Cielo e Inferno

Emanuel Swedenborg

W E B   L I B R O

(59) TUTTI COLORO CHE SONO ALL’INFERNO SONO NEL MALE E NEL FALSO A CAUSA DELL’AMORE DI SÉ E DEL MONDO


(551) Tutti quelli che sono all’inferno sono nel male e nel falso; nessuno è nel male e al tempo stesso nel vero. La maggior parte dei malvagi nel mondo conoscevano le verità spirituali che sono le verità della Chiesa, perché le avevano apprese fin dalla prima infanzia, poi dalle prediche e dalla lettura della Scrittura. Alcuni avevano fatto credere agli altri di essere cristiani di cuore perché sapevano parlare in base a queste verità con sentimenti simulati e sapevano anche agire sinceramente come se fossero guidati da una fede spirituale. Però coloro tra questi che hanno pensato contro queste verità e si sono astenuti dal fare del male soltanto per timore della legge e per non perdere il buon nome, gli onori e il lucro, tutti costoro sono malvagi di cuore e sono nel vero e nel bene solo per quello che riguarda il corpo e non lo spirito. Nell’altra vita, quando l’esteriorità è tolta e l’interiorità rivelata, costoro sono veramente e interamente nel male e nel falso. Il vero e il bene infatti avevano avuto sede soltanto nella loro memoria, come nelle conoscenze, ed era di lì che li ricavavano quando parlavano e simulavano il bene come se provenisse da un amore e da una fede spirituali. Quando gli spiriti come questi vengono posti nella loro vera interiorità, non possono più pronunciare delle verità, ma solo delle falsità . Ogni spirito malvagio è portato a questo stato prima di entrare all’inferno (vedi dal n. 499 al 512).

(552) Quando un uomo è in questo stato dopo la morte, è veramente uno spirito; in lui corpo e volto corrispondono alla sua anima ed ha quindi una forma esterna che è l’effige di quella interna. Uno spirito diviene tale dopo aver passato il primo e il secondo stato di cui abbiamo precedentemente parlato. Allora se lo si guarda lo si riconosce subito per quello che è, non soltanto per il volto ma anche per il corpo, il modo di esprimersi, i gesti. Dato che la forma esteriore corrisponde all’interiorità, non può stare che coi suoi simili, perché nel mondo eterno lo spirito è portato verso i suoi simili in maniera naturale, ovvero dai suoi desideri, piaceri, amori. Nel mondo spirituale c’è comunicazione di affetti e di pensiero. Lo spirito dunque si rivolge verso i suoi simili e così si trova nella sua vera vita e respira liberamente. Bisogna infatti sapere che nel mondo spirituale la comunicazione con gli altri avviene rivolgendo il volto. Coloro che sono nello stesso amore, sono continuamente davanti al suo volto, da qualunque parte rivolgano il corpo (vedi n. 181). Così tutti gli spiriti infernali si voltano verso il lato opposto al Signore, verso l’oscurità e le tenebre che tengono il posto del sole e della luna del mondo, mentre tutti gli angeli si volgono verso il Signore che appare come sole e come luna del Cielo (vedi n. 123, 143, 144, 151).

(553) Tutti gli spiriti che sono all’inferno, quando vengono visti alla luce del Cielo, appaiono nella forma del loro male. Ognuno è un’immagine del proprio male, perché per tutti interiorità ed esteriorità sono una cosa sola e l’interiorità si manifesta alla vista nell’esteriorità, cioè nel volto, nel corpo, nel linguaggio e nei gesti; così a prima vista sono riconosciuti per quello che sono. In generale si tratta di forme di disprezzo verso gli altri, di minacce contro coloro che non li venerano, di odio e vendetta di tutti i tipi. Attraverso queste forme, le atrocità e le crudeltà appaiono in modo manifesto. Quando sono lodati, venerati e adorati, il loro volto si contrae e manifesta una gaietà prodotta dal piacere. Sarebbe impossibile descrivere in poche parole tutte queste forme, perché nessuna assomiglia all’altra. Quelli che sono nel medesimo male, e quindi nella stessa società infernale, si somigliano nelle linee generali: i loro volti sono per lo più brutti e privi di vita come quelli dei cadav eri. Alcuni sono neri, altri rosso fiamma, altri pieni di pustole, varici e ulcere. In alcuni addirittura non si vede il volto, ma solo qualcosa di ossuto, in altri si vedono soltanto i denti. Anche i loro corpi hanno una forma mostruosa e il loro linguaggio è dettato dalla collera, dall’odio e dalla vendetta: in una parola, tutti sono l’immagine dell’inferno. Non mi è stato concesso di vedere qual è la forma dell’inferno nel suo insieme, mi è soltanto stato detto che poiché utto il Cielo nel suo insieme rappresenta un sol uomo, anche tutto l’inferno nel suo insieme rappresenta un unico diavolo. Mi è invece stato concesso più volte di vedere in quale forma sono gli inferni e le società infernali in particolare. Agli ingressi dell’inferno, dette porte infernali, sono in genere dei mostri che rappresentano la forma di coloro che vi soggiornano. Le atrocità di costoro sono rappresentate da atti crudeli e feroci che è inutile riferire. Gli spiriti infernali appaiono tali alla luce del Cielo, ma tra loro sono come uomini; ciò avviene per la misericordia del Signore, affinché queste tremende difformità non si manifestino ai loro occhi come a quelli degli angeli. Questa apparenza è un’illusione, perché appena la luce del Cielo arriva fino a loro le loro forme umane sono cambiate in forme mostruose quali realmente sono. Così esse fuggono la luce del Cielo e si precipitano nella loro luce che è come quella dei carboni ardenti. Tale luce è cambiata in oscurità completa quando viene confrontata con la luce del Cielo. E’ per questo che si dice che l’inferno è nel buio e nelle tenebre, che rappresentano il male e il falso.


