In Cielo e Ritorno

NDE:Esperienze di morte e ritorno in vita

I N D I C E

1911 W. Martin


"Nel 1911, all'età di sedici anni, mi trovavo a circa dodici miglia di distanza da casa mia, quando un muro molto alto veniva abbattuto da una forte folata di vento, mentre vi stavo passando accanto. Una pietra enorme mi colpì alla testa, poi fu come se avessi potuto vedermi steso a terra, rannicchiato, con la pietra sulla testa ed un buon numero di persone che correvano verso di me.

Li ho visti spostare la pietra e qualcuno togliersi il cappotto e infilarlo sotto il mio capo; potevo sentire tutti i loro commenti, come 'Chiamate un medico! Il collo è rotto! Ha il cranio fracassato!' Un uomo ha poi chiesto se qualcuno sapesse dove abitavo e gli venne detto che alloggiavo proprio dietro l'angolo, così ordinò loro di portarmi là. 

Ora, durante tutto questo tempo, mi sembrava come se fossi staccato dalla forma che giaceva a terra, sospeso a mezz'aria nel centro del gruppo e potevo sentire tutto ciò che veniva detto. Come cominciarono a spostarmi, qualcuno disse che quanto accadutomi sarebbe stato un duro colpo per la mia famiglia e subito provai il desiderio di essere con mia madre.

Immediatamente mi ritrovai a casa, dove mio padre e mia madre s'erano appena seduti a tavola per il pasto di mezzogiorno. In quello stesso istante, mia madre si alzò bruscamente dalla sedia e disse:'Bert, è successo qualcosa al nostro ragazzo.' I miei iniziarono a discutere animatamente, ma mia madre non volle sentire ragioni e disse che se avessero preso il treno delle 14, sarebbero stati da me in meno d'un'ora. 

Aveva appena lasciato la stanza quando bussarono alla porta d'ingresso. Era un fattorino della stazione ferroviaria con un telegramma con la notizia che ero gravemente ferito.

Poi, improvvisamente, venni di nuovo trasportato - questa volta sembrava contro la mia volontà - in una camera da letto dove una donna che conoscevo era a letto con accanto altre due donne molto concitate, mentre un medico ero appoggiato sopra il letto. Poi vidi che teneva un bambino nelle sue mani.

Subito provai un impulso quasi irresistibile di premere il mio viso contro l'occipite del neonato in modo che esso potesse 'uscire' dalla parte opposta della faccia del bambino. A quel punto il medico esclamò:' Sembra che li abbiamo persi entrambi...', e ancora una volta, provai il bisogno di prendere il posto del bambino per fargli vedere che si sbagliava, ma i pensieri di mia madre che piangeva indirizzarono i miei nella sua direzione e mi ritrovai in un vagone ferroviario con lei e mio padre. 

Ero ancora con loro quando sono arrivati a casa mia e sono entrati nella camera dove ero stato messo a letto. La mamma era accanto a me ed avrei voluto consolarla, così pensai che avrei dovuto fare la stessa cosa che avevo sentito di fare nel caso del bambino: saltare sul corpo che giaceva nel letto. Finalmente ci riuscii e lo sforzo fece sì che il mio corpo si sedesse sul letto pienamente cosciente.

Mia madre mi fece sdraiare di nuovo, ma le dissi che stavo bene e che era strano che lei sapesse cosa mi fosse successo prima dell'arrivo del telegramma. Sia lei che papà rimasero stupiti da questa mia affermazione. Il loro stupore aumentò ulteriormente quando ripetei quasi parola per parola la conversazione che avevano avuto in casa ed in treno. 

Dissi che ero stato vicino alla nascita, così come alla morte e aggiunsi che la signora Wilson, che abitava vicino a noi, aveva avuto un bambino, proprio quel giorno, ma che era morto perché non ero potuto entrare nel suo corpo. 

Successivamente sapemmo che la signora Wilson era morta nello stesso giorno alle 14:05 dopo aver partorito una bambina morta anche lei."