25/01/2013 Barra al Centro
Gentile Direttore,
intanto comincio col darti del tu per accorciare le distanze.
Giustamente toccate tanti temi e ne sfiorate altri. Tra quelli sfiorati c’è ovviamente la Chiesta Cattolica Romana, la sua gerarchia e i suoi concetti di base.
So quanto sia difficile ‘sputare sul piatto su cui si mangia’ e quindi nessuna meraviglia se questo sia un percorso che avrà i suoi tempi.
Sui tempi, questi sono di Dio.
Tuttavia ciò che è più importante è avere ben chiara la rotta. Cioè dove portare la nave, quale è il porto di arrivo. A prescindere dal tempo necessario per farlo.
A volte è necessario mettere la barra al centro (come saprai le barche a vela hanno la necessità di zizzagare e solo raramente possono mettere la barra del timone al centro quando la direzione del vento è esattamente quella del punto di arrivo).
Quale è la nostra rotta? Cosa ci indica la nostra bussola? Quale è il nostro nord? Cosa significa per noi mettere la barra al centro?
Tutti abbiamo avuto, abbiamo ed avremo di questi dubbi ogni volta che dobbiamo prendere qualche decisione di un certo rilievo.
La barra al centro va dritto al cuore di Gesù. Niente zig zag, niente tattiche, niente temporeggiamenti, niente mediazioni, niente remore di ogni genere; diritti al cuore di Gesù.
Ma cosa significa questa dritta rotta?
- 1) Il cristianesimo non doveva essere una religione. Ogni nuova religione si contrappone necessariamente a quelle esistenti. È elemento di divisone e non di unione. Gesù è venuto per unire e non per dividere. Quindi abbiamo fatto un grosso errore a fare del messaggio di Gesù una nuova religione. A cominciare dall’editto di Costantino (ma anche senza editto è sempre stata grande la tentazione dell’uomo di fare di qualunque cosa fosse bello e buono, un centro di potere, di differenziazione nei confronti degli altri).
- 2) Ne abbiamo pagato le conseguenze, le stiamo ancora pagando (contrapposizioni tra clero e laici, tra cattolici e protestanti, ortodossi, ebrei, mussulmani, buddisti, induisti etc.) e continueremo a pagarle finché la rotta non si raddrizzerà.
- 3) Nessuno è l’unico detentore della verità di Dio, nessuno ne è l’unico l’interprete in terra del suo amore. L’amore è universale e nel cuore e nel DNA di tutti. Non è necessaria una laurea per amare.
- 4) Gesù a chi tocca il cuore, bianco o nero, australe o boreale, non chiede altro che annunciare una gran bella notizia (Dio c’è e ci ama) e testimoniare la pratica del suo grande amore.
- 5) Esiste un solo grande comandamento che è di amarci come Gesù ci ama. E questo non è un mistero gaudioso, non è scienza per mandare i razzi sulla luna, non è messaggio che ha bisogno di interpreti. Gesù ha bisogno di messaggeri, di altre Pietre che come tali si trovano ovunque nel mondo, non di detentori di verità o di interpreti unici e selezionati.
Gentile Direttore, cosa ne abbiamo fatto del messaggio di Gesù? Come abbiamo fatto a ridurre un amore che avrebbe dovuto stravolgere il mondo, cambiare l’acqua in vino, in una fredda e sterile religione? Stiamo noi stessi tradendo, anche se in buona fede, la speranza che ha riposto in noi? I mali che ci circondano non possono tutti, ma proprio tutti, essere ricondotti ai messaggeri che non hanno più messaggi da consegnare, alle greggi che non riescono più a riconoscere la voce del proprio pastore? Abbiamo perso la bussola? La barra non è più al centro?
Barra al centro significa spogliarci di tutti gli appesantimenti che ci siamo costruiti nel tempo, rimuovere le nebbie che in duemila anni ci hanno confuso la vista rendendo tutto uniformemente grigio, significa rimuovere lo smog che si è lentamente depositato sui nostri cuori e ritrovare la profonda gioia di seguire i passi di un grande amico che ci precede, ci anticipa, ci apre la via, ci ricolora la vita e ci sorprende e ci commuove ogni volta col suo instancabile, immutabile affetto.
Maurizio Ammannato