i muratori hanno gettato via. Quella è la pietra angolare!”.

Simile ai sinottici, Gesù indica che coloro che sono stati scartati dai signori del mondo (la “lista” delle Beatitudini), sono in realtà i suoi eletti. 

 

N.67–Conoscenza di sé stesso

Dice Gesù: "Chi conosce tutto ma non conosce sé stesso è privo di tutto”.

Viene ripreso il detto greco “conosci te stesso”. Ma tra i greci il detto andava interpretato come uno stimolo a conoscere, tramite la filosofia, chi si è veramente dentro di noi, in contrapposizione con il sapere del mondo e le sue leggi, o almeno prima di intraprenderne la conoscenza. Per il filosofo, la conoscenza del sé è superiore alla conoscenza del mondo. Ma qui Gesù indica una strada diversa: la conoscenza del sé è la riscoperta del frammento di Dio che è in noi. È attingere alla sua Sapienza attraverso la pratica della Buona Novella. È il “permesso”, come figli di Dio, di potergli parlare direttamente, senza alcuna l’intermediazione umana che spesso può essere contaminata da ragioni e interessi temporali.

 

N.68–Beati quando vi odieranno

Dice Gesù: "Beati voi, quando vi odieranno e vi perseguiteranno. E non si troverà un luogo dove non sarete stati perseguitati”.

Rispetto ai sinottici, non c’è un riferimento specifico nell’essere odiati nel seguire Gesù. Probabilmente si vuole originariamente dare una valenza maggiore a chi è perseguitato in generale e in ogni parte del mondo.

 

N.69–Beati i perseguitati

Dice Gesù: "Beati sono coloro che sono stati perseguitati nel loro cuore. Essi hanno conosciuto il Padre nella verità. Beati quelli che hanno fame, poiché la pancia di chi desidera sarà riempita”.

La sofferenza interiore è la naturale conseguenza alla conoscenza del Padre. Come in un precedente detto, aprirsi a Dio significa aprire il proprio cuore alle sofferenze del mondo. In compenso chi ha “fame” di Dio, sarà esaudito. Perseguitati nel cuore ha una valenza molto maggiore che perseguitati nel mio nome; si riferisce a chiunque nel mondo, di qualunque credo e fede, venga perseguitato per l’amore che dona; l’amore, da chiunque provenga è Gesù stesso.

 

N.70–Generazione e salvezza

Dice Gesù: “Quando prenderete coscienza di ciò che è dentro di voi, quello che avete vi salverà. Se non avete questo in voi, ciò che non avete in voi vi ucciderà”.

Duplice l’interpretazione di questo detto: 1- Dio si è riservato sorprendentemente il diritto di abitare dentro di noi; siamo il suo Tempio terreno. Più volte Gesù affermò che lui è dentro di noi come il Padre è dentro di lui. Il problema è che noi ancora non ce ne capacitiamo, non lo interiorizziamo, non ci convertiamo a guardare dentro di noi, ma siamo sempre alla ricerca di risposte e soluzioni “fuori” di noi. 2- Il dentro di noi può riferirsi al nostro vero sé, che esisteva prima dell’esperienza terrena e che sempre esisterà. Dall’esperienze di pre-morte (NDE), chi le ha vissute riporta l’esistenza di questo vero sé, il nostro vero essere, che attraverso l’esperienza terrena cerca di arricchire il proprio bagaglio spirituale per avvicinarsi alla perfezione di Dio. Non riconoscendo questo nostro vero sé, l’esperienza terrena risulterà assolutamente inutile (“vi ucciderà”).

 

N.71–Distruzione della casa

Dice Gesù: "Io distruggerò questa casa e nessuno potrà ricostruirla”.

Non si riferisce a sé stesso, come nei sinottici, poiché nessuno potrà ricostruirlo. Molto probabilmente “questa casa” va riferita alle istituzioni temporali; a tutte le istituzioni poiché la parola “casa” spesso veniva riferita, in quei tempi, a tutte le istituzioni degli uomini. In contrapposizione con la “casa spirituale” proclamata da Gesù attraverso la Buona Novella.

 

N.72–Il divisore

Un uomo disse a Gesù: "Parla ai miei fratelli affinché dividano i beni di mio padre con me”.  Gli rispose Gesù: “Uomo, chi ha fatto di me uno che divide?” Si girò verso i suoi discepoli e disse: “Sono uno che divide?"

