La ricchezza perduta

Testi e Vangeli non canonici

Morte di Maria

Il testo di San Giovanni Arcivescovo di Tessalonica (tra il 610 e il 649) descrive dettagliatamente le origini della festa dell’Assunzione, dato certo nella Chiesa Orientale dei primi secoli: «Essendo il suo corpo umano si è trasformato per adattarsi alla suprema vita dell’immortalità; tuttavia è rimasto integro e gloriosissimo, dotato di perfetta vitalità e non soggetto al sonno della morte, proprio perché non era possibile che fosse posseduto da un sepolcro, compagno della morte, quel vaso che conteneva Dio e quel tempio vivente della divinità santissima dell’Unigenito. Tu, secondo ciò che è stato scritto, sei bella e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto abitazione di Dio: perciò è anche estraneo al dissolvimento in polvere. Infatti, come un figlio cerca e desidera la propria madre, e la madre ama vivere con il figlio, così fu giusto che anche tu, che possedevi un cuore colmo di amore materno verso il Figlio tuo e Dio, ritornassi a lui; e fu anche del tutto conveniente che a sua volta Dio, il quale nei tuoi riguardi aveva quel sentimento d’amore che si prova per una madre, ti rendesse partecipe della sua comunanza di vita con sé stesso».


PREMESSA
Alla mirabile, gloriosissima e veramente grande signora di tutto il mondo, madre sempre Vergine del Dio e salvatore nostro Gesù Cristo, vera genitrice di Dio, è dovuto un degno inno, onore e gloria da ogni creatura che è sotto il cielo, per il beneficio che per mezzo suo derivò a tutte le creature in merito dell'economia della venuta in carne dell'unigenito Figlio e Verbo di Dio Padre. Dopo la volontaria passione, la risurrezione dai morti e l'ascensione al cielo del Verbo di Dio, che veramente si era incarnato e fatto uomo da lei, rimase non poco con gli apostoli in Giudea, nei pressi di Gerusalemme, dimorando spesso in casa dell'apostolo vergine, prediletto dal Signore, come dice la Scrittura.


Questa Vergine madre di Dio veramente gloriosa lasciò la terra di morte naturale, dopo che era già passato un certo lasso di tempo dal giorno in cui i singoli apostoli, per ordine dello Spirito santo, erano andati a predicare il Vangelo in tutto il mondo. I prodigi che allora ebbero luogo furono da alcuni tramandati anche per scritto, e quasi tutta la terra che è sotto il cielo festeggia annualmente il ricordo del suo riposo, ad eccezione di pochi luoghi: uno di questi è appunto la metropoli dei Tessalonicesi, da Dio protetta. E che dunque? Rimprovereremo i nostri predecessori di negligenza e di indolenza? Questo non si può né dire, né pensare. Tutti infatti ebbero per norma di lasciare alla loro patria esimie virtù onde noi nelle sinassi e nelle preghiere non solo ricordiamo spiritualmente i santi nazionali, ma anche quasi tutti coloro che hanno combattuto per Cristo, e in tal modo ci rendiamo cari a Dio. Essi dunque non hanno peccato di negligenza, né di trascuratezza. Sebbene, come già ho detto, quanto riguarda l'ultima fine della Vergine sia stato scritto accuratamente da persone che erano presenti, fu però contaminato con la loro propria zizzania da malvagi eretici venuti dopo. Per questo motivo i nostri padri respinsero tali scritti che in nessun modo concordavano con la Chiesa cattolica e perciò la stessa festività andò dimenticata. Non stupitevi all'udire che gli eretici hanno contaminato quegli scritti: con l'andare del tempo si scoprì infatti che fecero lo stesso anche alle Epistole dell'Apostolo e agli stessi santi Vangeli.


Ma i loro odiosi inganni non ci facciano disprezzare documenti che sono veritieri; dopo avere eliminato la semente nociva, per la gloria di Dio e il giovamento delle anime, accogliamo e ricordiamo con la sua approvazione quanto è veramente accaduto ai suoi santi. Sappiamo che si sono comportati così sia i nostri predecessori immediati, che i santi padri che li hanno preceduti da lungo tempo: gli uni verso i cosiddetti viaggi dei santi apostoli Pietro, Paolo, Andrea e Giovanni, gli altri verso molti scritti sui martiri cristiani. E, infatti, è proprio necessario "rimuovere le pietre dalla strada", come dice la Scrittura, affinché in esse non inciampi il gregge che Dio ha radunato.


Noi dunque affinché non manchi alcunché di buono a questa metropoli amante di Cristo, essendo assolutamente necessario lodare con sincerità la benefica signora del mondo, cioè la Madre di Dio Teotoco e sempre Vergine Maria, è con gaudio spirituale che in occasione della festa commemorativa del suo riposo, per scuotere ed edificare le vostre anime, abbiamo messo non poca diligenza per potere proporre alle vostre benevole orecchie non già tutto quanto abbiamo trovato scritto in diversi libri, ma solo quelle cose che risultano veramente accadute e per le quali ancora oggi abbiamo la testimonianza di certi luoghi. Con il timore di Dio e l'amore verso la verità abbiamo raccolto queste cose, tralasciando i commenti narrativi in quanto questi sono il prodotto della malizia dei falsari e non hanno alcuna ragione d'essere.


