La ricchezza perduta

Testi e Vangeli non canonici

Postfazione

Complessivamente furono scritti almeno una cinquantina di Vangeli propriamente detti, ma dal 4° secolo i libri estranei al catalogo ufficiale della Chiesa, quelli non riconosciuti come sinottici, cioè ispirati, furono semplicemente considerati apocrifi, cioè eretici, falsi e quindi abbandonati.


Ma la riscoperta di nuovi testi avvenuta a partire dai ritrovamenti archeologici del secolo scorso, sta avendo un impatto molto positivo sugli studi dei primi secoli cristiani.

Tutti questi nuovi testi sono delle testimonianze preziose sui gruppi, le tendenze, le dottrine e le pratiche nate dalla fede, e dalla sua pratica, l’amore, in Gesù.

Riviviamo con essi l’emozionante ricchezza iniziale della fede cristiana, la varietà delle sue articolazioni dovuta all’incontro di una assolutamente nuova religione, che religione non era, (la Buona Novella) con la pluralità delle culture e religioni presenti nel bacino del Mediterraneo antico. Anzi alcuni testi come il ProtoVangelo di Giacomo e il Vangelo di Gamaliele, sono dei veri scritti poetici e di grande valore spirituale.

Sono inoltre utili, se non indispensabili, per una maggiore comprensione degli stessi Vangeli canonici con aggiunta di nuove informazioni, con nuovi e sorprendenti detti di Gesù, come la chiara ed esplicita difficoltà degli apostoli (specialmente di Pietro), ad accettare una donna come apostola, evidenziando il fortissimo maschilismo dell’epoca, maschilismo tuttora presente, dopo tanti secoli, anche nella Chiesa di oggi.

Nonostante quindi la non inclusione nel canone, questi Vangeli ci offrono uno spaccato della varietà e della ricchezza del cristianesimo primitivo, delle sue domande e delle sue risposte, delle sue sfide e delle sue speranze. L’allargamento della conoscenza canonica e non canonica della vita e degli insegnamenti di Gesù ci stimola a continuare, anche se lentamente, a scoprire o riscoprire il vero volto di Gesù e il suo complesso messaggio di salvezza.

Concludo con un mio Micro racconto, sintesi della lettura anche di questi testi non canonici: “N.1914 Ipotesi ardita frutto della logica. Se dei discepoli di Gesù, Paolo fu quello che aveva capito più di tutti il suo messaggio, poiché ispirato direttamente da Dio; perché allora, per annunciare al mondo la Buona Novella, non furono direttamente ispirati come Paolo, tanti altri discepoli? Non può essere allora che “la Parola si fece carne” di Giovanni si riferisse alla volontà di Dio di avere sulla Terra, attraverso Gesù, una sua discendenza fisica, e non solo spirituale, come ultimo, estremo tentativo di rimetterci sulla via maestra?"

Maurizio