Epistolario senza risposte

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10/12/2014 Non si può amare Dio

Gentile Direttore, non si può amare Dio. Quando entriamo in una casa nuova, senza conoscere chi ne è padrone, tuttavia osservando la disposizione degli arredamenti, gli accostamenti dei colori, i profumi, l’attenzione per l’accoglienza, tutto fa in modo di permetterci di farci una idea chiara e viva di chi la abita, di chi l’ha costruita. Ci smuove un senso di simpatia e un desiderio di conoscerlo di persona, non è ancora amicizia ma un forte desiderio di amicizia verso colui che non si conosce ancora ma di cui ci siamo fatti una precisa idea da come ha predisposto tutto ciò di cui si è contornato. È così con Dio. Da quando siamo entrati nella sua casa così carica di colori, di profumi, di sapori, di curiosità, di sorprese, di melodie; tutto ci parla di questo gentile e accogliente padrone di casa; tutto ciò che ci circonda ci ha fatto nascere il grandissimo desiderio di conoscerlo, di abbracciarlo, di parlagli, di essere suoi profondi amici. Ma non è ancora amore. Perchè l’amore è quando “l’altro” lo percepisci sotto tutti i tuoi sensi, quando lo vedi, quando lo senti, quando lo tocchi. Destinati ad una amicizia che non potrà mai consolidarsi? Ad un forte desiderio che rimarrà sempre inappagato?

Un passo avanti. Tra i tanti motivi che hanno spinto Dio a farsi uomo, probabilmente ci sarà anche quello di farsi vedere dal vivo, in diretta. I discepoli lo hanno visto, toccato, ascoltato, amato. Ancor prima che lo Spirito li rendesse sapienti, la loro umanità si è incontrata con quella visibile e palpabile di Gesù, e ne sono rimasti rapiti. Non è solo l’ammirare la disposizione dei mobili della casa; è essergli accanto quando sorridere al lebbroso bisognoso. Non è solo inebriarsi dei profumi del mondo; è vedere lo stesso Creatore del mondo commuoversi alle lacrime per il dolore e la sofferenza. Questa non è fede, è amore. Questa non è fiducia, è unione.

Terzo passo. Ma noi non lo abbiamo potuto conoscere dal vivo. Ci è sicuramente rimasto il suo Vangelo, il suo pensiero, le sue direttive chiare e precise. Un grande passo avanti; non più una percezione della sua grandezza e bontà attraverso il suo creato, ma parole concrete e precise: “ Io sono la Via, la Vita, la Verità”. Non un generico “vogliamoci bene”, ma azioni concrete nei confronti dei deboli e provocatorie nei confronti dello status quo. Ma comunque tutte cose scritte, tramandate. Rimaniamo nel campo dell’ammirazione, nel credere in ciò che ha fatto e detto, ma non ancora dell’amore. È come se entrando in una cameretta di bambini, ne ammirassimo prima l’ambiente, poi più concretamente i lori primi scritti, i loro pensieri; ma tutto cambia quando ti corrono incontro con le braccia alzate. Allora ti si apre il cuore. Ma con Dio siamo rimasti al secondo passo. Dall’ammirazione e il rispetto, siamo passati con Gesù a conoscerne il pensiero, preciso e concreto; abbiamo ricevuto insegnamenti e consigli determinanti per impostare la nostra vita; siamo in piena amicizia con lui che ci ha indicato con le parole ed opere quale direzione prendere. Ma non è ancora amore. Dio ci ama, Gesù ci ama ma l’amore richiede la “corrispondenza d'amorosi sensi”.

Ultimo passo. Cosa ci vuole allora per amare Gesù? Di vederlo, toccarlo, parlargli, ascoltarlo. L’amore scatta quando “l’altro” cade sotto la nostra percezione, i nostri sensi; quando anche i più piccoli particolari ci colpiscono al cuore. Amo mia moglie per tutto quello che è, ma anche per il suo modo di essere gentile con tutti; al suo modo di ridere squillante che mette allegria; cose piccole ma grandi. Le cose grandi ti portano al rispetto, la condivisione dei buoni principi all’amicizia, i piccoli gesti ti aprono il cuore. Ma Gesù non ci ha lasciato senza la possibilità di amarlo in questa maniera. Ha fatto di più. Se ogni persona che incontriamo è sicuramente un fratello, ogni persona che ha bisogno d’aiuto è sicuramente Gesù in persona. Gesù ci si presenta non sotto un’unica spoglia come con i suoi discepoli, ma sotto migliaia di diverse sembianze; il mendicate che ha bisogno di sopravvivere, l’ammalato che ha pudore nel richiedere l’aiuto degli altri, chi si è isolato nel suo dolore. E che sia Gesù in persona non ci sono dubbi quando, incontrandolo, ti senti qualche cosa che ti si scioglie dentro. Non devi appellarti alla fede, non devi costringerti ad essere caritatevole; hai Gesù davanti a te, in carne e ossa; approfittane, parlagli, abbraccialo, ascoltalo, amalo.

Dio si è fatto uomo per farsi conoscere; Gesù si è incarnato nelle beatitudini per farsi amare.

Un abbraccio.
Maurizio Ammannato