Capi etnici per bambini
Oggi lascio spazio all’idea di una globetrotter con il pallino della moda under 12, che, per mettersi in proprio è partita da una nostra idea di business. Il racconto di Sonia: "Ho sempre amato viaggiare e già grazie a mio padre che si è sempre occupato i vendita di tappeti, ho respirato l’aria dei negozi di stoffe di tutto il mondo. Quando è nata la mia bambina, però, ho deciso che era ora di mettere radici, così ho smesso di fare lunghi viaggi ed ho iniziato a valutare l’idea di realizzare qualcosa di solo mio. L’idea giusta mi è venuta proprio guardando un post su Inventa Lavoro: la boutique di abiti da sposa etnici. Io, più che di abiti per grandi, anche se sono molto belli e preziosi, in tanti anni in giro per il mondo, mi sono innamorata di quelli per bambini. Piccoli sari per le grandi occasioni, preziosi abitini da piccoli principi orientali, ma anche caldi ponchi peruviani o svolazzanti caftani: mi sono procurata tante stoffe e abiti originali già pronti ed ho già in mente che, per lanciare la mia boutique organizzerò una sfilata con i bimbi, coinvolgendo anche e soprattutto quelli delle diverse etnie che vivono in Italia. Con il tempo, poi, comincerò a realizzare i capi anche da sola, importando solo le stoffe dai vari Paesi". Per tutti i consigli riguardo all’apertura di attività simili, chiaramente rimando al post già citato da Sonia (qui), mentre per spulciare idee di abiti etnici a misura di bimbi, ecco qualche sito utile. Su http://www.nomadsclothing.com/pages/childrenswear.htm trovate capi stranieri portabilissimi in tutte le occasioni. E poi è uno store on line, un buon modo per iniziare a vendere moda etnica se non si vuole aprire una boutique vera e propria. Su http://www.1stafricanclothing.com/sets/, poi, trovate solo abiti africani, mentre The baby panda, vende bellissimi abiti di ispirazione orientale.
Guardaroba di emergenza
Ecco un’idea di business che viene dall’America e che è stata ideata da Net-a-porter, il sito che vende abiti di stilisti a prezzi super vantaggiosi. Lo stesso shop on line, infatti, ha inventato l’emergency wardrobe service, ovvero un servizio di guardaroba di emergenza destinato per ora ad una catena alberghiera ma che porebbe essere esteso ad altre attività. Perchè non "copiare" il business e iniziare a proporlo anche in Italia? Il lavoro consiste nel consegnare direttamente negli hotel o, magari, nei ristoranti di lusso, gli abiti richiesti dai clienti. Ad esempio, se una manager si accorge di aver lasciato a casa un tailleur elegante, basta che la hall chiami il servizio guardaroba di emergenza ed in poco tempo si ha il completo in camera. Oppure se al ristorante ci si macchia il vestito, si può continuare la serata a patto di aspettare che il servizio guardaroba ci consegni un nuovo capo a nostra scelta. Questa idea di business, naturalmente, è particolarmente indicata per chi gestisce già boutique di abbigliamento o, ancor meglio, outlet e centri di noleggio capi. Basta preparare una brochure di abiti particolarmente "spendibili" (scegliendo i must, come tubini, tailleur, ma anche scarpe, borse, spolverini e giacche se arriva il brutto tempo). A questo punto, si può proporre il "pacchetto" a catene alberghiere e ristoranti, a patto, però, di assicurare un servizio rapido ed a tutte le ore del giorno.