Udendo con salutare rispetto i prodigi veramente tremendi e grandi, degni della madre di Dio, che hanno avuto luogo al suo ammirabile riposo, dopo Dio, ringraziamo degnamente l'immacolata signora e Madre di Dio Teotoco Maria e con opere buone manifestiamoci degni dei suoi benefici. E voi nel ricevere questo piccolo segno del nostro affetto, constatando la diligenza con cui per mezzo del presente libriccino vi esorto a salire più in alto, come fratelli e figli carissimi nel Signore, ricambiate il mio affetto invocando su di me l'aiuto di Dio per mezzo della preghiera perseverante. Sua infatti è la gloria, l'onore e la sovranità nei secoli dei secoli. Amen.


ANNUNZIO DELLA MORTE
Quando la santa Madre di Dio Teotoco Maria stava per abbandonare il corpo, andò da lei il grande angelo che le disse: "Maria, alzati! Prendi questa palma datami da colui che ha piantato il paradiso e dalla agli apostoli affinché con essa cantino inni davanti a te: di qui a tre giorni avrà luogo, infatti, la deposizione del tuo corpo. Ecco ch'io mando da te tutti gli apostoli: essi ti daranno sepoltura e contempleranno la tua gloria, fino a quando non ti porteranno al tuo luogo". Maria rispose all'angelo: "Perché hai portato una sola palma e non una per ciascuno sicché gli altri non mormorino contro colui al quale la darò? E che cosa vuoi ch'io faccia? Qual è il tuo nome, affinché io sappia rispondere a chi mi interrogherà?”. L'angelo le rispose: "Perché domandi il mio nome? È terribile udirlo. Sulla palma non avere dubbi: per suo mezzo guariranno molti e sarà una prova per tutti gli abitanti di Gerusalemme. Sarà vista da chi crede, ma per chi non crede sarà nascosta. Va' dunque sul monte".


VISITA DI GESÙ
Maria allora partì e salì sul monte degli Ulivi, preceduta dallo splendore dell'angelo con la palma in mano. Non appena lei giunse sul monte, tutto il monte con ¡ suoi alberi si rallegrò e questi chinarono la loro cima in adorazione. A questa vista, Maria si turbò e, pensando che ci fosse Gesù, disse: "Non sei forse tu il Signore, e non è forse per te che accade un prodigio così grande tanto che gli alberi più alti ti adorano? So che nessuno può fare un miracolo così grande all'infuori del Signore della gloria che si è affidato a me".


Ma l'angelo le disse: "Nessuno può compiere prodigi all'infuori di colui che dà forza a tutti. Io prendo le anime di coloro che si umiliano davanti a Dio e, nel giorno in cui abbandonano il corpo, le trasferisco nel luogo dei giusti. Quando tu deporrai il corpo io ritornerò da te". Maria gli domandò: "Signore, sotto quale forma vieni dai tuoi eletti? Dimmi, te ne prego, dimmi come stanno le cose affinché sappia cosa fare quando tu mi verrai a prendere". Le rispose: "Ma che cosa pensi, Signora? Quando Dio manderà da te, io non sarò solo, ma vi saranno tutti gli eserciti degli angeli e canteranno inni davanti a te". Ciò detto l'angelo divenne come la luce e salì in cielo. Maria se ne ritornò a casa; ma per la gloria della palma che teneva in mano, la sua dimora subito si agitò; lei allora entrò in camera sua, nascose la palma in un lenzuolo, e poi pregò il Signore, dicendo: "Ascolta, Signore, la preghiera di tua madre, Maria, che grida verso di te, e inviami la tua benevolenza. Nel momento in cui io uscirò dal corpo, non mi venga davanti nessuna autorità, realizza invece quanto mi hai risposto allorché, piangendo, io dissi: "Che farò per scacciare le potestà che verranno sull'anima mia?”.


Tu mi hai promesso: "Non piangere! A te non verranno né angeli né arcangeli, né cherubini né serafini, né alcuna altra potestà, ma io stesso verrò dall'anima tua". Poi pregò ancora, dicendo: "Benedico la luce eterna in cui abiti, benedico la piantagione delle tue mani che dura in eterno. O santo, che dimori tra i santi, ascolta la voce della mia preghiera!".


VISITA DEI PARENTI
Detto questo uscì e disse alla domestica di casa sua: "Ascolta, va' a chiamare tutti i parenti e gli amici, dicendo: "Maria vi chiama”. La domestica uscì, chiamò tutti come le era stato ordinato e, allorché giunsero, Maria disse loro: "Padri e fratelli, aiutatemi! Sono in procinto di abbandonare il corpo per il mio riposo eterno. Siate pronti ad offrirmi un grande beneficio. Non vi domando né oro né argento, cose vane e corruttibili, ma vi chiedo un po' di umanità, che vogliate cioè restare con me per due notti, che ognuno abbia la sua lucerna e per tre giorni non la lasci spegnere. E prima di allontanarmi vi benedirò". Così fecero.