L’interpretazione più logica di questo detto è che contiene due significati profondi; il primo è che Gesù non è venuto a risolvere o ad essere coinvolto nelle cose del mondo ma per far conoscere il Padre. La seconda è che non è venuto ad annullare la vecchia legge ebraica, ma a superarla; non è venuto a dividere ma a superare le leggi con un’unica legge, quella del cuore.

 

N.73–La messe abbondante

Dice Gesù: "La messe è abbondante, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il Signore che invii operai per la messe”.

Simile ai sinottici, è un pressante invito ai discepoli di allora come a quelli di oggi, ad operare per il bene, che nonostante tutto, è abbondante.

 

N.74–Intorno al pozzo

Uno disse: “Signore, molti sono intorno al pozzo. Ma nessuno nel pozzo”.

Si riferisce alla pratica di scendere nel pozzo per recuperare oggetti o persone cadute. Era richiesta una certa dose di esperienza e coraggio; quindi spesso la gente si accalcava intorno al pozzo ma nessuno aveva il coraggio di entrare. Esplicito richiamo alla missione dei discepoli di Gesù poiché in tanti si lamentano delle storture del mondo, ma pochi hanno la preparazione e il coraggio di affrontarle. Ovvero tante chiacchiere e pochi fatti.

 

N.75–I solitari

Dice Gesù: "Molti aspettano sulla porta, ma sono i solitari quelli che entreranno nella camera nuziale”.

Viene ribadito in questo detto il concetto che seguire Gesù porta alla solitudine, più spirituale che fisica (“voi site nel mondo ma non del mondo”); così come l’esempio dei piccoli e solitari granuli di lievito che però fanno lievitare l’intera pasta. In effetti, in tutti i tempi, i “solitari di Gesù” si sono ritrovati non solo a combattere contro le attrattive del mondo ma molto spesso anche contro le stesse istituzioni religiose, che molto spesso hanno deragliato da: “Io sono la Via, la Verità, la Vita”.

 

N.76–Il mercante

Dice Gesù: "Il regno del Padre è simile ad un mercante che possedeva della merce. Egli scoprì una perla. Il mercante era un uomo saggio. Vendette la merce e comprò per sé la perla. Anche voi cercate il tesoro che non perisce e che rimane in un posto dove la tarma non può mangiarlo né il verme può distruggerlo”.

Leggere differenze con i sinottici. Qui è un mercante e non un mercante di perle; quindi non un esperto del settore. Tuttavia capisce che è meglio per lui vendere tutta la sua merce (fonte del suo sostentamento materiale) per una sola perla, che avrebbe potuto anche essere stata falsa, data la sua inesperienza specifica. La morale di questo detto indica nella disponibilità ad abbandonare i beni materiali, la giusta predisposizione per essere attratti da un unico bene più importante; secondariamente, non essendo il commerciante un esperto di perle, viene sottolineato che vendere tutto per acquistare la perla è una decisione coraggiosa ed azzardata; la scelta di seguire Gesù è spesso una incognita, senza contropartite certe, è spesso un salto nel buio dettato più dal cuore che dalla mente.

 

N.77–Luce ed essere

Dice Gesù: "Io sono la luce che è al di sopra di ogni cosa. Io sono ogni cosa. Ogni cosa è uscita da me ed è a me che ogni cosa è venuta. Spaccate il legno: io sono lì; sollevate una pietra, ed è là che mi troverete”.

Gesù è al disopra di ogni cosa anzi è ogni cosa. Dai racconti di chi ha avuto esperienze di pre-morte, risulta stranamente la stessa affermazione: “Dissimilmente da molta altra gente, comunque, non ho mai chiamato Dio la Luce, perché Dio è oltre la nostra comprensione. Dio, credo, è molto più della luce, perché Dio è anche oscurità. Dio è tutto ciò che esiste, è tutto; e questo va ben oltre la nostra capacità di comprensione (dalla NDE del Dott. G. Rodonaia da “In Cielo e Ritorno”).”

 

N.78–La canna al vento

Dice Gesù: "Perché siete venuti in campagna? Per vedere una canna agitata dal vento? Per vedere un uomo vestito di vesti delicate come i vostri re e i vostri potenti? Sono loro che indossano morbide vesti; ed essi non potranno conoscere la verità”.

