La Passione e la Sindone

Racconti della Passione e confronto con la Sindone

La Passione – Vangeli Canonici

Introduzione

Questa è la Passione di Gesù raccontata dai quattro Evangelisti. È un brano estratto dal “Vangelo di Vangeli”. Questo Vangelo di Vangeli è partito dalla scomposizione dei quattro Vangeli canonici, secondo la traduzione della CEI, in singoli episodi a sé stanti, siano essi narrazioni, commenti, eventi, parabole o miracoli. 

Questa sequenza di episodi è uno dei tanti tentativi di armonizzazione dei Vangeli, né migliore né peggiore di tante altre. Una vera cronologia degli episodi è di fatto impossibile data la natura stessa dei Vangeli. Questa sequenza è servita come guida (ma non la sola) per la scelta degli episodi presi in considerazione e non va intesa come un indice a cui mi sono strettamente attenuto. 

Dove gli episodi sono stati raccontati da un solo Evangelista, la scelta è stata semplice, dove invece lo stesso episodio è stato raccontato da più Evangelisti, allora il lavoro è stato quello di scomporre questi racconti in singoli versetti e riscostruire un nuovo episodio che comprendesse tutti i contenuti degli episodi originari, senza sovrapposizioni o mancanze.

Una volta ottenuta questa lista di episodi, molti dei quali nuovi, data la ricostruzione sopra citata, il passo successivo è stato quello di darle una sequenza logica, possibilmente cronologica. Sarebbe meglio parlare di macro-cronologia dato che non è possibile datare esattamente tutti gli episodi, così ché, dove è stato possibile, gli episodi seguono un ordine cronologico, dove non è stato possibile ho preferito inserirli per argomenti, in capitoli specifici.

Ottenuta la prima versione dai vangeli CEI, sono state prese in considerazione altre tre traduzioni, la TILC (Traduzione Interconfessionale in Linguaggio Corrente) e la NR (Nuova Riveduta pubblicata nel 2006 dalla Società Biblica di Ginevra). Quindi ho ripercorso gli episodi ottenuti nella prima fase del lavoro, composta unicamente dai racconti provenienti dalla traduzione CEI, andando a sostituire quegli episodi in cui la traduzione comparata presa in esame mi sembrasse più attinente al filo conduttore di questo lavoro: parole semplici per persone semplici.

Estratto da “Il Vangelo di Vangeli”
Gesù uscì con i suoi discepoli e andò oltre il torrente Cèdron, in un luogo detto Getsèmani verso il monte degli Ulivi, dove c’era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Egli disse: “Restate qui, mentre io vado là a pregare”. E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, incominciò a essere triste e angosciato. Allora disse ai tre discepoli: “Una tristezza mortale mi opprime, fermatevi qui e restate svegli con me, pregate per resistere nel momento della prova e non cadere in tentazione, perché lo Spirito è pronto, ma la carne è debole”.

Poi si allontanò da loro alcuni passi, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: “Abbà, Padre mio, tu puoi tutto, allontana da me questo calice di dolore! Però non sia fatta la mia volontà, ma la tua”. Allora dal cielo venne un angelo per confortarlo e in quel momento di grande angoscia pregava più intensamente. E il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi tornò indietro verso i discepoli, ma trovò che dormivano. Allora disse a Pietro: “Così non siete stati capaci di vegliare nemmeno un’ora sola con me?”.

E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: “Padre mio, se proprio devo bere di questo calice di dolore, sia fatta la tua volontà”. Poi ritornò dai discepoli e li trovò ancora che dormivano: non riuscivano a tenere gli occhi aperti per la tristezza. E disse loro: “Perché dormite? Alzatevi e pregate, per resistere nel momento della prova”. Per la terza volta Gesù si allontanò e andò a pregare ripetendo le stesse parole. Poi tornò verso i discepoli e disse: “Ma come, voi ancora dormite e riposate? Ecco, il momento è ormai giunto, il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Sta arrivando colui che mi tradisce”. Gesù infatti sapeva tutto quello che stava per accadergli!


