05-12-2015 Fossi un prete
fossi un prete potrebbe succedermi questo.
“Stavo facendo la solita omelia, sui soliti argomenti, ai soliti quattro parrocchiani. Il sole fuori splendeva magnifico ma all’interno le luci erano accese per scacciare un po’ di buio, le candele emanavano lo stesso odore di sempre, l’incenso mi dava fastidio. Ho preso un anno sabbatico e sono andato all’aria aperta. Nuovi posti, nuovi cieli, nuovi pensieri, nuove persone, nuovi odori, nuovi suoni, nuovi orizzonti, nuovi sapori. Niente più messe, niente confessioni, niente consigli pastorali, niente ritiri spirituali, niente preghiere, niente omelie; niente di niente.
Ma son dovuto tornare e riprendere il mio vecchio mestiere. Peggio di prima. Dal pulpito le mie stesse parole mi risuonavano vuote e false. Le facce davanti sconosciute. La chiesa una prigione. Tutto mi sembrava, vecchio, stantio, scontato, ripetitivo e senza più alcun significato. La voce cominciò a tremolare; il terrore improvvisamente mi assalì: Non ho più fede? Non credo più in Dio? Ho perso tutto quanto in cui credevo? Ho lasciato lì tutto e sono corso a rileggermi il Vangelo: senza noticine, senza interpretazioni di questo o di quello, senza analisi, senza approfondimenti, senza notazioni teologiche; ma la sola, semplice, vivida voce di Gesù.
Mi sono calmato, rasserenato, rassicurato : il Vangelo profumava ancora di pane caldo appena sfornato; anzi più di prima. Allora mi sono domandato, non, cosa mi stava succedendo; ma cosa invece stava succedendo alla Chiesa di Pietro”.
Un abbraccio
Maurizio Ammannato