Sempre nell’ambito dell’insegnamento ai discepoli e ai nuovi credenti, Gesù smitizza l’apparenza tanto apprezzata nelle cose del mondo. Parla di campagna e non di città, perché ritiene i contadini o i pescatori, i più pronti ad accettare e capire la sua proposta. Il “valore” dell’apparire in contrasto col valore dell’”essere”.

 

N.79–Beato chi ascolta la parola

Una donna nella folla gli disse: "Beato il ventre che ti ha portato e i seni che ti hanno nutrito”. Egli le disse: “Beati sono coloro che hanno ascoltato la parola del Padre e che l’hanno conservata nella verità. Perché ci saranno dei giorni in cui direte: ‘Beato il ventre che non ha concepito e i seni che non hanno allattato’”.

Detto che si ritrova nei sinottici, anche se diviso in due parti e in contesti diversi, mentre qui in Tommaso riunito in un unico detto pervaso da una visione apocalittica all’approssimarsi del giudizio universale. Gesù inoltre non dice “la mia parola” ma “la parola del Padre” perché Gesù è la Parola di Dio che si è fatta carne. Spesso si parla del Vangelo di Gesù, di un Gesù Messia, etc. C’è sempre stato un forte rifiuto di Gesù nell’essere messo in primo piano rispetto al Padre; non ha mai voluto che l’annuncio fosse il suo annuncio ma quello del Padre; che si confondesse la profondità e la novità del suo messaggio col “rumore” dei miracoli, del nuovo Re che sfama il popolo, etc. Gesù è sempre stato, in ogni sua manifestazione, l’umile annunciatore dell’amore del Padre all’umanità.

 

N.80–Il corpo e il mondo

Dice Gesù: "Colui che ha conosciuto il mondo ha trovato il corpo. Ma il mondo non è degno di colui che ha trovato il corpo”.

Il corpo debole e deperibile è il simbolo delle cose del mondo. Chi si eleva attraverso la spiritualità dalle cose del mondo, il mondo non lo riconosce; il mondo non è più degno di loro.

 

N.81–Ricchezza

Dice Gesù: "Colui che si è fatto ricco, diventi re. E colui che esercita un potere vi rinunci”.

Ennesima esortazione a rinunciare alla “ricchezza” del mondo se si vuole seguire il percorso salvifico annunciato da Gesù.

 

N.82–Il fuoco

Dice Gesù: "Colui che è presso di me è presso il fuoco. E colui che è lontano da me è lontano dal regno”.

Gesù è lo spirito di fuoco, che avvampa d’amore. L’amore è spesso abbinato al fuoco che brucia dentro.

 

N.83 - Immagini e luce

Dice Gesù: "Le immagini sono manifeste all'uomo, ma la luce che è in esse è nascosta nell'immagine della luce del Padre. Egli sarà manifesto, ma la sua immagine sarà nascosta dalla sua luce”.

Qui Tommaso riprende il testo di Genesi (1,26-27): “Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza …”. Per essere a sua immagine e somiglianza Dio ci ha dotati sorprendentemente di un suo frammento dentro di noi, una sua immagine, ma non possiamo risplendere autonomamente di questa luce perché è parte della luce di Dio; siamo simili quindi, ma ovviamente non siamo come lui. Successiva puntualizzazione è che quando Dio si manifesterà, l’immensa luce che emanerà nasconderà la sua vera immagine, di cui comunque noi faremo parte.

 

N.84–Immagini

Dice Gesù: "Quando vedete la vostra figura voi vi rallegrate; ma allorché vedrete le immagini di voi stessi che sono nate prima di voi e non muoiono né si manifestano, quanto dovrete sopportare!”.

Abbiamo un corpo (la figura) e il nostro vero sé, esistente ancor prima della nostra nascita ed eterno. Quando moriamo è il nostro vero sé che abbandona il nostro corpo materiale come un vecchio vestito. Ci sorprenderemo di conoscere che abbiamo vissuto dedicandoci completamente a questa figura e non alla crescita del nostro vero sé, fine ultimo del nostro passaggio terreno. E questo potrebbe sconvolgerci. (Questa riflessione deriva dai resoconti delle esperienze di pre-morte di chi ha vissuto dal vivo, anche se temporaneamente, questa scoperta).

 

N.85–La morte di Adamo

Dice Gesù: "Adamo è scaturito da una grande potenza e da una grande ricchezza, e non è stato degno di voi. Perché se egli fosse stato degno non avrebbe gustato la morte”.

