Pollini, aloe, tessitura, monete, sangue e scritte
In teoria v’è sempre la possibilità che un dotto esegeta che fosse al tempo stesso un eccezionale anatomo-patologo (che sapesse, ad esempio, che si trafiggevano i polsi e non le mani, come voleva l’iconografia tradizionale) avesse utilizzato un cadavere qualsiasi per una incredibile messa in scena, e ciò nel XIV sec., quando appunto comparve, con sicurezza, la Sindone. Ma ad escluderlo provvede ora la scienza che è in grado ora di precisare la provenienza e la data del lenzuolo.
Pollini
Nel 1973 Max Frei, criminologo svizzero, prelevò con dei nastri adesivi la polvere sindonica. Scoprì così spore di pollini di 49 piante diverse di cui 33 sono medio-orientali (una la Sueda cresce solo in Palestina e 12 sono tipiche del Neghev e del Mar Morto). Altre esistono anche in Europa. Tutte insieme costituiscono la prova dell’autenticità, dell’origine e delle peregrinazioni del Lenzuolo.
I tipi di polline sulla sindone da 49 che ne aveva scoperti Frei sono diventati oggi 77 (P. C. Maloney). Tutti confermano le peregrinazioni del telo e la sua origine orientale, se non addirittura palestinese e iero-solimitana (A. Danin, Uri Baruch). Sono state anche individuate le spine che martoriarono il capo dell’Uomo della Sindone: si tratta di una pianta di rovi che in ebraico si chiama “Akuvit Hagalgal” e il cui nome scientifico è Gundelia Tournefotii.
Ma non è tutto : sembra certo, grazie alla tecnica di sovrapposizione in luce polarizzata, che intorno al capo dell’Uomo della sindone furono posti dei fiori freschi, fra cui prevaleva lo Zygophyllum Dumosum, che cresce solo nella zona di Gerusalemme ed il cui polline ha permesso di determinare che la Sindone venne messa a contatto dei fiori in primavera (A. D. Whanger – M. W. Whanger).
Oltre i pollini sono stati scoperti anche particelle di aloe e mirra, usate nelle sepolture degli Ebrei al tempo di Gesù.
Tessitura
Il tipo di tessitura della Sindone, a lisca di pesce, è caratteristico del Medio Oriente e dell’Egitto sino al III sec. D.C. Le tracce di cotone escludono una falsificazione perpetrata in Europa, dove la fibra vegetale era sconosciuta. Eppoi, come avrebbe potuto sapere un falsario del XIV sec. Che la scienza del XX secolo avrebbe avuto gli strumenti per indagare su questi minuti particolari? Ma anche a voler ammettere la possibilità di un lenzuolo autentico e di una impronta falsa, resterebbe da spiegare un’altra incredibile circostanza.
Monete
Negli anni 1977-79, lo storico inglese Jan Wilson, gli italiani Tamburelli e Ugolotti rilevarono e identificarono le impronte di due monete, sulla palpebra dell’occhio destro e sul sopracciglio sinistro del volto sindonico: un simpulum ed un dilepton lituus, con la figura di un bastone ricurvo, coniati sotto Pilato nel 29 d.C.; l’elaborazione elettronica ha consentito di leggervi le lettere greche Y CAI, che fanno parte del nome “Tiberio Cesare”.
L’identificazione è stata possibile grazie al ritrovamento di parecchie monete simili. Diversi ritrovamenti in tombe ebraiche del primo secolo d.C. di monete romane poste sugli occhi dei defunti hanno confermato questa usanza presso gli Ebrei, mentre i Greci ed i Romani mettevano in bocca il cd. obolo per Caronte.
La ricostruzione tridimensionale della figura rappresentata sulla Sindone e gli ingrandimenti fotografici hanno dimostrato che sugli occhi del defunto furono poste due monete secondo l’uso ebraico. Ebbene le due monete sono leptà di Ponzio Pilato, coniate fra il 29 ed il 32 d.C. A questo punto l'ipotetico falsario avrebbe dovuto essere anche un numismatico espertissimo e fortunato, visto che di tali monete ne esistono pochissime.
Progressi ha fatto lo studio delle due monete sugli occhi dell’ Uomo della sindone.Si è accertato che la moneta appoggiata sulla palpebra destra è un dilepton lituus coniato sotto Ponzio Pilato nel 29-30 d.C.
Mentre quella sul sopracciglio sinistro è un lepton simpulum, coniato sempre da Pilato nel 29 d.C. L’usanza ebraica di coprire gli occhi con monete, contestata da alcuni, è oggi confermata dai ritrovamenti di Gerico, Gerusalemme e En Boqeq, dove sono stati trovati scheletri risalenti al I secolo d.C. con monete nelle cavità orbitali (M. Moroni–F. Barbesino).
Sangue
Del sangue si sa tutto : che è del gruppo AB, comune in Oriente (18%), raro in Occidente (5%); che è ricco di bilirubina, indice di persona fortemente traumatizzata; che tre sono i tipi di sangue sul lenzuolo: venoso, arterioso, misto o ipostatico; che vi è sangue sgorgato quando l’uomo era vivo e quando era morto (P.L. Baima Bollone). Per inciso, per avvalorare l’autenticità della Sindone, la differenza tra sangue arterioso e venoso è stata scoperta solo nel 1593! Una curiosità : anche il sangue del sudario di Oviedo e dell’ostia trasformata in frammento del miocardio a Lanciano è del gruppo AB. Un’altra curiosità. Il sangue della Sindone è stato clonato ed è depositato in una Università americana.
Scritte
A partire dal 1978 e fino ai nostri giorni molti insigni storici, archeologi, papirologi ed esperti di paleografia, hanno rilevato nella Sindone numerose scritte in latino, greco ed ebraico. L’italiana Barbara Frale, paleografa dell’Archivio segreto vaticano, ha accertato che risalgono alla Gerusalemme del tempo di Tiberio (14-37 d.C.). Oltre al nome Yesous Nazarenos, scritto sopra l’arcata sopraciliare sinistra, altre parole sono state interpretate in modo sicuro o con qualche incertezza.
In latino si leggono le parole “ IN NECEM”, cioè “in morte”; ed IBER, residuo del nome dell’Imperatore Tiberio; ed ancora “deposto all’ora nona”. In ebraico: “ il Re dei Giudei” . Anche queste scritte hanno un’enorme importanza per l’autenticità della Sindone e confutano la datazione dell’esame al C.14.