(45) LO STATO DELL’UOMO DOPO LA MORTE.
(422) Il mondo degli spiriti è un luogo intermedio tra Cielo e inferno, ed è anche lo stato intermedio dell’uomo dopo la morte. Mi è stato mostrato che non solo vi è un luogo intermedio al di sotto del quale c’è l’inferno e al di sopra del quale c’èil Cielo, ma anche uno stato intermedio; infatti per tutto il tempo che l’uomo vi si trova, non è né in Cielo né all’inferno. Lo stato del Cielo nell’uomo è l’unione in lui del bene e del vero, lo stato dell’inferno è quello della congiunzione in lui del male e del falso. Quando nello spirito dell’uomo il bene si unisce al vero, egli va in Cielo; invece quando il male si unisce al falso, va all’inferno. Queste unioni avvengono nel mondo degli spiriti, perché qui l’uomo è appunto in uno stato intermedio. L’unione dell’intelletto e della volontà equivale all’unione del vero e del bene.
(423) Bisogna in primo luogo dire qualcosa dell’unione dell’intelletto e della volontà, e dell’identità di questa unione con quella del bene e del vero, dato che essa ha luogo nel mondo degli spiriti. L’uomo ha un intelletto e una volontà. L’intelletto riceve le verità e si forma in base ad esse; la volontà riceve il bene e si forma in base ad esso. Tutto ciò che l’uomo capisce e pensa in base al suo intelletto, lo chiama vero; tutto ciò che vuole e pensa in base alla sua volontà, lo chiama bene. Grazie all’intelletto l’uomo può pensare e capire che una cosa è vera e buona, e grazie alla volontà crede quella verità e fa quel bene. L’uomo ha però anche la possibilità di pensare in base all’intelletto escludendo la volontà.
(424) Questa possibilità di pensare in base all’intelletto senza la volontà è concessa all’uomo affinché possa essere trasformato. L’uomo può essere trasformato dalla verità, e la verità appartiene all’intelletto. Però, per quello che riguarda la volontà, l’uomo è nato nel male e desidera fare del bene soltanto a se stesso. Vuole appropriarsi del bene degli altri, dei loro onori e delle loro ricchezze; più riesce a farlo, più ne gioisce. Affinché questa volontà possa essere corretta e trasformata, all’uomo è concesso di comprendere la verità e con questo mezzo di sottomettere le tendenze al male che minano la sua volontà. L’uomo con l’intelletto può pensare la verità, parlarne e metterla in pratica, però la volontà sovente gli impedisce di compiere questi gesti. Quando invece l’uomo riesce a conciliare intendimento e volontà, cioè fede e amore, è pronto per il Cielo.
(425) Quando dunque l’uomo vuole la verità e la compie, ha in sé il Cielo; al contrario quando vuole il male e lo compie, ha in sé l’inferno. Fintanto però che intelletto e volontà non agiscono all’unisono, l’uomo è in uno stato intermedio. Affinché dunque l’uomo abbia in sé il Cielo o l’inferno, subito dopo la morte è condotto nel mondo degli spiriti, dove avviene l’unione del bene e del vero per coloro che devono essere elevati al Cielo, e l’unione del male e del falso per coloro che devono essere precipitati all’inferno. In effetti non è consentito a nessun uomo, né in Cielo né all’inferno, di avere la mente divisa, cioè di capire in un modo e di volere in un altro: quello che vuole lo deve capire, e quello che capisce lo deve volere. Nel mondo degli spiriti i buoni sono messi in compagnia di spiriti buoni e veritieri, e i malvagi in compagnia di loro simili. Vediamo ora che cos’è il mondo degli spiriti.
(426) Nel mondo degli spiriti c’è un gran numero di persone; tutti arrivano in un primo momento lì, e vengono esaminati e preparati. Il periodo di soggiorno in questo mondo non è fisso: certuni appena entrati vengono elevati al Cielo o precipitati all’inferno, altri vi restano qualche settimana, altri ancora vi restano degli anni, mai però più di trenta. Le diversità di durata dipendono dalla corrispondenza o non-corrispondenza dell’interiorità di queste persone con la loro esteriorità. In seguito sarà detto di più sul modo in cui nel mondo degli spiriti una persona è condotta da uno stato all’altro e preparata.
