Cielo e Inferno

Emanuel Swedenborg

W E B   L I B R O

(50) L’UOMO, DOPO LA MORTE È COSÌ COME È STATA LA SUA VITA NEL MONDO


(470) Ogni cristiano sa grazie alla Scrittura che la vita di ognuno resta la stessa dopo la morte. In numerosi passaggi è detto che l’uomo sarà giudicato e premiato secondo le sue azioni e le sue opere. Chi pensa in base al bene e al vero, non può impedirsi di vedere che coloro che vivono bene vanno in Cielo e coloro che vivono male vanno all’inferno. Al contrario, chi vive nel male non vuole credere che il suo stato dopo la morte dipenda dalla sua vita nel mondo. Egli pensa, specie quando si avvicina la sua morte, che il Cielo sia accordato ad ognuno per pura misericordia, in qualunque modo sia vissuto. 

(417) In un gran numero di passaggi della Scrittura è detto che l’uomo sarà giudicato e premiato a seconda delle sue azioni e delle sue opere; Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni (Matteo XVI, 27)Beati fin d’ora i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono (Apocalisse XIV, 13). Darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere (Apocalisse II, 23)Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al trono. Furono aperti libri e fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati in base a quello che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere (Apocalisse XX, 12)Li ripagherà secondo le loro azioni, secondo le ope re delle loro mani (Geremia XXV, 14)In queste affermazioni circa il giudizio ultimo, il Signore non menziona altro che le opere e dice che entreranno nella vita eterna coloro che hanno compiuto opere buone, mentre saranno dannati coloro le cui azioni sono state malvage (Matteo XXV, 32-46). Anche molti altri passi della Scrittura ripetono questi concetti. E’ dunque evidente che le opere e le azioni sono la vita esteriore dell’uomo, e attraverso di loro si manifesta la sua vita interiore.

(472) Le opere e le azioni manifestano la vita interiore in quanto ogni azione e ogni opera procede dalla volontà e dal pensiero dell’uomo; se così non fosse, l’uomo sarebbe una macchina automatica. Di conseguenza l’azione o l’opera considerata in se stessa è soltanto un effetto che procede dalla volontà e dal pensiero, al punto che la volontà e il pensiero condizionano sia l’effetto che la forma esteriore. Se pensiero e volontà sono buoni, lo sono anche le opere e le azioni; se pensiero e volontà sono cattivi, lo sono anche le opere e le azioni. Mille uomini possono compiere un’azione simile nella forma esteriore, e tuttavia l’azione di ognuno considerata in se stessa è diversa perché procede da una diversa volontà.

(473) Se l’uomo ama ciò che crede, allora lo vuole, e se può lo fa. E’ evidente e noto ad ognuno che amore e fede sono nella volontà e nel pensiero dell’uomo; infatti è la volontà che viene infiammata dall’amore, mentre il pensiero viene illuminato nelle cose della fede.

(474) Quando la fede è separata dall’amore, non è affatto una fede, ma soltanto una scienza che non ha in sé alcuna vita spirituale. Lo stesso vale per un’azione o un’opera fatta senza amore; essa allora non è altro che un’opera di morte e non un’opera di vita; e solo l’amore del male e la fede nel falso le danno un’apparenza di vita. Questa apparenza è chiamata morte spirituale.

(475) L’uomo si ritrova tutto intero nelle azioni e nelle opere; volontà e pensiero, o amore e fede, costituiscono l’interiorità dell’uomo. Pensare e volere senza agire quando lo si può fare, è cosa simile a una fiamma che, chiusa in un vaso, si spegne; o a un seme che viene gettato nella sabbia, dove non germoglia e perisce. Ma pensare, volere e poi agire è cosa simile a una fiamma che effonde da tutte le parti calore e luce; o a un seme che viene gettato in una buona terra, si sviluppa e diviene un albero o un fiore. Volere e non agire quando lo si può fare, non è volere; amare e non fare del bene quando lo si può fare, non è amare; pensare soltanto che si vuole e si ama, è un pensiero separato che svanisce e si dissipa. Il corpo spirituale dell’uomo è formato dalle cose che l’uomo fa in base alla sua volontà o al suo amore.

(476) Quanto fin qui detto consente di capire che ciò che resta della vita dell’uomo dopo la morte sono l’amore e la fede, non solo in potenza ma anche in atto. Restano cioè le sue azioni e le sue opere, perché esse contengono in se stesse tutto ciò che appartiene all’amore e alla fede dell’uomo.

(477) L’amore dominante resta nell’uomo dopo la morte, e non cambia mai durante l’eternità. Nell’uomo vi sono parecchi amori, tuttavia essi si rapportano tutti al suo amore dominante e ne fanno una cosa sola con lui. Se l’amore dominante è composto da amori celesti, l’uomo si unisce alle società celesti; se invece è composto di amori infernali, l’uomo si unisce alle società infernali.

(478) Riassumendo e sintetizzando: in primo luogo, l’uomo dopo la morte è il suo amore o la sua volontà. In secondo luogo, l’uomo resta eternamente quello che è con riferimento alla sua volontà o al suo amore dominante. In terzo luogo, l’uomo il cui amore è celeste o spirituale va in Cielo; l’uomo il cui amore è corporale e mondano va all’inferno. In quarto luogo, se la fede non deriva da un amore celeste, non resta nell’uomo. In quinto luogo, ciò che resta è l’amore in atto, ovvero la vita dell’uomo.