Intanto si diffuse la notizia tra tutti i parenti e amici di Maria, e andavano tutti da lei. Quando li vide tutti attorno a sé, Maria disse: "Padri e fratelli, aiutiamoci, vegliamo con le lucerne accese, giacché non sappiamo quando verrà il ladro. Mi è stato manifestato, fratelli miei, quando partirò: lo so, mi è stato insegnato, e non ho timore: è un fatto universale. Mi guardo però dal guerriero che dà battaglia a tutti, ma non può avere il sopravvento sui giusti e sui fedeli, mentre stravince gli infedeli, i peccatori e quanti fanno la sua volontà: in costoro egli fa ciò che vuole.


Ma i giusti non li può vincere, perché in essi l'angelo del male non trova nulla di suo, e pieno di vergogna se ne allontana. Con la morte, entrano nell'uomo due angeli, uno della giustizia, l'altro della cattiveria. Quando la morte scuote l'anima, si accostano questi due angeli e discutono del suo corpo. Se si constata che quell'uomo ha compiuto le opere della giustizia, l'angelo della giustizia ne gode perché in lui il maligno non ha nulla di suo. Presso quest'anima si radunano molti angeli e cantano inni fino a quando non sia giunta al luogo di tutti i giusti; nel mentre l'angelo della cattiveria piange perché in lui non ha nulla di suo. Se invece si constata che ha compiuto le opere cattive, ne gode anche lui e chiama altri angeli maligni, che prendono quell'anima e la tormentano; e l'angelo della giustizia si duole grandemente. Or dunque, padri e fratelli, aiutiamoci affinché in noi non si trovi nulla di cattivo".


A Maria che così parlava, le donne risposero: "Sorella nostra, divenuta madre di Dio e signora di tutto il mondo, tutti noi abbiamo paura, ma tu che cosa hai da temere, tu che sei La madre del Signore? Guai a noi! E dove potremo fuggire se tu dici cose del genere? Tu sei l'attesa di noi tutti. Noi piccolini che cosa possiamo fare, dove ci possiamo rifugiare? Se il pastore ha paura del lupo, dove fuggiranno le pecore?”. Tutti i presenti piangevano. Maria disse: "Tacete, fratelli, non piangete! Glorificate invece colei che ora è in mezzo a voi. Vi prego di non piangere, in questo luogo, la Vergine di Dio. Invece di piangere, salmodiate affinché lei passi a tutte le generazioni della terra e a ogni uomo di Dio. Salmodiate dunque, invece di piangere, e il pianto sia sostituito dalla benedizione".


ARRIVO DI GIOVANNI
Maria chiamò poi i più vicini e disse loro: "Alzatevi e pregate". Dopo avere pregato, sedettero parlando delle gesta e dei prodigi divini. Mentre così parlavano, giunse l'apostolo Giovanni, picchiò all'uscio di Maria, aprì ed entrò. A quella vista, Maria si turbò, pianse ed esclamò a gran voce: "Giovanni, figlio mio, non ti dimenticare di quanto, a mio proposito, ti ha ordinato il tuo Maestro allorché lo piangevo in croce, dicendo: "Tu te ne vai, figlio mio, e a chi mi lasci, presso chi abiterò?”. E mentre tu vedevi e udivi, egli mi rispose: "C'è Giovanni che si interesserà di te". Ora, figlio mio, non dimenticare quanto, a mio proposito, ti è stato ordinato, ricordando che egli ti ha amato più di tutti gli altri apostoli.


Ricordati che, a preferenza degli altri, hai posato il capo sul suo petto. Ricordati che, mentre posavi il capo sul suo petto, è solo a te che disse il mistero noto soltanto a me e a te, poiché tu sei Vergine ed eletto. Egli non volle rattristarmi perché fui la sua abitazione. Gli avevo detto, infatti: "Dimmi quanto hai manifestato a Giovanni". Ed egli lo disse a te, e tu mi hai comunicato il segreto. Ora figlio mio, Giovanni, non abbandonarmi". Così dicendo Maria piangeva silenziosamente. Giovanni non la reggeva perché il suo spirito si era turbato e non comprese quanto gli diceva Maria. Non sapeva che lei stava per abbandonare il corpo. Allora le domandò: "Maria, madre del Signore, che cosa vuoi che ti faccia? Ti ho lasciato il mio servo affinché ti desse il cibo. Non pensare ch'io trasgredisca l'ordine datomi dal Signore con le parole: "Gira tutto il mondo, fino a quando sia distrutto il peccato". Dimmi un po' ora qual è il cruccio del tuo spirito. Ti manca, forse, qualcosa?”.


Maria rispose: "Giovanni, figlio mio, non mi manca alcuna cosa di questo mondo, ma dopodomani abbandono il corpo. Ti prego di usarmi umanità, di difendere il mio corpo e di deporlo in una tomba da solo. Custodiscilo con gli apostoli tuoi fratelli, a causa dei prìncipi dei sacerdoti. Con le mie proprie orecchie li ho uditi, infatti, affermare: "Se troveremo il suo corpo, lo bruceremo: da lei infatti è uscito quell'imbroglione”. Quando Giovanni udì: "Abbandono il corpo", cadde in ginocchio e pianse, dicendo: "Chi siamo noi, Signore, che ci manifesti queste tribolazioni? Ancora non abbiamo dimenticato la prima, ed ecco che ne dobbiamo sopportare un'altra, perché, Maria, anch'io non abbandono il corpo e così tu ti possa interessare di me?”.


