(34) L’UNIONE DEL CIELO CON IL GENERE UMANO
(292) Presso ogni uomo ci sono spiriti buoni e spiriti malvagi; attraverso gli spiriti buoni l’uomo è unito al cielo e attraverso gli spiriti malvagi è unito all’inferno. Questi spiriti si trovano nel mondo degli spiriti, che è tra Cielo e inferno: di questo mondo sarà trattato più dettagliatamente in seguito. Quando gli spiriti vengono verso l’uomo, entrano in tutta la sua memoria e di conseguenza in tutto il suo pensiero: gli spiriti malvagi nelle cose che sono malvage, gli spiriti buoni in quelle buone. Gli spiriti non sanno affatto di essere presso l’uomo, ma quando vi si trovano credono che tutte le cose che appartengono alla memoria e al pensiero dell’uomo siano loro. Essi non vedono neppure l’uomo, perché non vedono le cose del nostro mondo solare. Il Signore veglia con la massima cura per far sì che gli spiriti non sappiano di essere presso l’uomo, perché se lo sapessero parlerebbero con lui, e allora gli spiriti malvagi lo perderebbero. Questi spiriti malvagi, essendo congiunti all’inferno, non hanno desiderio più grande di quello di perdere l’uomo, non solo con riferimento all’anima, cioè alla fede e all’amore, ma anche per quello che riguarda il corpo. Diversamente avviene se non parlano con l’uomo: essi allora credono che ogni cosa dell’uomo appartenga a loro, e siccome ognuno ama e apprezza ciò che gli appartiene, questi spiriti finiscono per amare e apprezzare l’uomo, sebbene non lo sappiano. Un’esperienza continua che dura da molti anni mi ha fatto capire perfettamente che una tale unione degli spiriti con l’uomo è una realtà.
(293) All’uomo di conseguenza sono uniti anche spiriti che comunicano con l’inferno, perché l’uomo nasce nei mali di ogni genere e quindi la sua prima vita consiste soltanto di questi mali. Se a lui non fossero uniti spiriti simili a lui, egli non potrebbe vivere né essere distolto da questi mali. Per questa ragione viene trattenuto nella sua vita da spiriti malvagi e ne è distolto da spiriti buoni. Attraverso gli uni e gli altri egli è in equilibrio, e di conseguenza nella libertà, e può essere distolto dai mali e rivolto al bene, cosa che non potrebbe avvenire se non fosse nella libertà. L’uomo non può essere costretto al bene, perché ciò che si fa per costrizione non ha valore. Il bene che l’uomo riceve in piena libertà entra a far parte della sua volontà e diviene suo. L’uomo quindi è in comunicazione con l’inferno e col Cielo.
(294) Tutti gli spiriti che si trovano nel mondo degli spiriti hanno comunicazione col Cielo o con l’inferno, i cattivi con l’inferno, i buoni col Cielo. Cielo e inferno sono entrambi distinti in società. Ogni spirito appartiene a una società, sussiste in base all’influsso che gliene proviene e agisce in conseguenza. Ne risulta che l’uomo, essendo unito agli spiriti, è anche unito al Cielo o all’inferno, e più precisamente a una determinata società del Cielo o dell’inferno. Tutte le società del Cielo sono distinte in base al loro legame col bene e col vero, e tutte quelle dell’inferno in base al loro legame col male e col falso.
(295) All’uomo sono uniti spiriti che hanno le stesse sue propensioni e affetti; però gli spiriti buoni sono uniti a lui dal Signore, mentre quelli malvagi sono attirati dall’uomo stesso. Tuttavia gli spiriti si alternano presso l’uomo a seconda del suo stato d’animo e dei suoi intendimenti. Nella prima età, l’uomo ha accanto a sé spiriti che sono nell’innocenza, che comunicano cioè col terzo Cielo, quello dell’innocenza. Nella seconda età, il bambino ha presso di sé spiriti sapienti e comunicano col primo Cielo. Nell’adolescenza e la giovinezza ha accanto spiriti che sono nel vero e nel bene, e di conseguenza nell’intelligenza, che comunicano cioè col Cielo intermedio, o secondo Cielo. Nella vecchiaia ha accanto spiriti che sono nella saggezza e nell’innocenza, che comunicano cioè col terzo Cielo. Questa unione tuttavia è fatta dal Signore per coloro che possono essere riformati e rigenerati. Diversamente vanno le cose per coloro che non possono esserlo: a loro sono uniti spiriti buoni affinché siano distolti dal male finché è possibile, ma la loro unione immediata è con gli spiriti malvagi che comunicano con l’inferno e sono simili a loro. Se gli uomini amano se stessi, o amano il lucro, la vendetta o l’adulterio, sono presenti spiriti dello stesso carattere. Se l’uomo non può essere distolto dal male dagli spiriti buoni, gli spiriti malvagi si infiammano, divengono più attivi e non se ne vanno.
