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Il problema dell’aldilà è un tema centrale nell’essere umano. La fine certo fa paura. Chi afferma di non temere la morte passa per incosciente o superficiale. D’altra parte credere nella esistenza dell’aldilà espone a giudizi simili. Si stanno effettuando studi in Europa e negli Stati Uniti (International Association for Near Death Studies e Near Death Experiences Research Foundation) che ci consentono di affermare che c’è oggettivamente un “dopo”.
La morte è per l’anima immortale un trasferimento, una trasmigrazione verso un altro luogo, un viaggio vero e proprio. Pur essendo cattolico e praticante ho sempre creduto in maniera tiepida sulla esistenza dell’aldilà. Quello che sto per raccontare non è il folle delirio di uno sprovveduto, ma una vera e propria testimonianza che l’aldilà esiste. Circa due mesi fa, mentre camminavo con una mia parente, Silvia, in una strada di Monteverde a Roma, questa si ferma di colpo e mi dice: «ho un forte dolore al petto e non riesco a camminare bene».
Fortuna volle che ci trovassimo a poche decine di metri dall’ambulatorio del nostro medico curante, un bravo cardiologo, che la sottopose a immediato elettrocardiogramma. Al termine con fare preoccupato mi disse: «c’è qualcosa che non va deve essere subito ricoverata». Grazie al suo intervento fu trasportata con un’ambulanza a un vicino ospedale ove la sottoposero subito a coronarografia. Il verdetto fu allarmante, Silvia aveva due coronarie occluse ed era a rischio infarto del miocardio letale.
Il giorno seguente, una equipe di cardiochirurghi la sottoposero a un delicato intervento, a cuore aperto, con la sostituzione di due coronarie. L’intervento durò ben cinque ore seguito da tre giorni in terapia intensiva. Quando si riprese Silvia mi ha raccontato una storia che ha dell’incredibile. Mentre era in sedazione nella sala operatoria del tutto priva di coscienza, ha veduto la sua anima uscire dal corpo. Il corpo vagava in alto e poteva vedere i medici e gli anestesisti che le si affollavano intorno, aprivano la massa toracica e la attaccavano ad alcuni tubi ove defluiva il suo sangue.
Forse in quel momento il corpo era morto ed dall’alto osservava la realtà che aveva appena abbandonato. Vedeva in lontananza, un tunnel verso cui si stava rapidamente avvicinando e in fondo una luce, calda e accogliente. Un senso di pace e di quiete la avvolgevano quando a un tratto vide il suo sangue rifluire e lei rientrare nel suo corpo. Mi rivelò che il ritorno allo stato di coscienza fu un momento “doloroso”, «come stavo meglio prima» mi confidò. Sono rimasto molto scosso da ciò che Silvia mi aveva raccontato e ho voluto quindi approfondire il fenomeno intervistando qualche medico e anestesista.
Tutti sono stati concordi nel dirmi che sul fenomeno della esperienza di pre-morte o della NDE near death experiences, la scienza non è in grado di dare spiegazioni. Molti medici hanno parlato con persone che raccontano, in punto di morte, di essere state ricoverate nel reparto di rianimazione degli ospedali e in seguito si sono riprese; persone che ricordano di aver avuto delle percezioni in quei momenti, sebbene i loro corpi fossero del tutto privi di coscienza.
Il medico e psicologo statunitense Raymond Moody nelle sue numerose interviste con coloro che avevano avuto esperienze di pre-morte ha individuato nei singoli soggetti gli stessi elementi come:
- 1) l’abbandono del corpo con i soggetti che vedono il proprio corpo e l’ambiente circostante dall’esterno;
- 2) Un tunnel oscuro attraverso il quale i soggetti hanno la percezione di passare; 3) Incontro con altre persone conosciute già morte e con parenti non più in vita, ma anche con esseri spirituali e luminescenti (angeli custodi?);
- 3) Esame della propria vita. In un istante, come in una veloce moviola, si ha la panoramica degli eventi passati;
- 4) L’incontro con l’ Essere di Luce avvertito come personale fonte di amore e calore, identificato come Dio che intrattiene con il soggetto un dialogo telepatico;
- 5) Il confine, cioè la visione come una siepe o una recinzione o una porta chiusa, della nebbia;
- 6) Infine il ritorno allo stato di coscienza, il corpo viene rianimato, e questo momento è avvertito dai soggetti come doloroso specie da coloro che hanno incontrato l’Essere di Luce.
