Cielo e Inferno

Emanuel Swedenborg

W E B   L I B R O

(39) I SAGGI E I SEMPLICI IN CIELO


(346) Si crede che i saggi debbano avere in Cielo più glo ria ed eminenza dei semplici, perché in Daniele è detto: I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre (Daniele XII, 3). Poche persone però sanno che cosa si intende per saggi che inducono alla giustizia. Si crede infatti generalmente che siano gli eruditi e i sapienti, specie coloro che hanno insegnato nell’ambito della chiesa e hanno superato gli altri in dottrina e in predicazione, e più ancora coloro che hanno compiuto molte conver sioni. Costoro passano per saggi nel mondo, ma non sono certo i saggi del Cielo perché la loro saggezza non è quella celeste.

(347) L’intelligenza celeste è un’intelligenza interiore, che trae la sua origine dall’amore del vero, non in vista di qualche gloria nel mondo o in Cielo, ma in vista della verità stessa di cui si gioisce intimamente.

(348) In Cielo sono chiamati saggi coloro che sono nel bene; e là sono nel bene coloro che applicano immediatamente le divine verità alla vita. Infatti le divine verità divengono un bene quando sono applicate alla vita. Di conseguenza sono chiamati saggi perché la saggezza appartiene appunto alla vita.

(349) Tutti coloro che nel mondo hanno acquisito intelligenza e saggezza, sono ricevuti in Cielo e divengono degli angeli a seconda della qualità e della quantità della loro intelligenza e della loro saggezza. In effetti l’uomo conserva e porta con sé dopo la morte tutto ciò che ha acquisito nel mondo, l’aumenta e lo completa in base al suo amore e al suo desiderio di verità e di bene, ma non al di là di questo. Tutti ricevono nei limiti in cui possono ricevere; coloro che hanno avuto molto amore e desiderio ricevono molto, coloro che ne hanno avuto poco ne ricevono poco. Il grado di amore e desiderio è come una misura che può essere riempita fino al culmine: si riceve dunque di più se la misura è grande, e meno se è piccola. Lo dicono queste parole del Signore: Poiché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza (Matteo XXV, 29). Una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo (Luca VI, 38).

(350) Tutti coloro che hanno amato il vero e il bene per il vero e il bene, sono ricevuti in Cielo. Coloro che li hanno molto amati, sono in una grande luce e sono chiamati saggi, coloro che li hanno amati poco sono in una luce minore e sono chiamati semplici; ognuno è nella luce che corrisponde al grado del suo amore del bene e del vero. Amare il vero e il bene per il vero e il bene significa volerlo e farlo. Coloro che non lo vogliono e non lo fanno non l’amano; ma coloro che lo vogliono e lo fanno l’amano, amano il Signore e sono da lui amati, poiché il bene e il vero vengono dal Signore. L’amore infatti è reciproco.

(351) Nel mondo si crede che coloro che sono maggiormente istruiti nelle dottrine della chiesa e della Scrittura, o nelle scienze, vedano la verità con più penetrazione e profondità degli altri, e siano più intelligenti e saggi; essi stess i si considerano tali. Tratterò ora della vera intelligenza e della vera saggezza, dell’intelligenza bastarda e della saggezza bastarda, della falsa intelligenza e della falsa saggezza. La vera intelligenza e la vera saggezza consistono nel vedere e capire che cosa sono il vero e il bene, e di conseguenza il falso e il male; e nel fare la giusta distinzione tra queste cose in base all’intuizione e alla percezione interiore. I veri saggi e i veri intelligenti sono coloro che apprendono ogni cosa che riguarda il Cielo, sulla base della Scrittura e della Chiesa, e anche ciò che riguarda il mondo, sulla base delle scienze. Chi apprende queste cose e le applica alla vita, diviene intelligente e saggio. I semplici invece sono coloro che sono aperti interiormente, come i saggi, però non hanno coltivato se stessi nelle verità spirituali, morali, civili e naturali; essi vedono il vero, ma non lo vogliono di per se stessi. I saggi al contrario sono aperti interiormente e hanno coltivato se stessi in tutte le verità.

(352) L’intelligenza e la saggezza bastarde consistono nel non vedere e nel non percepire interiormente il vero e il bene e neppure il falso e il male; ma soltanto nel credere ciò che gli altri definiscono vero e bene, falso e male, e nel confermarlo. La luce attraverso la quale essi vedono non è quindi quella del Cielo, ma quella del mondo, chiamata luce naturale - e in questa luce ciò che è falso può brillare come ciò che è vero. Tra costoro non sono compresi coloro che nell’infanzia hanno accettato come vere cose apprese dai loro maestri, a condizione che in seguito valutino col proprio intelletto, desiderino il bene, lo ricerchino e lo accettino quando l’hanno trovato.

(353) La falsa intelligenza e la falsa saggezza sono l’intelligenza e la saggezza prive della conoscenza del divino; infatti coloro che non riconoscono il divino, ma lo prendono per natura e pensano unicamente in base al corpo e ai sensi, sono semplicemente dei sensuali anche se il mondo li ritiene sapienti ed eruditi. Però la loro erudizione non va al di là delle cose che si offrono agli occhi nel mondo: essi interpretano la Scrittura come il prodotto di intuizioni razionali e non vedono il divino che è in essa. L’interiorità di queste persone è chiusa ed essi non vedono il vero e il bene, che per loro sono nel buio, mentre il falso e il male sono nella luce. Di costoro il Signore ha detto: Pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono (Matteo XIII, 13).

(354) Mi è stato concesso di parlare con parecchi eruditi dopo che avevano lasciato questo mondo, certuni erano stati molto famosi e celebri negli ambienti colti per i loro scritti, e altri erano stati meno celebri; però tutti senza distinzione avevano acquisito una certa saggezza. Essi avevano negato interiormente Dio, ma l’avevano confessato esteriormente, ed erano divenuti talmente ottusi da non riuscire più a vede re alcuna verità. La loro interiorità era talmente chiusa che non riuscivano a sopportare alcuna luce celeste, e di conseguenza non erano sensibili ad alcun influsso del Cielo. Anche nell’altra vita ardevano dal desiderio di essere ammirati e celebrati e desideravano con tutte le loro forze un culto simile a quello reso alle divinità. L’erudizione del mondo fa questa fine quando non ha ricevuto in sé la luce del Cielo attraverso la conoscenza del divino.

(355) Questa dunque è la condizione degli eruditi nel mondo spirituale dopo che hanno lasciato il mondo. L’uomo in effetti porta con sé la propria memoria naturale, che però non gli consente di produrre nulla nella luce spirituale, perché non appartiene a questa luce.

(356) Al contrario coloro che hanno applicato ogni conoscenza alla vita, hanno riconosciuto il divino, amato la Scrittura e vissuto una vita spirituale morale, hanno acquisito intelligenza e saggezza. Le scienze sono loro servite per divenire saggi e anche per corroborare le cose che riguardano la fede. Questi intelligenti e questi saggi risplendono in Cielo come stelle del firmamento. I semplici del Cielo sono invece coloro che hanno riconosciuto il divino, amato la Scrittura e vissuto una vita spirituale morale, ma non hanno coltivato la propria interiorità con le conoscenze e le scienze. La mente umana infatti è come un humus il cui valore dipende dalla cultura.