(479) Numerose esperienze mi hanno mostrato che lo spirito dell’uomo è il suo amore dominante. Per esempio il fatto che ogni spirito coglie e fa suo tutto ciò che conviene al suo amore, e rifiuta e allontana da sé tutto ciò che non gli conviene. L’amore di ciascuno è simile a un bosco dal terreno morbido e poroso, che si imbeve dei liquidi che convengono alla sua vegetazione e rifiuta tutti gli altri; o come gli animali di tutti i tipi che conoscono i loro alimenti, ricercano con avidità le cose che convengono alla loro natura e si distaccano da quelli che non sono adatti a loro. A volte mi è stato concesso di vedere qualche spirito buono e semplice che voleva istruire degli spiriti malvagi nelle verità e nel bene; costoro però rifuggivano questa istruzione e fuggivano lontano, e quando erano giunti presso i loro simili accoglievano con grande piacere le falsità che convenivano al loro amore. (Tutte le tendenze vengono chiamate amore in quanto vengono amate). Mi è anche stato concesso di vedere dei buoni spiriti che si intrattenevano tra loro sulle verità e vi trovavano grande interesse; gli spiriti malvagi invece che erano anch’essi presenti non vi prestavano alcuna attenzione, come se non sentissero neppure. Nel mondo degli spiriti ci sono delle vie, alcune delle quali conducono al Cielo, le altre all’inferno; ogni via conduce a una particolare società. Gli spiriti buoni camminano sulla via che conduce al Cielo, verso la società che è nel bene del loro amore, e non vedono le vie che vanno verso un’altra direzione. Al contrario i cattivi spiriti seguono le vie che conducono all’inferno, verso la società che è nel male del loro amore; essi non vedono le vie che conducono altrove, e se le vedono non vogliono seguirle.

(480) E’ stato detto che l’uomo dopo la morte resta per l’eternità tale e quale con riferimento alla sua volontà o all’amore dominante: ciò mi è stato confermato da un gran numero di esperienze. Mi è stato concesso di parlare con spiriti che erano vissuti più di mille anni fa, la cui vita è conosciuta e descritta nei libri storici. Questi spiriti erano ancora simili a se stessi, proprio come erano stati descritti, tuttora rivolti alla via che avevano seguito durante la loro vita. Lo stesso avviene in coloro che sono vissuti diciassette secoli or sono, oppure tre o quattro. Gli angeli mi hanno spiegato che durante l’eternità la vita dell’amore dominante non viene mai cambiata in nessuno perché ognuno ha il suo amore. Cambiare tale amore, sarebbe privare lo spirito della sua vita o della possibilità di capirla. Questa vita costituisce infatti il fondamento e la base della vita spirituale. Quindi l’uomo resta legato al suo amore dominante.

(481) Dopo la morte, gli amori dominanti della vita di tutti coloro che giungono nel mondo degli spiriti sono esaminati in base alla loro qualità; dopo di ché ognuno è unito a coloro che sono in amore analogo: coloro che sono in un amore celeste sono uniti a coloro che sono in Cielo, e quelli che sono in un amore corporale a coloro che sono all’inferno. Ciascuno diviene veramente il proprio amore, non soltanto per quello che riguarda l’interiorità e la mente, ma anche per quello che riguarda l’esteriorità, il volto, il corpo e il linguaggio. Coloro che sono in un amore corporale, divengono pesanti, scuri e malformati; ma coloro che sono nell’amore celeste appaiono vivi, luminosi, belli e di un candore splendente. Essi differiscono anche nel carattere e nel pensiero: i primi sono torpidi e quasi insensati, gli altri saggi e intelligenti. Coloro che sono nell’amore corporale non riescono neppure a vedere la luce del Cielo, che per loro è tenebra. Per questo la fuggono e si nascondono negli antri e nelle caverne a una profondità che è in rapporto con i loro errori e i loro mali. Però la luce dell’inferno, che è simile a quella emanata dai carboni accesi, è per loro come luce chiara. Al contrario coloro che sono nell’amore celeste, più si addentrano nella luce del Cielo, più questa per loro diviene chiara e splendente e più loro la percepiscono con intelligenza e saggezza.

(482) Coloro che sono in un amore corporale e mondano, privi di amore celeste e spirituale, non possiedono neppure la fede; anche per costoro la luce del Cielo è come tenebra, e tenebra è in loro stessi.

(483) Quello che resta dopo la morte è quindi l’amore in atto, cioè la vita stessa dell’uomo. Questa è la conclusione di tutto ciò che è stato appena detto e mostrato circa le azioni e le opere. L’amore in atto è opera e azione.

(484) Bisogna sapere che tutte le opere e tutte le azioni appartengono alla vita morale e sociale e di conseguenza riguardano ciò che è sincero e giusto, retto e equo. L’amore in base al quale tali azioni e opere vengono compiute è celeste o infernale: celeste se le azioni e le opere sono fatte in base a un amore celeste, infernale se sono fatte in base a un amore infernale, cioè amore di sé e del mondo.