Il racconto di questa incredibile esperienza è caratterizzato nei soggetti che lo hanno vissuto come una esperienza trasformativa «in quanto» – dice Pim van Lommel cardiologo olandese noto per i suoi studi sulla NDE – «determina nei soggetti cambiamenti profondi nel modo di cogliere la vita, elimina la paura della morte e rafforza la sensibilità intuitiva. Si scopre che l’amore è la vera natura della vita e che il nostro scopo è quello di imparare ad amare su questa terra. Oltre l’amore ci sono la pazienza e l’altruismo».
Emblematica è la storia del neuroendocrinologo Umberto Scapagnini, già ricercatore e docente presso la YC Medical Center di San Francisco California, al MYT di Boston, consulente della NASA e professore ordinario presso l’Università di Catania, scomparso nel 2013, che nel suo libro “Il cielo può attendere” uscito nel 2011, ha narrato la sua esperienza di pre-morte. Nel 2008 a seguito di un grave incidente stradale il professor Scapagnini era stato ricoverato in ospedale in situazione disperata. Sedato per 60 giorni rimane in coma premortale e riceve due estreme unzioni.
Ricorda di essere entrato in un tunnel di luce «Stavo morendo, la mia mano sinistra incontrò quella di mia madre morta un anno prima. Poi ho visto Padre Pio che mi ha detto: ”Devi seguire la volontà del Signore” ho incontrato poi una donna che non avevo mai visto prima, seppi in seguito che si trattava della mia trisnonna. Ne ebbi conferma, quando dopo essermi risvegliato dal coma, mio fratello Sergio mi portò una vecchia foto ove la riconobbi». Prosegue poi Scapagnini nel suo racconto: «Quando ero in coma ho combattuto come un leone per restare vivo. Mentre mi trovavo nel coma riuscivo a percepire l’amore, le sensazioni, e le parole che i miei cari, intorno al mio letto mi dicevano, anche se non potevo rispondere». In quella occasione i medici constatarono che un tumore, di cui era affetto il Prof. Scapagnini, per il quale era in cura, dopo la sua “esperienza ultraterrena” era inspiegabilmente scomparso.
Le NDE si verificano in genere a seguito di arresto cardiaco anche breve, in poche parole la morte clinica. Secondo un recente studio condotto in Germania e negli Stati Uniti, più di 10 milioni di americani la hanno sperimentata, 2 milioni e mezzo in Italia. Quasi tutti i pazienti che hanno vissuto una NDE, una volta rianimati grazie ai progressi della medicina, non hanno più paura della morte. Diventano consapevoli che l’anima (coscienza per gli scienziati) vive oltre la morte, che questa non è morte ma una nuova forma di vita ove il corpo e la mente sono separati. L’anima raggiunge un’altra dimensione ove il passato, il presente e il futuro sono tutti racchiusi, senza tempo.
La morte, quindi, è il passaggio da uno stato ad un altro. Altra testimonianza quella raccontata dalla signora Yvette, francese. Ricoverata in ospedale per una grave emorragia nel 1968. «Operata d’urgenza il mio cuore smise di battere, mi fu detto, per 45 secondi. Con elettrocardiogramma piatto» – racconta Yvette – «mi trovai all’altezza del soffitto. Presi coscienza di vedere contemporaneamente da tutti i lati. Vidi il mio corpo disteso sul tavolo operatorio con i tubi che mi uscivano dal naso e dalla bocca. Sentii il chirurgo esclamare “mi sta sfuggendo dalle mani”. Pensai a mio marito e mio suocero che nella sala di attesa accanto stavano aspettando, attraversai i muri e vidi che camminavano su e giù per la sala. Cercavo di manifestarmi a loro ma non mi vedevano. Tentando di farmi percepire posai una mano del corpo etereo sulla spalla di mio suocero, ma la mia mano attraversò il suo corpo. Al tempo stesso prendevo conoscenza di tutti i pensieri che passavano nella mente di mio suocero. Poi cominciai a essere proiettata a velocità prodigiosa verso una luce che divenne sempre più grande. Avvertii delle presenze intorno a me senza però vederle soprattutto sentivo nascere in me una gioia infinita, mille volte più grande di tutte le gioie che avevo sperimentato in vita. Questa Luce era anche un oceano di Amore, Amore puro che si offre senza chiedere nulla. Non avevo coscienza del tempo e dello spazio ma comprendevo di essere una particella di quella Luce eterna».