Questo detto non ha bisogno di molti commenti. L’errore di Adamo l’ha portato a diventare un mortale. Tutto il Vecchio Testamento andrebbe riletto come una allegoria. In questo caso: Dio ha creato una grande potenza, noi, gli Adami, i suoi figli, destinati ad una grande ricchezza come eredi del suo Regno. La grande ricchezza, il dono più grande, è stata la libertà totale di cui godiamo, di cui però non ne abbiamo fatto un buon uso ma, al contrario, allontanandoci da Dio, ha causato la nostra morte spirituale.

 

N.86–Il luogo del riposo

Dice Gesù: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli hanno i loro nidi. Ma il figlio dell’uomo non ha un luogo dove poggiare la sua testa e riposare”.

Anche gli animali hanno il proprio posto dove riposarsi; ma i Figli dell’Uomo, i poveri, gli immigrati, i diseredati, i trascurati, gli abbandonati; non hanno nemmeno un posto dove appoggiare la propria testa. Il Primo Comandamento dell’amore è accogliere tutti, sempre e ovunque, a braccia aperte.

 

N.87–L’anima e i corpi

Dice Gesù: "Miserabile è il corpo che dipende da un corpo. E miserabile è l’anima che dipende da questi due corpi”.

Miserabile è l’uomo (il suo spirito) che dipende da un altro uomo (e non da Dio). Ne consegue che miserabile è la sua anima che dipende dai desideri del proprio corpo che si fa guidare a sua volta dai desideri mondani di un altro corpo.

 

N.88–Il giorno venturo

Dice Gesù: "Gli angeli e i profeti verranno verso di voi e vi daranno ciò che è per voi. E voi date loro in cambio ciò che è nelle vostre mani. E dite a voi stessi: ‘In quale giorno verranno e riceveranno ciò che è loro?'".

La traduzione più semplice sarebbe il riferimento ai predicatori itineranti, apostoli e profeti, che offrono alla comunità l'annuncio della parola di Gesù arricchendoli spiritualmente in cambio di ciò che ciascuno di loro può offrire (vitto e alloggio) con l’ammonimento ad essere previdenti nell’organizzare l'accoglienza e il sostentamento di questi predicatori ancor prima che questi si presentino, offrendo loro l’ospitalità senza attendere che venga richiesto. Tuttavia sembrerebbe più in “tema” ritenere che Gesù si riferissi alla Parola di Dio che va incontro alle esigenze spirituali degli uomini nelle varie forme della comunicazione (scritte, verbali, attraverso i messaggi delle apparizioni, etc.) richiedendo loro in cambio ospitalità e accoglienza nei confronti degli Ultimi di Dio, in segno di comprensione ed accettazione di questa Parola. Gesù è esplicito e diretto nella conclusione, per evitare che ci gloriamo anche di questo: ciò che voi darete a loro è semplicemente ciò che a loro dovrebbe già appartenere.

 

N.89–Esterno ed interno

Dice Gesù: "Perché lavate l’esterno della coppa? Non comprendete che colui che ha creato l’interno è anche colui che ha creato l’esterno?"

Riguarda le leggi ebraiche della purificazione che si preoccupano dell’esterno e non dell’interno (lavaggi, purificazioni delle mani, etc.) Sono stolti perché per chi ha costruito la coppa, non c’è differenza tra l’esterno e l’interno; è un oggetto unico, una cosa sola.

 

N.90–Venite a me

Dice Gesù: "Venite a me, poiché il mio giogo è buono e la mia signoria dolce; e troverete riposo per voi”.

Simile ai sinottici; seguire Gesù comporta fatiche e rinuncia ma anche fatte con gioia.

 

N.91–Chi è Gesù

Gli dissero: "Dicci chi sei tu, affinché noi crediamo in te”. Egli disse loro: “Voi ben interpretate l’aspetto del cielo e della terra, ma colui che è davanti a voi non lo riconoscete. E non sapete comprendere il momento presente”.

Simile ai sinottici: “Quando si fa sera, voi dite: 'Bel tempo', perché il cielo rosseggia, e al mattino: 'Oggi tempesta', perché il cielo è rosso scuro. Sapete dunque discernere l'aspetto del cielo e non sapete discernere i segni dei tempi?". Dopo la pandemia, l’attuale guerra in Ucraina e il disastro in Turchia e Siria, qualche dubbio dovrebbe affacciarsi nella nostra mente se siamo in grado di discernere i segni dei tempi. Ma non sembrerebbe così, almeno apparentemente; tutto sembra continuare inesorabilmente come prima.