L’arresto di Gesù
Giuda intanto era andato a cercare i soldati e le guardie messe a disposizione dai capi dei sacerdoti e dai farisei. Mentre Gesù ancora parlava coi discepoli arrivò una turba di gente, provviste di fiaccole e lanterne, e armata di spade e bastoni. Giuda, uno dei Dodici, faceva loro da guida. Chi lo tradiva aveva dato loro un segno convenuto: Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta. Subito Giuda gli si accostò dicendo: “Salve, Maestro!”. E lo baciò. Allora Gesù disse: “Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo? Amico, per questo sei qui, si faccia quello che sei venuto a fare!”.

Quelli che erano venuti insieme a Giuda si fecero avanti, afferrarono Gesù, lo legarono e lo arrestarono. Allora uno di quelli che erano con Gesù, precisamente Simon Pietro, stesa la mano, estrasse la spada e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli l’orecchio destro. Gesù allora disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero! Perché tutti quelli che usano la spada moriranno colpiti dalla spada. Che cosa credi? Non sai che io potrei chiedere aiuto al Padre mio e subito mi manderebbe più di dodici migliaia di angeli? Ma in questo caso non si compirebbero le parole delle Scritture. Invece bisogna che io beva il calice di dolore che il Padre mi ha preparato. Lasciate fare, anche questo, perché è ciò che era stabilito!”. 

Toccò l’orecchio di quel servo e lo guarì. Poi Gesù rivolgendosi ai capi dei sacerdoti, ai capi delle guardie del Tempio, alle altre autorità del popolo che erano venuti contro di lui e alla folla, disse: “Siete venuti a prendermi con spade e bastoni, come se fossi un delinquente! Tutti i giorni stavo seduto nel Tempio a insegnare, e non mi avete mai arrestato. Ebbene, tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti: esse infatti dicono che deve accadere così. Ma questa è l’ora vostra: ora si scatena il potere delle tenebre”.

Allora tutti i discepoli presi dal panico lo abbandonarono e fuggirono. Le guardie del Tempio che avevano arrestato Gesù lo portarono prima dal sacerdote Anna, suocero di Caifa, poi lo portarono alla casa di Caifa che era sommo sacerdote in quell’anno, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Era stato lui che aveva consigliato ai Giudei: “È meglio che un solo uomo muoia per tutto il popolo”. Pietro intanto lo aveva seguito da lontano. Poi entrò fin dentro nel cortile della casa del sommo sacerdote e andò a sedersi in mezzo ai servi che si scaldavano vicino al fuoco, per vedere come andava a finire. Una serva lo vide là, seduto presso il fuoco, fissandolo disse: “Anche quest’uomo era con Gesù!”. Ma Pietro negò e disse: “Donna, non lo conosco!”. Poco dopo un altro, vedendo Pietro, disse: “Anche tu sei uno di loro!”. Ma Pietro dichiarò: “Uomo, no, non lo sono!”.

Dopo circa un’ora, un altro affermò con insistenza: “Sono sicuro, anche quest’uomo era con Gesù. Infatti, da come parla, si capisce che viene dalla Galilea”. Allora Pietro cominciò ad imprecare e a giurare che non era vero e diceva: “Io non so quel che tu dici. Non conosco quell’uomo!”. In quel momento, mentre Pietro ancora parlava, un gallo cantò. Il Signore si voltò verso Pietro e lo guardò. Pietro allora si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: “Oggi, prima che il gallo canti, avrai dichiarato tre volte che non mi conosci”. Poi uscì fuori e pianse amaramente. Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù, si prendevano gioco di lui: lo percuotevano e, bendatolo, gli dicevano: “Indovina: chi ti ha colpito?”. E lanciavano contro di lui molti altri insulti.


Gesù davanti al tribunale
Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo con i sommi sacerdoti e gli scribi. Fecero condurre Gesù davanti al loro tribunale, il sinedrio, e cercavano una falsa accusa contro di lui, per poterlo condannare a morte. Ma non riuscivano a trovarne alcuna, anche se si erano presentati moltissimi testimoni falsi. Ma dicevano uno il contrario dell’altro. Infine se ne presentarono altri due che dissero: “Una volta egli ha dichiarato: Io posso distruggere il Tempio di Dio fatto da uomini e in tre giorni ne innalzerò un altro non fatto da mani d’uomo”. Ma anche su questo punto quelli che parlavano non erano d’accordo.

