La ricchezza perduta

Testi e Vangeli non canonici

Relazione di Nicodemo

Le memorie di Nicodemo è un testo non canonico attribuito a Nicodemo, discepolo di Gesù. Datato al II secolo, è scritto in greco. Similmente ad altri Vangeli non canonici della passione, descrive la passione di Gesù.


PREMESSA DI ANANIA
Io Anania, protettore, ero ebreo e conoscitore della legge, ma fui afferrato dalla grazia del Signore e dal suo dono generoso. Conobbi Gesù Cristo dalla sacra Scrittura e mi slanciai verso di lui, credetti in lui al fine di diventare degno del santo battesimo. Prima di tutto ho indagato per rintracciare gli atti che in quel tempo erano stati stesi su nostro Signore Gesù Cristo e pubblicati dagli Ebrei sotto Ponzio Pilato; e li ho rintracciati in certi scritti che, per volere del Signore Gesù Cristo, erano stati lasciati in ebraico.


Io li ho tradotti nella lingua dei Greci, sotto il regno dei signori nostri Teodosio, l'anno 17 del suo consolato, e l'anno 5 di Valentiniano, durante la indizione nona. Chiunque legge questo libro o lo trascrive in un altro libro preghi per me, per me piccolo Anania, affinché Dio mi usi misericordia per i peccati da me commessi contro di lui. A coloro che leggeranno queste cose e a tutta la loro casa sia pace per sempre. Amen.


TIBERIO CESARE
L'anno nono di Tiberio Cesare, re dei Romani, quando Erode era re della Galilea all'inizio del suo diciannovesimo anno, il venticinque di Paremhot del consolato di Rufo e di Rubellione, l'anno quarto della duecentoduesima olimpiade, sotto Giuseppe, detto pure Caifa, sommo sacerdote degli Ebrei, tutte queste cose avvennero sia a nostro Signore Gesù Cristo, sia dopo la sua crocifissione.


ACCUSE DELLE AUTORITÀ EBRAICHE
Nicodemo, principe degli Ebrei, indagò sulle cose che il sommo sacerdote e gli altri Ebrei fecero contro il Salvatore. Nicodemo scrisse tutte queste cose in scritti ebraici, tali e quali erano conservate nel ricordo. Questi sono i loro nomi: Anna, Caifa, Summis, Dotaim, Gamaliel, Giuda, Levi, Neftali, Alessandro e Giairo e gli altri Ebrei: tutti costoro andarono da Pilato ad accusare nostro Signore Gesù Cristo, dicendo: "Noi conosciamo Gesù, figlio del falegname Giuseppe, generato da Maria; costui dice: io sono figlio di Dio e sono re. Inoltre, contamina i sabati della legge dei nostri padri e vuole distruggere la nostra legge". Gli Ebrei dissero ancora: "La nostra legge ordina di non guarire alcuno nel giorno di sabato. Ma Gesù, di sabato e in virtù di Belzebù, principe dei demoni, guarisce gli storpi, i lebbrosi, i sordi, i muti e chiunque è malato e indemoniato".


DA PILATO
Pilato disse loro: "Ma quali sono le sue azioni malvagie?”. Gli Ebrei risposero: "Egli compie queste cose in virtù di Belzebù, principe dei demoni, e a lui è soggetta ogni cosa". Pilato disse loro: "Uno spirito impuro non scaccia mai via un demone, bensì il demone viene scacciato nel nome di Dio". Gli Ebrei risposero a Pilato: "Preghiamo la tua grandezza di farlo comparire al tuo tribunale affinché tu possa ascoltarlo pubblicamente". Disse loro Pilato: "Ditemi come! Non è decoroso che un governatore convochi un re in tribunale!". Gli risposero: "Noi non diciamo che sia re".


IL TURBANTE DEL CURSORE
Pilato chiamò dunque un cursore e gli disse: "Conducimi Gesù, ma in modo pacifico". Il cursore uscì, e quando riconobbe Gesù, l'adorò. Tolse poi dalla testa il suo turbante, lo stese sulle sue mani, lo pose a terra sotto i piedi di Gesù e gli disse: "Signore, cammina su questo luogo ed entra, giacché il governatore ti chiama". Allorché dunque gli Ebrei videro ciò che aveva fatto questo cursore, alzarono alte grida a Pilato dicendo: "Perché non l'hai tu convocato per mezzo di un banditore, ma l'hai, al contrario, onorato con un cursore? Il cursore, infatti, non appena lo vide tolse dalla testa il suo turbante, lo prese nelle sue mani, lo stese, lo depose per terra e poi gli disse: cammina sopra!".


Pilato chiamò dunque il cursore e gli disse: "Perché ti sei comportato così?”. Il cursore rispose: "Il giorno in cui tu mi hai mandato a Gerusalemme, da Alessandro, io l'ho visto sopra un trono, mentre i figli degli Ebrei gridavano e gli rendevano onore tenendo dei rami nelle loro mani; altri invece stendevano le loro vesti sotto i suoi piedi, dicendo: "Salvaci, tu che sei nelle altezze! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. Gli Ebrei si volsero contro il cursore e gli gridarono: "I figli degli Ebrei parlavano in lingua ebraica. Come hai tu potuto sapere nella lingua dei Greci ciò che essi dicevano?”.


Il cursore rispose loro: "Ho domandato a un Ebreo: "Che cosa dicono costoro in questa lingua ebraica?”. E questi me lo spiegò". Pilato domandò loro: "Che cosa gridavano in ebraico?”. Risposero: "Essi dicevano osanna". Pilato domandò: "Che cosa vuole dir osanna?”. Gli risposero: "Osanna vuol dire: salvaci!". Pilato disse loro: "Se voi stessi testimoniate in favore delle parole degli stranieri, qual peccato ha commesso il cursore?”. Essi tacquero. […]


LA MOGLIE DI PILATO
Mentre rifletteva su di questo, sua moglie gli mandò a dire: "Tienti lontano da quest'uomo giusto! Questa notte, in sogno, io ho sofferto molto a causa sua". Pilato, dunque, chiamò tutti gli Ebrei e disse loro: "Voi sapete che mia moglie è una persona che ama Dio e propende verso la parte degli Ebrei". Risposero: "Sì, lo sappiamo". Disse Pilato: "Ecco che mia moglie mi ha mandato a dire: tieniti lontano da quest'uomo giusto! Questa notte, in sogno, io ho sofferto molto a causa sua". Gli Ebrei risposero e dissero a Pilato: "Non ti abbiamo detto, forse, che è un mago? Ecco che ha mandato un sogno a tua moglie!".