Di fronte a Giovanni che piangeva nel proferire queste cose, Maria pregò i parenti di tacere: anch'essi, infatti, stavano piangendo. Poi disse a Giovanni: "Figlio, abbi pazienza verso di me, e non piangere più". Giovanni allora s'alzò e si asciugò le lacrime. Maria gli disse: "Esci con me, prega la folla che canti salmi fino a quando ti abbia parlato". Mentre quelli salmodiavano, lei introdusse Giovanni nella sua cella e gli fece vedere tutto il suo preparativo funebre, la sua tenda preparata, dicendo: "Figlio mio, Giovanni, tu sai che su questa terra io non ho altro che il mio preparativo funebre e due tuniche. Orbene, qui ci sono due vedove: quando avrò lasciato il corpo, dà una tunica a ognuna di loro".


Lo condusse poi dove era la palma datale dall'angelo, e gli disse: "Figlio mio, Giovanni, prendi questa palma! La porterai davanti alla mia lettiga, come mi è stato ordinato". Egli allora le disse: "Non la posso prendere fino a quando non saranno qui i miei co-apostoli, affinché quando giungeranno non sorgano tra noi mormorazioni e liti. Tra loro, infatti, c'è chi è più grande di me ed è stato posto sopra di noi. Ma quando ci raduneremo, ci sarà l'accordo".


ARRIVO DI TUTTI GLI APOSTOLI
Mentre uscivano dalla cella, ci fu un gran tuono che turbò tutti i presenti. Dopo il tuono, gli undici apostoli furono lasciati davanti alla porta di Maria: ognuno era seduto su di una nube. Il primo fu Pietro il secondo Paolo, trasportato anch'egli da una nube essendo stato annoverato tra gli apostoli: aveva avuto i primi elementi della fede in Cristo. Dopo di loro, sulle nubi, tutti gli altri apostoli furono radunati davanti alla porta di Maria. Si salutarono, e si guardarono meravigliandosi del modo con cui erano convenuti. Pietro disse: "Fratelli, preghiamo Dio che ci ha radunato e in specie perché è con noi il fratello Paolo".


Dopo le parole di Pietro, si misero a pregare dicendo a una sola voce: "Preghiamo affinché ci sia manifestato il motivo per cui Dio ci ha radunati". E ognuno passava all'altro l'onore di guidare la preghiera. Pietro disse a Paolo: "Paolo, mio fratello, alzati e prega prima di me, giacché provai una grande gioia allorché hai ricevuto la fede in Cristo". Paolo gli rispose: "Scusami, Pietro, padre mio! Io sono un neofita e indegno di calpestare le impronte dei vostri piedi. Come potrei pregare prima di te? Tu sei la colonna luminosa, e tutti i fratelli qui presenti sono più importanti di me. Tu dunque, padre, supplica per me e per tutti affinché resti con noi la grazia del Signore". Gli apostoli furono contenti dell'umiltà di Paolo e dissero: "Padre Pietro, tu che sei stato posto al di sopra di noi, prega tu prima di noi".


Allora Pietro pregò, dicendo: "Il Dio e Padre nostro e il Signore Gesù Cristo vi glorificherà, come è glorificato il servizio che è in me; e, infatti, io sono un piccolissimo fratello e servo. Come sono stato eletto io, così anche voi, e a noi tutti fu data un'unica vocazione. Perciò chi glorifica l'altro, glorifica Gesù e non un uomo. Questo è infatti il comandamento del Maestro: che ci amiamo vicendevolmente". Pietro allargò poi le sue braccia e ringraziò, dicendo: "Signore onnipotente che siedi in alto sui cherubini e vedi le cose piccole, tu che dimori nella luce inaccessibile, tu che sciogli quanto è difficile e riveli i tesori nascosti, tu hai posto in noi la tua benignità. Qual dio è così benevolo come te? Non hai distolto da noi la tua misericordia, perché liberi dal male chiunque spera in te. Tu vivi ed hai vinto la morte ora e per tutti i secoli. Amen".


E nuovamente si salutarono. Ed ecco che venne in mezzo a loro anche Giovanni. Disse: "Voi tutti, benedite anche me". Allora ognuno, secondo il suo ordine, abbracciò anche lui. Dopo il saluto, Pietro gli domandò: "Giovanni, amato dal Signore, come sei giunto qui e da quanti giorni?”. Giovanni rispose: "Mi trovavo nella città di Sardi e avevo insegnato fino all'ora nona, allorché discese una nube nel luogo ove eravamo radunati e, al cospetto di tutti coloro che erano con me, mi prese e mi portò fino qui. Picchiai alla porta, mi aprirono e trovai una folla attorno alla madre nostra Maria, la quale mi disse: "Abbandono il corpo!". Io non potei resistere e, in mezzo a tutti i presenti, fui accasciato dal dolore.


Or dunque, fratelli, se domani mattina entrate da lei, non piangete e non turbatevi affinché tutti i circostanti nel vederci piangere non dubitino della risurrezione, e dicano: "Anche costoro, dunque, hanno paura della morte!". Facciamoci, invece, coraggio con le parole del nostro buon Maestro". Il giorno dopo gli apostoli entrarono in casa di Maria e dissero tutti insieme: "Beata Maria, madre di tutti coloro che sono salvi, sia con te la grazia!". Maria domandò: "Come siete entrati qui, e chi vi ha annunziato che abbandono il corpo? Come vi siete radunati? Vi vedo qui riuniti e ne gioisco grandemente". Ognuno disse la regione dalla quale era stato trasportato e aggiunsero: "Siamo stati presi dalle nubi e radunati qui". Tutti insieme la lodarono poi, dicendo: "Ti benedica il Signore che salva tutti".