Biblioteca sulla spiaggia
Estiva, originale, interessante: l’idea di Beatrice, appassionata di mare ma anche di libri, è davvero da copiare: "L’ho vista in Francia e mi è venuta subito l’ispirazione! La cabane a lire, per i francesi, però, è solo un’iniziativa che tenta di portare la cultura sulla spiaggia, mentre io vorrei davvero aprire una biblioteca sulla sabbia! Ho un piccolo stabilimento balneare con un mini bar e una sala giochi che vorrei spostare nel terrazzino esterno, così la saletta attigua potrebbe ospitare un bel pò di volumi: romanzi, libri storici, ma anche fumetti, gialli e libri per bambini. Credo che aprire una biblioteca sulla spiaggia sia un’idea originale rispetto alla solita offerta (discoteca, pub, bar) e, soprattutto, sarebbe un bel passatempo anche per chi, il mare, vuole goderselo di giorno e non cerca solo la mondanità, ma anche il relax. La mia idea consiste nel prevedere un abbondamento (anche settimanale) alla biblioteca che comprenda anche il costo di "sdraio e ombrellone". Naturalmente, il costo è appena più elevato rispetto a quello standard, ma si possono noleggiare tutti i libri che si vogliono! Inoltre, vorrei poter aggiungere due pc per creare due postazioni internet point". Insomma, siamo di fronte ad uno stabilimento balneare che fornisce tanti servizi: dal bar all’internet point, fino ad una vera e proprio biblioteca. Dei primi due abbiamo già parlato nei post precedenti, mentre per la prima volta ci troviamo a spiegare come aprire una biblioteca privata. Per realizzarne una, è meglio creare un’associazione, una onlus o una fondazione. Leggi come fare su www.aerrepici.org/associazione.htm o su www.geocities.com/multiversoit/sezione_club/info/noprofit.htm. In questo modo si evitano tanti impegni burocratici ed è possibile usufruire di sgravi fiscali e agevolazioni. Fondando un’associazione, si può far pagare agli utenti una quota associativa annuale per poi usufruire gratuitamente dei servizi della biblioteca. E’ chiaro, quindi, che i guadagni di questa attività non sono elevatissimi ed è sempre meglio associare il servizio ad altri più redditizi, come, appunto il bar. L’idea di Beatrice, poi, è vincente perchè aumentando di poco il costo dell’affitto degli ombrelloni, fornisce un servizio in più originale e crea un punto di incontro piacevole.
Centro fitness per bambini tendenzialmente obesi
Per tutte le appassionate di ginnastica, c’è un’idea di business poco esplorata in Italia e pensare che la forma fisica dei più piccoli è una preoccupazione reale per il nostro Paese. Ecco, allora, l’iniziativa di Ilaria, insegnante di fitness: "Ho insegnato per diversi anni nelle scuole e mi sono resa conto di quanto i bambini siano poco propensi a fare movimento fisico. Certo alcuni praticano sport regolarmente, soprattutto il calcio, ma di esercizi, corsa ed altri movimenti benefici nemmeno l’ombra. La colpa? Anche delle palestre e dei centri fitness, decisamente poco "a misura di bambino". Così ho pensato di seguire l’esempio di altri Paesi che prevedono palestre dedicate solo ai più piccoli. Ne ho visitata una e ne sono rimasta molto colpita: un vero parco giochi al coperto, con tanti attrezzi mirati a far eseguire esercizi giocando. Adesso sto allestendo la mia e quello che mi impegna maggiormente è la scelta degli attrezzi. Il locale, infatti, è molto importante, perchè deve essere ampio, con grandi sale dove i bambini possano allenarsi, ma anche stare insieme. Inoltre, i colori e le forme morbide sono importanti: io ho fatto realizzare una parete con appoggi che possa essere "scalata", ma ho voluto che rappresentasse davvero una montagna, così vi o fatto dipingere un bel murales. Altre attrezzature? Ciclettes apposite, materassi gonfiabili, scivoli, palle di tutte le dimensioni, canestri per bambini e tanto altro. I costi, quindi, sono davvero tantima è pur vero che attività di questo tipo ce ne sono poche in giro e confido che la ventata di novità porti ottimi guadagni". E siamo alle precisazioni: per aprire una palestra è necessaria l’autorizzazione sanitaria e l’iscrizione alla Camera di Commercio. Non solo, la struttura deve prevedere un responsabile dei programmi di attività. Non deve necessariamente essere un titolare, ma è fondamentale che abbia un diploma Isef o la laurea in Scienze motorie. Per aprire una palestra per bambini, poi, occorre prevedere programmi per le diverse fasce di età. Infine, ecco qualche dritta. Se fate difficoltà a trovare attrezzi da ginnastica per i più piccoli, guardate anche siti stranieri. Eccone qualcuno: www.junglegym.info; http://kidsdreamgym.com/index.html. Per prendere spunti, qui trovate dei centri fitenss per i più piccoli con belle foto degli ambienti: www.actionkidsfitnesscenter.com, www.gotomygym.com. Molti di questi centri hanno programmi mirati per le scuole, danno la possibilità di festeggiare il compleanno all’interno della palestra e prevedono una consulenza periodica di un nutrizionista: tante idee che si possono copiare.