Non tutti coloro che vivono questa esperienza di Nde sono consapevoli di trovarsi davanti alla morte e si domandano «cosa mi sta succedendo?». Riescono comunque a percepire sensazioni e pensieri dei medici e di quanti li circondano, tentano inutilmente di comunicare con loro o di avere un contatto fisico. Il racconto di Fiorella che dopo un incidente grave era stata portata quasi priva di vita in terapia intensiva e sedata: «cercai con tutte le mie forze di prendere a calci l’infermiere che mi stava più vicino, ma il mio piede toccò solo l’aria».
C’è da dire in proposito che nel preciso istante in cui il morente percepisce cosa gli sta accadendo, non prova più alcuna sofferenza fisica. Chi ha vissuto una esperienza di pre-morte dichiara di aver provato un immenso sollievo nel momento in cui ha abbandonato il proprio corpo. Francesca in coma e poi risvegliatasi, racconta: «vedevo chiaramente tutti i tentativi di rianimazione che i medici stavano attuando. Volteggiavo sospesa nell’aria. Guardai incuriosita i monitor collegati al mio cuore, mostravano una linea perfettamente retta. Avvertivo lo sbigottimento di quanti mi circondavano…».
Qualcun altro ha raccontato di essersi spostato in altri luoghi e di aver visto persone conosciute o no delle quali fornisce perfetta descrizione. Una infermiera di un reparto di cardiologia intensiva ha raccontato: «durante il turno di notte l’ambulanza porta nel mio reparto un uomo di 64 anni cianotico e in stato comatoso. Lo avevano trovato in coma in un prato mezz’ora prima. Stiamo per intubarlo quando ci accorgiamo che ha un apparecchio acustico all’orecchio destro e lo mettiamo nel cassetto del carrello di emergenza. Ci è voluta un’ora e mezza prima che il paziente ritrovasse un ritmo cardiaco e una pressione sanguigna sufficienti. È ancora intubato e lo trasferiamo in terapia intensiva per continuare la respirazione artificiale. Una settimana dopo il paziente esce dal coma e me lo vedo tornare in cardiologia. Appena mi vede mi dice «ah, questa è l’infermiera che sa dove è finito il mio apparecchio acustico». Sono rimasta molto sorpresa quando mi ha detto: «ho visto dall’alto che lei, quando mi hanno portato in ospedale, mi ha tolto l’apparecchio e lo ha messo nel cassetto scorrevole sotto il ripiano del carrello carico di boccettine».
Nella Nde scompare completamente il concetto di tempo. Nessuno è stato in grado di quantificare la durata dell’esperienza, ma ciò che è più strabiliante è che il paziente può spostarsi da un luogo a un altro semplicemente desiderandolo. Una grande maggioranza delle testimonianze raccolte, racconta che il passaggio dalle tenebre alla luce, avviene percorrendo uno stretto tunnel o una galleria immersa nella nebbia. Altri invece parlano di caduta in un buco nero.
Altri ancora riferiscono di aver attraversato durante il viaggio, una porta o un cancello. Dopo avere attraversato le tenebre il morente si trova in un luogo fantastico, illuminato da una luce così viva da non poter essere descritta in cui ode melodie soavi. Il paesaggio ha diverse varianti, prati verdissimi, fiori profumati e multicolori, immensi parchi, alte montagne. Tutti raccontano di aver incontrato durante il cammino varie entità luminose e sorridenti che li hanno accolti con grande amore.