 

N.92–Cercate e troverete

Dice Gesù: "Cercate e troverete. Ma queste cose sulle quali mi avete interrogato una volta, e sulle quali non vi ho risposto allora, adesso vorrei rispondere. Ma ora non le cercate più”.

Detto che fa parte del grande tema dell’insegnamento ai suoi discepoli e ovviamente ai posteri e quindi a noi tutti. Riguarda la costanza nel cercare Gesù e le sue vie. Bisogna cercare e chiedere perché quello a cui non aveva risposto mentre era tra loro, adesso lo potrebbe svelare. Forse adesso siamo più maturi e potremmo meglio interpretare i suoi insegnamenti; ma ci siamo fermati a 2000 anni fa, ora non ricerchiamo più, non chiediamo più niente.

 

N.93–Puro

"Non date ai cani ciò che è puro, affinché essi non lo gettino nel letamaio. Non gettate le perle ai porci, affinché essi non le sporchino”.

La rivelazione di Gesù non va trasmessa a chi non ne è degno. Le perle sono tutti gli insegnamenti che Gesù ci ha dato e che continua a darci.

 

N.94–Cercare e trovare

Dice Gesù: "Colui che cerca troverà. E a colui che bussa sarà aperto”.

Gesù continua l’insegnamento ai suoi discepoli, sottolineando ancora l'importanza di essere aperti al suo messaggio con perseveranza, nonostante le difficoltà e gli ostacoli posti su questo cammino.

 

N.95–Il denaro

Dice Gesù: "Se avete del denaro non prestatelo, ma datelo a colui che non ve lo restituirà”.

Questo detto non rappresenta il rifiuto del denaro o di ogni bene materiale, ma è un invito al suo corretto utilizzo nel dare beneficio al prossimo e non diventare fonte di guadagno personale. È in linea con la riformulazione dei valori sociali in chi vuole seguire Gesù, ovvero nella liberazione della schiavitù della dipendenza delle cose del mondo, non nel loro utilizzo.

  

N.96–Il lievito

Dice Gesù: "Il regno del Padre è simile a una donna. Ella prese un pizzico di lievito, lo nascose nell’impasto e fece grandi pani. Chi ha orecchi intenda!”.

Inizia da questo detto, una serie di spiegazioni sul regno di Dio; in questo caso è una donna, come nel detto successivo, che nasconde il lievito nella farina. In un mondo fortemente maschilista, la citazione della donna rappresenta una continuazione nel rivedere, da parte di Gesù, i valori sociali allora praticati, includendola nella sua missione salvifica e facendola ufficialmente partecipe alla vita comunitaria. Da notare il “nascondere” il lievito nella farina; non “metterlo” ma “nasconderlo”. Si ha quasi l’impressione, analizzando i detti N.28 (umanità ubriaca), il N.35 (entrare nella casa del forte), il N.57 (la zizzania) e il successivo N.98, che da questo Vangelo di Tommaso s’inverta la storia del mondo; ovvero un mondo totalmente in mano all’avversario di Dio il quale, per salvarci e liberarci, invia suo Figlio a spodestarlo dalla sua casa, semina il grano per confonderlo con la zizzania e nasconde i suoi eletti nella farina per farla crescere.

 

N.97–Orcio di farina

Dice Gesù: "Il regno del Padre è simile a una donna che portava un orcio pieno di farina. Mentre camminava per una lunga strada il manico dell’orcio si ruppe. La farina cominciò a spargersi sulla strada dietro di lei. Poiché ella non lo sapeva non poteva essere in pena. Quando ebbe raggiunto la sua casa depose l’orcio e vide che era vuoto”.

Episodio ripreso dalla vita quotidiana di allora, che ha sempre per protagonista una donna nelle sue faccende domestiche. Non c’è altra spiegazione se non l’ammonimento di Gesù rivolto a tutti noi, valido per tutti i tempi: noi siamo nati con un vaso nel cuore con dentro la vera Sapienza di Dio; nel tempo, senza accorgercene poiché scivoliamo lentamente lontano da lui, perdiamo questa preziosa sapienza riempiendoci di tante altre cose; quando arriveremo a casa, davanti al suo cospetto, rimarremo stupiti, a volte spaventati, dalla semplice domanda che ci farà notando il vaso vuoto: “Cosa ne avete fatto della vostra vita?”.