Allora si alzò il sommo sacerdote e gli disse: “Non rispondi nulla? Che cosa sono queste accuse contro di te? “. Ma Gesù rimaneva zitto e non rispondeva nulla. Intanto il sommo sacerdote cominciò a far domande a Gesù sui suoi discepoli e sul suo insegnamento. Gesù rispose: “Io ho parlato chiaramente al mondo. Ho sempre insegnato nelle Sinagoghe e nel Tempio, e non ho mai parlato di nascosto, ma sempre in pubblico, in mezzo alla gente. Quindi, perché mi fai queste domande? Interroga quelli che mi hanno ascoltato: essi sanno quel che ho detto”. Così parlò Gesù. Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti gli diede uno schiaffo, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”. Gesù replicò: “Se ho detto qualcosa di male, dimostralo; ma se ho detto la verità, perché mi percuoti?”. Il sommo sacerdote gli fece ancora una domanda: “Se tu sei il Messia, il Cristo, il Figlio di Dio benedetto, dillo apertamente a noi”. Ma Gesù rispose: “Anche se lo dico, voi non mi credete, se invece vi faccio domande, voi non mi rispondete: Si, sono io. Tu l’hai detto, anzi io vi dico: da questo momento starà il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio Onnipotente”.

Allora tutti esclamarono: “Tu dunque sei il Figlio di Dio?”. Gesù rispose loro: “Voi stessi lo dite! Io lo sono!”. Allora il sommo sacerdote, scandalizzato, stracciandosi le vesti, disse: “Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la sua bestemmia, ormai non abbiamo più bisogno di prove! Noi stessi lo abbiamo udito direttamente dalla sua bocca. Qual è il vostro parere?”. Tutti sentenziarono: “È reo di morte!”. Allora alcuni gli sputarono in faccia e lo presero a pugni; altri lo bastonavano dicendo: “Indovina, o Cristo! Chi è che ti ha percosso?”. Poi lo legarono in catene e lo portarono via per consegnarlo a Pilato, il governatore romano.


Gesù davanti a Pilato
Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa al palazzo del governatore romano. Pilato uscì incontro a loro e disse: “Quale accusa portate contro quest’uomo?”. Gli risposero: “Se non fosse un malfattore, non te lo avremmo portato qui!”. Così tutta quell’assemblea si alzò e cominciarono ad accusarlo: “Quest’uomo noi lo abbiamo trovato mentre sobillava la nostra gente: non vuole che si paghino le tasse all’imperatore romano e pretende di essere il Messia-re promesso da Dio”. Allora Pilato lo interrogò: “Sei tu il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Tu lo dici! Ma il mio regno non appartiene a questo mondo. Se il mio regno appartenesse a questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato alle autorità giudaiche”. Intanto i capi dei sacerdoti e le altre autorità portavano ulteriori accuse contro di lui, ma egli non diceva nulla.

Allora Pilato gli disse: “Non senti di quante cose ti accusano?”. Ma Gesù non rispose neanche una parola, tanto che il governatore ne fu molto meravigliato. Pilato gli disse di nuovo: “Insomma, sei un re, tu?”. Gesù rispose: “Se tu dici che io sono re, allora vuol dire che io sono nato e sono venuto nel mondo per essere un testimone della verità. Chi appartiene alla verità ascolta la mia voce”. Pilato quindi si rivolse ai capi dei sacerdoti e alla folla e disse: “Io non trovo alcun motivo per condannare quest’uomo”. Ma quelli insistevano dicendo: “Egli crea disordine fra il popolo. Ha cominciato a diffondere le sue idee in Galilea; ora è arrivato fin qui e va predicando per tutta la Giudea”. Quando Pilato udì questa accusa domandò a Gesù:” Da dove vieni?”. Ma Gesù non rispose. Allora Pilato gli disse: “Non dici nulla? Non sai che io ho il potere di liberarti e il potere di farti crocifiggere?”. Gesù replicò: “Non avresti nessun potere su di me se non ti fosse dato da Dio. Perciò, chi mi ha messo nelle tue mani è più colpevole di te!”.