ACCUSE CONTRO GESÙ E LA SUA FAMIGLIA
Pilato dunque chiamò Gesù e gli disse: "Perché mai costoro ti accusano senza che tu proferisca parola?”. Gesù rispose: "Se non fosse stato conferito loro il potere, non potrebbero parlare. Ognuno è signore della propria bocca per proferire il bene o il male. Questi sanno ciò che fanno!". I sacerdoti ebrei risposero a Gesù: "Che cos'è che noi sappiamo bene? Sappiamo anzitutto che tu sei stato concepito nell'adulterio; in secondo luogo sappiamo che la tua nascita ebbe luogo a Betlemme e che per causa tua fu uccisa quella grande moltitudine di bambini; in terzo luogo sappiamo che tuo padre è Giuseppe e tua madre Maria. Voi siete andati in Egitto perché non godevate della fiducia del popolo".


Alcuni tra gli Ebrei presenti erano giusti, e dissero: "Sul suo conto noi non affermiamo questo! Giacché non fu concepito nell'adulterio, ma sappiamo che Giuseppe ricevette la mano di Maria: dunque non l'hanno concepito nell'adulterio". Agli Ebrei che pretendevano che Gesù fosse venuto dall'adulterio, Pilato disse: "Sì, questa è una vostra asserzione, ma non è la verità, come è attestato proprio ora dai vostri stessi compatrioti che asseriscono essere lei sposata a suo marito". Anna disse: "O Pilato! Tutt'intera la nostra moltitudine afferma ch'egli viene dall'adulterio, e tu non ci credi! Quelli là sono dei proseliti e sono suoi discepoli".


Domandò Pilato: "E che cos'è un proselito?”. Risposero gli Ebrei: "È colui che nacque tra i Greci e divenne Ebreo in questi giorni". Coloro che avevano asserito che egli non era stato generato nell'adulterio e cioè Lazzaro, Asterio, Antonio, Giacomo, Ambiai Samuele, Isacco, Finee, Crispo, Agrippa, Ami e Giuda, tutti costoro dissero con un'unica voce: "Noi non siamo Greci, ma figli di Ebrei e diciamo la verità. Infatti, noi eravamo presenti al matrimonio di Giuseppe e Maria". Pilato chiamò gli uomini che avevano affermato ch'egli non era stato generato nell'adulterio, e li scongiurò per la salute di Cesare, dicendo: "Quanto voi avete affermato, e cioè che egli non è stato generato nell'adulterio, è proprio la verità?”.


Gli Ebrei risposero a Pilato: "Abbiamo una legge che ci vieta di giurare, perché è un peccato. Quelli là, giurino, per la salute di Cesare, che noi non abbiamo detto la verità, e noi siamo pronti a morire". Pilato disse ad Anna e a Caifa: "Voi non dite la verità in nulla e non replicate alle parole che proferiscono questi?”. Essi risposero a Pilato: "Sono dunque quei dodici uomini che sono degni di fede, quelli che asseriscono che egli non è nato nell'adulterio; mentre a noi, a tutta la nostra moltitudine, che asseriamo ch'egli vi è nato, che è un mago e che egli ha detto: io sono un re, a noi non si crede?”.


PERCHÉ SI VUOLE UCCIDERE GESÙ
Pilato ordinò di mandare via tutta la moltitudine ad eccezione dei dodici che avevano testimoniato, asserendo che egli non era un frutto dell'adulterio. Ordinò di fare mettere da parte Gesù, e domandò loro: "Per qual motivo lo vogliono fare morire?”. Risposero a Pilato: "Ce l'hanno contro di lui perché guarisce nel giorno di sabato". Esclamò Pilato: "È dunque per questa azione buona che lo vogliono fare morire!". Pilato si indignò, uscì dal pretorio e disse loro: "Mi è testimone il sole, ch'io non trovo neppure un motivo di accusa contro quest'uomo". Gli Ebrei risposero e dissero al governatore: "Se non fosse un malfattore, noi non te lo avremmo consegnato". Rispose Pilato: "Prendetelo voi stessi e giudicatelo secondo la vostra legge". Gli Ebrei risposero: "A noi è vietato giudicare gli uomini". Pilato disse: "Dio vi ha ordinato: non ucciderete. Ma io..”.


IL REGNO DI GESÙ
Pilato entrò nel pretorio, chiamò Gesù in disparte e gli disse: "Tu sei il re degli Ebrei?”. Rispose Gesù a Pilato: "Tu lo dici da te stesso, oppure l'hanno affermato altri a mio proposito?”. Pilato rispose a Gesù: "Forse ch'io sono Ebreo? La tua nazione e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me". Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo. Se fosse di questo mondo, i miei servi avrebbero lottato affinché non mi si consegnasse agli Ebrei. Or dunque il mio regno non è di questo mondo". Pilato domandò a Gesù: "Dunque, sei tu re?”. Gesù rispose a Pilato: "Tu l'hai detto! Io infatti sono stato generato per questo e per questo motivo sono venuto, affinché chiunque è dalla verità ascolti la mia voce!". Pilato domandò: "Che cos'è la verità?”. Gesù rispose: "La verità viene dal cielo". Domandò Pilato: "Non c'è verità sulla terra?”. Gesù rispose a Pilato: "Tu vedi come coloro che posseggono la verità sono giudicati da coloro che sulla terra posseggono la potenza!".


PILATO ATTESTA L'INNOCENZA DI GESÙ
Dopo queste cose, Pilato lasciò Gesù all'interno del pretorio, uscì verso gli Ebrei e disse loro: "Io non trovo alcun motivo di accusa contro di lui". Gli Ebrei gli risposero: "Costui ha affermato: ho il potere di distruggere il tempio e di farlo risorgere il terzo giorno". Pilato domandò loro: "Che tempio?”. Gli Ebrei gli risposero: "Quello che Salomone ha edificato nel periodo di quarantasei anni. Egli infatti ha detto: "Io lo distruggerò e io lo riedificherò in tre giorni”. Pilato disse loro: "Io sono innocente del sangue di quest'uomo. Vedetevela voi!".


Gli Ebrei gli dissero: "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli". Pilato chiamò gli anziani, i sacerdoti, i leviti e disse loro in segreto: "Non comportatevi così! Giacché non c'è alcun capo d'accusa capitale. Non c'è che la vostra accusa a proposito delle guarigioni e della violazione della legge". I leviti dissero a Pilato: "Quando qualcuno bestemmia contro Cesare è o no degno di morte?”. Pilato rispose: "È degno di morte". Gli Ebrei dissero a Pilato: "Se colui che bestemmia contro Cesare è degno di morte, costui ha bestemmiato contro Dio".


