I copisti Egiziani
Nell'Egitto del quarto secolo una diffusa cultura "del libro" assicurava un'intensa attività per quanto riguardava la circolazione, la raccolta e la copiatura dei testi su papiro.
Gli scribi egiziani erano i migliori copisti dell'area del Mediterraneo nell'antichità, ma lavoravano comunque in condizioni molto spartane (basti pensare che non potevano beneficiare di fonti di luce artificiale al di là delle candele e non disponevano di occhiali).
Qualche volta gli stessi scribi non avevano una cultura letteraria e talvolta il loro greco era tutt'altro che buono, sicché molti non comprendevano ciò che stavano copiando.
La ricostruzione testuale dei singoli trattati di Nag Hammadi è molto complessa, in quanto nella maggior parte dei casi non disponiamo di un'altra copia del medesimo testo sulla quale effettuare un controllo né tantomeno, come invece accade con i manoscritti del NT, di molte copie di un singolo scritto da mettere a confronto. Quando il testo è lacunoso o corrotto, nella maggior parte dei casi non possiamo dunque ricostruirlo: parte di questi testi è perduta per sempre.
Chi erano gli scribi di Nag Hammadi? Sappiamo davvero poco riguardo ai monaci o ai copisti che lavorarono alla biblioteca di Nag Hammadi. Forse i codici provengono da un monastero “pacomiano” (San Pacomio 292-348 inventore della prima regola del monachesimo) fondato nel 332 d.C. da Pacomio a Tabennisi, che sorgeva nelle vicinanze del luogo nel quale sono stati ritrovati. I monasteri “pacomiani” furono grandi centri di produzione libraria, ma non prima della fine del quarto secolo, l'ultimo momento in cui i testi di Nag Hammadi possono essere stati copiati.
Dall'analisi dei frammenti provenienti dai “cartonnage” (il materiale per la rilegatura dei codici) emergono tre date: 341, 346, 348 d.C., le date quindi in cui questi codici sono stati ricopiati.