La Medaglia Miracolosa

Nascita del dogma dell'Immacolata Concezione

Caterina Labouré (1806-1876)


Nella fattoria di Fain situata in Fain-les-Moutiers - Francia - il 2 Maggio 1806 nasce una bella bimba che sarà registrata con il nome di Zoé (che sarà successivamente cambiato in Caterina).

Trova come compagni di gioco tre fratelli e due sorelle, ma appena giunge all'età di poter aiutare è indirizzata a cucinare, cucire, mungere ed a svolgere tutte le attività domestiche.

Ha appena nove anni quando le viene a mancare la mamma che era l'asse portante della famiglia e così viene spedita insieme alla sorella Marie Antoniette a casa di uno zio, dove rimangono per circa due anni.

Tornata a casa occupa il posto che era della madre nella conduzione della fattoria, ed ha solo undici anni. Si alza all'alba e torna a letto tardi: oltre a mungere, cura la latteria, dove viene preparato il burro ed i formaggi.

Lei si occupa anche del pollaio, della frutta e della verdura, i pasti per gli animali e degli uomini. Nonostante l'età adolescente, gestisce con autorità le giovani contadine, i ragazzi delle scuderie, i domestici ed i lavoratori.

Ha un equilibrio morale assai raro. Corre spesso in Chiesa per inginocchiarsi a lungo nell'umidità e al freddo davanti all'altare, così contrarrà un'artrosi che la farà soffrire per tutta la vita.
Mangia né di venerdì né di sabato. La monaca Soucial, incontrata nella Cappella delle Figlie della Carità, la aiuterà sia nella preghiera, sia nella contemplazione; la sua vocazione, tra i sedici e diciotto anni, continuerà a crescere in silenzio.

IL SOGNO
A 18 anni, una notte, la sua chiamata prende forma di sogno.

“Caterina si trova nella chiesa di Fain, al suo posto abituale, nella cappella dei Labouré. Prega. Quand'ecco sopraggiunge un prete anziano, riveste i sacri paramenti e celebra la Messa sull'altare candido, dalle rifiniture in oro.

Quello che la colpisce, è lo sguardo del sacerdote quando si volta per il «Dominus vobiscum». All' «Ite missa est» le fa cenno di avvicinarsi. La ragazza è assalita dal timore; si allontana indietreggiando, scappa.

Non può però distaccarsi da quello sguardo, che ricorderà per tutta la vita. Sempre in sogno, uscendo dalla chiesa, Caterina va a far visita ad un'ammalata e là ritrova il vecchio prete che le dice: «Figlia mia, è buona cosa assistere i malati. Tu ora mi sfuggi, ma un giorno sarai felice di seguirmi! Dio ha dei disegni su di te. Non dimenticarlo! ». Caterina si allontana di nuovo, sempre timorosa ma col cuore ardente. «I suoi piedi non toccavano più terra». Varcando il portico della casa paterna si sveglia da questo lungo sogno.”

Non era che un sogno, ma per Caterina costituisce un nuovo slancio. Il suo regno, la sala della fattoria, è divenuto un luogo provvisorio, se non un esilio. Compie il proprio lavoro ancora meglio di prima, ma è come se non lo facesse. 


MANCANZA DI ISTRUZIONE
Continua con la sua vita reale, ma è ormai una vita abbandonata dallo spirito. Caterina riflette, abbozza progetti: per entrare in Comunità, dovrebbe almeno saper leggere e scrivere; le hanno detto che questa è una delle condizioni per essere ammessa.

La sua mancanza d'istruzione, inoltre, la umilia. Solo per mascherare la propria ignoranza, la giovane paga allora 30 franchi oro a un buon parlatore che si è impegnato ad insegnarle a fare la propria firma.

Ma non basta, è tempo di imparare a leggere, scrivere, far di conto: sulla carta e non solo nella sua testa, sebbene una testa di contadina e le sue dieci dita, come segni di riferimento, costituiscano una ottima calcolatrice

A diciannove anni Caterina è ancora analfabeta e suo padre la iscrive in un istituto a Châtillon, dove è obbligata a seguire dei corsi elementari insieme a delle ragazzine di dieci anni. Non trovandosi a proprio agio, non impara e poco dopo abbandona il corso.

Tornata a casa riprende la vita consueta ma cova nel suo cuore il desiderio di farsi suora. Raggiunta la maggior età, ventuno anni, annuncia a suo padre il desiderio di entrare nelle Figlie della Carità ma riceve un rifiuto.

Nel 1828 Caterina ha 22 anni, sua sorella Tonina 20. Quest’ultima può ora sostituirla alla fattoria. È giunta l’ora di parlare al padre della sua vocazione. Conoscendo le Figlie della Carità che prestano servizio all’Ospizio di Moutiers-Saint-Jean, può sperare di entrare in quella Congregazione?