ANGOSCIA DI PILATO
Il governatore ordinò agli Ebrei di uscire dal pretorio, poi chiamò Gesù e gli domandò: "Che hai fatto?”. Gesù rispose: "Mosè e i profeti furono i primi ad annunziare la mia morte e la mia risurrezione". Gli Ebrei stavano attenti e l'ascoltarono proferire queste cose. Dissero a Pilato: "Che vuoi udire ancora di più enorme di questa bestemmia?”. Pilato rispose agli Ebrei: "Se questa parola è una bestemmia, prendetelo voi stessi nella vostra sinagoga e giudicatelo secondo la vostra legge".


Gli Ebrei dissero a Pilato: "La nostra legge afferma: se un uomo pecca contro un uomo è degno di ricevere quaranta colpi meno uno, ma colui che bestemmia contro Dio viene lapidato". Pilato rispose: "Prendetevelo voi e fategli quello che vorrete". Gli Ebrei gli dissero: "Noi lo vogliamo crocifiggere". Mentre Pilato parlava con gli Ebrei e diceva loro: "Non è degno di essere crocefisso", guardò coloro che stavano davanti alla moltitudine degli Ebrei e vide un certo numero di persone che piangevano. E disse: "Non tutta la folla vuole ch'egli muoia". Gli anziani risposero a Pilato: "Noi tutti e la nostra moltitudine siamo venuti affinché egli muoia". Pilato domandò agli Ebrei: "Per qual ragione deve morire?”. Gli Ebrei gli risposero: "Lui stesso ha affermato: io sono il figlio di Dio, io sono re".


INTERVENTO DI NICODEMO
Un Ebreo dal nome Nicodemo andò davanti a Pilato. Gli disse: "Ti prego, o pio governatore, di ordinarmi di dire qualche parola". Pilato gli rispose: "Dilla!". Nicodemo rispose dicendo: "Agli anziani, ai sacerdoti, ai leviti e anche a tutta la moltitudine degli Ebrei e alla loro sinagoga io ho detto: che avete da fare voi con quest'uomo? Ha operato miracoli e prodigi, prodigi grandi che nessuno ha mai operato fino a oggi e che nessuno potrà operare in futuro. Lasciatelo, non cercate di fargli del male. Se questi miracoli sono da Dio, resteranno. Se sono dagli uomini, si dissiperanno. Giacché Mosè, inviato da Dio in Egitto, ha compiuto miracoli grandi che Dio gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone.


Anche Lamne e Lambre fecero i miracoli di Mosè, ad eccezione di alcuni che non riuscirono a fare. E gli Egiziani consideravano Lamne e Lambre come dèi, ma in seguito i miracoli fatti da costoro, che non erano da Dio, perirono come coloro che credevano in essi. Or dunque che avete da fare voi con quest'uomo? Egli, infatti, non è degno di morte". Gli Ebrei risposero a Nicodemo: "Tu sei diventato suo discepolo. È per questo che parli in suo favore". Nicodemo domandò: "Forse che il governatore è diventato suo discepolo perché parla in suo favore? È forse per questo che Cesare l'ha posto in questo ufficio?”. Gli Ebrei montarono in collera e digrignarono i denti contro Nicodemo. Allorché Pilato li vide, disse loro: "Perché digrignate i denti? È forse perché avete udito la verità?”. Gli Ebrei dissero a Nicodemo: "Tu riceverai la parte di Gesù". Nicodemo rispose: "Amen! Ch'io la riceva come avete detto!".


TESTIMONIANZA DI UN PARALITICO
Un altro Ebreo prese coraggio e disse a Pilato: "Ti prego di permettermi una parola". Il governatore gli rispose: "Dì quello che vuoi". Quello gli parlò in questi termini: "Io ho passato quarant'anni sdraiato su di un letto preso da grandi dolori e sofferenze. Quando Gesù venne c'era un buon numero di indemoniati, di gente affetta da varie malattie, e per opera sua tutti guarirono. Alcuni giovani ebbero pietà di me. Mi sollevarono coricato sul letto, e mi portarono da lui. Allorché il Signore mi vide, ebbe pietà di me e mi disse: "Amico, prendi il tuo letto e vattene". E all'istante io fui guarito, presi il mio letto e camminai". Gli Ebrei dissero a Pilato: "Domandagli in qual giorno l'ha guarito". Pilato disse a colui che era stato liberato dalla sua malattia: "Dì la verità, in qual giorno ti ha guarito?”. Egli rispose: "Un giorno di sabato". Gli Ebrei dissero a Pilato: "Non è forse come ti abbiamo detto? Guarisce e scaccia pure i demoni di sabato".


ALTRE TESTIMONIANZE
Un Ebreo disse: "Io ero cieco dalla nascita. Udivo la voce, ma non vedevo la figura delle persone; e quando Gesù passò gridai a gran voce: "Abbi pietà di me, figlio di David, abbi pietà di me!". Egli stese le sue mani sui miei occhi, e all'istante io vidi". Un altro prese coraggio verso di lui, e si espresse così: "Io ero storpio e mi fece diritto con una parola della sua bocca". Ed ecco che un altro prese coraggio. Disse: "Io ero lebbroso e mi ha purificato". Una donna di nome Veronica da lontano si alzò. Disse: "Io perdevo sangue; toccai il suo vestito e la sorgente del mio sangue si arrestò".


Gli Ebrei dissero: "Abbiamo per legge che una donna non può testimoniare o proferire parola". Numerosi altri, sia uomini che donne, gridavano: "Quest'uomo è un profeta o un Dio. Gli obbediscono gli stessi demoni". A questi che dicevano: "Gli stessi demoni gli obbediscono", Pilato domandò: "Perché non gli obbediscono i vostri dottori?”. Essi risposero a Pilato: "Risuscitò dai morti Lazzaro che era morto e si trovava nella sua tomba". Il governatore ebbe paura. Disse a tutta la moltitudine degli Ebrei: "Perché volete versare un sangue innocente?”.