  

N.98–Uccisione del potente

Dice Gesù: "Il regno del Padre è simile a un uomo che voleva uccidere un potente. Nella sua casa sguainò una spada e la affondò nella parete per vedere se la sua mano era abbastanza forte. Poi uccise il potente”.

Metafora per mettere in guardia i suoi discepoli sul fatto che, prima di affrontare una dura sfida, bisogna verificare le proprie forze. La battaglia contro il male non è banale; le sue armi sono sottili, infide, che possono penetrare nel profondo del nostro cuore per insinuare dubbi e paure. Sperimentata rettitudine, comprovata fedeltà alla parola, lungo esercizio alla bontà, consuetudine alla preghiera, fiducia nella sofferenza, fermezza nel seguire le vie dell’amore ad ogni costo; tutte queste sono le “armi” che il credente deve sperimentare prima di affrontare il potente nemico.

 

N.99–Madre e fratelli

I discepoli gli dissero: "I tuoi fratelli e tua madre stanno fuori». Egli disse loro: «Coloro che tra i presenti fanno la volontà del Padre mio, questi sono i miei fratelli e mia madre. Sono essi che entreranno nel regno del Padre mio”.

Nelle immaginabili difficoltà di una nuova “religione” che doveva farsi largo in un mondo di dei pagani e di una legge ebraica congelata nei suoi 613 precetti, nell’aspettativa di un Regno che si sarebbe dovuto rivelare in un breve lasso di tempo, era necessario che le prime comunità cristiane dovessero unicamente concentrarsi sul messaggio di Gesù. Gesù non aveva mai parlato di tempi; anzi ripeteva che i tempi spettano solo al Padre; tuttavia tra i primi discepoli era forte la convinzione che il tutto si sarebbe compiuto a breve, e quindi si sviluppò negli insegnamenti, e trapelato nei vangeli, disposizioni orientate alla totale dedizione all’avvento del Regno.

 

N.100–Tributo a Cesare

Mostrarono a Gesù una moneta d'oro e gli dissero, "Gli agenti di Cesare esigono da noi i tributi”. Egli disse loro: “Date a Cesare quel che è di Cesare, date a Dio quel che è di Dio, e ciò che è mio datelo a me”.

L’unica differenza con i sinottici è l’ultima frase di dare a Gesù quello che è suo. In un mondo ebraico dominato dal Vecchio Testamento, il fermarsi a “dare a Dio quello che è di Dio” poteva essere una riaffermazione della validità delle sole leggi ebraiche contraddicendo il nuovo messaggio. Qui Gesù, rispetto ai sinottici, aggiunge di dare a lui (il verbo di Dio) quello che è suo, ovvero la validità della nuova Buona Novella.

  

N.101–Odiare il padre e la madre

"Colui che non odierà suo padre e sua madre come me non potrà diventare mio discepolo. E colui che non amerà suo padre e sua madre come me non potrà diventare mio discepolo. Perché mia madre mi ha generato, ma la mia vera madre mi ha dato la vita”.

Abbiamo un padre e una madre umani e un padre e una madre celesti da amare. Col battesimo diventiamo figli dello Spirito Santo che è anche chiamato "madre" poiché ci dona la vita spirituale, quella eterna. C’è sempre l’invito di Gesù ad allontanarsi dalle cose e vincoli umani per diventare sempre più esseri spirituali. Più ci allontaniamo dall’umano, più ci avviciniamo a Dio.

 

N.102–Farisei

Dice Gesù: "Guai ai farisei, poiché essi somigliano ad un cane che dorme nella mangiatoia dei buoi, non mangia lui né lascia mangiare i buoi”.

Guai a chi si intromette tra Dio e l’umanità, adducendo il diritto della intermediazione. Vero allora come oggi. La condanna è esplicita e definitiva poiché non potendo entrare loro, non permettono nemmeno agli altri di entrare nel regno celeste. Gesù richiede una assoluta fiducia nelle sue parole senza “se” e senza “ma”, a costo di mettersi contro tutti gli scribi e farisei di questo mondo.

 

N.103–Difesa contro i ladri

Dice Gesù: "Beato l’uomo che sa in quale momento i ladri entreranno, così che egli si alzerà, raccoglierà i suoi averi e si cingerà i fianchi prima che entrino”.