La risposta è decisa: “Tu non partirai!” Caterina deve sottomettersi alla volontà paterna. Pietro Labouré vuole a tutti i costi distogliere la figlia da quel suo progetto. Che fare? Un soggiorno a Parigi presso il figlio Carlo, proprietario di un ristorante, le farà forse cambiare parere. Perché no? Qualche giorno dopo, Caterina, obbedendo con rammarico, sale sulla diligenza per Parigi. Da quel giorno non rivide mai più l’aguzzo campanile di Fain-les-Moutiers.

A PARIGI
A Parigi, nel ristorante di suo fratello, Caterina compie coraggiosamente il suo lavoro. Questo servizio che si prolunga per un anno, è per lei sorgente di grande sofferenza. La cognata, la signora Hubert Labouré, dirige, a Chàtillon-Sur-Sei-ne, un pensionato frequentato dalla nobiltà di Borgogna.

Carlo, mosso a pietà della giovane sorella, prepara senza dubbio la via alla Provvidenza. Caterina infatti lascerà subito Parigi per il pensionato di Chàtillon ma, nonostante l’accoglienza calorosa, Caterina non si trova a suo agio in quell’ambiente in contrasto con la sua semplicità.

Venendo a sapere che nella città si trova una casa di Figlie della Carità, decide di recarvisi; il suo desiderio di farsi religiosa si afferma sempre più, vuole confidarsi con la Superiora. Viene introdotta nel parlatorio. Un quadro attira la sua attenzione, è il ritratto di un anziano prete; ma ha già visto quello sguardo che la fissa con dolcezza.

– È il prete del mio sogno a Fain, nella chiesetta ! È proprio lui, ma chi è ? –
– È il nostro fondatore, S. Vincenzo de’ Paoli – le risponde la giovane suora che l’accompagna.

Non aveva egli detto: “Lei mi seguirà…” ? E lei era venuta. Sarà Figlia della Carità!
I rapporti col padre sono sempre tesi; spera ancora in un ritorno. La signora Hubert Labouré riesce però a convincerlo e dopo tante alternative finisce per acconsentire.

INIZIO DEL POSTULATO
All'età di ventiquattro anni, 22 gennaio 1830, Caterina Labouré inizia il suo postulato di tre mesi presso le Figlie della Carità nella casa di Châtillon-Sur-Seine; qui impara a leggere, a scrivere e a servire i poveri.

Questa Compagnia delle Figlie della Carità fu fondata nel 1633 da San Vincenzo de’ Paoli e, anche grazie all’aiuto di santa Luisa de Marillac, si è poi diffusa in tutto il mondo, fedele alla propria vocazione missionaria e allo spirito dei fondatori secondo i valori della umiltà, della carità e della semplicità.

RUE DU BAC
Il 21 aprile del 1830 Caterina entra dunque nel convento delle Figlie della Carità di Parigi, in Rue du Bac, presso il quale svolgerà il proprio noviziato.

Sarà un periodo ricchissimo di grazie celesti, poiché già il 6 giugno 1830, non molto tempo dopo il suo ingresso, Gesù le appare durante la Santa Messa, come un Re Crocifisso, privo di ogni ornamento, dando inizio a una presenza divina che, per la sua frequenza, diventerà per Caterina davvero familiare, poiché durante l’anno noviziato potrà vedere Gesù ogni volta che entrerà nella cappella.

Entrata nella Casa Madre in Rue du Bac viene subito destinata a svolgere compiti faticosi, si sveglia alle quattro di mattina ma le privazioni e le durezze le costano poco.

Il 25 aprile è il giorno della traslazione delle reliquie di San Vincenzo de' Paoli e il feretro rimarrà esposto alla venerazione dei fedeli per una settimana.

Caterina percepisce la presenza del Santo e colloquia con lui. In questa circostanza e per tre giorni di seguito il cuore di San Vincenzo gli appare sopra un piccolo reliquiario nella cappella delle suore in Rue du Bac, a Parigi.

LE VISIONI E LE APPARIZIONI
Passano alcuni giorni e Caterina vede l'Ostia consacrata che il celebrante tiene in mano, trasformarsi nel volto di Gesù, fenomeno che durerà sino alla fine del suo noviziato. Il miracolo eucaristico del 6 giugno 1830 le rivela Cristo Re. Il confessore tuttavia classifica come sciocchezze le visioni di Caterina.

Nella notte del 18 luglio 1830, prima apparizione (vedi successivamente), Caterina viene svegliata dal sonno da un angelo nelle fattezze di un bambino vestito di bianco che la conduce nella Cappella della Casa Madre, qui appare la Santa Vergine in una apparizione corporale.

Il colloquio dura più di due ore. Dopo gli annunci personali, apre il libro del futuro e annuncia tempi dolorosi per la Francia e anche la morte dell'arcivescovo di Parigi dopo quaranta anni. Caterina confida al confessore ciò che ha visto, ma padre Aladel rifiuta di credere a queste profezie catastrofiche. Tuttavia le parole della Vergine troveranno conferma nella insurrezione di Parigi.

Passano quattro mesi e il 27 novembre la Vergine riappare, seconda apparizione, mentre Caterina sta nella Cappella in preghiera (vedi successivamente). Mentre scorre la visione, senta una voce che le dice: "Fai incidere una medaglia su questo modello". Padre Aladel informato della visione classifica Caterina come una ragazza esaltata.

