Nella prima visione il Cristo appare al veggente in abito regale, con i capelli candidi (simile perciò all'Antico dei Giorni della restante letteratura apocalittica), con sette stelle in mano, fra sette candelabri ardenti: una spada bitagliente esce dalle sue labbra e la sua voce è simile a fragore di acque copiose. Egli che è il primo e l'ultimo, che è il vivente e fu morto, che ha le chiavi della morte e dell'Ade, detta al veggente sette lettere per le sette comunità cristiane d'Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea. Sono moniti, incoraggiamenti, rimproveri, rampogne contro tendenze eretiche forse libertine (i seguaci di Balaam, i Nicolaiti, la pseudo profetessa Izabele, forse tutti di una stessa tendenza); sono promessa della gloria angelificante ed eccitazioni alla fede e alla perseveranza fino al martirio.
Quindi ha inizio la grande rivelazione. Il veggente è rapito in cielo nel tempio celeste. Vede il trono di Dio, e intorno ad esso ventiquattro vegliardi con corone d'oro in capo e quattro animali alati, con innumerevoli occhi, simili rispettivamente a un leone, a un vitello, a un uomo, a un'aquila. Dinanzi al trono un mare vitreo-cristallino. Nel tempio celeste, dove vengono offerte a Dio le preci dei santi e degli eletti ancora in terra, vien portato il libro del destino, sigillato con sette sigilli. Niuno può aprirlo. Ma viene introdotto sul trono di Dio l'agnello dalle sette corna e dai sette occhi, già ucciso e ora vivente.
Prende il libro ed apre i sigilli tra gl'inni della corte celeste. Ai primi quattro sigilli quattro cavalli si disfrenano sul mondo: incerto è il significato del primo: gli altri tre simboleggiano guerra, fame, pestilenza. Al quinto sigillo, di sotto all'altare di Dio, si levano le anime dei martiri a sollecitare la vendetta. Ricevono ognuna una veste candida, e son consolate in modo che attendano pazientemente che si completi il numero dei martiri. Al sesto sigillo, terremoto: si oscura il sole, la luna diventa color sangue, cadono le stelle dal cielo: il terrore piomba sui re e sui potenti che temono l'ira dell'Agnello.
Intanto i quattro venti son fermati da quattro angeli; e un altro angelo scende a sigillare in fronte, per salvarli dai flagelli, gli eletti che sono in terra: 12 mila per ognuna delle dodici tribù d'Israele e innumeri d'ogni gente e d'ogni stirpe. Al settimo sigillo appaiono sette angeli con sette trombe. Allo squillo delle prime quattro trombe nuovi flagelli. Cade grandine e pioggia di sangue: si essicca una terza parte del mare e un terzo delle acque sorgive si trasforma in assenzio; si ottenebra una terza parte del sole e della luna. Al quinto squillo si ha il primo "guai": un angelo dissigilla il pozzo dell'abisso: ne escono mostruose locuste che non mangiano erba, ma mordono gli uomini e rendono loro infernale la vita. Le guida un re infernale chiamato in ebraico (ma in lettere greche) Abaddōn, in greco Apollyōn "il distruttore".
Al sesto squillo secondo "guai": sono scatenati quattro angeli incatenati nell'Eufrate, e guidano alla distruzione d'un terzo degli uomini mostruosi cavalieri, somiglianti alle locuste precedenti. Pare che il settimo squillo (che dovrebbe essere il terzo "guai") debba portare subito la consumazione dei tempi: un angelo giura che sotto quello tutto sarà compiuto. Ma si ha un intervallo; il profeta è invitato a divorare il libro che l'angelo stesso tiene in mano, a profetare alle genti, e a prender le misure del tempio terreno di Dio.
Ciò che segue par che sia il contenuto del libro profetico: per tre anni e mezzo i gentili calcheranno la città santa, e sarà loro abbandonato anche il cortile anteriore del tempio. Due profeti di Dio profeteranno, miracolosamente protetti e col potere di far prodigi, per tre anni e mezzo: dopo tre anni e mezzo la Bestia che uscirà dall'abisso li ucciderà, e per tre giorni e mezzo i loro corpi rimarranno insepolti. Ma poi la possanza di Dio li ridesterà e li rapirà al cielo in mezzo a rovinosi terremoti.
