Cercare Lavoro

Conservare, Cercare, Cambiare, Trovare  Lavoro  v. 6.1

Emigrare dopo i cinquant’anni

Purtroppo per i meno giovani, il mondo dell’emigrazione predilige i giovani. Questi sono più flessibili, offrono un maggior numero di anni lavorativi all’orizzonte e costano molto meno. Ciò non vuol dire però che un cinquantenne non possa prendere in considerazione una vita all’estero e raggiungere il suo obiettivo.

Bisogna caro lavorare di più sull’analisi di se stessi e su che cosa si offre ai potenziali datori di lavoro all’estero. Di seguito vi propongo gli argomenti principali che dovete risolvere prima di partire verso altri lidi.

Anzianità sul mondo del lavoro

Innanzitutto il mondo del lavoro può considerarvi, sia in Italia che all’estero, meno favorevolmente rispetto ad un giovane che ha appena terminato gli studi quindi meno preparato ma, crucialmente, pagato molto meno. Questo comporta il dover assumere una mentalità molto più flessibile per quello che riguarda la tipologia ed il livello di lavoro da tenere in considerazione se si vuole andare a lavorare all’estero.

Consiglio vivamente di fare una “spietata” analisi della propria esperienza lavorativa relativa non solo agli ultimi anni ma bensì agli ultimi decenni. Si tratta poi di riassumere questa sottolineando i punti salienti e l’esperienza accumulata.

Avendo avuto l’opportunità di lavorare, anche se brevemente, in nazioni con un’economia in via di sviluppo e certamente non a livello delle economie occidentali, ho potuto apprezzare l’importanza che queste nazioni pongono sull’apprendimento di metodologie di lavoro del mondo occidentale. Se siete in grado di mettere a disposizione la vostra esperienza a favore di chi è interessato a migliorare la propria qualità del lavoro in paesi del secondo e del terzo mondo, migliorerete le vostre possibilità di emigrare all’estero trovando lavoro.

Sanità

Un ostacolo non da poco per gli ultracinquantenni è quello relativo alla sanità. Ovviamente con il passare degli anni l’utilizzo dell’assistenza ospedaliera e medica salirà e quindi emigrare in un paese dove l’assistenza sanitaria è molto inferiore può rappresentare un rischio notevole. Esistono Paesi nei quali l’accesso a strutture ospedaliere di livello occidentale è difficile e molto costoso. Preparatevi a mettere da parte un gruzzolo in modo da affrontare queste spese più o meno previste senza dover fare i salti mortali dal punto di vista economico. Tenete poi in considerazione la possibilità di mantenere comunque una via di rientro in Italia aperta in modo da poter utilizzare l’assistenza ospedaliera in Italia che, nonostante quello che si dica, viene giudicata comunque di qualità alta in un contesto globale.

Visto

Emigrare dopo i cinquant’anni verso nazioni tipo l’Australia o il Canada, dove bisogna avere un visto lavorativo, è molto difficile. A questo punto conviene prendere in considerazione i paesi europei o quelli dove esistono programmi che consentono a chi si sta avvicinando all’età pensionistica di ottenere un visto di residenza se si riesce a dimostrare di avere un tot di introiti mensili. Se state considerando nazioni come la Malesia, ad esempio, il programma ‘My Second Home‘ offre un’alternativa a chi si trova strade sbarrate verso altre nazioni.

Capitale/investimenti

La tentazione di usare i risparmi accumulati durante alcuni decenni di vita lavorativa in Italia per aprire un’attività all’estero è molto forte. Fate attenzione però a percorrere questa strada se non avete esperienza nel ramo dell’attività che state prendendo in considerazione e della nazione che vi ospiterà. Leggo in moltissimi forum le disavventure di italiani che emigrano verso destinazioni esotiche, aprono un ristorante o un bar e dopo un paio di anni sono sul lastrico perché il business è fallito.

