La molteplicità delle fonti
Un secondo criterio storico riguarda la molteplice attestazione. I testi canonici soddisfano ampiamente questo criterio: sono ben ventisette scritti, composti secondo generi letterari diversi – racconti, inni, esortazioni morali, formule liturgiche,etc.- da autori diversi. Queste fonti cristiane sono state trascritte in un numero sterminato di copie: più di 5.300 manoscritti.
Per dare un’idea dell’immensa documentazione dei testi neotestamentari, basti fare un confronto con gli autori classici. Di Orazio abbiamo solo 250 codici, di Virgilio 110, di Euripide 350 circa, di Platone solo 11 codici, di Tacito solo due.
Il numero dei manoscritti del Nuovo Testamento viene ulteriormente ingigantito se si considerano anche le traduzioni, se consideriamo quelle latine si devono aggiungere almeno altri 8.000 manoscritti.
Tutti questi testi ci permettono un controllo assolutamente impossibile per qualsiasi altro testo. Infatti possiamo confrontare tanti manoscritti che si trovano ad esempio a Roma (367 codici), Atene (419), Firenze (79), Parigi (373), Londra (271), Oxford (158), a San Pietroburgo (233)… controllando la fedeltà di trascrizione degli amanuensi ed individuando eventuali manipolazioni o interpolazioni da parte di qualche copista.
Pensate che, confrontando le sette edizioni degli ultimi cento anni (Tischendorf, Westcott-Hort, Soden, Vogels, Merk, Bover, Nestle) sui 7947 versetti del Nuovo Testamento, 5.000 sono perfettamente identici. E le varianti riscontrate negli altri versetti sono quelle tipiche dei manoscritti: errori di copisti, dimenticanze, varianti per parole simili … che in ogni caso non intaccano mai l’essenzialità del messaggio. Anche i massimi filologi riconoscono dunque che: “Il risultato è davvero sorprendente e ci rivela una così estesa concordanza, da riuscire inaspettata anche allo specialista” (ivi, p. 35).
E’ importante sottolineare anche la “cattolicità” o universalità delle fonti, perché questi codici antichi si trovano sparpagliati in tutto il mondo antico, da Gerusalemme ad Atene, all’Egitto, a Roma, a Corinto, ad Antiochia… questo significa che i vangeli canonici erano appunto universalmente utilizzati. I vangeli apocrifi invece hanno solo uno o due codici, talora incompleti. Evidentemente non hanno avuto un uso “cattolico” o universale, ma sono rimasti circoscritti a qualche comunità copta egizia.