Maria esultò nello spirito e disse: "Benedico te che dispensi le benedizioni a tutti. Benedico la dimora della tua gloria. Benedico te, datore della luce, che hai preso abitazione nel mio ventre. Benedico tutte le opere delle tue mani, che ti obbediscono con totale soggezione. Benedico te, che hai benedetto noi. Benedico le tue parole di vita uscite dalla tua bocca e date veramente a noi. Credo proprio che si avveri quanto mi hai detto, e cioè: "Quando uscirai dal corpo radunerò da te tutti gli apostoli". Eccoli radunati e io in mezzo a loro come una vite fruttifera, come quando ero con te. Ti benedico con ogni benedizione. Si avverino dunque anche le altre cose che mi hai detto, allorché mi hai assicurato: "Quando uscirai dal corpo mi vedrai”. Ciò detto, chiamò Pietro e tutti gli apostoli, li introdusse nella sua cella e mostrò loro i suoi preparativi funebri. Poi, uscita, stette in mezzo a tutti gli altri, mentre le lucerne erano sempre accese poiché, come aveva domandato Maria, non le avevano lasciate spegnersi.


VEGLIA NELL'ATTESA DELLA MORTE
Tramontato il sole del secondo giorno di preparazione all'uscita di Maria dal corpo Pietro disse a tutti gli apostoli: "Fratelli, chi di voi ha qualche parola formativa la dica per intrattenere la gente durante tutta la notte con esortazioni". Gli apostoli risposero: "E chi è più dotto di te? Sarà per noi una grandissima gioia udire la tua parola formativa". Allora Pietro prese a dire: "Bene avete fatto fratelli e voi tutti convenuti qui in questo luogo, con le lucerne accese e splendenti con il fuoco di questa terra visibile, nell'ora del trapasso della madre nostra Maria. Voglio che anche ognuno di voi prenda la sua lucerna immateriale, per il secolo eterno, cioè la lucerna triplice dell'uomo interiore: il nostro corpo, l'anima e lo spirito.


Se queste tre cose splenderanno con fuoco genuino verso il luogo ove tendete non sarete confusi allorché entrerete alle nozze per riposarvi con lo sposo. Così è di nostra madre Maria. Lo splendore della sua lucerna ha colmato tutta la terra e non si estinguerà fino alla fine del mondo, affinché coloro che vogliono salvarsi attingano da essa la forza. Non pensate dunque che la morte di Maria sia una morte. Non è morte, ma vita eterna, perché "presso Dio la morte dei giusti è in gloria. Questa, infatti, è la gloria e la seconda morte non potrà arrecarle danno.” Mentre Pietro stava ancora parlando, nella casa risplendette una luce così grande da offuscare il lume delle lucerne e s'udì una voce che diceva: "Pietro, dì loro con saggezza le cose che possono sopportare, come un medico che proporziona la medicina alle sofferenze dei malati, come una balia che proporziona il cibo all'età del bambino".


Pietro allora alzò la voce e disse: "Ti benediciamo, Cristo, moderatore delle nostre anime!". Rivolto alle vergini presenti, Pietro disse: "Udite la vostra grazia, la vostra gloria e il vostro onore. Beati coloro che custodiscono lo splendore della loro santità. Udite e imparate ciò che ha detto il nostro Maestro: "Il regno dei cieli è simile alle vergini". Non disse: è simile a molti anni; gli anni, infatti, passano mentre il nome della verginità non passerà; non la assimilò a un ricco, poiché le ricchezze diminuiscono, mentre il nome della verginità rimane. Perciò credo che voi andrete nella gloria.


Dunque egli assimilò a voi il regno dei cieli, perché non avete alcuna preoccupazione. Quando su di voi giunge la morte, non dite: "Guai a noi! Dove andremo? A chi lasceremo i nostri poveri fanciulli, le grandi ricchezze, i campi seminati, le nostre risorse!". Non avrete alcun pensiero di questo genere. Non avrete altra preoccupazione all'infuori della vostra verginità, e quando la morte giunge su di voi siete preparati e non vi manca nulla. Affinché impariate che non c'è nulla di più grande del nome della virtù e nulla più greve delle cose che concernono questo mondo, udite questo. In una città c'era un ricco che abbondava di ogni cosa buona, e aveva anche dei domestici. Avvenne che due domestici peccassero contro di lui, non assecondando i suoi ordini. Il padrone, adirato, li segregò, per un certo tempo, in una regione lontana con l'intenzione di richiamarli poi più tardi. Uno di questi domestici si costruì una casa, piantò una vigna, installò un mulino e acquistò molti altri possedimenti. L'altro, invece, se con il suo lavoro guadagnava qualcosa lo trasformava in oro; chiamato poi un orefice tratteggiò una corona e disse all'orefice: "Io sono un servo, ho il signore e un suo figlio. Trasforma questo in una corona d'oro". L'orefice compì il suo lavoro e disse al servo: "Su, mettiti la corona sul capo!". Il servo rispose: "Eccoti la ricompensa. Io ho, infatti, un tempo ben determinato per portare la corona". Allora l'orefice capì il significato di quanto aveva detto il domestico, e se ne andò a casa sua.