Gesù davanti a Erode
Allora Pilato, venendo così a sapere che Gesù apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. C’erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, che lo accusavano con rabbia. Anche Erode, insieme con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi rivestendolo di una splendida veste lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici. Infatti prima erano in rapporti di inimicizia tra loro. Pilato, allora, convocate le autorità del popolo, disse loro: “Voi mi avete portato qui quest’uomo come un sobillatore del popolo. Ebbene, io ve lo conduco fuori. Ho esaminato il suo caso pubblicamente davanti a voi, ma sappiate che io non trovo in lui nessuna colpa per quello di cui lo accusate. Anche Erode è dello stesso parere: tant’è vero che lo ha rimandato da noi senza condannarlo.

Dunque, quest’uomo non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò dopo averlo severamente castigato, lo lascerò libero. Prendetelo voi e giudicatelo voi secondo la vostra legge!”. Gli risposero i Giudei: “Secondo la nostra Legge deve essere condannato a morte, perché ha detto di essere il Figlio di Dio. Ma a noi non è consentito mettere a morte nessuno”. E tutti insieme si misero a gridare: “A morte quest’uomo, crocifiggilo! Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”.


Gesù e Barabba
Pilato sapeva bene che l’avevano portato a lui solo per odio e, rivolgendosi di nuovo verso i Giudei, disse loro: “Vi è tra voi l’usanza che per la Pasqua si metta in libertà un condannato: Chi volete che vi rilasci, Gesù Barabba o Gesù chiamato il Cristo? Chi dei due volete che vi rilasci?” Ma quelli, sobillati dai sommi sacerdoti e dalle altre autorità, si misero di nuovo a gridare e a dire: “No, non lui, vogliamo libero Barabba!”. Questo Barabba era un bandito, un carcerato famoso, che era stato messo in prigione perché aveva preso parte ad una sommossa del popolo in città ed aveva ucciso un uomo.

Pilato voleva liberare Gesù. Perciò disse di nuovo ai presenti: “Che cosa dunque volete che faccia di quest’uomo che voi chiamate il re dei Giudei?”. Tutti gli risposero: “Sia crocifisso!”. Per la terza volta Pilato, disse loro: “Ma che male ha fatto costui?”. I sommi sacerdoti, gli inservienti e le guardie gridarono ancora più forte: “A morte! Crocifiggilo! Mettilo in croce!”. Pilato allora disse: “Prendetelo e mettetelo voi in croce, perché io non trovo in lui nessuna colpa che meriti la morte”. Pilato cercava in tutti i modi di mettere Gesù in libertà ma, nello stesso tempo, non voleva scontentare la folla. E quando vide che non poteva far niente, perché insistevano a gran voce nel chiedere che venisse crocifisso e che anzi la gente si agitava sempre di più, disse per l’ultima volta: “Devo far morire in croce il vostro re?”. I capi dei sacerdoti risposero: “Il nostro re è uno solo: l’imperatore”. Allora Pilato alla fine decise di lasciar fare come volevano, abbandonando Gesù alla loro volontà.

Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio, come essi richiedevano e, dopo averlo fatto frustare a sangue, poi lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. Fece portare un po’ di acqua, si lavò le mani davanti alla folla e disse: “Io non sono responsabile della morte di quest’uomo! Sono affari vostri!” Allora i soldati portarono Gesù nel palazzo del governatore e gli radunarono attorno tutto il resto della truppa. Gli tolsero i suoi vestiti, gli misero addosso un manto scarlatto e intrecciata una corona di rami spinosi gliela misero sul capo; nella mano destra gli diedero un bastone. Poi incominciarono a inginocchiarsi davanti a lui e a dire ridendo: “Salve, re dei Giudei!”. Percuotevano il suo capo con una canna e gli sputavano in faccia. Dopo averlo così schernito e insultato, gli tolsero la veste rossa e lo rivestirono dei suoi abiti. Poi lo portarono fuori della città per crocifiggerlo, costringendolo a portare la croce sulle spalle. Erano in molti a seguire Gesù: una gran folla di popolo e un gruppo di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.