Le persone distratte vivono in superficie, si “addormentano” su cose che loro credono importanti.  Aspettare il ritorno del padrone con le “vesti strette ai fianchi” è l’atteggiamento tipico dei lavoratori o dei pellegrini di allora, che volevano camminare spediti verso la meta e, per non essere intralciati nei lavori o nel cammino, si sollevavano le vesti e le arrotolavano fermandole con una stretta cintura. Gesù quindi ci invita a raccogliere e portare con sé lo stretto necessario, di abbandonare l’inutile e tutto ciò che può appesantire la corsa (le cose di questo mondo), di lasciare la casa vuota delle cose più importanti (i nostri frutti dello Spirito) prima che i ladri entrino (l’anticristo) per trovare solo cose di poco conto.

 

N.104–Pregare e digiunare

Essi gli dissero: "Vieni, oggi preghiamo e digiuniamo». Disse Gesù: “Qual è dunque il peccato che ho commesso? In che cosa sono stato vinto? Piuttosto, quando lo sposo avrà lasciato la camera nuziale, allora si digiuni e si preghi!”.

In genere la preghiera e il digiuno venivano praticate per penitenza di peccati commessi; ma Gesù, che è senza peccato, domanda, forse scherzosamente ai suoi discepoli, in che cosa ha peccato per dovere poi utilizzare pratiche espiatorie; pratiche valide, ma quando lo sposo non ci sarà più.

 

N.105–Legami famigliari

Dice Gesù: “Colui che conosce il padre e la madre sarà chiamato figlio di una prostituta”.

Varie interpretazioni su questo detto piuttosto criptico. Vale probabilmente lo stesso commento al N.55.


N.106–Montagna spostati

Dice Gesù: "Quando avrete fatto di due uno sarete figli dell’uomo. E se direte ‘Montagna spostati’ essa si sposterà”.

Il superamento dei sessi, l’unione fra uomo e donna, genererà il nuovo Figlio dell’Uomo o Figlia della Donna (non esiste ancora un termine per poter indicare questa nuova entità se non “l’Uno”) a cui sarà permesso di spostare anche le montagne. È ritornare all’antica unità della creazione di Dio che la creò uomo e donna.

 

N.107–Il pastore e le 99 pecorelle

Dice Gesù: "Il regno è simile a un pastore che possedeva cento pecore. Una di esse, la più grande, si smarrì. Egli lasciò le novantanove e cercò soltanto lei finché non la ritrovò. Dopo avere tanto sofferto disse alla pecora: ‘Io ti voglio bene più che alle altre novantanove'".

Simile alla stessa parabola dei sinottici, se ne discosta solo per la pecora “più grande”. Sembra apparentemente controproducente dal punto di vista economico lasciare il gregge incustodito per cercare una pecora smarrita, anche se la più grande. Stesso concetto del N.8 del pesce più grande (antieconomico buttare via tutti gli altri) o il N.76 (antieconomico vendere tutto per un’unica perla). Ma l’amore di Dio non segue gli schemi umani; è un amore assoluto per tutti, chiunque essi siano, grandi o piccoli.

  

N.108–Gesù sorgente

Dice Gesù: "Colui che beve dalla mia bocca sarà come me. Io stesso sarò come lui. E ciò che è nascosto sarà a lui manifesto”.

Siamo vicini alla conclusione dei detti e in questo N.108 si ha una specie di conclusione che riprende l’iniziale N.1 (“Chi troverà l'interpretazione di questi detti non gusterà la morte”) e il N.13 (“Io non sono più il tuo maestro; poiché hai bevuto e ti sei inebriato alla sorgente effervescente che io ho misurato”). Chi segue Gesù, diventerà come lui, diventa “il Vivente”, suo Didimo, suo gemello. È un’eguaglianza raggiunta attraverso la scoperta della rivelazione racchiusa nei messaggi di questa raccolta, unico strumento di salvezza.

 

N.109–Tesoro nascosto nel campo

Dice Gesù: "Il regno è simile a un uomo che aveva nel suo campo un tesoro nascosto di cui ignorava la presenza. Alla sua morte egli lasciò il campo al figlio. Neppure il figlio lo sapeva. Ereditò il campo e lo vendette. Colui che l’aveva acquistato venne, e lavorando la terra scoprì il tesoro; e cominciò a prestare denaro ad interesse a chi voleva”.