Intanto si avvicinò il tempo che era stato stabilito per l'esilio, e il padrone mandò loro un messo con l'ordine severo: "Se entro sette giorni non me li ricondurrai, te la passerai male". Il servo si affrettò a partire, andò in quella regione e trovò i domestici di notte come di giorno. Preso quello che aveva acquistato casa, vigne e le altre opere, gli disse: "Il mio signore mi ha inviato da te, andiamo!". Ma quello gli rispose: Abbi pazienza fino a quando avrò venduto quanto ho comprato qui. Il ministro gli disse: "Non posso procrastinare! Mi sono stati dati sette giorni di tempo; temo le sue minacce e perciò non posso attendere".


Il servo allora si mise a piangere, dicendo: "Guai a me! Sono stato trovato impreparato". Il ministro gli disse: "Pessimo servo, non sapevi di essere a servizio, ignoravi che eri stato allontanato, ma che il signore ti poteva chiamare a suo piacere? Perché hai piantato vigne dalle quali non prendere nulla, mentre intanto sei stato trovato impreparato? Tu dovevi essere preparato prima del mio arrivo". E il servo disse piangendo: "Guai a me! Pensavo di restarmene per sempre in esilio, credevo che il mio signore non mi chiamasse più, perciò mi sono comperati tutti questi possedimenti in questa regione". Il ministro gli ordinò di partire abbandonando tutto.


Avuta notizia di questa missione, l'altro servo prese la corona, si incamminò sulla strada che doveva percorrere il ministro e aspettò pazientemente. Quando giunse, gli disse: "Il mio padrone ti ha inviato da me: andiamo! Non c'è nulla che mi trattenga, quello che ho essendo ben leggero: altro non ho all'infuori di questa corona d'oro. L'ho preparata nella mia quotidiana attesa, con il desiderio che il mio signore mi usasse misericordia, che il mio padrone mi mandasse a togliere da questo esilio e che persone invidiose non mi rubassero la corona. Ora il mio desiderio è stato esaudito. Alziamoci e andiamo!". I due servi allora partirono con il ministro. Quando il padrone li vide, disse a quello che non aveva nulla: "Qual è il frutto del tuo lavoro in così lungo tempo di segregazione?”.


Gli rispose: "Mi hai mandato un soldato severo, padrone! L'ho pregato che mi permettesse di vendere i miei beni e poterne così portare il ricavato, ma mi rispose: "Non ne ho il permesso!". Il padrone allora gli disse: "Servo cattivo, solo all'arrivo del mio servo ti sei ricordato di vendere. Perché non hai riflettuto che si trattava di un tempo di segregazione, e che quest'abbondanza di beni non ti avrebbe giovato?”. Adirato, ordinò che fosse legato mani e piedi e mandato in luoghi più desolati. Chiamò poi colui che portava la corona e gli disse: "Coraggio, servo buono e fedele! Dalla corona che hai fatto si vede che hai desiderato la libertà: la corona è, infatti, per le persone libere. Non hai osato mettertela, perché desideravi avere il permesso del tuo padrone. Nella maniera con cui tu hai desiderato la libertà, così io te la do". Allora fu liberato e posto a capo di molte cose".


Dopo aver detto queste cose alle vergini che attorniavano Maria, Pietro disse alla folla: "Noi pure, fratelli, ascoltiamo quanto ci accadrà. Veramente, infatti, le vergini del vero sposo, cioè del Figlio di Dio e Padre di tutto il creato, siamo noi, cioè il genere umano verso il quale, in principio, Dio si adirò e scacciò Adamo in questo mondo. Noi dunque abitiamo in questo mondo come persone colpite da sdegno e come sotto scomunica, ma non ci è concesso di restarvi. Viene, infatti, il giorno di ognuno ed egli è trasferito là ove sono i nostri padri e antenati, dov'è Abramo, Isacco e Giacobbe; quando giunge la fine di ognuno, è mandato a lui un forte ministro, cioè la morte; il suo arrivo all'anima del peccatore ammalato, che si è ammassate molte iniquità e peccati, è grandemente molesto, e perciò egli supplica: "Abbi un po' di pazienza verso di me, solo per breve tempo, fino a quando non mi sarò liberato dei peccati che ho piantato nel mio corpo".


Ma la morte non ascolta. Come potrebbe concedere ancora un lasso di tempo, una volta che è terminato quello che gli era stato fissato? Non avendo nulla di giusto, è condotto nel luogo dei tormenti. Colui invece che avrà compiuto opere giuste, godrà e dirà: "Nulla mi trattiene! Null'altro ho da portare all'infuori del nome della verginità". Perciò supplicherà la morte, dicendo: "Non abbandonarmi in questa terra, affinché gli altri non mi invidino e mi portino via il nome della verginità". Allora l'anima esce dal corpo e, tra gli inni, è condotta allo sposo immortale, che la pone nel luogo del riposo. Or dunque, fratelli, combattete virilmente sapendo che noi non resteremo qui per sempre".