Gesù è inchiodato ad una croce
Insieme con Gesù venivano condotti a morte anche due malfattori per essere giustiziati. Quando giunsero sul posto detto “luogo del Cranio”, detto in ebraico Gòlgota, vicino a Gerusalemme, si fermarono e “gli diedero da bere vino mescolato con fiele”; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Prima crocifissero Gesù e poi i due malfattori: uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra. Erano le nove del mattino. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia. Pilato stesso compose l’iscrizione e la fece porre sulla croce, in alto, sopra la sua testa, con la motivazione della sua condanna: “Questi è Gesù di Nazareth, il re dei Giudei”.

Il cartello era scritto in tre lingue: in ebraico, in latino e in greco. Molti Giudei lessero questa iscrizione e i sommi sacerdoti dissero allora a Pilato: “Non devi scrivere: “Il re dei Giudei”. Invece scrivi che lui ha detto: “Io sono il re dei Giudei”“. Ma Pilato rispose: “Basta, ciò che ho scritto, è scritto”. Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!”. Intanto uno dei malfattori che era stato crocifisso insieme con Gesù, insultandolo, gli diceva: “Non sei tu il Messia? Salva te stesso e noi!”. Ma l’altro lo rimproverava e diceva: “Non hai proprio nessun timore di Dio? Per noi due è giusto scontare il castigo per ciò che abbiamo fatto, lui invece non ha fatto nulla di male”. Poi aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gesù gli rispose: “Ti assicuro che oggi sarai con me in paradiso”.


I passanti deridono Gesù sulla croce
Quelli che passavano di là scuotevano la testa in segno di disprezzo, lo insultavano e dicevano: “Ehi, tu che volevi distruggere il Tempio e ricostruirlo in tre giorni, se tu sei il Figlio di Dio, salva te stesso! Scendi dalla croce! Così vedremo e noi crederemo che sei veramente il Messia scelto da Dio!”. Allo stesso modo i sommi sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, lo schernivano e dicevano: Lui che ha salvato tanti altri, adesso non è capace di salvare sé stesso! Ha sempre “confidato in Dio” e diceva: “Io sono il Figlio di Dio”. “Lo liberi lui, ora, se gli vuol bene!”. Intanto, gli amici di Gesù e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea se ne stavano ad una certa distanza ed osservavano tutto quel che accadeva.


Gesù e sua madre
Accanto alla croce stavano alcune donne: la madre di Gesù con sua sorella, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quel momento il discepolo l’accolse tra i suoi.


La morte di Gesù
Verso mezzogiorno si fece buio per tutta la regione, fino alle tre di pomeriggio. Il sole si oscurò e il grande velo appeso nel Tempio si squarciò a metà. A questo punto Gesù, sapendo che tutto era compiuto, disse: “Ho sete”, affinché la Scrittura fosse compiuta fino in fondo. Vi era lì un vaso pieno di aceto e gli accostarono alla sua bocca una spugna imbevuta di aceto in cima ad una canna. E dopo aver ricevuto l’aceto, verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. “Padre, nelle tue mani affido la mia vita”. “Tutto è compiuto”. Dopo queste parole, emanando un forte grido, abbassò il capo e rese lo spirito.

La terra tremò, le rocce si spaccarono, le tombe si aprirono e molti corpi di santi morti tornarono in vita. L’ufficiale romano e gli altri soldati che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che accadeva, furono presi da grande spavento e dissero: “Veramente quest’uomo era giusto, quest’uomo era davvero Figlio di Dio!”. Anche quelli che erano venuti per vedere lo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano a casa battendosi il petto. Poi vennero i soldati per spezzare le gambe ai due condannati che erano stati crocifissi insieme a Gesù; si avvicinarono a Gesù e vedendo che era già morto non gliele spezzarono, ma uno dei soldati gli trafisse il fianco con una lancia. Subito dalla ferita ne uscì sangue e acqua.