(427) Subito dopo la morte gli uomini che giungono nel mondo degli spiriti sono divisi dal Signore in maniera molto precisa: i malvagi sono immediatamente consociati alla società infernale nella quale di preferenza erano stati nel mondo; i buoni sono immediatamente consociati alla società celeste nella quale erano stati nel mondo per amore, carità e fede. Sebbene siano stati separati, tutti quelli che sulla terra sono stati amici e si sono conosciuti, si riuniscono e conversano tra loro tutte le volte che lo desiderano, soprattutto i mariti e le mogli, i fratelli e le sorelle. Ho visto un padre parlare coi suoi sei figli dopo averli riconosciuti, e molti altri parlare coi genitori e gli amici; avendo però mentalità differenti a causa delle loro diverse vite nel mondo, si separano dopo poco tempo. Comunque tutti quelli che dal mondo degli spiriti vanno in Cielo o all’inferno, in seguito non si vedono e non si conoscono più, a meno che non abbiano mentalità simili derivanti da un amore simile. Se si vedono nel mondo degli spiriti, e non in Cielo o all’inferno, è perché coloro che sono nel mondo degli spiriti sono in uno stato simile a quello che avevano quando erano nella vita del corpo; in seguito invece raggiungono uno stato d’animo costante nel quale ci si riconosce in base all’analogia dell’amore. Come è stato spiegato dal n. 41 al 50, la somiglianza unisce e la diversità separa.
(428) Dato che il mondo degli spiriti è uno stato intermedio tra Cielo e inferno nell’uomo, di conseguenza è anche un luogo intermedio che ha sotto di sé l’inferno e sopra i Cieli. Dal mondo degli spiriti non vi è accesso né all’inferno né al Cielo: tutti gli ingressi all’inferno sono chiusi per questo mondo, e come uniche aperture ci sono dei buchi e delle fenditure tra le rocce, ben sorvegliate affinché nessuno vi passi senza permesso. Allo stesso modo anche il Cielo è stato chiuso da ogni lato, e non vi è altro accesso verso le società celesti che un camminamento stretto, il cui ingresso è ben sorvegliato. Nella Scrittura questi accessi sono chiamati le porte dell’inferno e del Cielo.
(429) Il mondo degli spiriti appare come una valle tra le montagne e le rocce, con alture e conche. Le porte che danno verso le società celesti sono visibili soltanto a coloro che sono stati preparati per il Cielo e non sono affatto viste dagli altri. Per andare dal mondo degli spiriti verso tutte le società del Cielo vi è un solo cammino, che però salendo si divide in un gran numero di altri cammini. Le porte che danno verso l’inferno sono visibili solo a coloro che vi devono entrare; allora esse vengono loro aperte e consentono di vedere antri cupi e tenebrosi che conducono in basso verso un abisso, il quale a sua volta ha numerose porte. Da questi antri esalano vapori fetidi e nauseabondi, che gli spiriti buoni fuggono mentre gli spiriti malvagi se ne compiacciono. In questo senso gli spiriti malvagi possono essere paragonati agli uccelli e agli animali carnivori, come i corvi, i lupi, i maiali, che accorrono verso i cadaveri e gli escrementi, attirati dagli odori che ne esalano. Mi è capitato di sentire uno di questi spiriti malvagi urlare come se fosse stato sottoposto a una tortura interiore quando avvertì un soffio profumato proveniente dal Cielo, mentre era tranquillo e beato per le esalazioni emananti dall’inferno.
(430) Anche in ogni uomo ci sono due porte, una che guarda verso l’inferno e aperta ai mali che ne provengono, e l’altra che guarda verso il Cielo ed è aperta ai beni che ne vengono emanati. Nell’uomo infatti esistono due possibili cammini, uno superiore o interno dal quale entrano il bene e il vero che derivano dal Signore, e uno inferiore o esterno dal quale entrano il male e il falso che provengono dall’inferno.
(431) Da tutto quanto precede è evidente che ogni volta che sono nominati gli spiriti si intendono coloro che sono nel mondo degli spiriti, mentre gli angeli sono coloro che vivono in Cielo.