Luca a Roma
Per comprendere l’attività missionaria cristiana a Roma nel primo secolo, osserva Edmundson, è necessario un esame indipendente e personale della documentazione letteraria e archeologica, senza accettare a priori i ‘risultati della critica’. Se Luca ha scritto il libro degli Atti a Roma per i cristiani di Roma, il suo silenzio sulla fondazione della chiesa di quella città può avere, a giudizio di Edmundson, un solo significato: egli doveva avere in progetto un terzo libro dedicato a questo argomento. Ciò spiega non solo il finale brusco di Act., ma anche l’uso della forma prw'ton (‘primo’ tra molti) invece di provteron (‘primo’ tra due) in Act. 1, 1 per fare riferimento al libro del vangelo.
In Act. l’autore descrive la prima comunità dei seguaci di Gesù, formatasi a Gerusalemme a somiglianza del sinedrio giudaico e aperta alle sinagoghe dei Liberti (cioè dei giudei romani), degli Alessandrini, dei Cirenei, dei Cilici e degli Asiatici. L’opposizione da parte dei giudei gerosolimitani contro i primi cristiani non fu rivolta all’inizio contro i Dodici, ma contro Stefano e gli ‘ellenisti’, dei quali fu provocata in tal modo la diaspora.
La situazione mutò dopo la morte di Caligola e la successione di Claudio (24 gennaio del 41), che determinarono il ritorno in Palestina di Erode Agrippa, già amico di Caligola, alla fine dell’anno 41. Desideroso di ingraziarsi il nuovo governo, Agrippa ordinò l’esecuzione di Giacomo figlio di Zebedeo e l’arresto di Pietro (anno 42). I Dodici, capeggiati da Giacomo fratello di Gesù, essendo trascorsi dodici anni dalla crocifissione, erano partiti per la loro missione. Dopo la miracolosa liberazione Pietro dové recarsi per la prima volta a Roma nel 42.