Giuseppe di Arimatèa
Quel giorno, vigilia del sabato, ormai era già sera, quando venne un uomo di nome Giuseppe, proveniente da Arimatèa, una città giudea. Era un uomo ricco il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore delle autorità giudaiche. Egli era un personaggio importante, membro autorevole del Sinedrio, che non aveva approvato né aveva aderito alla decisione degli altri consiglieri contro Gesù. Era infatti un uomo buono e giusto, e aspettava con fiducia il regno di Dio. Giuseppe dunque si fece coraggio, andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che Gesù fosse già morto. Chiamò allora l’ufficiale e gli domandò se era morto davvero. Dopo aver ascoltato l’ufficiale, diede il permesso di prendere il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce e lo avvolse in un candido lenzuolo. Arrivò anche Nicodemo che portava con sé un’anfora pesantissima, piena di profumo: mirra con aloe.


Deposizione di Gesù
Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero nelle bende con i profumi com’è usanza per i Giudei quando seppelliscono i morti. Nel luogo dove avevano crocifisso Gesù c’era un giardino, e nel giardino c’era una tomba nuova scavata nella roccia, nella quale nessuno era mai stato ancora sepolto. Là dunque deposero il corpo di Gesù. Poi fecero rotolare una grossa pietra davanti alla porta della tomba e se ne andarono. Era la vigilia di Pasqua e già splendevano le luci del sabato. Intanto due delle donne, Maria Maddalena e l’altra Maria madre di Giacomo e di Giuseppe che avevano seguito Gesù, le stesse che erano venute con lui dalla Galilea, stavano lì sedute di fronte alla tomba ad osservare dove veniva deposto il corpo di Gesù. Poi se ne tornarono a casa per preparare aromi e oli profumati. Il giorno dopo festivo, il sabato, lo trascorsero nel riposo, come prescrive la legge ebraica. Colui che ha visto tutto questo ne ha dato testimonianza e la sua testimonianza è vera. Egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.


Le pie donne
Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, al levar del sole, le donne Maria Maddalena, Maria, madre di Giacomo e Salomè si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato, per andare ad imbalsamare il corpo di Gesù. Mentre andavano dicevano fra loro: “Chi ci farà rotolare via la pietra che è davanti all’ingresso del sepolcro?”. Ma quando arrivarono, guardarono, e videro che la grossa pietra, molto pesante, era stata già spostata. Allora, piene di spavento, entrarono nel sepolcro, ma non trovarono il corpo del Signore Gesù. Le donne stavano ancora lì senza sapere che cosa fare, quando apparvero loro due uomini in vesti sfolgoranti. Impaurite, tennero la faccia abbassata verso terra. Ma quegli uomini dissero loro: “Non spaventatevi. Voi cercate Gesù di Nazareth, quello che è stato crocifisso. Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Egli non è qui, ma è risorto! Ricordatevi che ve lo disse quando era ancora in Galilea. Allora vi diceva: “È necessario che il Figlio dell’uomo sia consegnato nelle mani di persone malvagie e queste lo crocifiggeranno. Ma il terzo giorno risusciterà”“. Allora le donne si ricordarono che Gesù aveva detto quelle parole. Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a raccontare agli undici Apostoli e a tutti gli altri discepoli quello che avevano visto e udito. Ma quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.


Pietro e Giovanni vanno al sepolcro
Pur tuttavia, Pietro e l’altro discepolo, il prediletto di Gesù, uscirono e si recarono verso il sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò a guardare le bende che erano in terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro; vide anch’egli le bende per terra e il lenzuolo che prima copriva la testa. Questo non era per terra con le bende ma stava piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano ancora capito quello che dicono le Scritture, cioè che Gesù doveva risorgere dai morti. Allora Pietro e l’altro discepolo se ne tornarono di nuovo a casa, pieni di stupore per l’accaduto.


Apparizione a Maria di Magdala
Dopo essere risuscitato, la mattina presto Gesù apparve prima a Maria Maddalena che era rimasta a piangere all’esterno vicino al sepolcro, e le disse: “Maria!”. Lei subito si voltò e gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro mio! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché io non sono ancora tornato al Padre, ma va dai miei fratelli e dì loro che io ora torno al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Allora Maria andò dai discepoli, che erano tristi e piangevano, e portò la notizia che Gesù era vivo e lei lo aveva visto! Ma essi non le credettero.