La ricchezza perduta

Testi e Vangeli non canonici

Prefazione

Esistono i testi canonici che seguono le “regole” dettate dal canone della Chiesa Cattolica ma anche una vasta ricchezza di testi e Vangeli non canonici. Chiamati originariamente apocrifi, via via nei secoli sono stati ritenuti, male interpretando la parola apocrifo, testi e Vangeli eretici.


Infatti, subito prima, nella Pasqua del 367, Atanasio di Alessandria (295-373), dopo aver fissato il canone degli scritti del Nuovo Testamento in 27 testi, aveva bollato gli apocrifi come invenzione di eretici, composti tardivamente e spacciati per antichi. E così abbiamo perduto da subito una grande ricchezza storica e spirituale.


Il principale motivo di questa perdita risiede nel fatto che la prima chiesa cristiana fu fortemente influenzata dalla filosofia greca (il greco era la lingua ufficiale di tutta l’intellighenzia di quei tempi) secondo la quale, nella realtà delle cose, tutto deve essere perfetto, tutto bello e quindi una vita regolata da leggi immutabili ed eterne promulgate da saggi, sapienti e filosofi. Quindi se una cosa è vera, è vera perché risponde, è certificata da queste leggi o regole precise: appunto i “canoni” (κανονικός “conforme alla regola”).


La Chiesa, influenzata da questa visione, invece di lasciare una certa libertà e flessibilità, ha cominciato a definire delle regole piuttosto stringenti, entro le quali dovevano essere accettati gli scritti ufficiali che riguardavano la vita e gli insegnamenti di Gesù.


Anche sul numero dei Vangeli fu applicata una rigida regola, ovvero non dovevano essere più di quattro, fortemente voluta dal Vescovo Ireneo di Lione (II secolo): "Poiché il mondo ha quattro regioni e quattro sono i venti principali il Verbo creatore di ogni cosa rivelandosi agli uomini, ci ha dato un Vangelo quadruplice, ma unificato da un unico Spirito".


Il processo per definire quindi il canone fu piuttosto lungo fino alla sua definitiva approvazione durante il Concilio di Roma nel 382 d.C. con i seguenti criteri che avrebbero dovuto soddisfare i 4 Vangeli:

• L'antichità delle fonti. I quattro Vangeli canonici, risalenti al I secolo d.C., sono tra le fonti cristiane più antiche e meglio documentate per numero dei manoscritti o codici.
• L'apostolicità. Gli scritti per essere "canonici" dovevano risalire agli Apostoli o a loro diretti discepoli o alle comunità da loro create.
• L’universalità dell'uso dei Vangeli. I testi, in base a questo criterio, dovevano essere accettati da tutte le chiese principali ("cattolico" significa "universale"), quindi principalmente dalla chiesa di Roma, Alessandria, Antiochia, Corinto, Gerusalemme.
• L'ortodossia o retta fede. I testi dovevano essere coerenti con l'ortodossia del tempo (i “canoni” κανονικός).
• La molteplicità delle fonti, con la quale ci si riferisce alla molteplice attestazione dei Vangeli canonici.
• La plausibilità esplicativa. Una fonte storica deve fornire al lettore una spiegazione consequenziale degli eventi, secondo una coerenza di causa ed effetto, che renda comprensibile il succedersi degli eventi. Regola che di fatto ha escluso tutti quei Vangeli (come quello di Tommaso) che riportano solo le frasi o detti di Gesù, e non la sua storia.

La classificazione secondo tali canoni di tutti i testi allora conosciuti che raccontavano di Gesù o di vicende a lui collegate, portarono all’identificazione di quattro testi definiti appunto canonici: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Quattro sono canonici ma solo tre sono sinottici (syn-opsis, “visione d’insieme”). Infatti il Vangelo di Luca, Matteo e Marco raccontano tutti la vita di Gesù dalla sua nascita, alla vita pubblica fino alla morte e alla sua resurrezione, potendosi accomunare a un unico Vangelo poiché influenzatisi l’un l’altro e tutti e tre influenzati dall’iniziale testo, non ancora ritrovato, chiamato fonte “Q” (dal tedesco “Quelle”, appunto “Fonte”). Quindi in realtà ufficialmente ne abbiamo solo due; il primo è il Vangelo di Luca-Matteo-Marco e il secondo quello di Giovanni.


Così operando, abbiamo in realtà perso molti testi validi dal punto di vista spirituale anche se non certificati storicamente. Nei non canonici troviamo testi a volte incompleti, a volte riguardano episodi molto specifici, ma comunque complementari ai Vangeli canonici, dando così una visione più completa anche se più complessa della venuta di Gesù su questa terra.


Nel 405 d.C. il Papa Innocenzo affida a Turibio di Astorga il compito di stilare un elenco di tutti gli scritti non canonici. In questa lista furono inseriti più di sessanta documenti siglati con il termine di apocrifo. Molti dei titoli presenti in questo elenco sono oggi sconosciuti, non ne esiste traccia storica, mentre altri sono noti come per esempio l’Apocalisse di Giovanni che inizialmente venne considerata dalla Chiesa testo apocrifo ma che successivamente fu riabilitata. Possiamo quindi dedurre che la dichiarazione da parte della Chiesa di testo apocrifo non coincide con la dichiarazione di testo eretico perché se così fosse non avremmo assistito al passaggio di riconoscimento da documento apocrifo a documento canonico.


I Vangeli apocrifi sembrano avere soprattutto interesse a colmare le lacune d’informazione sui momenti principali della vita di Gesù. Ci sono, ad esempio, diversi "Vangeli dell'infanzia", ispirati dal desiderio di sollevare un po' il velo sugli anni oscuri della vita di Gesù, ma anche Vangeli incentrati sulla vita pubblica, molti sulla passione e sulla risurrezione. Alcuni testi risalgono a un'epoca abbastanza antica, come il Vangelo di Pietro o il ProtoVangelo di Giacomo, la cui composizione gli storici collocano generalmente nel II secolo d.C.; altri sono più tardivi, fino al VI secolo d.C. e oltre.


Gli apocrifi contengono in ogni caso preziose testimonianze di fede popolare e di tendenze teologiche variegate, informandoci indirettamente sull'ambiente spirituale delle comunità in cui vennero scritti. La loro conoscenza ci aiuta a capire anche l'arte e la fede tradizionale popolare, poiché spesso ispirate a quelle narrazioni e ne portano ancora le tracce, soprattutto nelle rappresentazioni della natività e della passione del Signore così come nelle preghiere e pratiche di devozione a esse collegate.


Ancora oggi è diffusa la credenza che i Vangeli apocrifi siano falsi o non attendibili ma conoscendone la storia bisogna rivalutare questo luogo comune. Quindi sarebbe utile che leggessimo anche questi testi non canonici, in realtà genuini, più pieni di vita e che riscoprono un’immagine di Gesù molto attuale e molto più vicina a noi di quella descritta dai freddi Vangeli canonici.

Ing. Maurizio Ammannato