(52) IL PRIMO STATO DELL’UOMO DOPO LA MORTE
(492) Subito dopo la morte l’uomo arriva nel primo stato, quello legato all’esteriorità. Ogni uomo ha, quanto al suo spirito, una esteriorità e un’interiorità. L’esteriorità è quella che fa sì che lo spirito nel mondo adatti il corpo, il volto, i gesti e il linguaggio dell’uomo alla vita civile coi suoi simili. L’interiorità dello spirito riguarda invece le cose che appartengono alla volontà e quindi ai pensieri, che raramente si manifestano sul volto o attraverso la lingua o i gesti. Infatti fin dall’infanzia l’uomo si abitua a testimoniare amicizia, benevolenza e sincerità, e a nascondere volontariamente i propri pensieri. Così di solito egli conduce una vita morale e sociale a livello esteriore, qualunque sia la sua interiorità. Ne risulta che l’uomo conosce appena la propria interiorità e non le dedica alcuna attenzione.
(493) Questo primo stato dell’uomo dopo la morte è simile al suo stato nel mondo, in quanto l’uomo si trova nella sua esteriorità. Il suo volto, il suo linguaggio, il suo carattere sono simili, e parimenti la sua vita morale e sociale. Ne consegue che egli non può far altro che credere di essere ancora nel mondo, a meno che non porti la sua attenzione agli oggetti che incontra e a quello che gli hanno detto gli angeli nel momento della sua resurrezione, cioè che ora egli è uno spirito (vedi n. 450). Così una vita continua nell’altra e la morte è soltanto un passaggio.
(494) Lo spirito novizio dell’uomo, dopo aver lasciato la vita terrena, è riconosciuto dai suoi amici e da coloro che egli aveva conosciuto nel mondo, perché gli spiriti riconoscono uno non solo per il volto e il linguaggio che aveva nel mondo, ma anche per la sfera vitale che lo circonda. Ne consegue che tutti, nel momento stesso in cui entrano nell’altra vita, sono riconosciuti dai loro amici, parenti, conoscenti; con essi conversano e rimangono in società secondo le amicizie contratte nel mondo. Ho più volte avuto modo di vedere come i nuovi arrivati fossero lieti di incontrare di nuovo i loro amici, e questi a loro volta gioivano allo stesso modo. Avviene abitualmente che gli sposi si ritrovino e si accolgano mutualmente; essi restano insieme per un tempo più o meno lungo, a seconda del piacere della loro coabitazione nel mondo. Tuttavia, se non sono stati uniti da un amore veramente coniugale, amore che è l’unione delle menti in base all’amore celeste, dopo qualche tempo si separano. Se però le menti degli sposi sono state in opposizione e interiormente hanno avuto avversione l’uno per l’altro, allora si manifestano scoperte inimicizie e a volte si combattono. Tuttavia essi non vengono separati prima di entrare nel secondo stato, di cui si tratterà nel capitolo seguente.
(495) E’ stato detto che la vita degli spiriti novizi non è diversa da quella che conducevano nel mondo naturale, quando sullo stato della loro vita dopo la morte e sul Cielo e l’inferno non sapevano altro che quello che avevano appreso in base al senso letterale della Scrittura e alle predicazioni relative. Ne consegue che dopo essersi meravigliati di ritrovarsi in un corpo, di possedere ancora tutti i sensi che avevano nel mondo e di vedere cose simili a quelle del mondo, essi provano il desiderio di sapere come è il Cielo e come è l’inferno, e dove sono situati l’uno e l’altro. Di conseguenza vengono istruiti dagli amici sulle condizioni della vita eterna e sono anche condotti in diversi luoghi e in diverse compagnie. Certuni sono condotti in città e giardini, dove vedono oggetti magnifici che colpiscono lo stato d’animo esteriore nel quale si trovano. A volte sono riportati ai pensieri che avevano durante la vita del corpo circa la condizione della loro anima dopo la morte, il Cielo e l’inferno. Qui sono lasciati finché s’indignano di aver interamente ignorato tali cose e di vedere che anche la Chiesa le ignora. Quasi tutti desiderano sapere se andranno in Cielo, e la maggior parte crede di potervi andare perché nel mondo ha condotto una vita morale e sociale. Essi non si rendono conto che malvagi e buoni conducono una vita simile esteriormente, fanno ugualmente del bene agli altri, frequentano le Chiese, ascoltano le prediche e pregano. Essi ignorano completamente che gli atti esterni e le esteriorità del culto non contano niente, mentre contano soltanto le disposizioni interiori da cui derivano quelle esteriori. Appena uno su mille sa in che cosa consistono le disposizioni interiori, e che il Cielo e la Chiesa risiedono in esse. Ancor meno sanno che gli atti esteriori corrispondono alle intenzioni e ai pensieri, i quali sono identici all’amore e alla fede che danno loro origine. Questa è la situazione della maggior parte dei cristiani che giungono all’altra vita.
(496) Dato che in questo primo stato buoni e cattivi pronunciano delle verità e fanno del bene, dei buoni spiriti - con diversi mezzi – esaminano con attenzione coloro che arrivano al fine di conoscerli. Ciò avviene perché tutti sono ugualmente vissuti con moralità nella forma esteriore, sottomessi al governo e alle leggi. Per questa loro condotta morale essi hanno acquisito una reputazione di giustizia e sincerità, attirando a sé onori e ricchezze. Ciò che distingue principalmente gli spiriti malvagi dai buoni è l’avidità con la quale essi portano la loro attenzione sulle cose esteriori. Essi si occupano poco di ciò che sentono dire sulle disposizioni interiori, che sono le verità e i beni della Chiesa e del Cielo; ascoltano, è vero, ma senza attenzione e senza gioie. Li si può anche riconoscere perché quando sono lasciati a se stessi si dirigono frequentemente verso certe regioni e seguono le vie che ad esse portano. Secondo le regioni verso le quali si rivolgono, si riconosce l’amore che li conduce.
(497) Tutti gli spiriti che arrivano dal mondo sono collegati, è vero, a qualche società del Cielo, o a qualche società dell’inferno: soltanto però per le disposizioni interiori. Queste non si manifestano a nessuno finché gli spiriti sono legati alla loro esteriorità, perché questa copre e nasconde l’interiorità, specialmente in coloro che vivono nel male interiore. In seguito però l’interiorità appare manifestamente; ciò avviene quando gli spiriti passano al secondo stato, perché allora la loro interiorità viene aperta e la loro esteriorità assopita.
(498) Questo primo stato dell’uomo dopo la morte dura qualche giorno, qualche mese o raramente più di un anno; il tempo differisce dall’uno all’altro a seconda della concordanza o della discordanza dell’esteriorità con l’interiorità. In effetti in ognuno le disposizioni interiori e quelle esteriori devono divenire una cosa sola e corrispondersi. Non è permesso a nessuno di pensare e volere in una maniera, e parlare e agire in un’altra. Ognuno deve essere l’effige della propria affezione e del proprio amore; quindi esteriormente bisogna essere come si è interiormente. E’ per questo che le disposizioni esteriori degli spiriti vengono dapprima svelate e ricondotte all’ordine, affinché possano servire da base a quelle interiori.