Le fonti non cristiane

Per offrire all’ascoltatore una panoramica completa delle fonti storiche dobbiamo anche aggiungere alcune fonti non cristiane che, pur non soddisfando i criteri della testimonianza diretta, della contestualizzazione culturale e della concatenazione esplicativa, tuttavia costituiscono ugualmente un punto di riferimento. Infatti queste fonti attestano che anche autori dell’epoca, pur appartenendo ad un altro contesto culturale, conoscevano alcuni elementi importanti della figura di Gesù. Gli autori sono i seguenti storici.

Plinio il giovane (120 d.C. circa) attesta all’imperatore Traiano la diffusione del cristianesimo in Bitinia (regione dell’attuale Turchia) e conosce la periodicità delle assemblee rituali cristiane. (Epistola X, 96).

Tacito (117 circa) scrive: “l’autore di questo nome, Cristo, sotto l’imperatore Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato”. (Annali, XV, 44).

Svetonio (120 circa) parla dei cristiani come “superstizione nuova e malefica” (Nero, 16), costoro, per impulso di “Chresto” avrebbero organizzato tumulti in Roma. (Claudius, 25).

Particolarmente studiate sono poi alcune affermazioni di storici ebrei non cristiani. I loro scritti soddisfano il criterio del contesto culturale ebraico, ma non quelli della testimonianza oculare diretta e della concatenazione esplicativa. Comunque ci hanno lasciato una testimonianza interessante in quanto documenta, nel primo secolo, la storicità di Gesù anche tra ebrei non cristiani.

Mara Bar Serapione (70 d. C.) , in una lettera in siriaco, nomina con rispetto un “sapiente re dei Giudei”, messo a morte dalla propria nazione, la quale perciò sarebbe stata punita da Dio con la distruzione di Gerusalemme e con la diaspora del popolo.

Giuseppe Flavio, ebreo condotto schiavo in Roma dopo il 70, scrisse le Antichità giudaiche tra il 93 e il 94. Ci ha lasciato il celebre testimonium flavianum, che pur essendo contenuto in tutti i codici è stato messo in dubbio a partire dal XVI secolo. Secondo alcuni critici ci sarebbero interpolazioni cristiane (in grassetto nel testo seguente), ma un nucleo originario di Giuseppe Flavio è fuori discussione, in base a criteri filologici lessicali. 

Ecco il testo, certamente molto significativo: “In quel tempo apparve Gesù, un uomo saggio, se pure si può chiamarlo uomo. Infatti fu operatore di cose sorprendenti, un maestro di persone che accoglievano la verità con piacere. E si guadagnò un seguito tra molto giudei e molti di origine greca. Egli era il Messia. E quando Pilato, per un’accusa portata dai nostri capi, lo condannò alla croce, quelli che lo avevano amato precedentemente non smisero di farlo. Infatti apparve loro il terzo giorno nuovamente vivo, come i divini profeti avevano detto su di lui queste e innumerevoli altre cose prodigiose. E fino a oggi la tribù dei cristiani, che da lui prende il nome, non è scomparsa”. (citato in J. P. Meier, Un ebreo marginale, Brescia 2002,p. 66).

In base a questo testo possiamo rispondere tranquillamente in modo affermativo alla domanda: “Ci sono nel primo secolo prove extrabibliche dell’esistenza storica di Gesù?” “Sì, senza dubbio, il testimonium flavianum è una prova eccellente.”