(554) Mi è stato detto in Cielo che l’amore di sé e l’amore del mondo sono i due amori che regnano all’inferno e lo costituiscono. In Cielo invece regnano l’amore per il Signore e l’amore per il prossimo. I due amori dell’inferno e i due amori del Cielo sono diametricalmente opposti.

(555) Mi è stato concesso di constatare che l’amore di sé e l’amore del mondo sono diabolici e mostruosi. Nel mondo si riflette poco sull’amore di sé, piuttosto si parla di orgoglio: poiché questo si manifesta alla vista, si crede che sia amore di sé. Ma non è così. Anche chi fa qualcosa per gli altri unicamente per essere onorato ama soltanto se stesso. E giustamente si dice che l’amore per l’onore e per la gloria è prodotto dall’amore di sé. Nel mondo si ignora che l’amore di sé, considerato in se stesso, è l’amore che regna all’inferno e produce l’inferno nell’uomo. Così stando le cose, descriverò ora cos’è l’amore di sé e mostrerò che è da questo amore che derivano tutti i mali e tutte le falsità.

(556) L’amore di sé è voler il bene soltanto per sé, e non per gli altri a meno che non ritorni poi a se stessi, cioè non voler il bene per la Chiesa, la società umana. Non è far del bene quando si agisce soltanto per la reputazione, l’onore e la gloria, in altre parole per dei vantaggi personali. Chi agisce così, ama solo se stesso e lo stesso vale per chi ama soltanto chi è in rapporto diretto con la propria persona. 

(557) Si può capire cos’è l’amore di sé confrontandolo con l’amore celeste. L’amore celeste consiste nell’amare le cose per l’uso che se ne può fare, è amare Dio e il prossimo. Chi è nell’amore di sé vuole che la Chiesa, la società umana e i concittadini lo servano, mentre lui non vuole servirli: si mette al di sopra di loro. Più un uomo è nell’amore di sé, più si allontana dal Cielo perché si allontana dall’amore celeste.

(558) Nella misura in cui qualcuno è nell’amore celeste, è condotto dal Signore. Al contrario, se qualcuno è nell’amore di sé, è condotto da se stesso e non dal Signore. Di conseguenza, più uno si ama, più si allontana dal divino e quindi dal Cielo. L’amore di sé è opposto all’amore per il prossimo e per il Signore. Chi vive nell’amore di sé, nell’altra vita si precipita all’inferno con la testa in basso e i piedi in alto: la testa verso l’inferno, i piedi verso il Cielo.

(559) Nella misura in cui ci si abbandona all’amore di sé, cioè si perde la paura della legge e delle pene che essa infligge, la paura di perdere la propria reputazione, l’onore, il profitto e la vita, nella stessa misura si arriva a voler dominare non solo su tutto il globo, ma anche sul Cielo e sul divino stesso: non si hanno freni né limiti. Ecco che cosa si cela in chi vive nell’amore di sé, anche se questo amore non si manifesta davanti al mondo, dove l’uomo è trattenuto dai legami di cui abbiamo parlato. Lo si può vedere chiaramente nei potenti, che non sono trattenuti da questi legami e da questi freni e finiscono per rovinare e soggiogare degli stati finché il successo è dalla loro parte, e aspirano a un potere e a una gloria senza fine.