BARABBA
Infine, Pilato chiamò nuovamente Nicodemo e i dodici uomini che avevano detto ch'egli non era stato generato nell'adulterio e disse loro: "Che farò io? Il popolo è in agitazione". Essi gli risposero: "Noi non sappiamo, tocca a loro decidere". Radunò ancora tutta la moltitudine degli Ebrei e disse loro: "Sapete che tra voi c'è l'uso che ad ogni festa sia liberato un prigioniero. Ho in prigione un brigante omicida, di nome Barabba, e Gesù, che è qui in piedi, nel quale non trovo alcun motivo di condanna. Chi è quello che voi volete ch'io liberi?”. Gli Ebrei gridarono a gran voce: "Barabba!". Egli domandò: "Che farò io di Gesù, detto Cristo?”. Gli Ebrei risposero: "Crocifiggilo!". Altri Ebrei dissero: "Tu sei l'amico di Cesare. Ora egli ha detto: "Io sono figlio di Dio e sono re”. Pilato salì in collera e disse agli Ebrei: "In ogni tempo, la vostra nazione è stata ribelle. Voi lottate contro colui che vi fa del bene". Gli Ebrei domandarono a Pilato: "Chi ci ha fatto del bene?”. Pilato rispose: "Da quanto ho inteso, Dio vi ha tratto dalla terra d'Egitto, da una schiavitù molto dura; il mare divenne allora per voi una strada come il terreno secco, e nel deserto avete mangiato la manna e le quaglie. Per dissetarvi estrasse per voi l'acqua da una roccia; vi diede una legge. E malgrado tutto ciò avete irritato Dio. Dio voleva distruggervi. Mosè pregò per voi, voi non siete morti e ora proferite del male contro di me". Pilato si alzò dal suo tribunale. Cercò di andarsene, ma gli Ebrei gridarono e dissero a Pilato: "Conosciamo il Cesare come re, ma Gesù non lo conosciamo. I magi, infatti, dall'Oriente gli hanno portato dei doni come ad un re, e quando Erode seppe dai magi che era stato generato un re, cercò di farlo morire. Ma avendolo saputo, suo padre, Giuseppe, prese lui e sua madre e fuggì in Egitto.


Erode poi, a causa di quanto aveva saputo, uccise i bambini ebrei che erano nati in Betlemme". Udite queste parole pronunciate dagli Ebrei, Pilato ebbe timore. Impose silenzio alla moltitudine che mandava alte grida e disse: "È Costui che era cercato da Erode?”. Gli risposero: "Sì, è lui". Pilato prese allora dell'acqua e si lavò le mani davanti a tutti dicendo: "Io sono innocente di questo sangue giusto. Vedete voi". Gli Ebrei gridarono: "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli". Allora Pilato ordinò di tirare il velo del tribunale sul quale era seduto e diede la sentenza in questo tenore: "Sentenza di Pilato su Gesù. La tua nazione ti accusa come re. È per questo ch'io ti condanno. Ordino che prima tu sia flagellato a motivo delle leggi degli imperatori, e che in seguito tu sia crocifisso nel luogo in cui sei stato preso, con Dema e Cista, i due ladri presi con te".


GESÙ IN CROCE TRA I LADRI
Dopo queste cose, Gesù uscì dal pretorio con i due ladri. Quando giunse nel luogo designato, lo si spogliò dei vestiti, lo si cinse di un linteum [tela di lino] e si pose sulla sua testa una corona di spine. Allo stesso modo furono crocifissi i due ladri. Dema alla sua destra e Cista alla sua sinistra. Gesù disse: "Padre mio, perdona loro. Non sanno ciò che fanno". I soldati si divisero i suoi vestiti e il popolo restò in piedi a guardare. I sommi sacerdoti, i capi e il popolo lo deridevano dicendo: "Colui che ha salvato gli altri, salvi sé stesso, se è il figlio di Dio, da lui scelto". I soldati pure si burlavano di lui; presero coraggio e innalzarono verso di lui aceto e fiele, dicendo: "Se tu sei il re degli Ebrei, salva te stesso!". Dopo la condanna, Pilato aveva ordinato di scrivere il titulus in lettere greche, romane ed ebraiche, in base a ciò che era stato detto dagli Ebrei, cioè: "Egli è il re degli Ebrei". Uno dei ladri tra i quali era stato crocifisso e il cui nome era Cista, gli disse: "Se tu sei il Cristo, salva te e noi". L'altro il cui nome era Dema, gli rispose rimproverandolo e gli disse con collera: "Non hai tu timore, davanti a Dio? Noi subiamo la stessa sua condanna; ma noi giustamente, essendoci dovuta per il male che abbiamo fatto, lui invece non ha fatto alcun male". Quando Dema ebbe terminati i suoi rimproveri a Cista, questo stesso Dema gridò e disse: "Ricordati di me, mio Signore, quando sarai nel tuo regno!". Gesù gli rispose: "In verità ti dico, oggi tu sarai con me nel paradiso".


LA MORTE
Era l'ora sesta. In quel giorno si fecero tenebre su tutta la terra fino all'ora nona; nel momento in cui si oscurò il sole, il velo del tempio si strappò in due, dall'alto in basso, e Gesù gridò a gran voce: "Padre mio, rimetto l'anima mia tra le tue mani". Proferite queste parole, rese il suo spirito. Allorché il decurione vide quanto era accaduto, diede gloria a Dio e disse: "Veramente, quest'uomo era giusto". E tutti coloro che erano venuti per vedere ciò che capitava e videro queste cose, si battevano il petto e se ne ritornavano. Il decurione informò il governatore sugli avvenimenti. E allorché il governatore e sua moglie ne vennero a conoscenza si afflissero molto. Quel giorno non mangiarono a causa del loro grande dispiacere. Infine Pilato mandò a chiamare gli Ebrei.


Disse loro: "Avete visto quanto è avvenuto?”. Essi tacquero. Tutti coloro che lo conoscevano, si tennero al largo. Anche le donne che lo avevano seguito dalla Galilea videro questo. Ecco che un uomo di nome Giuseppe, un levita buono e giusto che non aveva partecipato al sinedrio né ai consigli tenuti dagli Ebrei poiché egli era ad Arimatea nell'attesa del regno di Dio, venne a trovare Pilato, e gli chiese il corpo di Gesù. Quando l'ebbe ricevuto l'avvolse in un panno molto bianco. Lo depose nella sua tomba tagliata nella roccia nella quale non aveva ancora deposto nessuno.


LE AUTORITÀ CONTRO GIUSEPPE E NICODEMO
Allorché gli Ebrei sentirono che Giuseppe aveva preso il corpo di Gesù, lo cercarono e con lui i dodici uomini che avevano detto che Gesù non era stato concepito nell'adulterio, tra i quali c'era Nicodemo e un certo numero di altre persone, volendoli uccidere. Costoro si erano presentati a Pilato e gli avevano rivelato i miracoli di Gesù. Tutti coloro che erano ricercati dagli Ebrei, si nascosero. Soltanto Nicodemo non si nascose, poiché era uno dei capi degli Ebrei. Disse loro: "Come siete entrati nella sinagoga?”. Gli risposero: "Siccome tu tieni per lui, nel secolo futuro la tua parte sarà con lui". Nicodemo rispose: "Amen, amen!". Anche Giuseppe andò a trovarli e disse: "Perché siete in collera contro di me? È forse perché ho chiesto il corpo di Gesù? Ecco: l'ho posto in una tomba nuova, l'ho avvolto con un panno bianchissimo, e ho arrotolato una pietra davanti alla porta della caverna. Voi non avete compiuto una sola cosa che sia rispettabile verso questo giusto; non vi siete neppure pentiti d'averlo crocifisso e di averlo trafitto con una lancia".


