In Cielo e Ritorno

NDE:Esperienze di morte e ritorno in vita

I N D I C E

1968 Nicole Dron


“Da lontano vidi una luce...” Tutto avvenne nel 1968. Tre settimane dopo la nascita del mio secondo figlio, ebbi una grave emorragia. Fui ricoverata in ospedale e operata d 'urgenza. Nel corso dell 'intervento ci fu una seconda violenta emorragia. Il mio cuore smise di battere - mi fu detto - per circa 45 secondi, con elettrocardiogramma piatto. E durante quei 45 secondi vissi un istante di eternità! 

Ricordo prima di tutto di essermi trovata all'altezza del soffitto. Ero là con tutti i miei pensieri, le mie emozioni, le mie impressioni, con tutto ciò che costituisce il mio essere profondo. Presi coscienza di essere in grado di vedere contemporaneamente da tutti i lati, ma soprattutto provavo un sentimento nuovo e incredibile: quello di esistere fuori dal mio corpo fisico. Sentirsi vivere al di fuori di se stessi è una cosa sconvolgente. 

Presi coscienza che ero l'inquilina del mio corpo che giaceva disteso sul lettino della sala operatoria: lo guardai e non lo trovai bello. Ero cadaverica, avevo dei tubi che mi uscivano dal naso e dalla bocca, non ero assolutamente in forma! Cosa però che non aveva più alcuna importanza, perché quel corpo non ero io, lui non era che il mio veicolo. 

Sentii il chirurgo esclamare: “Mi sfugge dalle mani! Queste parole mi furono confermate un mese dopo dall'infermiera che aveva assistito all'intervento. Non rimasi a lungo in quella sala operatoria perché pensai a mio marito e a mio suocero che erano in attesa nella sala d'aspetto. Pensando a loro, istantaneamente mi ci trovai accanto. Presi coscienza del fatto di poter attraversare i muri. Tutto mi sembrava naturale, solo in seguito mi sono chiesta come fosse stato possibile! 

Come avevo potuto attraversare i muri e ritrovarmi in quella sala d'aspetto, dal momento che non sapevo dove fosse ubicata? Constatai che in quella sala d'attesa non c'erano sedie, cosa che mio marito mi confermò in seguito. Vedevo che mio marito e suo padre andavano su e giù perla stanza e io cercavo di manifestarmi a loro, ma invano. Non mi vedevano. Non capivo che cosa stesse succedendo e provavo una sorta di disperazione per non essere in grado di comunicare con le persone che amavo. 

Tentando di farmi percepire, posai una mano sulla spalla di mio suocero, e la mia mano attraversò il suo corpo! Al tempo stesso però prendevo coscienza di una facoltà nuova: quella di penetrare tutto ciò che esiste. Non ho mai perduto la consapevolezza di essere me stessa ma avevo la sensazione di occupare più spazio e mi trovai nel cuore di mio marito. Conoscevo tutti i suoi pensieri e anche l'essenza del suo essere, ciò che egli valeva come essere umano. La stessa cosa awenne con mio suocero. 

I miei suoceri avevano perduto il loro primo figlio all'età di 25 anni: il ragazzo era annegato nel vano tentativo di salvare un amico. Di conseguenza avevano concentrato tutto il loro amore sul loro secondo e ultimo fìglio, il mio futuro marito, che a quell'epoca aveva 14 anni. Quando ci sposammo, io avevo avuto l'impressione di aver portato via il loro figlio e credevo che essi non mi amassero per me stessa, ma soltanto in base alla mia capacità di renderlo felice. E questo mi faceva soffrire. Ed ecco che ora che potevo leggere nel cuore di mio suocero mi rendevo conto di tutta la compassione e di tutto l'affetto che egli nutriva per me ed ero capace di vedere al dilà delle mie proiezioni. 

In seguito mi trovai in un abisso di tenebre, di silenzio, ero sola, in un nulla infinito e avrei dato qualunque cosa pur di sentire un rumore e vedere qualcosa. Non so quanto tempo sia durato quello stato. Forse una frazione di secondo? ll tempo non esisteva. Pensai: "Ecco qui, ragazza mia, sei morta." E tuttavia non ero morta, perchè esisteva. Mi tornò alla memoria una frase che mi era stata insegnata al catechismo da bambina: “Si vive fino alla fine dei tempi, fìno alla resurrezione finale ”. In quel contesto, l'idea di vivere in quel nulla e in quelle tenebre mi sembrò insopportabile. 