Dopo alcuni giorni, e siamo nel mese di dicembre, Caterina come di solito sta in preghiera nella cappella. Riappare la Vergine per confermare e imprimere nella mente quello che le aveva descritto nella precedente apparizione; per ultimo la informa che non si farà più vedere ma sentirà la sua voce durante le preghiere.

L’OSPIZIO DI ENGHIEN
Terminato il noviziato Caterina, il 31 gennaio 1831, lascia Rue du Bac per entrare nell'ospizio di Enghien poco lontano da Rue du Bac, casa che non lascerà mai più se non per un breve tempo.

In autunno Caterina ricomincia a sentire, durante le orazioni, le misteriose locuzioni interiori. La Vergine insiste con Caterina affinché parli a Padre Aladel per realizzare la medaglia. Ma Padre Aladel tentenna ancora e dilaziona il suo incontro con l’Arcivescovo che tuttavia dopo 2 anni finalmente concede il permesso per la coniazione (vedi successivamente).

IL COLERA A PARIGI NEL 1832
Scoppia il colera a Parigi e miete molte vittime, la medaglia viene distribuita e si rivela un aiuto sia contro il colera, sia contro tutti i mali fisici tale da qualificarla come "Medaglia Miracolosa". In due anni vengono distribuiti venti milioni di copie e il successo della Medaglia continua ad aumentare. Caterina, tuttavia, continua una vita nascosta e silenziosa, curando gli anziani.
Nelle chiese si moltiplicavano le statue e le rappresentazioni delle apparizioni del 1830; il vescovo di Parigi Quélen fa venerare la "Signora della Medaglia Miracolosa" e ottiene dal papa Gregorio XVI di solennizzare l'8 dicembre a Parigi questa festa. Non siamo ancora al dogma dell’Immacolata Concezione.

Il 30 giugno 1848 Caterina ha una visione sulla medaglia e ne precisa i dettagli per la sua realizzazione pratica. Il colera si ripresenta a Parigi dapprima nel 1849 e poi nel 1850 e per Caterina Labouré il lavoro aumenta a dismisura.

Nel 1860 diventa superiora suor Dufès, donna molto autoritaria. Conosce il segreto di Caterina e per un fatto inspiegabile la maltratterà e la perseguiterà con accanimento.

Nel 1870 Napoleone III capitola a Sedan e viene proclamata la Repubblica. La Francia assalita dai prussiani si trasforma in campo di battaglia, l'assedio a Parigi durerà un anno intero. La Casa Madre si trasforma in pronto soccorso e Caterina dovrà con fatica garantire 1200 pasti quotidiani. Si va verso la guerra civile con violenze, esecuzioni sommarie fomentate dall'odio verso le classi agiate.

Il 30 aprile la situazione si fa insostenibile e le suore devono lasciare la Casa Madre tuttavia Caterina profetizza la fine della sommossa entro il 31 maggio. Prima della fine, il 30 di aprile l'arcivescovo di Parigi monsignor Darboy, sarà giustiziato dai rivoluzionari come era stato profetizzato. E molte furono le vittime tra i religiosi.

Nel gennaio 1874 Marie Antoniette, sua sorella, entra in coma ma Caterina la risveglia il tempo necessario per salutare i suoi cari per lasciarla, un'ora più tardi, scivolare dolcemente nella morte. Ha ottenuto questa proroga dalla Vergine Maria.

LA VISIONE DELLA MADONNA COL GLOBO
Caterina ha sessantanove anni, siamo nel 1875, e gli attacchi di reumatismi si aggravano rendendo doloroso qualsiasi movimento. I disturbi cardiaci, angina pectoris, la lasciano senza fiato e pure soffre di asma.

Il 10 Aprile 1876 Caterina scrive su una carta la visione della Madonna con il globo tra le mani; la invia ai superiori ma non viene ascoltata; disperata per non aver realizzato i desideri della vergine si rivolge alla sua superiora suor Dufès e questa, in sole tre settimane, riesce a sbloccare una vicenda che durava da quarantasei anni. Fa realizzare una statua della vergine che tiene il globo terrestre tra le mani e lo offre a suo figlio.

A settembre i problemi cardiaci si aggravano, le crisi che la costringono a letto si susseguono, ma sente intimamente che vivrà sino alla fine dell'anno. Il 30 dicembre Caterina chiede l'estrema unzione anche se tutti pensano che sia troppo presto, ma lei insiste.

CATERINA MUORE
Il 31 alle sei e mezzo le suore si rendono conto che Caterina sta morendo; la comunità allora s'inginocchia al capezzale della morente. Caterina si abbandona senza sofferenza tra le braccia della Madre Celeste.

Fu beatificata da Pio XI il 28 maggio 1933 e canonizzata da Pio XII il 27 luglio 1947: le sue reliquie riposano nella cappella in cui ebbe le apparizioni. La festa liturgica, per le Famiglie Vincenziane, è stabilita al 27 novembre.