LA COLLERA DEGLI EBREI
Si impadronirono di Giuseppe e ordinarono che fosse custodito fino al giorno dopo. Gli dissero: "Sappi che non è ora il momento di farti qualcosa giacché domani è sabato; ricordati, tuttavia, che non permetteremo che tu abbia una sepoltura: daremo le tue carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvagge della terra". Giuseppe rispose loro: "Questa è una parola accanita; ma io non ho paura. Ho con me il Dio vivo. Dio ha detto: affidate il giudizio a me e io farò giustizia, dice il Signore. Avete visto che ora colui che è circonciso non nella carne ma nel cuore, ha preso dell'acqua e si è lavato le mani davanti al sole dicendo: "Io sono puro del sangue di questo giusto".


Voi avete visto e avete risposto a Pilato, dicendo: "Il suo sangue è su di noi e sui nostri figli" e ora io temo che la collera di Dio venga su di voi e sui vostri figli, come avete detto". All'udire questa parola, gli Ebrei afferrarono Giuseppe e lo gettarono in un luogo oscuro senza luce e senza finestre. Vi posero a guardia degli uomini, e sigillarono la porta con il loro sigillo. L'indomani mattina, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti si affrettarono a riunirsi tutti nella sinagoga.


Tennero consiglio per vedere come farlo morire. Allorché il sinedrio fu seduto, ordinarono di condurlo con disprezzo. Ma quando fu aperta la porta, Giuseppe non fu trovato. Tutto il popolo alzò grida e si stupì, poiché la porta era stata trovata chiusa e sigillata con il sigillo e le chiavi erano nella mano di Caifa. Cessarono dunque dal mettere la mano su coloro che avevano parlato bene di Gesù davanti a Pilato.


TESTIMONIANZA DELLE GUARDIE
Mentre tutto il popolo sedeva ancora nella sinagoga pieno di stupore per Giuseppe, poiché non l'avevano trovato, alcuni tra quelli della guardia andarono da loro: erano quelli cioè che gli Ebrei avevano chiesto a Pilato per fare la guardia alla tomba di Gesù nel timore che i suoi discepoli venissero a prenderlo di nascosto. Costoro avvertirono i sommi sacerdoti, i sacerdoti e i leviti di quanto era accaduto e del terremoto che ebbe luogo mentre essi vegliavano. "Noi tutti essi proseguirono abbiamo visto un angelo del Signore che discese dal cielo, fece rotolare la pietra che era davanti alla porta della caverna e vi si sedette sopra in abiti bianchi come la neve. Dalla paura, siamo rimasti come morti e udimmo la voce dell'angelo che parlava con le donne rimaste davanti alla tomba di Gesù.


Disse loro: "Non temete, voi! So chi cercate. Voi cercate Gesù che è stato crocifisso. È risorto come aveva detto. Venite e vedrete il luogo ove era il Signore. Andate e dite ai suoi discepoli che è risorto dai morti, ed ecco che vi precederà in Galilea. Lo vedrete in quel luogo". Ecco, vi abbiamo riferito quanto abbiamo visto". Gli Ebrei domandarono: "Chi erano le donne con le quali parlava l'angelo?”. Le guardie risposero: "Non sappiamo chi erano". Gli Ebrei domandarono: "Che tempo era?”. Le persone di guardia risposero: "La mezzanotte". Gli Ebrei domandarono: "Perché non vi siete impadroniti di queste donne?”. Le guardie risposero: "Eravamo rimasti come morti a causa della paura. Non pensavamo di rivedere la luce del giorno. Come avremmo potuto impadronircene?”.


Gli Ebrei dissero alle guardie: "Non vi crediamo". Le guardie dissero agli Ebrei: "In quest'uomo avete visto tutti quei segni miracolosi e non avete creduto in lui. E voi credeste a noi? Abbiamo inteso pure un'altra cosa prodigiosa. Colui che ha domandato il corpo di Gesù, cioè Giuseppe, voi l'avete chiuso in un luogo tenebroso e dietro di lui avete serrato la porta, l'avete sigillata ... dopo questo avete aperto la porta e non l'avete trovato. Dateci dunque prima Giuseppe, e poi noi vi daremo Gesù". Gli Ebrei dissero: "Dateci prima Gesù, e poi noi vi daremo Giuseppe". Le guardie risposero: "Dateci prima Giuseppe, dopo vi daremo Gesù". Gli Ebrei risposero: "Giuseppe se n'è andato nella sua città".


Le guardie dissero: "Anche Gesù se ne è andato in Galilea come abbiamo inteso dire dall'angelo che rotolava la pietra davanti al sepolcro. Diceva: "Egli vi precederà in Galilea”. Allorché gli Ebrei udirono queste parole, ebbero timore che fossero divulgate e tutti credessero in Gesù. Tennero dunque un consiglio. Diedero ai soldati molto denaro dicendo: "Dite: durante la notte, mentre noi dormivamo, vennero i suoi discepoli e lo presero furtivamente. Se la notizia giunge davanti al governatore, gli faremo credere questo e distoglieremo da voi qualsiasi preoccupazione". Essi allora ricevettero il denaro e fecero come era stato loro insegnato. Tra gli Ebrei, questa parola si divulgò fino al giorno d'oggi.


GESÙ SUL MONTE MABRECH
Un sacerdote di nome Finee, il dottore Adda e il levita Ogia vennero a Gerusalemme, e cercarono i capi della sinagoga e il popolo degli Ebrei, dicendo: "Abbiamo visto Gesù e i suoi undici discepoli. Era assiso sulla montagna che si chiama Mabrech e diceva ai suoi discepoli: "Andate nel mondo intero ed eVangelizzate ogni creatura. Colui che crederà e riceverà il battesimo sarà salvo. Colui che non crederà sarà condannato al giudizio. Quanto a voi, miei discepoli, ecco le cose che vi capiteranno nel mio nome: scaccerete i demoni, parlerete lingue muove, prenderete serpenti velenosi nelle vostre mani senza che vi facciano del male; vi si darà a bere delle bevande mortali per uccidervi, ma nulla vi potrà nuocere; poserete le mani sui malati e saranno guariti. Tutte le cose che voi domanderete nel mio nome, le riceverete". Abbiamo inteso Gesù dire queste parole.