Qualcosa dentro di me invocò aiuto e da lontano vidi una luce. A partire da quel momento non fui più sola. Fui proiettata a velocità prodigiosa verso quella luce e via via che mi avvicinava la luce diveniva sempre più grande fino ad occupare tutto lo spazio. Le tenebre si rischiararono, avvertii distintamente delle presenze intorno a me, senza peraltro vederle, ma soprattutto sentivo nascermi in cuore una gioia infinita, una gioia mille volte più grande di tutte le gioie che avevo potuto sperimentare su questa terra. E così entrai nella luce. 

Là non ci sono più parole... Quella luce era un oceano d'amore, quell'amore puro che si offre senza chiedere niente, un amore-sole, e io ero amore. Ero immersa in un oceano di amore, amata per quello che ero, lontana da tutte le preoccupazioni e le agitazioni della terra. Non avevo più coscienza del tempo e della spazio, ma ero consapevole di esistere, di essere sempre esistita. 

Avevo compreso di essere una particella di quella luce ed ero eterna. Avevo ritrovato la mia patria, la mia natura reale. Ero divenuta amore ed ero vita. Come fare, mio Dio, a condividere questa esperienza? Se ognuno di noi potesse viverla, anche per un solo istante, su questo pianeta non ci sarebbero più miseria, violenza e guerra. 

In quella luce vidi venire verso di me un giovane luminoso. Il mio cuore si riempi di luce perché riconobbi mio fratello. Quando avevo undici anni, i miei genitori avevano perduto un bambino di sette mesi. lo adoravo quel piccino, ero la sua mammina. Dopo la sua morte i miei genitori ed io avevamo vissuto quella sofferenza. Ma ora lui era davanti a me, vivo! Ed io ero felice, ero tanto felice. Mi ritrovai fra le sue braccia. Era solido e anche io lo ero. Comunicavamo col pensiero e i sentimenti e io gli “dissi” come sarebbero stati contenti papà e mamma di vederlo. Lui mi rispose che ci aveva sempre seguiti e accompagnati nella nostra vita, e io capii che i legami d'amore non muoiono mai. Come facevo ad esser certa che quell'essere era mio fratello? Evidentemente c'è una grande differenza fra i tratti fisici di un bebè e quelli di un adolescente. E tuttavia io so con assoluta certezza che era lui. Penso che si tratti di un riconoscimento fra anime.

L'incontro ebbe luogo in un paesaggio inondato di luce, di bellezza e di pace. Era un bellissimo giardino, la natura era magnifica. L'erba era più verde di quella terrena, c'erano altri flori, altri colori, i suoni stessi si trasformavano in colori. E tutto questo creava un'armonia, un'unità tale che compresi la sacralità della vita. Tutto viveva, un semplice filo d'erba mi affascinava perché vedevo in esso le molecole della vita, vedevo la loro luce interiore. Pensai allora che al di là della sofferenza umana che proviamo quando muoiono le persone che amiamo, dovremmo gioire sapendo che stanno ritrovando la loro vita. 

Ho rivissuto la mia vita a rovescio, dai miei 26 anni all'epoca della mia nascita. Accanto a me c'era un Essere di luce, una creatura che il mio cuore conosceva. Non so descrivere la radiazione e la forza d'amore che emanava. Mi accorsi in seguito che aveva anche molto humour: Udii la sua voce possente e dolce al tempo stesso, una voce fatta di forza e di amore, che mi domandò: “Come hai amato e che cosa hai fatto per gli altri?". Compresi immediatamente l'importanza della domanda. Non ero stata cattiva, ma non avevo fatto niente di particolare. La domanda che mi era stata rivolta esigeva amore, richiedeva una crescita, una trasformazione, mi ridestava a una responsabilità nuova, all 'impegno verso gli altri. 

Tutta la mia vita era là, con tutte le gioie, le aspettative, le speranze e le sofferenze che ne avevano fatto parte. Ritrovai le mie emozioni di bambina, riscoprii certi episodi dimenticati, rividi tutte le motivazioni degli anni che avevo vissuto: non è possibile nascondere niente, tutto è scritto nel grande libro della vita. Era sconvolgente, perchè durante quel bilancio io ero al tempo stesso colei che riviveva ogni situazione con tutte le emozioni che l'accompagnavano, ed ero anche l'altra parte di me stessa, quella che non provava emozioni e che era soltanto saggezza, conoscenza, amore e giustizia. Ero quella pura luce, quell'altra parte di me stessa che valutava la mia vita e rendeva chiara ogni cosa. 