Squilla la settima tromba fra il giubilo della corte celeste: si aprono i penetrali del tempio celeste. Ma si ha una nuova pausa in cui s'incastra una nuova scena. In cielo appare una donna celeste, rivestita del sole e della luna e coronata di 12 stelle. È sul punto di partorire; ma un drago si pone in agguato per divorare l'infante. Questo vien salvato e nascosto nel trono di Dio. Il drago in collera getta giù con la coda un terzo delle stelle del cielo, e insegue la donna, che ripara nel deserto dove deve restar nascosta per tre anni e mezzo.
Michele e gli angeli precipitano il drago giù dal cielo in terra, ove esso si volge a perseguitar la donna, e quando ella gli sfugge perseguita gli altri figli di lei. Il drago passa quindi sulla spiaggia, evoca fuor dal mare una bestia con dieci corna e sette teste di cui una, colpita da ferita mortale, è morta e insieme vivente e l'investe del suo trono e d'ogni sua possanza. Insieme sorge dalla terra un falso profeta con due corna d'agnello, e vuol piegare gli uomini ad adorare la Bestia e a ricever nella fronte o nella mano il sigillo o il numero della Bestia che significa un uomo, ed è 666.
Chi si rifiuta vien perseguitato a morte. Ma ecco che l'Agnello appare con 144.000 seguaci sul monte di Sion, e angeli annunziano dal cielo il vangelo eterno, il timor di Dio, la caduta della grande Babilonia, e le pene eterne per gli adoratori della Bestia. Su di una bianca nube appare Uno simile a figlio d'uomo con la falce acuta; e la getta a terra a falciare la messe matura: e un altro angelo getta la sua falce a compier la vendemmia per l'ira del Signore, e il sangue sulla terra raggiunge l'altezza della briglia d'un cavallo.
Tra il giubilo dei martiri in cielo appaiono sette angeli a versar sulla terra le sette coppe dell'ira di Dio. La prima coppa imprime una piaga sugli uomini che recano il marchio della Bestia. La seconda trasforma in sangue il mare, e vi estingue ogni vita. La terza trasforma in sangue le sorgive. La quarta, versata sul sole, provoca arsura intollerabile. La quinta fa calar le tenebre nell'impero della Bestia. La sesta essicca l'Eufrate per aprir la via all'invasione: e infatti dalla bocca del drago, della Bestia e del falso profeta, escono spiriti immondi simili a rane a convocare i re della terra, che si radunano contro Dio e l'Agnello in un luogo detto Armageddon. Segue la settima coppa e la grande catastrofe delle città della terra.
Un angelo mostra al veggente la punizione della gran meretrice, la grande Babilonia che siede sulla Bestia e s'inebria del sangue dei martiri. Egli dà la chiave di una parte delle visioni: Babilonia è una città che impera sulle genti: le sette teste della Bestia sono sette monti e sette sovrani, e dieci sovrani sono le dieci corna: sono re, che avranno il potere dei re, ma regneranno dopo l'avvento della Bestia stessa: la quale si ricapitola nella testa ferita a morte e ancora viva: un mostruoso sovrano ritornante.
Si celebra quindi, su noti motivi profetici, la catastrofe di Babilonia. La corte celeste intona i cantici del regno di Dio e delle nozze dell'Agnello. Balena agli occhi del veggente la grandiosa e fiera cavalcata del Cristo e dei suoi seguaci. Vana è la resistenza della Bestia e dei re della terra. Un angelo prende il drago, la Bestia e il falso profeta e li precipita nel pozzo dell'abisso, per mille anni.
Risorgono e regnano con Cristo i fedeli e i martiri, sacerdoti di Dio e di Cristo. Dopo mille anni si schiuderà nuovamente il pozzo d'abisso, e Satana condurrà contro il regno di Cristo Gog e Magog. Ma saranno sterminati, e il diavolo sarà precipitato nello stagno di fuoco e zolfo.
Seguirà la risurrezione e il giudizio di tutti. E per gli empî vi sarà la seconda morte della dannazione eterna, per gli eletti la gioia eterna in un cielo e in una terra nuova. Calerà dal cielo la nuova Gerusalemme, la sposa dell'Agnello: un cubo di pietre preziose, di cui si dànno le dimensioni; e non avrà tempio, perché il suo tempio saran Dio e l'Agnello presenti.
Il libro si chiude col mandato al profeta di registrare la visione, col ribadimento della fine imminente e con l'anatema su chi ritoccasse il libro, aggiungendo o togliendo qualcosa.