Dopo di ciò salì al cielo in una grande e indicibile gloria". Gli Ebrei, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti dissero loro: "Rendete gloria al Dio di Israele e dategli l'attestazione che avete visto e sentito queste cose". Essi risposero: "Per la vita del Signore Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, queste cose le abbiamo sentite e abbiamo visto lui rapito in cielo". Gli Ebrei dissero loro: "Voi siete dunque venuti in questo luogo per eVangelizzarci queste cose! Tacete! Se siete venuti per fare preghiera a Dio, allora pregate per domandare perdono dell'insolenza che avete dimostrato davanti al popolo".


Il sacerdote Finee, lo scriba Adda, e il levita Ogia dissero: "Se queste parole a proposito delle cose che noi abbiamo inteso e visto sono considerate un peccato, ecco che noi siamo davanti a voi. Fateci ciò che vi piacerà". Gli Ebrei presero la legge e li fecero giurare di non ripetere assolutamente a nessuno queste parole. Essi mangiarono. Bevettero. Furono gettati fuori della sinagoga dopo che fu dato loro del denaro e tre uomini che li conducessero fuori, nella Galilea. Essi andarono in pace. Angoscia delle autorità ebraiche. Quando questi uomini andarono in Galilea, gli Ebrei tennero consiglio insieme. Si affliggevano con grande tristezza, dicendo: "Che cos'è mai questa cosa straordinaria che è capitata in Israele?”.


Anna e Caifa dissero: "Perché la vostra anima è abbattuta in questo modo? Non sono degni di fede; e così neppure i soldati che hanno detto che un angelo del Signore è disceso e ha rotolato la pietra davanti alla porta della grotta. Il fatto è invece che i discepoli hanno dato molto denaro ai soldati e hanno preso il corpo di Gesù. Sono essi che hanno insegnato la lezione, dicendo: "Dite che un angelo del Signore è disceso e ha rotolato la pietra davanti alla tomba". Ignorate forse che non bisogna credere nulla da chi è incirconciso? Certo, comunque, che hanno ricevuto molto oro anche da noi ed hanno agito nel modo che abbiamo detto loro".


ALLA RICERCA DI GESÙ SUI MONTI
Quand'ebbero proferito queste parole, Nicodemo si alzò in mezzo al sinedrio e si espresse così: "Voi parlate bene, ma non conoscete gli uomini che sono discesi dalla Galilea, come essi temano Dio; sono uomini che odiano il mercanteggiare e odiano l'amore esagerato della ricchezza. Sono uomini pacifici e sono appunto essi che ci hanno detto, con grandi giuramenti, queste parole: "Abbiamo visto Gesù assiso sulla montagna di Mabrech con i suoi discepoli, e insegnava loro le cose che voi avete sentito". E sono essi che lo videro rapito in cielo. Anche Eliseo gridò e gettò il suo mantello sul Giordano, lo traversò e andò a Gerico...


I figli dei profeti vennero davanti a lui. Domandarono a Eliseo: dov'è il tuo maestro Elia? Egli rispose: è stato trasportato in cielo. Domandarono di nuovo a Eliseo: non sarà forse uno spirito che l'ha rapito e l'ha trasportato su di una montagna? Su, prendiamo con noi i nostri servi per cercarlo; e persuasero Eliseo ad accompagnarli: ed egli andò con loro. Lo cercarono per tre giorni, senza trovarlo. Allora seppero ch'era stato rapito. Ora dunque ascoltatemi e mandate verso ogni montagna di Israele per vedere, se per caso, uno spirito non abbia preso Gesù e non l'abbia posato su di una montagna".


Questa parola piacque a tutti. Inviarono verso tutte le montagne di Israele per cercare Gesù. Non lo trovarono. Trovarono però Giuseppe d'Arimatea. Nessuno di loro osò afferrarlo. Mandarono ad avvertire gli anziani, i sacerdoti e i leviti in questi termini: "Abbiamo percorso tutte le montagne di Israele, non abbiamo trovato Gesù, ma abbiamo trovato Giuseppe d'Arimatea".


MISSIONE A GIUSEPPE D'ARIMATEA
Quando essi intesero questo a proposito di Giuseppe, resero gloria al Dio di Israele e tennero consiglio, sia i capi della sinagoga sia tutta la moltitudine dicendo: "In che modo ci presenteremo a Giuseppe?”. Convennero di prendere un foglio di carta e di scrivere a Giuseppe in questa maniera: "Pace a te e a tutti coloro che sono con te! Sappiamo di avere peccato contro Dio per ciò che abbiamo fatto contro di te. Prega dunque Dio e degnati venire presso i tuoi padri e i tuoi figli. Noi tutti siamo afflitti per ciò che ti abbiamo fatto. Allorché abbiamo aperto la porta e non t'abbiamo trovato, abbiamo capito che era un disegno maligno quello che noi avevamo compiuto. Dio ha fatto svanire il nostro disegno contro di te, o padre nostro Giuseppe venerato da tutto il popolo". In tutto il popolo di Israele scelsero sette uomini amici di Giuseppe e amati dallo stesso Giuseppe.


I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti dissero loro: "Fate attenzione a questa parola. Se Giuseppe riceverà la lettera dalle vostre mani per leggerla capirete che verrà da noi, ma se invece capiterà che riceva la lettera senza leggerla e si affligge molto, allora abbracciatelo e venite verso di noi". E li condussero fuori. Gli uomini che venivano dai loro paesi, andarono ad Arimatea presso Giuseppe. Lo videro. L'adorarono e gli dissero: "Con te sia la pace!". Egli rispose: "Pace sia a voi e a tutto il popolo di Israele". Gli diedero la lettera. Egli la serrò contro di sé e benedisse Dio, dicendo: "Benedetto sia il Signore che ha salvato Israele e non gli ha permesso di versare un sangue innocente. Benedetto sia il Signore che ha mandato il suo angelo e mi ha messo al riparo sotto le sue ali". Li abbracciò, li baciò e apparecchiò la tavola. Essi mangiarono, bevettero e dormirono da lui.


TESTIMONIANZA DI GIUSEPPE
All'indomani, alla prima ora, Giuseppe bardò la sua asina e partì con gli uomini. Quando giunsero alla città santa di Gerusalemme, tutto Israele venne davanti a Giuseppe, mandando grida e dicendo: "Pace al tuo ingresso!". Giuseppe disse a tutto il popolo: "Pace a voi". L'intero popolo abbracciò Giuseppe, meravigliato di vederlo. L'accolse presso di sé Nicodemo. Lo ricevette in casa sua e fece per lui un grande banchetto. Ordinò di invitare anche Anna e Caifa e gli anziani affinché venissero in casa sua. Essi vennero, si rallegrarono e mangiarono e bevettero con Giuseppe. Poi ognuno se ne ritornò a casa propria. Giuseppe restò nella casa di Nicodemo. L'indomani, i sommi sacerdoti, i sacerdoti e i leviti si affrettarono ad andare nella casa di Nicodemo.