Abiti da sposa etnici
Ho viaggiato tanto grazie al mio lavoro di giornalista e alla laurea in antropologia che mi ha permesso di appassionarmi alle culture dei popoli. Adesso che ho smesso di fare la giornalista, però, ho deciso di investire il mio bagaglio in un’attività piacevole e redditizia: vendere abiti da sposa etnici. Visto che anche la nostra società sta diventando multi razziale e che i capi "etnici" piacciono anche agli occidentali, credo che la mia idea possa dare buoni frutti. Cosa occorre? Intanto un luogo adatto per mettere su una boutique "colorata" ma anche molto chic, poi tanti capi da cercare fuori: bisogna essere disposti a viaggiare, perchè difficilmente arrivano in Italia abiti diversi così particolari. In alternativa, può essere una buona idea importare delle stoffe per poi far cucire su misura dei capi sartoriali da una collaboratrice che possa prendere ispirazione da modelli originali". L’idea di Sara può essere molto interessante se affiancata ad una boutique che vende moda etnica o altri abiti da sposa occidentali, per evitare di limitare troppo il target di clienti. E’ vero, però, che gli occidentali scelgono sempre più spesso la moda etnica anche per le grandi occasioni, quindi via libera ad un vasto assortimento di caftani, kimoni e sari per il grande giorno che già sono conosciuti e ammirati! Un’altra idea potrebbe essere quella di accostare a questi abiti anche gli accessori che si potrebbero sempre vendere separatamente, così che anche chi vuole solo un tocco etnico per il grande giorno può concederselo (veli, fermagli, ventagli, guanti). I costi? Di soliti gli abiti molto preziosi costano parecchio, mentre la vendita di un bel sari o di un abito da sposa in lino oscilla intorno ai 500 euro. Per questa attività, però, conta molto la promozione (per far conoscere le caratteristiche, la provenienza e le simbologie degli abiti), quindi vale la pena farsi pubblicità organizzando sfilate o serate a tema, in collaborazione con ristoranti, Ambasciate o locali etnici. Portare un catalogo anche ai wedding planner può aiutare a "farsi scegliere" dagli sposi con una vena multietnica. Infine, come sempre qualche link che suggerisce spunti interessanti. La moda africana per il grande giorno è su http://www.tk-designs.com/sankofa/ethnic-bride-groom.htm; su http://www.utsavsarees.com/pages/buylehenga.htm ci sono bellissimi abiti orientali. Cliccando su http://ethnicsale.com/index.asp è possibile vedere una ricca collezione di abiti etnici e farsi un’idea dei costi.