MORTE DI MARIA
Nel dire queste cose a conforto della folla, Pietro si protrasse fino all'alba, fino al sorgere del sole. Allora Maria s'alzò, uscì, innalzò le sue mani e pregò il Signore. Dopo la preghiera, entrò e si pose a giacere sul letto. Al suo capo si sedette Pietro, e ai piedi Giovanni: gli altri apostoli circondavano il suo letto. Verso l'ora terza del giorno, s'udì dal cielo un tuono fragoroso, si diffuse un graditissimo odore che fece addormentare tutti i presenti ad eccezione dei soli apostoli e delle tre vergini, alle quali il Signore aveva ordinato di vegliare affinché fossero testimoni delle esequie di Maria e della sua gloria.


Ed ecco il Signore venire sulle nubi con una moltitudine di angeli senza numero. Nella cella ove si trovava Maria entrarono Gesù e Michele mentre gli altri angeli se ne stavano fuori cantando inni. Quando il Salvatore entrò dalla santa Maria, trovò gli apostoli e li salutò tutti, poi salutò sua madre. Maria allora aprì la sua bocca e ringraziò, dicendo: "Ti benedico poiché a proposito di quanto mi avevi promesso, non mi sei stato causa di tristezza. Mi avevi promesso, infatti, che non avresti più concesso agli angeli di venire dalla mia anima, ma che saresti venuto tu stesso da lei. Ed ecco, Signore, che mi è avvenuto in conformità della tua parola. Chi sono io, misera, che sono stata favorita di così tanta gloria?”.


Così dicendo, rivolta verso il Signore al quale dolcemente sorrideva, portò a compimento l'economia. Allora il Signore prese la sua anima e la consegnò nelle mani di Michele dopo averla avvolta come in pelli di ineffabile splendore. Gli apostoli contemplarono l'anima di Maria mentre veniva consegnata nelle mani di Michele: era intatta con tutte le membra; in lei non v'era altro di particolare all'infuori della somiglianza di ogni corpo, sette volte più splendente del sole. Pietro, ripieno di gioia, domandò al Signore: "Chi di noi ha un'anima candida come quella di Maria?”.


Il Signore gli rispose: "Tutte le anime che nascono in questo mondo, Pietro, sono così. Ma quando escono dal corpo non splendono di un simile candore, perché un conto è come sono inviate e un conto come sono trovate: amarono, infatti, le tenebre di molti peccati. Ma l'anima di colui che si conserverà immune dalle iniquità delle tenebre di questo mondo, allorché esce dal corpo avrà lo stesso candore". Il Salvatore disse poi ancora a Pietro: "Custodisci con cura il corpo di Maria che fu mia dimora! Esci dalla parte destra della città e troverai una tomba nuova. Deponi in essa il corpo e poi restate lì, come vi ha ordinato". Mentre il Salvatore parlava così, il corpo della madre di Dio, davanti a tutti, esclamò: "Ricordati di me, re della gloria! Ricordati di me, giacché sono opera tua. Ricordati di me, giacché ho custodito il tesoro a me affidato". Gesù allora disse al corpo: "Certo che non ti abbandonerò, tesoro della mia perla. Non ti abbandonerò, fedele custode del deposito a te affidato. Non sarà mai ch'io abbandoni te, che fosti l'arca che custodisti il tuo custode! Non sarà mai che io abbandoni te, tesoro sigillato fino a quando non sarai cercato!". E così dicendo il Salvatore divenne invisibile.


LA SEPOLTURA
Pietro, gli altri apostoli e le tre vergini ebbero cura del corpo di Maria, e lo posero su di una lettiga. Poi s'alzarono coloro che erano stati colti dal sonno. Pietro prese la palma e disse a Giovanni: "Tu che sei vergine, devi precedere la lettiga e cantare inni tenendo la palma". Giovanni rispose: "Tu sei nostro padre e vescovo, e devi stare davanti al letto, fino a quando non porteremo il corpo nel suo luogo". Pietro poi disse: "Affinché nessuno di noi sia triste, coroniamo il lettuccio con la palma". Gli apostoli s'alzarono e presero la lettiga di Maria. Pietro cantò: "Israele uscì dalla terra d'Egitto. Alleluia!". Il Signore e gli angeli camminavano sulle nubi cantando e benedicendo, ma non Si vedevano, s'udiva soltanto la loro voce.


In tutta Gerusalemme risuonò la voce di una grande folla e i prìncipi dei sacerdoti, all'udire quel tumulto e le voci di quelli che cantavano, si turbarono e dissero: "Che è questo tumulto?”. Qualcuno rispose loro: "Maria uscì dal corpo e gli apostoli cantano inni attorno a lei". Ed ecco che Satana entrò in essi e, pieni d'ira, dissero: "Venite, andiamo a uccidere gli apostoli e bruciamo il corpo che portò quel mago". Alzatisi, uscirono con spade e mezzi di difesa per ucciderli. Ma gli angeli che erano sulle nubi li colpirono subito di cecità e, non vedendo dove andavano, finivano per sbattere la testa contro i muri; a eccezione di un solo pontefice che era uscito per vedere che cosa accadeva.