(296) L’uomo è guidato dal Signore per mezzo degli spiriti perché non è nell’ordine del Cielo, nasce nei mali che appartengono all’inferno e sono quindi contro l’ordine divino. Egli deve dunque essere riportato all’ordine, e questo può avvenire solo attraverso la mediazione degli spiriti. Diverso sarebbe se l’uomo nascesse nel bene conseguente all’ordine del Cielo, allora il Signore non guiderebbe attraverso gli spiriti, ma attraverso l’ordine stesso, cioè per l’influsso comune.
(297) In materia di unione del Cielo col genere umano, bisogna sapere che il Signore influisce su ciascuna persona secondo l’ordine del Cielo; dispone tutti a ricevere il Cielo. Questo influsso del Signore è chiamato influsso immediato; ma l’altro influsso che avviene attraverso gli spiriti è chiamato influsso mediato. L’influsso diretto del Signore agisce sulla volontà dell’uomo e da questa sul suo intelletto; è un influsso perpetuo ed è ricevuto dai buoni, ma non dai malvagi. Da costoro è respinto, soffocato o pervertito, e così essi hanno una vita malvagia che in senso spirituale corrisponde alla morte.
(298) Gli spiriti che sono presso l’uomo introducono in lui l’attaccamento al bene e al male, ma è l’uomo che ha la scelta, perché ha la libertà. Egli può col suo pensiero ricevere il bene e rifiutare il male, perché grazie alla Scrittura sa qual è il bene e qual è il male.
(299) Mi è anche stato concesso di sapere da dove vengono all’uomo l’ansia, il dolore spirituale e la tristezza interiore chiamata malinconia. Ci sono degli spiriti che non sono ancora in unione con l’inferno, essendo ancora nel primo stato di cui si parlerà in seguito, quando tratteremo del mondo degli spiriti. Il loro linguaggio influisce sull’uomo, e se esso è contrario alle sue tendenze si trasforma per loro in tristezza e ansietà malinconica; se però c’è accordo con le tendenze dell’uomo, si trasforma in allegrezza e ilarità. Io stesso ne ho fatto esperienza più volte.
(300) L’unione del Cielo con l’uomo non è come quella di un uomo con un altro uomo, è un’unione tra il Cielo e l’uomo interiore o spirituale. Invece l’unione con l’uomo naturale o esteriore avviene attraverso le corrispondenze. Ne sarà trattato nel capitolo seguente.
(301) L’unione del Cielo col genere umano, e del genere umano col Cielo è tale che l’uno sussiste grazie all’altro. Anche di questo sarà trattato nel capitolo seguente.
(302) Ho parlato con gli angeli dell’unione del Cielo col genere umano. Ho detto loro che gli uomini di Chiesa dichiarano che ogni bene viene da Dio e che presso l’uomo ci sono gli angeli, sebbene poche persone credano che gli angeli siano uniti all’uomo, e meno ancora che essi siano nel suo pensiero e nei suoi affetti. Gli angeli mi risposero di sapere che queste sono la fede e il linguaggio del mondo, e si mostrarono stupiti che questa credenza potesse esistere all’interno della Chiesa, che possiede la Scrittura che fornisce insegnamenti sul Cielo e sul suo rapporto con l’uomo. Essi mi dissero tuttavia che il motivo di questa ignoranza deriva dal fatto che l’uomo crede di vivere per se stesso, senza un legame con la causa prima della vita. Se questo legame si rompesse, l’uomo cadrebbe morto all’istante. Se l’uomo credesse che la verità è che tutto il bene viene dal Signore e il male dall’inferno, non farebbe più il bene per everne il merito e il male non gli sarebbe imputato. Egli invece guarderebbe verso il Signore per tutto il bene che pensa e fa; e il male sarebbe rigettato verso l’inferno da cui viene. Ma siccome l’uomo non crede a nessun influsso del Cielo né ad alcun influsso dell’inferno, e immagina che tutte le cose che pensa e vuole siano sue e abbiano origine da lui, si appropria del male e insudicia il bene con l’idea del merito.