Ostinazione sull'anno 70 d.C.
L’ostinazione con la quale nella letteratura scientifica viene ripetuto l’anno 70 come dato peculiare ed oramai acquisito è poco comprensibile: lo diventa soltanto alla luce di una teologia che ha bisogno di modelli concettuali continuamente mutabili e che, per espiantare dal suo contesto la storia tramandata dagli evangelisti, li deve collocare necessariamente in un tempo dove non solo il laboratorio teologico proto cristiano ma gli stessi eventi (uccisione di Giacomo, definitiva separazione dalla comunità gerosolimitana, persecuzione neroniana) possano essere stati oggetto di profonda ed intensa riflessione. Soltanto una distanza temporale ragionevolmente ampia può consentire le più disparate speculazioni, di cui una brevissima summa è stata fornita nelle prime pagine di questo elaborato.
La datazione del Vangelo secondo Luca è in ogni caso ancorata, come detto all’inizio del paragrafo, alla datazione degli Atti degli Apostoli, il secondo libro del progetto lucano che nell’antichità doveva trovarsi probabilmente di seguito all’evangelo. Se fosse in qualche modo possibile dimostrare che gli Atti sono stati scritti prima del 70, ne conseguirebbe che il Vangelo sarebbe ancora anteriore: invece il gioco viene ribaltato e, saldando il primo testo alla distruzione di Gerusalemme, si fa discendere tutto il resto di conseguenza.
Tutta la letteratura neotestamentaria segue un discorso circolare, perché Giovanni deve essere posteriore mentre Marco e Matteo anteriori: questo tipo di ragionamento rivela una debolezza intrinseca contro la quale si è espresso anche J. Charlesworth, che comunque non rifiuta la datazione comunemente accettata. Negli Atti, non v’è alcuna espressione che possa essere collegata agli eventi del 70: già questo dato dovrebbe bastare a sconfessare l’idea che Luca sia stato autore profondamente chinato a riflettere su quell’immane distruzione.
La datazione del Vangelo secondo Luca è in ogni caso ancorata, come detto all’inizio del paragrafo, alla datazione degli Atti degli Apostoli, il secondo libro del progetto lucano che nell’antichità doveva trovarsi probabilmente di seguito all’evangelo. Se fosse in qualche modo possibile dimostrare che gli Atti sono stati scritti prima del 70, ne conseguirebbe che il Vangelo sarebbe ancora anteriore: invece il gioco viene ribaltato e, saldando il primo testo alla distruzione di Gerusalemme, si fa discendere tutto il resto di conseguenza.
Tutta la letteratura neotestamentaria segue un discorso circolare, perché Giovanni deve essere posteriore mentre Marco e Matteo anteriori: questo tipo di ragionamento rivela una debolezza intrinseca contro la quale si è espresso anche J. Charlesworth, che comunque non rifiuta la datazione comunemente accettata. Negli Atti, non v’è alcuna espressione che possa essere collegata agli eventi del 70: già questo dato dovrebbe bastare a sconfessare l’idea che Luca sia stato autore profondamente chinato a riflettere su quell’immane distruzione.