Cielo e Inferno

Emanuel Swedenborg

W E B   L I B R O

(37) I NON CREDENTI O I POPOLI CHE VIVONO FUORI DALLA CHIESA, IN CIELO


(318) Si crede generalmente che coloro che sono nati fuori dalla chiesa e che vengono chiamati pagani o non-cristiani, non possano essere salvati, perché non hanno la Scrittura e non conoscono il Signore, senza il quale non esiste salvezza. Tuttavia e dato sapere che anch’essi sono salvati dalla misericordia del Signore che è universale, cioè si esercita nei confronti di ogni uomo. I pagani nascono uomini, esattamente come coloro che sono dentro la Chiesa; sono anche più numerosi e non è colpa loro se non conoscono il Signore. Chiunque pensi con buon senso; si rende conto che l’uomo non è nato per l’inferno, perché il Signore è l’amore personificato e il suo amore vuole salvare tutti gli uomini. Ha anche provveduto a far sì che tutti abbiano una religione e attraverso questa una conoscenza del divino e una vita interiore; infatti vivere secondo le credenze religiose è vivere interiormente.

(319) Il punto primo e più importante di tutte le religioni è riconoscere il divino, e una religione che non riconosca questo non è una religione. I precetti di tutte le religioni riguardano il culto, cioè il modo in cui il divino deve essere adorato affinché l’uomo possa essere da lui accettato. Come i cristiani, anche i pagani hanno una vita morale, a volte migliore di quella dei cristiani. L’uomo la cui vita morale è improntata a principi spirituali ha il Cielo in sé. I pagani, anche se non sono nel vero nella loro vita del mondo, ne sono comunque informati nell’altra vita sulla base dell’amore.

(320) Tra i pagani c’era uno spirito che nel mondo era vissuto nel bene della carità secondo la sua religione. Avendo sentito dei cristiani ragionare su ciò che si deve credere, fu sorpreso dalle loro osservazioni, benché essi ragionassero in modo molto più perfetto e fine degli uomini, specie con riferimento al bene e al vero. Egli disse dunque loro che non gli piaceva sentire quelle discussioni perché essi ragionavano in base alle apparenze e alle illusioni, e li istruì con queste parole: Se io sono buono, in base a questo bene posso sapere quali cose sono vere, e le cose vere che non conosco posso ugualmente capirle e riceverle.

(321) Ho capito da numerosi esempi che i pagani sono accettati nell’altra vita quando sulla terra hanno avuto una vita morale, sono stati obbedienti e subordinati, sono vissuti nella carità reciproca secondo la loro religiosità e hanno quindi avuto una coscienza. Gli angeli li istruiscono nel vero e nel bene della fede con un’attenzione particolare. Durante questa istruzione essi si comportano con modestia, intelligenza e saggezza, e ricevono facilmente le verità e se ne compenetrano. Essi non hanno in sé alcun principio sbagliato che occorra distruggere né alcuna idea scandalosa contro il Signore, come avviene invece a numerosi cristiani che pensano che il Signore sia un uomo qualunque. Quando i pagani apprendono che il Signore si è fatto uomo e si è manifestato al mondo, lo riconoscono subito e lo adorano perché è il Dio del Cielo e della terra e il genere umano gli appartiene. Nell’universo c’è un gran numero di terre abitate. Solo alcuni dei loro abitanti sanno che il Signore ha rivestito il corpo umano su questa nostra terra, ma dato che essi adorano il divino, sono subito accettati dal Signore.