Toelettatore a domicilio
Ho trovato tra le e-mail alcuni suggerimenti di appassionati di aminali che ho riassunto in questo post, perchè il tema è lo stesso: il business del "lava Fido" è interessante e può rendere molto bene: "Ho iniziato con un corso come toelettatore e poi mi sono appassionato, così mi sono organizzato per il lavaggio del cane a domicilio. E’ proprio come la "parrucchiera" che si chiama a casa. Allo stesso modo, io arrivo fornito di tutto (anche della "vasca" per coloro che non sanno dove mettere il cane in ammollo) e poi, naturalmente, di tutti gli attrezzi utili. Adesso, però, intendo organizzarmi molto meglio perchè ho visto che in altri Paesi ci sono le Mobile Dog Wash, ovvero dei furgoni attrezzati per la toelettatura che possono offrire svariati servizi: da una veloce spazzolatura del pelo, fino al taglio, al lavaggio e alla sistemazione delle unghie. Su www.mobiledogwash.ie è possibile vedere una società Irlandese che prevede il franchising e dà l’assistenza necessaria per lo start up iniziale. Su www.mobiledogwash.biz, poi, c’è la sezione "franchise", dove si possono leggere tutti i vantaggi e la procedura per affiliarsi ad un "lavaggio ambulante". Hydrodog è un’altra catena interessante: il loro furgone già predisposto per il lavaggio ha una buffa ed attraente forma di cane azzurro e poi, come grande catena, danno esclusività di zona e pubblcità". In Italia, invece, è già attecchito il business della toelettatura "self service" come Io Lavo Fido o Spalshdog che può essere contattato per un franchising. In pratica si tratta di "lavaggi fai da te" molto ben attrezzati, attivi circa 8 ore al giorno, ma la spesa non è molto onerosa (si parte da circa 25.000 euro). Una buona idea potrebbe essere affiancare il servizio fai da te a quello di toelettatura vera e propria ma, in questo caso, bisogna fare un corso per toelettatore (ad esempio come quelli organizzati da www.toelettart.it) e imparare molto sul campo!
Agenzia immobiliare on the road
Negli Stati Uniti, gli agenti immobiliari si sono inventati un business molto accattivante per le famiglie in cerca dell’affare della loro vita: organizzare veri e propri tour che portano i clienti alla volta delle case pignorate o all’asta (letteralmente foreclusure tour). L’iniziativa ha riscosso tanto successo che sono stati scritti anche manuali per fare l’affare della vita durante uno di questi viaggi. Peccato che si vada a mettere il naso nelle case di chi non ha potuto tenersi l’abitazione o non ce l’ha fatta a pagare il mutuo! L’idea infatti è un pò crudele, ma il mio consiglio, per gli agenti immobiliari è quella di copiarla in una maniera un pò più soft. Offrendo dei tour settimali (o mensili) per fare il giro degli appartamenti fuori città che si trovano sul catalogo dell’agenzia. Credo sarebbe molto comodo per i futuri acquirenti, dedicare una mezza giornata a vedere tutti gli appartamenti (e non uno ad ogni appuntamento) e poi si può sempre fare amicizia con le altre coppie in "cerca di nido". Anche le agenzie riuscirebbero ad adescare più clienti offrendo loro un servizio più curato. In pratica, se l’agenzia immobiliare si mette le ruote e cercare casa diventa più divertente! Chi vuole leggere di più sui foreclosure tour, può andare su http://foreclosurebustours.com/ o anche sul portale che raccoglie le date dei viaggi cerca-casa più importanti: http://www.foreclosuredataonline.com/blog/foreclosure/foreclosure-tours. "
Home Stager
