Teorie
Teoria del dipinto
Vi contrastano i seguenti fatti. Non vi è traccia di colore (l’ossido di ferro è quello della emoglobina); l’immagine è in negativo ed a meno di un metro di distanza appare sfocata; non si può dipingere ciò che non si vede (ad esempio il sudario, le monete sugli occhi, ecc.); non vi è segno di pennellatura, l’impronta non ha direzione alcuna; lo stile è improbabile prima di Leonardo (1452-1519); le cognizioni anatomiche ed archeologiche che la Sindone presuppone difficilmente potevano far parte del bagaglio culturale di un pittore del XIV secolo; infine, e decisiva, è la tridimensionalità. È stato giustamente detto che sarebbe un miracolo molto più grande se la Sindone risultasse una falsificazione.
Teoria del contatto
1. Di una statua. Ma chi avrebbe potuto fare una simile statua, con tutti quei particolari, con il sangue? Vi fu chi ci provò, un detective prestigiatore, con un bassorilievo di Bing Crosby spalmato di aloe e mirra ed avvolto in un lenzuolo. I risultati furono assolutamente insoddisfacenti; l’immagine appariva gravemente deformata, risultavano ovviamente solo le parti a contatto, inoltre non è tridimensionale e l’impronta è solubile.2. Di una statua scaldata. Si ottiene una impronta indelebile ed anche simile a quella della Sindone, però tutte le altre obiezioni permangono, inoltre il colore della bruciatura della Sindone è diverso, come dimostrano le tracce dell’incendio.
3. Di un bassorilievo, sempre riscaldato. Ma anche così (a parte la difficoltà di realizzare tutti i dettagli cui abbiamo più volte accennato), le differenze appaiono decisive: mentre l’impronta sindonica è del tutto superficiale (interessa solo due o tre fibrille di lino), la strinatura trapassa il telo ed è quindi visibile dal retro. Inoltre la Sindone sottoposta all’ultravioletto non emette fluorescenza, diversamente dall’immagine ottenuta col calore.
4. Di un cadavere. Si ha la verosimiglianza anatomica, ma non si evitano le altre obiezioni. Tutti gli esperimenti hanno restituito immagini terribilmente deformate. Eppoi per contatto si giustificano solo le macchie di sangue, non quelle del corpo. È escluso che possa averle impresse una sostanza chimica, poiché avrebbe lasciato tracce e, comunque, avrebbe subìto alterazioni e sarebbe stata in qualche misura solubile. Come pure sono da escludere gli aromi (aloe, mirra, ecc.), poiché se il corpo fosse stato spalmato con essi sarebbero scomparsi i segni cruenti (sangue) della crocifissione. Inoltre come sarebbero potute risaltare anche le parti del corpo non a contatto con la tela? Del resto se i cadaveri avessero avuto un’attitudine a lasciare impronte simili a quelle della Sindone avremmo dovuto trovare esempi nel gran numero di lenzuoli funebri rinvenuti in Egitto e Siria, specie a Dura Europus. La Sindone è un unicum. V’è poi da dire che un’impronta lasciata da sostanze prodotte dal corpo (ad esempio sudore) o spalmate sul corpo non avrebbe rivelato barba, capelli e soprattutto le monete sugli occhi. La scienza conclude, dunque, che un contatto diretto non può avere generato l’immagine.
Teoroa vaporografica
Un tempo era la più seguita, poiché è in grado di spiegare la completezza della figura. Infatti anche le parti non a contato, emanando vapori, avrebbero potuto impressionare la tela. Vapori di che cosa? Di ammoniaca presente nel sudore, che avrebbe reagito chimicamente con l’aloe e la mirra sparsi sul lenzuolo. Punti deboli; l’immagine risulta gravemente deformata, poco nitida (i vapori si espandono in ogni direzione), è alterabile, non è tridimensionale, né superficiale (i vapori infatti impregnano profondamente la tela). Inoltre come spiegare e capelli?
L’atomica di Hiroshima proiettò sui muri e sull’asfalto i profili delle vittime. Ma se alla Sindone fosse successo qualcosa di simile, probabilmente sarebbe rimasta distrutta.
Teoria della bruciatura
Si ottiene l’effetto Sindone esponendo una tela a calore radiante. Il calore deve essere molto rapido ed intenso per bruciare solo la superficie delle fibre di lino. Gli scienziati parlano di improvvisa vampata di calore valutabile un milionesimi di secondo. Il risultato è una disidratazione delle fibre e quindi il loro ingiallimento. La teoria della bruciature è quella oggi più accreditata.