Epistolario di Giacomo
L’epistola di Giacomo si presenta come un testo giudeo-cristiano di sapienza pratica, senza riferimenti a realtà esterne. Non presuppone una demarcazione tra giudei e cristiani, non contiene polemiche o apologie antigiudaiche, non parla della disfatta del giudaismo. I riferimenti ai ricchi proprietari terrieri in Palestina (Iac. 5, 1-6) sembrano presupporre una situazione antecedente la guerra giudaica. L’ambientazione è sicuramente palestinese: ved. 1, 11; 3, 11 s.; 5, 7. 17 s.
L’indirizzo alle dodici tribù disperse per il mondo sembra indicare che non ci sono altri cristiani: l’Israele credente costituisce l’intera chiesa, il che, nota Robinson, fu vero per un periodo di tempo assai limitato. Non si accenna ad una missione tra i gentili. I peccati criticati non chiamano in causa la seconda generazione cristiana: non si parla di eresie o scismi, né di gnosticismo; mancano riferimenti a controversie cristologiche o a preoccupazioni sulla parousia; sono assenti istruzioni liturgiche o sacramentali.
Il fatto che lo scrivente non senta il bisogno di esibire credenziali per rafforzare la propria autorità sembra accreditare l’attribuzione tradizionale all’unico personaggio di nome Giacomo, tra i cinque citati nel Nuovo Testamento, il cui nome non è mai accompagnato da specificazioni, cioè al fratello di Gesù. Di lui Act. 15 riporta un discorso, che ha possibili paralleli con l’epistola. Inoltre, Rom. 4, 2-6:
«Se infatti Abramo fu giustificato in base alle opere, ha un titolo di vanto; ma non davanti a Dio. Che dice, in realtà, la Scrittura? Credette Abramo a Dio e ciò gli fu computato a giustificazione. Ora a chi lavora il salario non viene computato a titolo di favore, bensì a titolo di cosa dovuta, mentre a chi non lavora, ma crede in chi giustifica l’empio, il suo credere viene computato a giustificazione, come anche Davide proclama beato l’uomo a cui Dio imputa la giustificazione, a prescindere dalle opere»
sembra una risposta a Iac. 2, 23 s.:
«Credette Abramo a Dio, e ciò gli fu computato per la giustificazione e fu chiamato amico di Dio. Vedete che l’uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede».
In tal caso, acquisterebbe consistenza l’ipotesi di una collocazione di questa lettera agli anni 47/48.