Origine delle guerre
L'avvento delle divisioni in clan nelle comunità dei primi grandi villaggi potrebbe essere stato il fattore scatenante delle prime guerre dell'umanità.
La storia dell’umanità è fatta di ostilità, combattimenti, guerre. Il mondo continua a essere percorso da conflitti al punto che l’uomo sembra incapace di trovare un modo pacifico di vivere. La stessa evoluzione del genere umano si sviluppa collateralmente a quella della guerra. Si tratta di due linee evolutive che spesso, nei periodi più tristi, tendono a intersecarsi inesorabilmente. Da questo punto di vista, la guerra non è mai scomparsa, forse è solo mutata nelle sue forme col passare del tempo.
Non si può vivere senza regole, concordate, ma regole. Tuttavia le regole non hanno alcun effetto pratico se non sono associate alla forza per farle rispettare.
L’idea che di fronte ad un genocidio si debba intervenire per arrestarlo è quindi assolutamente corretto, su un piano teorico generale. La comunità internazionale ha quindi il diritto di intervenire e di usare la forza per fermate chi queste regole non le vuole seguire. Il problema è sul piano pratico poiché manca il consenso alla costituzione di una reale ed efficace forza internazionale.
In assenza di questo connubio tra le regole e la forza per farle rispettare, il modo migliore che ci resta per evitare che scoppino le guerre è assicurare un equilibrio tra i vari blocchi di potenze.
Non dobbiamo smettere di lottare contro la guerra in generale, ma dobbiamo essere sufficientemente preparati per difenderci da questa realtà, nel momento in cui si presenta. Ad esempio, la recente invasione Russa dell’l’Ucraina, ha drammaticamente scoperto un’Europa incapace di essere un efficiente blocco militare alternativo tra oriente ed occidente.
Il “mestiere della guerra”, nato sin dagli albori della civiltà umana, ha profondamente mutato aspetto nel corso dei secoli. Non si limita più al solo combattimento sul campo, ma si estende a tutto ciò che lo prepara e lo segue. In questo contesto si colloca la prosperosa industria delle armi, attiva non solo a livello statale, ma anche e soprattutto nel privato, alimentando l’aggressività dello stato nel quale opera e negli stati dove vuole espandersi commercialmente.
I produttori di armi creano un pericoloso legame tra la guerra, l’economia e la politica che genera sempre di più la spinta a innescare nuove guerre. Alcuni stati devono creare sempre nuovi nemici, veri o falsi, per alimentare questa economia.
Non si sbaglia di tanto nel supporre che le lobby industriali debbano loro stesse creare i presupposti per il loro sviluppo (come nel film di Charlie Chaplin “Il monello” dove prima passa un ragazzino a rompere i vetri delle vetrine e poi passa Charlot ad offrirne la riparazione). Regola maestra del “cattivo” marketing è quella di generare o creare prima il bisogno e poi offrire la soddisfazione di tale bisogno.
Le guerre quindi sono tutte (con rarissime eccezioni) guerre economiche, mosse dalla ricerca di nuove risorse, nuovi ricchi territori, nuovi sbocchi commerciali, nuovi ordini sociali, nuove opportunità di maggiori fatturati, anche se accuratamente mascherate.
Effetti economici dei conflitti: la guerra è redditizia per pochi ma devastante per molti; situazione che peggiora gravemente in caso di guerre civili. La guerra mina profondamente l’economia interna di un Paese: distruzione delle infrastrutture, crollo degli investimenti esteri, danni al sistema agricolo e industriale, distruzione di capitale umano e sociale, militarizzazione della società, distorsione delle politiche orientate al solo investimento nel settore bellico, con conseguenze disastrose per i cittadini, soprattutto i più poveri, nel medio e lungo periodo.
Pochi invece i vantaggi, che toccano minimamente i Paesi direttamente coinvolti nel conflitto, alimentando invece l’economia dei Paesi che supportano le fazioni in guerra, non solo finanziandola direttamente, ma specialmente nelle fasi postbelliche di ricostruzione.
Non è solo un problema finanziario ma forse soprattutto di geopolitica poiché chi risulterà vincente di quella specifica guerra si troverà indebitato con col suo finanziatore a tal punto, che rimarrà per lungo tempo sotto la sua area di influenza.
Se il bisogno di prestigio, di influenza politica e di nuove risorse muovono i Paesi alla guerra, è vero anche che questi conflitti non potrebbero reggersi se non validamente supportati da azioni politiche di propaganda per la creazione di ideologie e consenso, in grado di alimentarli e di espanderli.
Di seguito, alcuni stralci sull’origine delle guerre di personaggi che lungo la storia umana hanno cercato di capire questa origine, per poter creare una linea di pensiero in grado di contrastarla.