Egli si presentò davanti a loro e disse: "Pace a voi!". Gli risposero: "Pace a te, a Giuseppe, a tutta la tua casa e a quella di Giuseppe". Il sinedrio tutto intero si sedette, e Giuseppe si assise in mezzo a loro. Giuseppe si assise in mezzo ad Anna e Caifa e nessuno osò dirgli una parola. Giuseppe disse loro: "Qual è il soggetto a proposito del quale mi avete mandato a chiamare?”. Essi fecero segno a Nicodemo di parlare a Giuseppe. Nicodemo parlò a Giuseppe così: "Nostro padre Giuseppe, venerato da tutto il popolo, tu sai che i più venerabili tra gli scribi, i sacerdoti e i leviti anelano di udire una parola da te". Giuseppe disse: "Interrogate su ciò che desiderate". Anna e Caifa presero la legge. E fecero giurare Giuseppe dicendogli: "Rendi gloria al Dio di Israele e fagli la confessione della verità. È stato scongiurato anche Achar e non ha giurato menzogne, ma ha detto la verità senza nascondere una sola parola. Anche tu, non nasconderci nulla, neppure una parola". Giuseppe rispose: "Io non vi nascondo nulla". Gli dissero: "Noi siamo rimasti molto rattristati perché tu hai chiesto il corpo di Gesù, l'hai avvolto in un sudario molto bianco e l'hai deposto nella tua tomba nuova. A causa di ciò ti abbiamo rinchiuso in una casa che non aveva finestre, per vegliare su di te, abbiamo chiuso la porta a chiave e abbiamo posto i sigilli, nonché le guardie per vigilare sulla casa nella quale eri stato rinchiuso. L'indomani abbiamo aperto la porta e non ti abbiamo visto. Ci siamo rattristati molto e tutto il popolo del Signore fu preso da stupore fino ad ora. Or dunque spiegaci quanto è accaduto".


Giuseppe disse: "Mi avete imprigionato il sesto giorno alla decima ora. Io restai chiuso per tutto il sabato. Nel mezzo della notte ero in piedi a pregare. La casa nella quale mi avevate chiuso fu sospesa per aria ai quattro angoli, e una luce apparve ai miei occhi come un lampo. In quell'istante fui preso dalla paura e caddi a terra. Nel luogo ove io ero caduto, qualcuno mi diede la mano, sulla mia testa cadde dell'acqua discendendo poi in basso fino ai miei piedi, e un profumo giunse fino alle mie narici. Colui che mi aveva estratto di là, asciugò la mia faccia, mi abbracciò e mi disse: "Giuseppe, non temere! Apri i tuoi occhi e riconosci chi ti parla". Alzai gli occhi, guardai, vidi Gesù, ed ebbi paura.


Pensai che fosse un fantasma e recitai i comandamenti. E lui pure li recitò con me. Voi non ignorate che quando un fantasma viene a ingannare qualcuno, viene scacciato, se ne va e l'abbandona a causa dei comandamenti. Dunque, quando vidi che li recitava con me, io dissi: "Rabbi Elia!". Egli mi rispose: "Io non sono Elia". Gli dissi: "Chi dunque sei tu, signore?”. Mi rispose: "Io sono Gesù del quale tu ricevesti il corpo dalla mano di Pilato, l'hai avvolto in un panno molto bianco, hai messo un sudario sul mio viso, mi hai posto nella grotta nuova, hai rotolato una grande pietra davanti alla porta della grotta, e l'hai chiusa". A colui che parlava con me, io dissi: "Mostrami il luogo ove io ti ho posto".


Egli mi prese, mi mostrò il panno e il sudario ch'io avevo messo sul suo viso, e riconobbi che era Gesù. Mi prese, mi condusse fuori a casa mia, e, pur restando chiuse le porte, mi fece mettere sul mio luogo di riposo e mi disse: "Pace e te!". Mi abbracciò, e disse: "Per quaranta giorni non uscire di casa tua! Io andrò dai miei fratelli in Galilea”. I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti allorché sentirono queste parole restarono come delle mummie, caddero a terra e digiunarono fino all'ora nona. Nicodemo e Giuseppe dissero parole serene ad Anna e Caifa, ai sacerdoti e ai leviti, e aggiunsero: "Perseverate dritti sui vostri piedi, mangiate il pane e sostenete il vostro cuore, poiché domani è il sabato del Signore". Essi si alzarono. Pregarono Dio, mangiarono, bevettero, e ognuno andò a casa sua.


TESTIMONIANZA DI LEVI
L'indomani, sabato, gli scribi, i sacerdoti e i leviti sedettero, dicendo: "Che è questa collera che ci ha colpito? Eppure conosciamo suo padre e sua madre". Lo scriba Levi disse: "Io conosco i suoi genitori: temevano Dio, non tralasciavano le preghiere, davano le decime tre volte all'anno. Allorché nacque Gesù, i suoi genitori lo portarono in questo luogo e offrirono i loro sacrifici e i loro olocausti a Dio. E il gran dottore Simeone lo prese tra le sue braccia e disse: "Congeda il tuo servo in pace, o Signore, poiché i miei occhi hanno visto la salvezza che tu hai preparato al cospetto di tutti i popoli per illuminare gli occhi delle nazioni ed essere la gloria del tuo popolo Israele". E Simeone li benedisse.


Disse a sua madre Maria "A proposito di questo piccolo, predico che sarà grande, e che è posto per la caduta e risurrezione di molti in Israele; quanto a te, alla tua anima, c'è una spada che verrà ad essa affinché si manifestino i pensieri del cuore di moltissime persone”. Anna e Caifa dissero: "Come hai tu saputo queste cose?”. Lo scriba Levi, rispose: "Ignorate voi ch'io sono stato ammaestrato nella legge da Simeone?”. Gli risposero: "Noi siamo il sinedrio dei tuoi padri; noi pure vogliamo conoscere". Egli mandò a cercare suo padre. Allorché giunse suo padre, disse loro: "Perché non credete a mio figlio Levi? L'ha istruito nella legge il beato e giusto Simeone". Il sinedrio disse: "La parola che tu hai detto è verità".


