Conclusioni
Nelle pagine conclusive del suo libro Robinson richiama l’attenzione sulla necessità di guardarsi dai pregiudizi sul tempo necessario allo sviluppo e alla diffusione di una dottrina. Nessuno in realtà conosce il rapporto che intercorre tra cristologia e cronologia: se bastarono tre decenni (anni 30-62) per la formazione di comunità come quelle descritte nel libro degli Atti, non ne furono necessari di più per la formazione degli scritti neotestamentari. Robinson individua in particolare tre pregiudizi da combattere:
- (a) la tradizione orale dové precedere la tradizione scritta (era invece la distanza geografica, non quella temporale, a determinarne l’esigenza);
- (b) l’aramaico dové precedere il greco (questa fu invece la lingua del cristianesimo fin dall’inizio, come l’ebraico era la lingua in uso nella comunità di Qumran);
- (c) è esistito un numero indefinito di autori anonimi che si sono celati sotto falso nome (questo preconcetto deriva dai condizionamenti esercitati da vari indirizzi di ricerca e scuole sugli studiosi moderni: dalla critica delle fonti, a quella delle forme, a quella delle redazioni).
Lo schema cronologico proposto da Robinson è il seguente:
Iac. ca. 47/48
Mc. ca. 45-60
Mt. ca. 40-60+
1 Thess. inizi 50
2 Thess. 50/51
1 Cor primavera 55
1 Tim. autunno 55
2 Cor. inizi 56
Gal. seconda metà 56
Lc. 57-60
Act. 57-62
Rom. inizi 57
Tit. fine primavera 57
Phil. primavera 58
Phlm. estate 58
Col. estate 58
Eph. fine estate 58
2 Tim. autunno 58
2-3-1 Io. ca. 60-65
Iud. 61/62
2 Pt. 61/62
1 Pt. primavera 65
Io. ca. 40-65
Hebr. ca. 67
Apoc. fine 68 (-70)