Pensione

Se avete la fortuna di ricevere una pensione in Italia, prendete in considerazione l’opportunità di farla fruttare di più vivendo in una nazione dove il costo della vita è inferiore rispetto all’Italia. Se tutto va bene riuscirete a condurre un’esistenza dal tenore superiore a quello che vi lasciate dietro però fate attenzione alle bizze del cambio di valuta. Un esempio recente viene fornito da tutti i Britannici emigrati in Spagna quando la sterlina era forte. Dopo alcuni anni la sterlina si è indebolita paurosamente rispetto all’euro e tutti coloro che facevano affidamento ad un introito in sterline si sono ritrovati o a stringere la cinghia o a dover tornare in Inghilterra per iniziare a lavorare.

Lingua

Ovviamente parlare una lingua straniera aiuta nel vivere all’estero. Purtroppo la conoscenza di una lingua straniera da parte della maggioranza degli italiani ultracinquantenni è scarsa. Ciò non vuol dire che non si possa iniziare a cinquant’anni e imparare le basi di una lingua sconosciuta. Non fate affidamento però alla nozione che “tanto sono italiano e mi faccio capire”. Il conoscere una lingua straniera vuol dire instaurare nuove amicizie nella nazione di destinazione, un passo importantissimo per tutti coloro che hanno alle spalle decenni di amicizie coltivate in Italia parlando italiano. E’ controproducente andare a vivere all’estero in cerca di una vita migliore se non si è in grado di comunicare con amici con i quali condividere questa nuova esistenza!

Le città più vivibili

Questa classifica viene aggiornata ogni sei mesi ed è nata per fornire informazioni ai reparti delle risorse umane di multinazionali per capire quanti ‘benefit’ devono fornire agli ‘expat’ per andare a lavorare all’estero. L’obiettivo è quello di fornire una valutazione di quali siano le migliori (e peggiori) città al mondo dove vivere. La metodologia si basa sull’assegnazione di un punteggio per quel che riguarda 30 fattori sia qualitativi che quantitativi. Questi possono essere raggruppati in cinque categorie di ampio respiro:

  • stabilità;
  • sanità;
  • cultura ed ambiente;
  • istruzione e
  • infrastruttura.

La grande presenza di città australiane e canadesi in cima alla classifica viene spiegata in parte con la bassa densità di popolazione. La densità di popolazione media nelle città in Canada è di 3,40 persone per kilometro quadrato mentre in Australia è di 2,88 persone per kilometro quadrato. La media mondiale è di 45,65. È molto probabile che ciò influenza anche il più basso tasso di criminalità. Ad esempio, Melbourne e Vancouver hanno tassi di omicidi annuali di 2,7 e 2,5 ogni 100.000 abitanti. La media dagli Stati Uniti è di 4,8 omicidi ogni 100.000 persone mentre in Sudafrica il tasso è di 31,9. Va evidenziato che tutte le città fino al 63º posto (Santiago del Cile) vengono considerate ‘vivibili’ e con pochi problemi rispetto al resto delle altre città mondiali. Le 10 città più vivibili al mondo sono:

  • 1.Melbourne (Australia)
  • 2.Vienna (Austria)
  • 3.Vancouver (Canada)
  • 4.Toronto (Canada)
  • 5.Calgary (Canada)
  • 6.Adelaide (Australia)
  • 7.Sydney (Australia)
  • 8.Helsinki (Finlandia)
  • 9.Perth (Australia)
  • 10.Auckland (Nuova Zelanda)

mentre le 10 città meno vivibili al mondo sono:

  • Abidjan (Costa d’Avorio)
  • Teheran (Iran)
  • Douala (Camerun)
  • Tripoli (Libia)
  • Karachi (Pakistan)
  • Algeri (Algeria)
  • Harare (Zimbabwe)
  • Lagos (Nigeria)
  • Port Moresby (Papua Nuova Guinea)
  • Dhaka (Bangladesh)