La Famiglia pilastro della società civile e dei valori religiosi
Secondo l'ultima ricerca del Censis la famiglia mantiene un'importanza centrale per gli italiani. Alla richiesta di individuare cosa realmente conti nella propria vita, oltre il 96% ha indicato la famiglia in cui è nato e una quota analoga la famiglia che si è costruito".
La famiglia è un fenomeno molto concreto, del quale tutti fanno esperienza: la famiglia non è una teoria o una dottrina teologica, ma è un fatto coessenziale all’essere umano; ed è un fatto che, in modo diverso, riguarda tutti. La vita familiare, intesa come comunità di affetti, originata dalla relazione amorosa dei coniugi e poi sviluppata nel rapporto con i figli, è innanzitutto una vita domestica, e in questo senso inadatta a essere "regolata" dall'esterno, almeno fino a quando il deterioramento delle relazioni interne non diventassero patologiche.
La vita matrimoniale e familiare non nasce come forma di relazione contrattuale, perché una comunità d’amore non può strettamente basarsi su diritti e doveri, come invece deve essere una relazione d'affari. Il diritto si dovrebbe fermare sulla soglia di casa, prendendo atto che mariti e mogli, padri e madri e figli sanno trovare un modus vivendi che prescinde dalla logica un po’ arida e rivendicativa del diritto, senza però arrivare a legittimare alcuna anarchia giuridica, alcun silenzio ingiustificato del diritto e dello Stato in materia di matrimonio.
La famiglia ha infatti una natura intima e domestica, ma allo stesso tempo costituisce un fenomeno di straordinaria importanza pubblica. È precisamente per questa rilevanza sociale, per questo collegamento robustissimo con la categoria del bene comune, che la famiglia (e il matrimonio come atto cruciale) diventa oggetto delle doverose attenzioni del legislatore. Al punto che l’istituto giuridico del matrimonio è antichissimo, non nasce con il cristianesimo ma lo precede, e interviene soprattutto per ratificare pubblicamente, disciplinandola, la promessa reciproca dei coniugi.
Il matrimonio come fenomeno pubblico
Se il matrimonio fosse “soltanto” il luogo dell’amore, inteso in tutte le sue giuste manifestazioni, in un certo senso il diritto e lo Stato potrebbero disinteressarsene. Infatti lo Stato si disinteressa legittimamente di molti fenomeni nei quali l’amore c’è, ed é magari forte e autentico: pensiamo all’amicizia, per la quale non esiste alcun istituto giuridico di riferimento. Oppure, pensiamo al fenomeno preliminare del matrimonio, che è l’innamoramento o, più concretamente, il fidanzamento. Quando un uomo e una donna si innamorano sperimentano un cambiamento sostanziale della loro vita; e tuttavia, per l’ordinamento giuridico non è argomento su cui legiferare poichè il diritto correttamente si interessa di quei comportamenti umani che comportano conseguenze per la comunità. Nel momento in cui i promessi sposi compiono atti idonei a manifestare pubblicamente e ufficialmente la loro volontà, allora il diritto ne prende atto considerandone alcune caratteristiche immodificabili:
- 1. Un legame fra un uomo e una donna;
- 2. Un legame totalizzante, irrevocabile, stabile, indissolubile, specialissimo;
- 3. Un legame aperto alla procreazione come esito naturale dell’amore coniugale, benché l’assenza di figli biologici non menomi in nulla la sua pienezza;
- 4. Un legame che impegna all’educazione dei figli;
- 5. Un luogo che rivendica il carattere di “corpo intermedio” dotato di una sua “giuridicità speciale e autonoma” che limita l’invasività dello Stato;
- 6. Il luogo della vera solidarietà fra le generazioni, in cui si dà tutto gratuitamente;
- 7. Un luogo che precede storicamente lo Stato;
- 8. Un luogo socialmente visibile della religiosità delle persone, che lo vivono in pienezza e perfezione nel sacramento istituito da Gesù e assicurato dalla Chiesa cattolica, per coloro che liberamente lo chiedono.
Il matrimonio come valore religioso
Il matrimonio come mio valore personale
Oltre a quanto detto, ho trovato nel matrimonio due pilastri fondamentali. L'unione con la parte di me che mancava per essere persona compiuta (ovvero in via di completamento perchè è un percorso che non termina mai) e la paternità come un modo vivo e reale per intravedere, seppur da lontano, cosa rappresentiamo noi per Dio, suoi figli. L'amore che un padre e una madre hanno per i figli non ha eguale. La responsabilità nei loro confronti, la forte preoccupazione per le malattie, la dolorosa partecipazione ai loro insuccessi così come la profonda soddisfazione e gioa per e i loro traguardi raggiunti. Non hanno uguali. Non sono sentimenti della ragione e nemmeno del cuore; vanno più in profondo: nelle viscere. E allora capisci come l'amore di Dio sia veramente viscerale, di pancia; contro ogni ragionamento e potrei dire anche contro ogni sentimento. Ragioniamo troppo sulla religione, sulla educazione, sulla morale, sui divieti, sul "cristiano cattolico romano e battezzato". Questo amore viscerale dovremmo cominciare a sentirlo 'nella pancia' oltre i nostri figli, oltre il nostro prossimo ma ancora più in là, nei confronti di tutti i figli di Dio, anche i più lontani. Il matrimonio dovrà sempre più diventare il trampolino di lancio per andare ad amare, di pancia, non più solo il prossimo ma soprattutto il più distante.