In tempo di magra per la compravendita di case, c’è chi si è inventato una figura in grado di rendere l’abitazione più attraente per i possibili acquirenti. L’idea è venuta a Michela, milanese con il pallino per l’arredamento: "Ho lavorato per qualche anno in un mobilificio, affinando una capacità che oggi mi torna utilissima: riuscire a rendere bella ed accogliente anche una casa piccola o un pò vecchiotta. Le clienti del negozio presso il quale lavoravo, infatti, erano entusiaste del risultato finale, ottenuto anche grazie ai miei consigli. Io, però, sentivo che fare l’arredatore e basta non mi piaceva più: volevo lanciarmi in qualcosa di più divertente o soprattutto che valorizzasse il mio "fiuto" per il bello. Quando mi sono imbattuta in questo sito in inglese (www.stagedhomes.com), quindi, mi si è aperto un mondo. Sarei diventata home stager: in pratica la mia attività consiste nel valorizzare le case che devono essere vendute, perchè siano più "appetibili". La sfida consiste nel ridurre al minimo le spese (perchè, appunto, chi vende un appartamento non ha nessuna voglia di spendere altri soldi per migliorarlo), quindi, la mia consulenza è tutta legata ad aspetti come la disposizione dei mobili, la possibilità di rendere le stanze più luminose o più ampie, la capacità di camuffare difettucci ed altre strategie a costo zero. Per iniziare ho aperto una Partita Iva ed ho comincitao ad organizzarmi in casa, con Pc, macchina fotografica (per mostrare i prima ed i dopo) e ho cominciato a lavorare con il passaparola. Non seve essere architetti, arredatori o designer ma avere un certo senso estetico ed anche leggere molto per sapere quello che la gente vuole. Non vorrei esagerare, ma un pò di "psicologia" non guasta: aiuta a capire cosa colpisce al cuore, appena si entra in una casa!" Questa idea, ragazze, mi è piaciuta tanto e credo che Michela e tutte le sue "seguaci" potrebbero proporsi anche come consulenti per le agenzie immobiliari. Io vi consiglio di iniziare, proponendo ad un’amica che cerca di vendere casa una consulenza gratuita per vedere come va. In cambio può farvi pubblicità. Poi, naturalmente, tenete un porfolio di tutti i lavori fatti e, appena possibile, createvi un sito per farvi conoscere, in fondo l’attività è nuova e potreste avere parecchi ingaggi. A proposito: Miriam non ci dice quanto guadagna ma sul sito che ci ha segnalato, ho trovato queste tariffe: per un ora di lavoro, si guadagnano da 50 a 150 dollari. Non male, no? E se invece, volete leggere i trucchi del mestire, su http://www.homestager.com, c’è la vostra "rivista di settore"!
Aprire un wash-bar
Per creare un luogo di ritrovo utile ed innovativo adesso si può aprire un Wash bar, ovvero un bar che è anche lavanderia. Così, mentre il bucato torna lindo, si possono scambiare due chiacchiere tra amiche e sorseggiare un caffè. Un’idea di business, quella di fondere l’utile al dilettevole, che rende molto, proprio perché un servizio pratico regala valore aggiunto all’attività. Così, dopo gli internet cafè ed i Knitting bar (locali dedicati al relax ma anche alla passione per la maglia), adesso la lavanderia si sposta dentro un ambiente a luci soffuse. Uno dei primi esempi in America si può vedere su http://www.washbar.co.uk, a Copenaghen c’è http://www.thelaundromatcafe.com, mentre il Brainwash di San Francisco è anche soap bar (cioè fornisce saponi, detersivi & co). Ma anche in Italia ci sono esempi simili. A Torino, ad esempio è nato il Wash Bubble Bar (www.washbubblebar.com) che sposa al bar-lavanderia anche servizi di internet cafè e di rammendo veloce degli abiti. Aprirne uno? Richiede le stesse pratiche burocratiche del bar, con annessa lavanderia a gettoni. Per il bar è necessaria l’autorizzazione che viene rilasciata dal Sindaco del Comune nel cui territorio è ubicato l’esercizio, ma per il rilascio occorre l’iscrizione del titolare dell’impresa nel REC – somministrazione (registro degli esercenti il commercio). La lavanderia, invece, si può acquistare da società che si occupano dell’allestimento di locali lavanderia a gettoni, ma bisogna tener conto che il costo parte da almeno 25.000 euro. Per pubblicizzare quest’attività, si possono offrire dirink gratuiti ai primi clienti o pensare gli Happy wash party: ci si ritrova all’ora dell’aperitivo per scambiare due chiacchiere, prendere un drink e fare il bucato!