Luce e calore
Ma può un cadavere emettere luce e calore tali da bruciare una stoffa? Qui la scienza si ferma o meglio si arrende, considerando ignoto, ma naturale, il processo chimico-fisico che ha formato l’immagine. E qui comincia il vero miracolo della Sindone, il cui messaggio non va contro la scienza, ma oltre. Essa è il testimonio silente del più straordinario degli eventi, la resurrezione, che è anche il nucleo centrale della fede cristiana. Dice Paolo (I, Cor. 15,14): “Se Cristo non è risorto vana è la nostra predicazione, vana anche la nostra fede… se Cristo non è risorto la vostra Fede è illusione…. E noi siamo i più miserabili degli uomini”.
Ma morì davvero Cristo in croce? Qualcuno ne dubita e parla di svenimento, morte apparente, simulazione. La Sindone chiude la questione, mostrando con tutta evidenza i segni della morte: la rigidità cadaverica (la gamba sinistra rimasta piegata come era sulla croce),il sangue dal costato colò fuori lentamente, come accade quando viene meno la pressione di un cuore vivo e pulsante (mentre da vivo sprizzò il sangue che vediamo sui capelli, la fronte, i piedi ed i polsi). Alla crocefissione d’altronde non si sopravvive, specie se un colpo di lancia ha trapassato polmoni e pericardio.
Gesù morì, dunque, in croce, ma il suo corpo non andò soggetto a decomposizione (Atti Apost. 2,29-32). Ed infatti sulla Sindone non vi è traccia di decomposizione. Il processo di coagulazione (fibrinolisi) segnò un arresto inspiegabile per la scienza.
Che cosa accadde nel buio del sepolcro più glorioso della storia? Nostro Signore subì una trasformazione senza uguali. Al momento della resurrezione il suo corpo emanò luce e calore, impressionando il lenzuolo, come la luce impressione una pellicola fotografica. Tutto è spiegato. Solo le macchie del sangue sono in positivo, poiché era materia che non apparteneva più al corpo risorto, e quindi non poteva subire la trasformazione cui si accennava, né provocare bruciature; essa segnò il tessuto per contatto e senza la resurrezione le sue sarebbero state le uniche macchie.
Luce e calore, del resto, sono gli elementi che accompagnano nelle fonti la resurrezione e le apparizioni di Cristo (cfr. la luce abbagliante che colpì Saulo sulla via di Damasco; la trasfigurazione, che cambiò il volto del maestro, facendo brillare come il sole, mentre le sue vesti divennero di un bianco abbagliante).
A tutto questo si potrà credere o non credere, ma su una cosa saremo tutti d’accordo: quel corpo martoriato, quel volto sofferente ed al tempo stesso sereno e maestoso, sono il corpo ed il volto dell’ Uomo più buono e giusto della storia, dell’Uomo che per la prima volta ci ha insegnato ad amare ed a perdonare senza riserve, ad accettare la sofferenza ed a trasformarla in prezioso strumento di redenzione.
Ma morì davvero Cristo in croce? Qualcuno ne dubita e parla di svenimento, morte apparente, simulazione. La Sindone chiude la questione, mostrando con tutta evidenza i segni della morte: la rigidità cadaverica (la gamba sinistra rimasta piegata come era sulla croce),il sangue dal costato colò fuori lentamente, come accade quando viene meno la pressione di un cuore vivo e pulsante (mentre da vivo sprizzò il sangue che vediamo sui capelli, la fronte, i piedi ed i polsi). Alla crocefissione d’altronde non si sopravvive, specie se un colpo di lancia ha trapassato polmoni e pericardio.
Gesù morì, dunque, in croce, ma il suo corpo non andò soggetto a decomposizione (Atti Apost. 2,29-32). Ed infatti sulla Sindone non vi è traccia di decomposizione. Il processo di coagulazione (fibrinolisi) segnò un arresto inspiegabile per la scienza.
Che cosa accadde nel buio del sepolcro più glorioso della storia? Nostro Signore subì una trasformazione senza uguali. Al momento della resurrezione il suo corpo emanò luce e calore, impressionando il lenzuolo, come la luce impressione una pellicola fotografica. Tutto è spiegato. Solo le macchie del sangue sono in positivo, poiché era materia che non apparteneva più al corpo risorto, e quindi non poteva subire la trasformazione cui si accennava, né provocare bruciature; essa segnò il tessuto per contatto e senza la resurrezione le sue sarebbero state le uniche macchie.
Luce e calore, del resto, sono gli elementi che accompagnano nelle fonti la resurrezione e le apparizioni di Cristo (cfr. la luce abbagliante che colpì Saulo sulla via di Damasco; la trasfigurazione, che cambiò il volto del maestro, facendo brillare come il sole, mentre le sue vesti divennero di un bianco abbagliante).
A tutto questo si potrà credere o non credere, ma su una cosa saremo tutti d’accordo: quel corpo martoriato, quel volto sofferente ed al tempo stesso sereno e maestoso, sono il corpo ed il volto dell’ Uomo più buono e giusto della storia, dell’Uomo che per la prima volta ci ha insegnato ad amare ed a perdonare senza riserve, ad accettare la sofferenza ed a trasformarla in prezioso strumento di redenzione.