Compresi tutti i meccanismi psicologici, ne vidi il funzionamento, vidi i miei limiti, le mie carenze e tante altre cose più sottili che non sono ancora riuscita a tradurre in parole. Presi coscienza del bene e del male che avevo fatto senza rendermi conto delle ripercussioni che i miei atti e i miei pensieri avrebbero avuto per me stessa e per le persone che mi stavano vicine. Mi resi conto di ciò che provavano coloro ai quali avevo fatto del bene e coloro verso i quali mi ero comportata in modo sgradevole. 

Questa grande coscienza valuta la nostra vita in base a criteri di amore assoluto e saggezza, e noi ci rendiamo conto delle nostre manchevolezze, miserie e fragilità. Si rimpiange allora il tempo passato alla ricerca di falsi valori, ci si rammarica di non avere veramente vissuto. Questa presa di coscienza porta anche alla compassione verso se stessi, perché si scopre che ignoranza, paura, condizionamenti, debolezze ci hanno allontanati da ciò che in realtà siamo e da ciò che dovremmo realizzare nella vita. 

Mi fu mostrata la mia vita dopo il mio ritorno sulla terra. Prima però mi era stato chiesto se desideravo restare o tornare a vivere. La mia anima voleva restare, ma c'erano i miei due bambini che avevano bisogno della mamma. Mi fu detto anche che se fossi ritornata avrei dimenticato molte delle cose che avevo vissuto. Infatti non ho potuto portare con me che qualche briciola, e me ne dispiace. 

Vidi dunque i miei figli crescere ed ero fiera di loro. Mi fu mostrato che i miei suoceri e mia nonna avrebbero lasciato questa terra quasi nello stesso periodo e che due di loro se ne sarebbero andati a tre settimane di distanza, cosa che mi colpi. Mio suocero e mia nonna ci hanno lasciati tredici anni dopo questa esperienza, a tre settimane esatte uno dall 'altra, e mia suocera morì l'anno successivo. 

Avevo rivelato queste informazioni a mio marito e ai miei genitori, che ne erano rimasti molto turbati. In 45 secondi vissi dei millenni. Mi fu mostrato il futuro dell'umanità. Vidi che la nostra terra sarebbe stata oggetto di grandi capovolgimenti e che noi avremmo attraversato grandi prove, grandi tribolazioni, perché avevamo una tecnologia avanzata, molta scienza, ma poca fraternità e saggezza. E mi fu mostrato tutto ciò che minacciava di avvenire se non avessimo cambiato. Insisto sul "se" perché è determinante. Mi fu detto che eravamo come a un crocevia e che niente era ineluttabile, tutto dipendeva dalla nostra capacità di amare e di agire con saggezza. 

Avvertii comunque l'urgenza estrema di una grande trasformazione individuale e planetaria, e la necessità di instaurare la pace e la tolleranza in noi e intorno a noi per vivere in armonia e nel rispetto di tutto ciò che vive. Poi l'esperienza finì. Mio fratello ed io ci salutammo. Non ricordo di essere uscita dal mio corpo, ma ricordo di esserci rientrata passando per la testa. La sensazione di completezza svanì, la libertà di dileguò. Si rientra nel corpo come dentro una scatola. Mi fecero risvegliare rapidamente. Al mio risveglio avevo nelle orecchie una sinfonia infinita, di una dolcezza che mi faceva fondere d'amore. Dietro a quella musica c'era un senso di completezza, una pace infinita, una conoscenza che avrei voluto poter conservare per sempre in me. Ho portato con me una particella di eternità e la sensazione di aver compreso ogni cosa. Tutto era perfetto. 

Quando mi risvegliai, si risvegliò anche il dolore (avevo un lungo taglio all'addome) e tutta l 'esperienza divenne meno nitida. Non riuscivo a trattenerla. Ne ho conservata nella memoria solo una parte infinitesimale. Da allora però so che l'amore è il segreto della vita e so che Dio è quella luce meravigliosa e insieme l'energia che impregna tutto l'universo.