(560) Immaginate una società composta di uomini simili, ciascuno dei quali ama esclusivamente se stesso e ama gli altri soltanto nella misura in cui sono legati a lui, e vedrete che il loro amore è simile a quello che regna tra i briganti. Essi si abbracciano e si chiamano amici finché vanno d’accordo, ma dal momento in cui non vanno più d’accordo si precipitano gli uni contro gli altri, litigano e rifiutano di obbedire ai capi. Se si esamina la loro interiorità o il loro spirito, si vedrà che sono pieni di odio implacabile gli uni contro gli altri; in cuor loro si beffano di tutto ciò che è giusto e sincero e rifiutano persino il divino come se non esistesse affatto. Ciò è ancora più evidente nelle loro società infernali di cui parleremo in seguito.

(561) In coloro che si amano al di sopra di tutte le cose, pensieri e affetti sono rivolti verso se stessi e verso il mondo, ovvero nel senso opposto al Signore e al Cielo. Ne risulta che sono pieni di mali di ogni genere e il divino non può influire perché viene subito sommerso da pensieri egoisti e malvagi. Tutti costoro nell’altra vita guardano dunque dal lato opposto al Signore: guardano l’oscuro oggetto che in loro tiene il posto del sole del mondo e che è diametricalmente opposto al sole del Cielo, che è il Signore (vedi n. 123). L’oscurità significa il male, il sole del mondo l’amore di sé.

(562) I mali di coloro che sono nell’amore di sé sono in generale il disprezzo per gli altri, l’invidia, l’inimicizia verso tutti coloro che non sono loro favorevoli, l’ostilità che ne risulta, l’odio, la vendetta, le furberie, l’inumanità e la crudeltà. In fatto di religione, i mali sono non soltanto il disprezzo per il divino e per le cose divine, ma anche la collera verso queste, che si trasforma in odio quando l’uomo diviene spirito. Allora non può sopportare che se ne parli davanti a lui e arde d’odio contro tutti coloro che riconoscono e adorano Dio. Ho parlato con uno spirito che nel mondo era stato potente e aveva amato se stesso sopra ogni cosa; quando mi sentì nominare il divino, e soprattutto il Signore, fu colto da odio e in un trasporto di collera arse dal desiderio di ucciderlo. Quando poté dare libero corso al suo amore, questo spirito desiderò essere un diavolo per poter infestare continuamente il Cielo. Capita a non pochi di avere questo desiderio, quando nell’altra vita si accorgono che ogni potere appartiene al Signore e loro non ne hanno nessuno.

(563) Ho visto alcuni spiriti, nella regione occidentale, che dicevano che nel mondo erano stati dei grandi dignitari e meritavano quindi di essere preferiti agli altri per il comando. Gli angeli esaminarono la loro situazione interiore e scoprirono che nelle loro funzioni nel mondo avevano considerato se stessi e non le opere da compiere. Tuttavia, dato che desideravano ardentemente comandare agli altri, fu loro concesso di trovarsi tra certi spiriti che tenevano consiglio su affari di grande importanza. Ci si accorse però che essi non potevano prestare alcuna attenzione a questi affari, né vedere le cose com’erano in realtà. Infatti l’unica cosa che li interessava era se stessi e volevano agire in maniera soddisfacente soprattutto per sé. Furono allora dimessi da questa funzione e lasciati liberi di cercare altrove degli impieghi. Furono infatti ricevuti anche altrove, ma dappertutto fu detto loro che il loro pensiero ruotava sempre intorno al loro personale tornaconto, che erano quindi stupidi, sensuali e corporali; così furono sempre mandati via. Qualche tempo dopo, ridotti a una miseria estrema, li vidi chiedere l’elemosina. Mi è anche stato mostrato che quelli che sono nell’amore di sé parlano solo in base alla propria memoria, e non in base a qualche luce razionale, sebbene nel mondo sembrassero parlare con saggezza seguendo il fuoco del proprio amore. E’ per questo che nell’altra vita, dove non è permessa la riproduzione delle cose della memoria naturale, sono più stupidi degli altri essendo stat i separati dal divino.

(564) L’amore per il prossimo è assolutamente opposto all’amore di sé. Essere al servizio degli altri significa volere il loro bene, svolgere dei compiti per loro e lì trovare la soddisfazione del cuore. Chi invece ama se stesso, vuole il bene solo per sé, svolge i compiti solo in funzione di se stesso, in quanto è al servizio degli altri solo allo scopo di essere servito e onorato, e per dominare. Questi atteggiamenti di base restano in ognuno dopo la morte.

(565) L’amore del mondo non è però sempre opposto all’amore del Cielo; infatti le ricchezze possono essere desiderate per amore delle ricchezze stesse, o anche per servirsene a beneficio degli altri. E’ l’uso che si fa delle cose che ne determina la qualità.