Lettere di Giovanni

Le tre lettere di Giovanni sembrano dirette a comunità dell’Asia Minore minacciate da falsi maestri gnosticizzanti (cfr. Iud. e 2 Pt.), che negavano la natura di Gesù come figlio di Dio e messia, e minacciate altresì dal docetismo (ved. 1 Io. 4, 2; 2 Io. 7) e da false attese escatologiche. 

Mancano anche qui, come in 2 Pt., riferimenti a persecuzioni. 2 Io. sembra precedere 1 Io.; 3 Io. non affronta eresie ma si occupa di disciplina ecclesiastica, e probabilmente al v. 9 fa riferimento a 2 Io.: pertanto, la sequenza proposta da Robinson è: 2 Io. – 3 Io. – 1 Io. Il parallelo che si può stabilire tra 1 Io. 3, 8-15 e Io. 8, 40-47 induce a ipotizzare una radice palestinese, anche se le lettere sono rivolte all’Asia Minore.

La tradizione giovannea, conclude Robinson, si è formata tra i giudei palestinesi di lingua greca, legati alla liturgia del tempio e al discepolato di Betsaida (cfr. Io. 12, 20¬22), ma con entrature nel sinedrio (Io. 3, 1. 10; 7, 49; 9, 22; 18, 15; e cfr. 8, 31).

Il quarto vangelo sembra essere stato scritto in Palestina (nomina spesso Cafarnao; è il solo a nominare Tiberiade) nei primi due decenni di vita del cristianesimo. Mostra rapporti con Samaria e, più stretti, con Gerusalemme. È un testo nato in lingua greca, come dimostrano i giochi di parole sul doppio significato dell’avverbio a[nwqen (‘dall’alto’ e ‘di nuovo’) a 3, 3-8, e su ai[rei (‘porta’) / kaqaivrei (‘recide’) a 15, 2. L’autore appare influenzato dal linguaggio dei Settanta e, per lo stile e il lessico, vicino a Giuseppe Flavio, ma non a Filone, né agli ermetici.

Robinson sintetizza la sua ipotesi sulla lunga elaborazione della tradizione relativa a Giovanni (da lui considerato ‘primo’ e ‘ultimo’ evangelista nello stesso tempo) con lo schema seguente:

30-50 formazione della tradizione giovannea e protovangelo gerosolimitano;
50-55 prima edizione di Io. in Asia Minore;
60-65 cap. 2-3-1 Io.;

dopo il 65 seconda edizione di Io. con l’aggiunta del prologo e del cap. 21. Le tracce, tuttora visibili, di alcuni errori e ripensamenti denotano l’azione di una mano unica e un mutamento intervenuto rispetto alla primitiva destinazione.