Giunto vicino agli apostoli, alla vista del letto incoronato e degli apostoli che cantavano, andò sulle furie e disse: "Ecco quale gloria straordinaria ha l'abitazione di colui che ha spogliato la nostra stirpe!". E con grande ira si scagliò contro il lettuccio e, con l'intenzione di rovesciarlo, l'afferrò là dov'era la palma, tirandolo per gettarla a terra. Ma, sull'istante, le sue mani si attaccarono al lettuccio e, recise ai gomiti, rimasero sospese alla lettiga. Allora, davanti a tutti gli apostoli, quell'uomo si mise a piangere e a supplicarli: "Non mi abbandonate in così estremo bisogno!". Pietro gli rispose: "Non è mio compito aiutarti, né di alcuno di questi. Sarai liberato da questa singolare avventura soltanto se credi che quel Gesù contro il quale voi siete insorti, e avete preso e ucciso, è il Figlio di Dio".


Quell'uomo rispose: "Forse che non lo sapevamo che è Figlio di Dio? Ma che cosa dovevamo fare, se i nostri occhi erano accecati dall'avarizia? Sul punto di morte i nostri padri ci chiamarono a sé e ci dissero: "Figli, ecco, che tra tutte le tribù Dio ha scelto voi affinché siate in autorità davanti a tutto questo popolo e non vi occupiate della materia di questo mondo. Il vostro lavoro sarà questo: formare questo popolo, prendere da tutti le decime, le primizie e ogni primogenito che apre la vagina; ma guardate bene, figli, che il luogo, con la vostra opera, non si arricchisca e, inorgogliti, vi diate ai traffici provocando così l'ira di Dio. Quello che a voi sopravanza datelo ai poveri, agli orfani e alle vedove del vostro popolo, e non respingete un'anima tribolata".


Ma noi non abbiamo seguito le tradizioni dei nostri padri. Vedendo che il luogo si era di molto arricchito abbiamo costituito una banca per compratori e venditori di primogeniti di buoi, di pecore e di ogni altro animale. Ma quando giunse il Figlio di Dio scacciò via tutti dal luogo, anche i banchieri, dicendo: "Allontanate queste cose da questo luogo e dalla casa di mio Padre e non fatene una casa di traffico". E noi, forti delle nostre consuetudini, da lui abrogate, abbiamo complottato di fargli del male e, insorgendo contro di lui, lo abbiamo ucciso, ben sapendo che era Figlio di Dio. Ma non ricordate la nostra malizia, e perdonatemi: questo, infatti, mi è accaduto come un segno di predilezione divina affinché io viva".


Allora Pietro ordinò di deporre la lettiga e disse al pontefice: "Se credi con tutto il cuore, va' a baciare il corpo di Maria e dì: "Credo in te e in colui che da te è stato generato”. Il pontefice, allora, per tre ore benedisse, in lingua ebraica, la santa Maria, non permettendo che alcuno la toccasse e adducendo su di lei testimonianze scritte nei sacri libri di Mosè e degli altri profeti dimostrando che sarebbe stata il tempio di Dio. E tutti coloro che ancora non avevano udito simili testimonianze, quanti ancora non le conoscevano, ne restarono stupiti. Pietro gli disse: "Va', e congiungiti alle tue mani!". E soggiunse: "In nome del Signore nostro Gesù Cristo, Figlio della Madre di Dio Teotoco Maria, le tue mani si riattacchino!" Subito tornarono come prima, senza difetto alcuno. Pietro allora gli disse: "Alzati, prendi una foglia dalla palma ed entra in città. Incontrerai una folla cieca che non riesce a trovare la via d'uscita: narra ad essa quanto ti è capitato, e poni questa foglia sugli occhi di quanti crederanno e subito riacquisteranno la vista". Il pontefice se ne andò, come gli aveva ordinato Pietro. Trovò molti ciechi erano quelli che erano stati accecati dagli angeli che piangevano dicendo: "Guai a noi, giacché ci è capitato quanto accadde a Sodoma! Prima Dio li colpì con la cecità poi mandò fuoco dal cielo e li bruciò. Guai a noi! Siamo già mutilati e presto arriverà il fuoco". Allora l'uomo con la foglia in mano parlò loro della fede; coloro che credettero riacquistarono la vista, quelli invece che non credettero non la riacquistarono ma rimasero ciechi.


Dopo il terzo giorno, aperto il loculo affinché potessero venerare il prezioso tabernacolo di colei che è degna di ogni lode, trovarono soltanto i sudari: il Cristo Dio che in lei si era incarnato l'aveva, infatti, traslata nella eredità eterna. E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo che ha glorificato la sua immacolata madre, la Madre di Dio, glorificherà coloro che la glorificano; libererà da ogni pericolo coloro che devotamente celebrano annualmente la sua memoria, e riempirà di ogni bene le loro case, come la casa di Onesiforo; e nel secolo futuro conseguiranno la remissione dei peccati. Egli, infatti, la mostrò come suo cherubico trono sulla terra e sul cielo terrestre, quale speranza, rifugio e sicurezza della nostra stirpe.


Celebrando misticamente la festa della sua gloriosa dormizione, troveremo misericordia e grazia in questo secolo e nel futuro, in virtù della benevolenza e benignità del Signore nostro Gesù Cristo, al quale sia gloria con il suo Padre, che è senza principio, e il santissimo e vivificante Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.