(322) Presso i pagani, come presso i cristiani, ci sono dei saggi e dei semplici. Per conoscerli meglio, mi è stato concesso di intrattenermi con loro durante ore e anche giorni interi. Al giorno d’oggi non ci sono dei saggi come ce n’erano nei tempi antichi, specialmente nella chiesa antica, che si era estesa in una gran parte dell’Asia, in molte nazioni. Affinché sapessi che cosa sono stati questi saggi, mi è stato permesso di intrattenermi familiarmente con alcuni di loro. Con uno di questi in particolare ho parlato di diversi argomenti, e ho ragione di credere che egli sia stato Cicerone. Con lui parlai di saggezza, intelligenza, ordine, e anche della Scrittura e infine del Signore. Sulla saggezza, egli mi disse che non esiste altra saggezza che quella relativa alla vita; che l’intelligenza procede dalla saggezza; che l’ordine esiste grazie al Dio supremo e che vivere in questo ordine significa essere saggi e intelligenti. Quanto alla Scrittura, di cui gli lessi qualche passo tratto dai Libri Profetici, egli ne traeva gran diletto, specie perché ogni nome e ogni parola significavano cose interiori. Mi resi conto chiaramente che il suo pensiero interiore era stato aperto. Infine gli parlai del Signore; ed egli mi disse che conosceva molte cose su di lui ed era convinto che il genere umano non potesse essere salvato in altra maniera.

(323) Mi è stato anche concesso di parlare con altri saggi vissuti nei tempi antichi. Essi erano in grado di leggere i miei pensieri. Anche a loro lessi alcuni passaggi della Scrittura e vidi che ne provavano gran piacere perché ne intendevano i significati celesti e spirituali.

(324) I pagani che esistono oggi non sono così saggi, ma la maggior parte di loro è semplice di cuore; quelli tra loro che sono vissuti nella carità, ricevono la saggezza nell’altra vita.

(325) Quando i pagani arrivano nell’altro mondo, vengono istruiti dagli angeli sulla dottrina cristiana, che più di ogni altra sulla terra prescr ive l’amore e la carità, anche se pochi vivono conformemente a questa dottrina. Alcuni di loro, quando vivevano nel mondo, avevano saputo che i cristiani conducono una vita malvagia, vivono negli adulteri, negli odi, nei litigi e in altri vizi che i pagani hanno in orrore perché vanno contro le loro religioni. Essi temono quindi di essere istruiti nella religione cristiana. Quando però apprendono dagli angeli che la dottrina cristiana insegna tutt’altre cose, e che quindi solo alcuni cristiani vivono meno moralmente dei pagani, sono pronti ad accogliere la loro fede e in seguito adorano il Signore.

(326) I pagani che hanno adorato qualche dio sotto forma di immagine o di statua, quando arrivano all’altra vita vengono istruiti affinché si sbarazzino di tali fantasie, e infatti in breve se ne allontanano. In Cielo sono particolarmente amati gli Africani, perché ricevono più facilmente degli altri il bene e il vero del Cielo. Essi desiderano soprattutto essere chiamati obbedienti, e non fedeli. I cristiani, dicono, avendo la dottrina della fede, possono essere chiamati fedeli; ma non loro.

(327) Mi sono intrattenuto con alcuni spiriti che avevano vissuto nella Chiesa antica, quella che esisteva dopo il diluvio e si estendeva in un gran numero di regni, in Assiria, Mesopotamia, Siria, Etiopia, Arabia, Libia, Egitto, fino a Tiro e Sidone e alla terra di Canaan al di qua e al di là del fiume Giordano. Questi spiriti al tempo loro avevano saputo che il Signore doveva venire, avevano ricevuto il bene della fede, ma se ne erano allontanati per divenire idolatri. Essi si trovavano a sinistra, in un luogo oscuro, ed erano miserabili. Il loro linguaggio era come il suono di un flauto che non emetta che un solo tono. Mi dissero che erano in quel luogo da secoli e ne uscivano solo per compiere vili servizi agli altri. Pensai allora alla sorte riservata nell’altra vita a certi cristiani idolatri – non esteriormente ma interiormente. Essi adorano sé e il mondo, e in Cuor loro negano il Signore.

(328) La Chiesa del Signore è diffusa in tutto il globo, è universale e in essa sono compresi tutti coloro che sono vissuti nel bene della carità secondo la loro religiosità.