Epistolario senza risposte

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17/03/2015 Cambiare il mondo

Gentile Direttore,
tutti abbiamo il grande desiderio di cambiare le cose come stanno attualmente andando. Ma la sensazione è che cambino poco, o molto poco.

La preghiera. Certo che la preghiera è lo strumento riconosciuto per chiedere ed ottenere. Ma non sono tanto sicuro che sia l’unico strumento. Gesù disse che l’insistente vedova ottenne infine giustizia dal giudice, così come il vicino di casa ottenne, dopo molto insistenza, un po’ di pane per l’ospite inatteso. Ma è proprio questo il piano di Dio? Noi insistiamo e Dio, preso per stanchezza, alla fine concede? È così che vorrei che fosse il rapporto con i miei figli dopo tutte le fatiche per metterli al mondo e tutti i sacrifici per dar loro educazione, forza morale ed indipendenza? Sarebbe questo tipo di figli che alla fine prenderebbe pieno possesso della nostra eredità?

Ben poca cosa, ben deludente rapporto, ben ridimensionato progetto iniziale.

Qualcuno ha detto che il regalo della fede donato da Dio: “Dio ci ha donato il Suo amore”, andrebbe tradotto non nel senso scontato che ci vuole bene ma che ci ha effettivamente regalato un pezzo del suo amore, ovvero che nel nostro cuore risiede un reale frammento dell’ amore di Dio; non siamo noi ad amare ma è Lui che ama attraverso noi. Non entro in competenze che non sono mie, tuttavia questa semplice differenza (amore di Dio al posto di amore in Dio) potrebbe dire moltissimo. Non ho ricevuto (solo) l’amore nei confronti di Dio (è facile amare chi ci regala qualche cosa di bello) ma ho ricevuto in dono una piccola parte dello stesso amore che anima Dio. Non sono io che amo Dio, è direttamente l’amore di Dio che alberga in me. È il suo seme che cresce dentro di noi.

Se questo fosse tutto vero, anche “cambiare il mondo” cambierebbe prospettiva. Se dentro ospitiamo un pezzettino dell’amore di Dio (non nostro ma Suo) allora potremmo anche provare ad utilizzare la potenza che genera. Potremmo provare a camminare sulle acque; certo disposti anche a fare figuracce, a mettersi in discussione, a rimetterci la faccia, come Pietro che dopo un successo iniziale per poco non annegava. Troppo facile pregare Dio che le cose cambino e lasciare a Lui tutta l’incombenza. Dobbiamo prendere anche noi l’iniziativa a costo di andare incontro a cocenti delusioni (alzati e cammina e nessuno si alzò), a costo di essere presi per matti (come Bernadette che mangiava il fango). È un lento processo, un cammino che comunque dobbiamo iniziare. Dobbiamo permettere all’amore di Dio che ospitiamo di crescere ed operare, di liberarsi dalle paure, timori, remore con qui noi (il Suo incubatore) lo teniamo ancora legato, limitato nell’azione.

Il progetto di Dio non è quello di avere figli questuanti ma figli operanti nel Suo nome; figli in grado di prendere poco a poco la Sua eredità, il Suo progetto, di portarlo a compimento. Allora le cose del mondo potrebbero veramente cominciare a cambiare.

Un abbraccio.
Maurizio Ammannato