Queste entità emanano una stupefacente luminescenza, più splendente di qualsiasi forma luminosa terrestre e hanno il compito di fare da guida e di accompagnare l’anima verso la Luce Suprema e in certi casi aiutarla a ritornare nel mondo dei vivi. Generalmente sono amici o parenti scomparsi del morente, ma possono essere anche semplici sconosciuti. Andrea ricorda: «venni circondato da una folla di gente festosa…tutti avevano un aspetto sereno e dai loro volti emanava una luce tanto intensa da non poter essere descritta».
Alcuni raccontano di aver incontrato un Essere Supremo che entra in comunicazione con il morente trasmettendo telepaticamente il proprio pensiero. Dalla Luce emanano calore, comprensione e amore infiniti. I cristiani lo identificano con Dio Padre o Cristo Gesù, i mussulmani con Allah, i buddisti con Buddha. L’incontro con l’Essere comporta una profonda critica e autoanalisi della propria esistenza terrena. Chi ha vissuto questa esperienza afferma di aver visto proiettare come su un grande schermo le azioni compiute dall’infanzia al momento presente.
Fabio racconta: «vedevo le mie azioni, le persone che avevo ferito e fatto gioire, captavo ogni sfumatura dei loro sentimenti…la paura, l’amore, l’odio, lo sgomento, l’abbandono, la violenza, la generosità, il perdono che avevo suscitato…ora erano dentro di me: Io ero dentro gli altri…vidi mio padre, mia madre, ne compresi i sentimenti».
Il viaggio verso la Luce è talmente pieno d’amore che spesso i morenti dichiarano di non aver provato alcun desiderio di tornare nel mondo dei vivi. Taluni raccontano di averlo dovuto fare per espresso desiderio dell’Essere di Luce o di aver ricevuto l’ordine da un parente o amico già morti come rivela Maria: «la nonna, scomparsa da tempo, mi sorrideva, ma con affettuosa fermezza respinse il mio abbraccio dicendomi che non potevo rimanere con lei. Il mio cammino non era ancora giunto al termine».
La mistica e veggente Natuzza Evolo, morta a Paravati (Cz) nel 2009, una donna povera ma ricca di amore che tutti avevano imparato a chiamare mamma Natuzza, aveva il dono di entrare in trance e parlare con i trapassati delle persone che ogni giorno incontrava. Un giorno gli si presentò un bambino che era morto in un incidente automobilistico, figlio di una marchesa di Vibo Valentia il quale gli disse: «mia madre è in viaggio per venire da te, sta per arrivare però il mio turno è questo, ditele, vi prego che non pianga più, io sono vicino a Dio, attorniato da Angeli, sono in un luogo ameno, tutto pieno di fiori, è bellissimo. Mamma arriverà fra un pò diteglielo che sono intervenuto».
È indubbio che coloro che hanno avuto esperienze di Nde sia positive che negative, acquisiscono un atteggiamento vitale completamente nuovo. Un docente ateo che ha vissuto la Nde ha detto: «prima della mia esperienza ero convinto che Dio fosse un argomento filosofico. Dopo l’esperienza ho scoperto che Dio è un Essere d’Amore e di Compassione un aspetto a cui in precedenza non avevo attribuito nessuna importanza».
I pazienti che hanno sperimentato la Nde positiva, riportano mutamenti notevoli nel loro carattere, perdono completamente la paura della morte che viene vista come il passaggio a una dimensione perfetta. Diventano più generosi e caritatevoli e acquisiscono la profonda convinzione che c’è uno scopo ben preciso nella vita.
I loro sensi diventano più acuti e affinati, riportano facoltà intuitive psichiche aumentate e alcuni studi provano che sono meno stressati, più obiettivi e osservano la vita con lo stesso senso di stupore e meraviglia di un bambino. Comprendono che l’Amore incondizionato di Dio, immeritato, supera ogni nostra comprensione.