Vangelo di Marco
La tradizione, come ricorda Papia di Gerapoli citato da Eusebio, attribuisce ad un certo Marco la composizione del secondo vangelo: nei primi anni si credeva infatti che il primo testo fosse stato il vangelo secondo Matteo, ma nel corso del XIX secolo considerazioni di carattere stilistico, in particolare la storia delle fonti, hanno permesso di ricostruire la verosimile consequenzialità cronologica di tali testi.
L’evangelista viene individuato nella cerchia dei discepoli di Pietro, di cui ne avrebbe messo per iscritto la predicazione: tale ipotesi è rafforzata dalla presenza di numerosi latinismi, che individuano in una comunità occidentale, segnatamente quella romana, la comunità di origine di questo scritto.
La presenza di Pietro a Roma è testimoniata oltre che dal Nuovo Testamento, dalla tradizione che individua in tale città il luogo del martirio e di sepoltura del primo apostolo: gli scavi archeologici hanno poi permesso di individuare sul colle Vaticano la tomba di Pietro, sebbene tale attribuzione non potrà avere il criterio di certezza scientifica che si richiede per ritrovamenti di elevata entità.
L’evangelista viene individuato nella cerchia dei discepoli di Pietro, di cui ne avrebbe messo per iscritto la predicazione: tale ipotesi è rafforzata dalla presenza di numerosi latinismi, che individuano in una comunità occidentale, segnatamente quella romana, la comunità di origine di questo scritto.
La presenza di Pietro a Roma è testimoniata oltre che dal Nuovo Testamento, dalla tradizione che individua in tale città il luogo del martirio e di sepoltura del primo apostolo: gli scavi archeologici hanno poi permesso di individuare sul colle Vaticano la tomba di Pietro, sebbene tale attribuzione non potrà avere il criterio di certezza scientifica che si richiede per ritrovamenti di elevata entità.