Questo detto riprende quello del tesoro nel campo con delle variazioni. È il terzo possessore che scopre il tesoro, non i primi due. È un tesoro che si lascia scoprire nel tempo, a volte da chi non se lo aspetta. È un tesoro che una volta scoperto deve generare molti frutti (non è un incitamento a “prestare ad interesse”) e la scoperta di come raggiungere il Regno e di annunciarlo, è di gran lunga superiore al costo per acquistare quel campo.

 

N.110–Rinunciare al mondo

Dice Gesù: "Colui che ha trovato il mondo ed è divenuto ricco rinunci al mondo”.

Colui che ha trovato il mondo è ricco perché ne ha scoperto la vera essenza: il mondo non è altro che un cadavere. Deve quindi rinunciarvi per intraprendere, ora che ha scoperto la verità, la strada che porta a Dio.

 

N.111–Il vivente del Vivente

Dice Gesù: "I cieli e la terra scompariranno davanti a voi. E colui che vive a causa del Vivente non vedrà la morte. Non dice Gesù che il mondo non è degno di colui che troverà sé stesso?”.

Riprende il N.108 che spiega come chi beve alla fonte di Gesù il “Vivente” (dalla sua bocca) non conoscerà la morte. Aggiunge che una volta che scopriamo così il nostro vero “sè” (la nostra vera entità che era e sarà) il mondo non sarà più degno di noi.

 

N.112–L’anima e la carne

Dice Gesù: "Guai alla carne che dipende dall’anima. Guai all’anima che dipende dalla carne”.

Chiara la dichiarazione che l’anima non deve dipendere dal corpo ma anche che il corpo non deve avere alcuna commistione con l’anima. Sono due entità diverse, l’esperienza di Dio è extracorporea. Il corpo è come una macchina che trasporta il passeggero (l’anima) attraverso l’esperienza terrena; ma la macchina rimane un mezzo di trasporto e non va confusa con il passeggero.


N.113–La venuta del regno

I suoi discepoli gli chiesero: "In quale giorno il regno verrà?». «Non verrà mentre lo si aspetta. Non si dirà ecco è qui o ecco è là. Invece il regno del Padre è sparso sulla terra e gli uomini non lo vedono”.

Siamo alla conclusione dei detti e qui Gesù chiarisce definitivamente la questione del Regno che si è posta fin dall’inizio (N.3) ovvero quella sui tempi della sua realizzazione. Siamo stati educati nel vivere in questa “valle di lacrime”, di soffrire per poi meritarci il futuro Paradiso. Stiamo da sempre vivendo con la faccia rivolta all’insù. Gesù drasticamente ribalta questa concezione attendista per dirci che il regno è già tra di noi, è qui, è ora, è visibile, è intorno a noi. Abbassiamo lo sguardo e vediamoci dentro invece di aspettare inutili risposte guardando o ascoltando ciò che è fuori. Non ce ne accorgiamo ancora del regno perché guardiamo ancora con occhi umani, non con gli occhi di Gesù: gli occhi del cuore.

 

N.114–Le donne e il regno dei cieli

Simon Pietro disse loro: "Maria deve lasciarci, perché le donne non meritano la vita”. Dice Gesù: “Ecco, io stesso la attirerò affinché sia fatta maschio, così che possa anche lei diventare uno spirito vivente, maschio simile a voi. Poiché ogni donna che si farà maschio entrerà nel regno dei cieli”.

Questo ultimo detto è decisamente fuori posto rispetto al conteso generale. La critica moderna è portata a considerarlo estraneo a Tommaso (in alcune di queste traduzioni non è nemmeno riportato) e probabilmente inserito successivamente per evidenti motivi del momento storico (nessuna religione di quei tempi prevedeva un ruolo religioso per le donne). Mia personale interpretazione prende spunto dall’insistenza di Gesù nel riaffermare più volte che bisogna tornare all’Unità, al superamento dei sessi, al quando due diventeranno Uno, all’esterno che è identico all’interno, etc. per entrare nel Regno di Dio. I discepoli, e in questo caso Pietro, fecero molta fatica ad accettare una donna tra di loro nonostante gli insegnamenti di Gesù, che in questo caso, irritato dal continuo riprenderli, “minaccia” che allora farà diventare maschi tutte le donne, anzi che nessuna donna entrerà mai nel regno dei cieli.