L'indagine:Matteo

Matteo non sembra avere, rispetto a Marco, riferimenti più espliciti alla guerra giudaica e all’abbandono di Gerusalemme. Mt. 24, 9-14 non parla di sofferenze per la guerra, ma di vigilanza contro le defezioni e le divisioni in seno alla chiesa:


«Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato. Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine».


Mt. 24, 15 («Quando dunque vedrete l’abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo – chi legge comprenda –, ecc.») fa un esplicito richiamo a Daniele, presenta un testo più corretto (col neutro eJstov" invece del maschile eJsthkovta di Marco) e più preciso (ejn tovpw/ aJgivw/),ma non sembra più specifico di Marco e non sembra conoscere la guerra giudaica. Mt. 24, 20 («Pregate perché la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato») aggiunge un riferimento al sabato, che presuppone l’esistenza di un pubblico di giudei osservanti in Palestina.


Il materiale che Matteo ha in più rispetto a Marco (Mt. 24, 26-28; 24, 37-25, 46) non contiene riferimenti alla guerra giudaica, anzi 24, 26, con l’allusione al deserto («Se dunque vi diranno: “ Ecco, è nel deserto ”, non ci andate»), mostra che la scena è ancora in Giudea; e 24, 29 («Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, ecc.») con l’aggiunta dell’avverbio , prevede una parousia immediata: dunque Matteo non sembra scrivere nell’intervallo tra la guerra giudaica e il secondo avvento. Robinson individua molte tracce di una composizione arcaica del primo vangelo: Mt. 10, 23 («Non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo»); 16, 28 («Vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo regno»); 24, 34 («Non passerà questa generazione prima che tutto questo accada»), e osserva che la rielaborazione in senso apocalittico dei travagli in seno alla chiesa non può adattarsi agli anni 80/90, come ipotizzato dalla maggior parte degli studiosi moderni, perché non si ha notizia di crisi interne alla cristianità in quel periodo.