TESTIMONIANZA DI ADDA, FINEE, OGIA
E i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti tennero consiglio insieme. Dissero: "Mandiamo in Galilea a cercare i tre uomini che sono venuti l'altra volta e ci hanno parlato dell'insegnamento di Gesù e del modo con cui era stato rapito in cielo, affinché ci dicano come l'hanno visto trasportato nei cieli". Questa parola piacque a tutti e mandarono a prendere questi tre uomini dalla Galilea. Quando giunsero, dissero: "Sei tu il rabbi Adda, siete voi Finee e Ogia? La pace sia con voi e con tutti coloro che sono con voi. Nel sinedrio ci fu una grande ricerca; sono stati inviati a voi questi uomini affinché veniate nel luogo santo di Israele". Gli uomini andarono in Galilea e trovarono costoro seduti che leggevano la legge; e li abbracciarono in pace. Dissero poi a coloro che erano venuti da loro: "Sia pace al popolo di Israele! Perché siete venuti in questo luogo?”. Gli inviati risposero: "Il sinedrio vi chiama nella città santa di Gerusalemme". Quando quegli uomini udirono che erano ricercati dal sinedrio, ringraziarono Dio, si posero a tavola con gli uomini che erano venuti a cercarli: mangiarono, bevettero, poi si alzarono e camminarono con essi, in pace verso Gerusalemme.


L'indomani, il sinedrio aveva seduta nella sinagoga e interrogarono quelli che erano venuti, dicendo: "In verità, avete voi visto Gesù sul monte di Mabrech, che ammaestrava i suoi undici discepoli, e l'avete visto anche quando era rapito in cielo?”. Anna disse: "Prendeteli e separateli l'uno dall'altro, per vedere se la loro parola concorda". Li separarono. Li posero separati l'uno dall'altro. Chiamarono prima Adda e gli domandarono: "Dì, come l'hai visto allorché era rapito in cielo?”. Adda rispose in questi termini: "Mentre era ancora assiso sul monte di Mabrech ammaestrando i suoi discepoli, abbiamo visto una nube luminosa che lo copriva con i suoi discepoli. Quando Gesù si alzò, la nube lo trasportò in cielo.


I suoi discepoli erano invece stesi a terra e pregavano". Chiamarono il sacerdote Finee. L'interrogarono in questi termini: "Come l'hai visto allorché era rapito in cielo?” e anche lui disse la stessa parola. Interrogarono Ogia alla stessa maniera, ed egli rispose ancora la stessa parola. Allora i membri del sinedrio dissero l'un l'altro: "La legge di Mosè afferma che ogni cosa sarà stabilita dalla bocca di due o tre testimoni".


TESTIMONIANZE DEL SINEDRIO
Uno degli scribi prese la parola, e disse: "È scritto che Enoc fu trasportato e che non lo si trovò perché era stato trasportato". Anche lo scriba Hierio disse: "Anche della morte di Mosè abbiamo sentito parlare, ma non l'abbiamo vista, giacché è scritto nella legge del Signore: "Mosè è morto al cospetto del Signore e nessuno, fino al giorno d'oggi, ha conosciuto la sua tomba”. Il rabbi Levi si espresse così: "Quando Simeone vide Gesù, disse: "Ecco che costui è posto per la rovina e per la risurrezione di una moltitudine in Israele”. Un altro, di nome Isacco, disse: "È scritto nella legge: "Ecco ch'io manderò un angelo davanti a te affinché vegli su di te in tutti i tuoi sentieri, giacché su di te è il mio nome”.


CONCLUSIONE DI ANNA E CAIFA
Presero la parola anche Anna e Caifa, in questi termini: "Avete ricordato in modo esatto le cose scritte nella legge, cioè: nessuno ha visto la morte di Enoc e nessuno ha parlato della morte di Elia. Ma Gesù, l'abbiamo visto parlare con Pilato, l'abbiamo visto allorché era schiaffeggiato, allorché si sputava sulla sua persona, allorché sulla sua testa era posta una corona di spine e lo si flagellava. Pilato inoltre ha ordinato che fosse crocifisso nel luogo del Cranio.


Due persone, Dema e Cista, furono appese con lui. Fu abbeverato di aceto e fiele, il suo petto fu trapassato da una lancia dal soldato Longino, il nostro venerato padre Giuseppe chiese il suo corpo, ed egli è risuscitato dai morti come aveva detto secondo quanto hanno riferito i tre dottori, dicendo: l'abbiamo visto mentre era rapito in cielo. Inoltre, il rabbi Levi ha testimoniato sulle cose dette da Simeone, cioè: "Costui è posto per la caduta e per la risurrezione di una moltitudine in Israele e come un segno contro il quale si combatterà”.


I dottori, in mezzo a tutto il popolo del Signore, dissero: "Costui doveva essere come una persona che suscita stupore davanti ai nostri occhi, e invece sappiate, o casa di Giacobbe, che sta scritto: "Maledetto chiunque è sospeso a un legno". E la Scrittura ci insegna ancora che gli dèi che non hanno creato il cielo e la terra morranno". I sacerdoti e i leviti dissero l'un l'altro: "Il suo ricordo durerà fino a Sum e fino al cosiddetto Lobel. Se è così, vedrete che il suo nome durerà per sempre e lascerà, dopo di sé, un popolo nuovo".


I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti annunziarono al popolo di Israele: "Sia maledetto l'uomo che adora l'opera della mano degli uomini, sia maledetto colui che adora una creatura preferendola al Creatore". E tutto il popolo rispose: "Amen, amen, amen". Tutto il popolo cantò inni al Signore, dicendo: "Benedetto sia il Signore che ha dato pace al popolo di Israele in conformità di tutte le parole ch'egli aveva detto. Non cadrà neppure una sola parola della sua bontà e così sarà di tutte le parole che ha detto per mezzo di Mosè, suo servitore, di tutte quelle che ci ha detto il Signore, secondo quanto ha detto ai nostri padri. Non abbandonarci, Signore, non permettere che ci allontaniamo da te! Fai sì che noi umiliamo il nostro cuore davanti a te, che camminiamo sulle tue vie, che siamo vigilanti sui tuoi comandamenti. Non vergogniamoci di abbandonarci a te, Signore. Signore, proteggici! I tuoi giudizi sono sempre davanti a noi e così le tue verità a proposito delle quali ci hai fatto un obbligo, come già ai nostri padri. Il Signore è re su tutta la terra, oggi il Signore rimasto in piedi è uno solo. Il suo nome è: Signore nostro re! È lui che ci salverà. Nessuno ti assomiglia, o Signore, tu solo sei grande! E grande è il tuo nome.


Guariscici, Signore, e salvaci, giacché siamo la tua parte, siamo la tua eredità. Il Signore non abbandonerà il suo popolo, a causa del suo grande nome. Il Signore ha cominciato a fare di noi il suo popolo". Terminato quest'inno, ognuno se ne ritornò a casa sua in pace. Amen.